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Autore: queenjane    20/02/2017    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Tra il 20 maggio e il 26 giugno 1910,  il giornale “La parola”pubblicò una serie di articoli su Rasputin, il finto monaco,il camaleonte,  descrivendo in dettaglio le sue turpitudini, le sue ubriacature, che aveva molestato e ricattato molte persone, le sue relazioni equivoche con il trono e l’estrema destra, la sua pazza teoria che per salvarsi dal male occorre peccare sempre di più.
Sasha Rostov- Raulov, il fratello di Ella e zio di Catherine, li fece scorrere alla nipote, aggiungendo che una bambinaia dello zarevic Alessio era stata disonorata dal monaco siberiano nel suo stesso letto, che le aveva tolto la verginità e l’onore , e poi presa in giro.
E ancora, Mademoiselle Tjuceva, istitutrice delle granduchesse, persona di stimate ascendenze e ottime doti morali, era indignata che il Sant’Uomo, secondo la definizione dalla zarina Alessandra,  indugiasse nelle stanze delle ragazze quando erano in deshabillé, fissandole in modo lascivo. Mademoiselle T. aveva esternato i suoi dubbi e la zarina Alessandra l’aveva sospesa dal servizio, sostenendo che erano malintesi e che il Siberiano era puro e santo come un giglio, che i santi e i martiri erano tutti incompresi.
Sasha Rostov-Raulov aveva commentato che i gigli nei campi si sarebbero inariditi e, infine, seccati per quel paragone, in ambito privato, con la sorella che non diceva nulla a nessuno, erano sempre amici e confidenti, un solido baluardo.


Lo zar Nicola II scuoteva la testa, seguiva la politica di non agitare una moglie già agitata di suo e taceva il più possibile, Catherine sapeva quei dettagli per la frequentazione con Olga, ma certo non li aveva riferiti a Ella, le pareva un mