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Autore: Moon9292    20/02/2017    1 recensioni
Jesse Cooper, ha diciassette anni, è gay e si è appena trasferito a Sanford nel Maine, il nono trasferimento in tre anni.
Vive con sua madre e il fratellino Leon, di dieci anni, il suo più grande amore.
Il suo sarcasmo velenoso, lo ha protetto e lo ha aiutato ad affrontare i tre anni più difficili della sua vita, facendolo andare avanti nonostante tutto.
La sua massima aspirazione è quella di completare inosservato il liceo e di realizzare il suo sogno, quello di diventare medico pediatra.
Ogni cosa è stata programmata e osservata minuziosamente sotto ogni aspetto.
Quello che però non aveva previsto, era di scontrarsi con quello che sarebbe diventato il suo migliore amico, di conoscere altre persone, e soprattutto creare amicizie profonde e durature.
Ma soprattutto, non aveva previsto Bradley Jones, il ragazzo più bello e popolare della nuova scuola. Nonché bullo per eccellenza.
Da quell'incontro in poi, le cose cambieranno per Jesse.
Dovrà affrontare quello che in realtà sarà l'anno più imprevedibile della sua vita, con tutte le sfide annesse, tutte le gioie e i dolori che porterà con se.
Sarà l'anno in cui scriverà la storia della sua vita.
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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PROLOGO





Il viaggio in macchina sembrava non finire mai.
Lungo, lunghissimo, quasi estremo.
Inoltre farlo con un sole spaccapietre, senza aria condizionata e un fratellino di dieci anni insofferente, era quasi un’istigazione al suicidio. O all’omicidio. Ma amavo troppo mio fratello per pensare di farlo fuori. La macchina invece era sacrificabile.
<< Allora tesoro, pronto per questa nuova avventura? >>, mi chiese mia madre per la milionesima volta.
Forse anche mia madre era sacrificabile dopotutto, ma ahimè avevo solo diciassette anni e per quanto fossi maturo e responsabile e tutte quelle stronzate la, mi avrebbero tolto mio fratello. E questo non potevo permetterlo.
<< Certo mamma. Pronto! Pronto come lo ero dieci minuti fa quando mi hai posto la stessa domanda >>, risposi sarcastico.
Mia madre diceva sempre che nelle mie vene scorreva del veleno, invece che il sangue. Beh, io le davo ragione, e mio fratello non capendo appieno la parola ‘sarcasmo’, rideva. Era un piccolo cucciolo impertinente e sfrontato, ma lo amavo profondamente.
<< Jesse, tesoro, ti ho mai detto che ti amo immensamente, ma che hai davvero un pessimo carattere? >>
<< Mamma, sul serio, sei ripetitiva ormai. Ho perso il conto di quante volte tu me lo abbia detto. Devo comprarmi un quaderno e portare il conteggio >>, commentai ad alta voce.
<< E’ solo che non capisco da chi tu abbia preso. Insomma, io e tuo fratello siamo degli angioletti >>, sospirò affranta.
<< Angioletti voi? Devo forse ricordarti di cosa hai fatto al giardino della signora Bronwell? >>.
Per la precisazione, la signora Bronwell era una vecchietta che abitava a fianco a noi, nella nostra precedente casa. Aveva un carattere stile nonnina dai biscotti sempre pronti. Profumava di vaniglia, e i capelli di uno strano colore azzurro erano raccolti in una crocchia alta e sistemata.
Ero fermamente convinto che ogni mattina un parrucchiere andava a casa sua e le sistemava la chioma, ma non ero mai riuscito a dimostrarlo. Comunque, la suddetta vecchietta era davvero affabile, se non fosse stato che aveva un piccolo difetto: il suo maledetto cane chihuahua.
Era una bestiola piccola ed orribile. Il cane del demonio. L’incubo di tutti i postini e dei sfortunati scout. La signora amava quella maledetta palla di pelo, e lo lasciava libero di scorrazzare ovunque, anche in giardino. Va da se che, essendo stato ammaestrato da satana in persona, il Bastardo era riuscito a trovare un modo per entrare nel nostro giardino, facendo tutti i suoi bisogni in qualsiasi angolo disponibile. Una mattina mia madre, uscendo di casa a piedi nudi per raccogliere il giornale, aveva calpestato un suo ricordino particolarmente maleodorante e appiccicaticcio. Quella fu l’ultima goccia.
Dovete sapere che la mia cara madre, Corinne Ward-Cooper, può essere descritta con una sola parola: imprevedibile. Dolce, e allo stesso tempo, molto pericolosa.
E in quell’occasione dimostrò tutta la sua perfidia. Raccolse per una settimana ogni cacca prodotta da quell’essere, e ne era davvero tanta al punto da domandarmi da dove gli venisse fuori tutta quella roba. La ripose accuratamente in uno scatolone di plastica, e poi lo riempì di acqua. Infine, cosparse tale miscuglio disgustoso per tutto il giardino e il portico della signora Bronwell, costringendo la poverina a chiamare una ditta di pulizie e a restare chiusa in casa per un weekend intero. Inutile dirlo, io e mio fratello non abbiamo mai più mangiato biscotti fatti da quella cara vecchietta. So che quando abbiamo deciso di trasferirci, ha bevuto e ballato per tutta la notte.
<< Quella donna meritava la sua punizione. Infondo le mamme fanno questo, puniscono i figli indisciplinati >>, rispose tenendo il broncio.
<< La signora Bronwell ha settantacinque anni, mamma. Non è esattamente classificabile come figlia >>
<< Punti di vista >>, e chiuse la conversazione.
<< Mamma io non ce la faccio più. Sono stanco e mi fa male la testa. Tra quanto arriviamo? >>, si lamentò per la quattro centocinquantesima volta mio fratello.
Ecco a voi, signori e signore, mio fratello Leon Cooper, dieci anni, bambino dalla folta chioma castana, uguale alla mia, che rispecchiava in pieno il suo animo esplosivo. Quando mia madre, a sette anni, mi comunicò che era incinta e presto sarei diventato fratello maggiore, mi andai ad informare su tutto quello che c’era da sapere. Sono una persona paranoica, oltre che sarcastica, e lo ero anche a sette anni.
Che ci volete fare, Dio prima li fa e poi… lo sapete no?
Beh, andando su internet, mi resi conto che il mio non era un ruolo semplice da affrontare. Insomma, oltre alle cose base quali pannolini e poppate, c’era anche l’aspetto emotivo da considerare. Dovevo essere forte, proteggerlo da tutto e tutti, aiutarlo nei momenti difficili, educarlo quando necessario e fondamentalmente essere il fratello figo da presentare a tutti i suoi amichetti.
Ero un po’ in ansia, quindi quando scoprì tutte quelle cose. Ok, diciamo completamente in ansia.
Ma appena vidi i suoi bellissimi e grandi occhi colore del cioccolato, capì che tutto sarebbe andato per il meglio. Ero già innamorato di lui. Non importava più essere il fratello figo, volevo solo essere suo fratello. E, stranamente, nonostante la mia sociopatia e tutti i disturbi annessi e connessi che mi portavo dietro dall’età di quattro anni, ero l’eroe di quel bambino.
Mi amava e seguiva ovunque.
Giocavamo insieme tutto il tempo (rallegrando il mio animo da nerd amante dei videogiochi e dei fumetti), uscivamo insieme, lo portavo al parco, a fare shopping, lo facevo dormire nel mio letto quando mia madre per via del suo lavoro, ovvero infermiera, faceva i turni di notte.
Alle volte mi chiamava papà Jesse. Per me quella era la più grande delle soddisfazioni. Essere riuscito là, dove un altro aveva fallito egregiamente, ma questo è un argomento di cui non parlo volentieri. Anzi, non ne parlo mai.
<< Tesoro, manca meno di un’ora. Stai tranquillo, ok? La casa nuova vi piacerà. È già arredata, e avete le camere vicine, così Leon puoi scappare da tuo fratello quando vuoi. Anche quando dovresti essere già addormentato da più di un’ora >>, rispose sarcastica mia madre.
E poi si chiedeva da chi avessi preso. Il suo era un sarcasmo più gentile, e meno graffiante. Il mio, in effetti, era veleno puro.
<< Fantastico. Quindi mi ritroverò spesso il ranocchietto a rompermi le scatole >>, scherzai voltandomi a guardare mio fratello.
Povero piccolo. Le occhiaie arrivavano quasi a toccargli i piedi, e il suo colorito non era molto salutare. Aveva bisogno di una pausa da quel viaggio estenuante. Ma la mamma aveva ragione. Fermarci avrebbe significato rimandare l’arrivo di troppo, e Leon doveva riposare come si deve nella nuova casa, in un vero letto, e non sui sedili posteriori della loro vecchia auto.
<< Come se a te dispiacesse. Quando non vengo da te per due giorni di fila, vieni a piangere chiedendomi se ti ho fatto qualcosa di male >>, disse sorridendomi furbamente.
Quel piccolo diavoletto non conosceva la parola sarcasmo, ma sapeva usare per bene le sue armi diaboliche.
<< Sei un bimbo dispettoso. E stasera non ti racconto la favola della buonanotte >>, gli feci la linguaccia e tornai a guardare avanti.
Contai mentalmente fino a cinque, e poi, come previsto, mi sentì tirare la manica. Mi voltai trovando due occhioni giganteschi guardarmi con finte lacrime, e un broncio adorabile.
Sbuffai mentalmente, sentendo il solito colpo al cuore. Che potevo farci se ero irrimediabilmente innamorato di mio fratello. A nessuno era mai capitata una cosa simile? No? Bene, era solo una delle tante stranezze da aggiungere alla mia lista. Ormai ci ero abituato.
<< Non arrabbiarti Jesse. Io stavo solo scherzando. Lo sai che ti voglio bene, e che adoro stare con te, vero? >>.
Maledetto piccolo diavoletto travestito da bambino di dieci anni. Sapeva toccare tutti i tasti giusti del mio cuore. Poteva chiedermi qualsiasi cosa, anche un milione di dollari, e io glielo avrei dato.
Beh, non possedevo una cifra simile, ma sarei potuto arrivare a rubare una banca se Leon me lo avesse chiesto.
<< Tranquillo, ranocchietto, anche io ti voglio bene >>, allungai la mano per fare la nostra mossa tra fratelli, con le mani battendo il pugno, facendolo sorridere felice.
Vivevo solo per attimi simili. Ringraziavo le stelle e Dio, per avermi dato il mio prezioso fratellino. Senza di lui sarei stato completamente solo.
Non ero una persona particolarmente popolare, e con mia grande vergogna, potevo dire che nelle otto scuole cambiate negli ultimi tre anni, non avevo stretto amicizie profonde e significative.
Diciamo che non avevo stretto amicizia con nessuno, e basta.
L’onestà è un’altra mia caratteristica detestabile. La cruda e bruta verità, non attira il favore altrui. La gente detesta quando dico cose come ‘il tuo cervello è talmente piccolo, che ancora non hanno invento un microscopio abbastanza potente da riuscire a vederlo’. Ma ero fisicamente impossibilitato a mentire, quindi il mio destino era già segnato.
Ora avete presente più o meno a grandi linee che tipo sono.
<< Jesse, tesoro, la settimana prossima cominci l’ultimo anno di scuola. Sai che non possiamo cambiare più città vero? >>, mi domandò cautamente mia madre.
In effetti, avevamo scelto Sanford, nel Maine, proprio perché era abbastanza grande per viverci degnamente, ma non così grande da essere una città super aggiornata, e con le pagine di gossip a portata di mano. Ed era quello di cui avevamo proprio bisogno, che non ci fossero voci da spargere, costringendoci cosi a cambiare vita.
Ne avevamo davvero bisogno, perché gli ultimi tre anni erano stati come vivere nel settimo cerchio dell’inferno.
Non potevamo più permetterci di trasferirci, anche perché da lì entro un anno avrei finalmente abbandonato quell’odiosa gabbia che tutto il mondo vuole chiamare liceo (anche se non è il suo reale nome), per accedere alle porte del paradiso (ovvero il college). Leon, inoltre, aveva bisogno di stabilità, senza essere sballonzolato in giro per tutto il nord America. E la mamma stava finendo, oltre che la disponibilità economica, anche gli ospedali in cui essere assunta.
<< Si mamma, lo so >>, la mia ovvia risposta, arrivò con uno sbuffo annesso. Temevo che stesse per aggiungere la parte che più odiavo fra tutte.
<< Quindi significa che per un anno intero frequenterai lo stesso posto e vedrai le stesse persone >>
<< A meno che non usi il Tardis per viaggiare in diverse epoche, si mamma, vedrò le stesse persone >>, la mia nerdaggine non aveva fine. Sconfinava in orizzonti ancora inesplorati.
<< Non ho la minima idea di cosa sia il Tardis >>, commentò perplessa mia madre.
<< E’ una macchina del tempo, mamma >>, la informò Leon con ovvietà, quasi come se fosse assurdo che lei non conoscesse una cosa simile.
Ho già detto che ero molto fiero di essere il fratello maggiore di quell’esserino seduto dietro di me?
<< Comunque sia, Jesse, il punto è un altro. Adesso avrai finalmente la possibilità di… >>
<< Mamma ti prego, non finire quella frase. Ti giuro che se sento uscire dalla tua bocca la solita storia, salto fuori dalla macchina, in pieno stile mission impossible, e non mi vedrai più >>, la bloccai sperando di zittirla.
<< …Avrai finalmente la possibilità di farti degli amici >>, ovviamente quando Corinne si metteva in testa una cosa, non c’erano speranze per nessuno.
L’unica mia soddisfazione era chiamarla col suo nome di battesimo e non mamma. Lo detestava. Va detto anche che lo facevo solo nella mia testa, quindi come vendetta era un po’ misera, dovevo ammetterlo.
<< Fantastico mamma. È davvero bello sentirti dire cose simili, come se la mia vita non fosse già patetica. Magari mi faccio l’amico del cuore, lo porto a casa e tu ci puoi preparare la merenda con latte e biscotti, ci farai una foto mentre giochiamo alle macchinine e l’appenderai nel salotto con sotto una targa che recita ‘il mio bambino insieme al suo primo amichetto’. Non vedo l’ora di vederla quella foto >>, sbuffai incrociando le braccia e guardando fuori dal finestrino.
Ero davvero patetico per certi aspetti della vita. Ma non era colpa mia. Le cose che ci erano accadute, mi avevano portato a chiudermi in me stesso. Consideravo l’amicizia un qualcosa di superfluo di cui facevo a meno.
Le cose essenziali per me erano mio fratello, mia madre, ed entrare al college per realizzare il mio impossibile sogno. Dico impossibile, perché diventare medico pediatra era, non sono una scelta difficile e ardua, ma anche impossibile per l’impatto emotivo. Ma le cose facili, a quanto pare, non mi erano mai piaciute.
<< Beh, se il tuo atteggiamento non cambia, hai solo due possibilità: o resti solo, o ti trovi un amico come te. E dato che la seconda evenienza la escluderei, vista la rarità del tuo carattere, ti suggerisco di essere un po’ meno quadrato e un po’ più ovale >>
<< Farò finta di capire cosa tu intenda >>
<< Anche perché poi come puoi trovarti un bel fidanzato da portarmi a casa e farmelo conoscere? >>, aggiunse seria.
A quella frase, mi vennero i brividi.
Non solo perché immaginavo la scena con mia madre e il presunto fidanzato, e questo mi spaventava quasi più di tutte le mie fobie. Ma anche perché significava dover rapportarmi con un altro essere umano al di fuori della mia famiglia, e non ero certo di poterlo fare.
E questa, era l’ultima cosa da dirvi sul mio conto.
Sono gay. Ma non uno di quei gay fighi, palestrati e col sorriso affascinante da ammaliare qualsiasi uomo.
Faccio parte della rara razza che non ha mai baciato nessuno, che non è mai stato interessato a nessun essere di sesso maschile, e che non ha mai attratto lo sguardo di un umano di qualsiasi genere. Escludendo i bulli, ovviamente.
E con questo direi che è tutto. Non c’è altro da aggiungere, perché effettivamente non ho ancora vissuto l’inizio (mi odio da solo per quello che sto per dire) di questa mia nuova avventura. Perché ancora non lo sapevo, ma da lì a una settimana, ogni cosa sarebbe cambiata.
Mi chiamo Jesse Cooper, e questa, miei cari signori e signore, è l’inizio della storia della mia vita.




 
Wow, non ci posso credere di essere di nuovo qui su EFP.
E scommetto che neanche voi potete crederci. Ebbene si gente, sono tornata!!!
E voglio promettervi due cose: la prima, per chi mi segue già, è che a breve avrete nuovi capitoli di "Una fidanzata per finta", che ho abbandonato ormai da tempo immemore. La seconda è che questa storia verrà aggiornata costantemente, una volta a settimana (il giorno preciso ve lo farò sapere nei prossimi capitoli).
Ora, parlando della storia, voglio dirvi che non ho una beta, quindi scrivo e correggo da me i vari capitoli. Perciò se vedete errori, oppure i tempi sono sbagliati, fatemelo sapere cosi che io possa correre a correggere.
E' anche la prima volta che scrivo una storia interamente slash/yaoi quindi siate comprensivi. 
La storia avrà diversi punti di vista (ben sei), il principale sarà ovviamente jesse, ma anche gli altri avranno i loro spazi.
Nell'immagine di copertina trovate i diversi volti che ho voluto dare ai diversi protagonisti. Noterete anche dei visi noti, che fanno parte di serie televisive.
Volevo spiegarvi il motivo di tale scelta. Vedendo sia Teen Wolf che Shadowhunters, ho notato la grande alchimia che gli attori hanno sul piccolo schermo, ma non mi piace scrivere storie che fanno parte di quei mondi (amo leggerle ma non inventarle). Preferisco creare storie dal nulla, e pensando a questa mia nuova storia, mi sono venuti in mente loro. Inoltre, volendo creare a breve un video , mi risulta più facile trovare spezzoni di video.
Tutto qua, spero che possiate apprezzare.
Non vi dico altro, se no rischio di fare spoiler. 
Nella mia mente è gia tutto delineato, so cosa accadrà ai diversi personaggi (cosa che non mi era successa ad esempio in "Eppure mi hai cambiato la vita", dove l'ispirazione veniva capitolo per capitolo), devo solo metterlo per iscritto.
Spero che vi piaccia. Se vi va, lasciate anche qualche commento, cosi per dirmi cosa ne pensate.
Visto che questo è solo il prologo, in settimana pubblicherò il primo capitolo, e poi comincerò a postare una volta a settimana.
Detto ciò, vi lascio e torno a scrivere....SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII, evviva!!!!!!! Per la gioia di tutti noi...certo come no -.-
Ora basta, la smetto XD
Un bacio
Moon9292

 
   
 
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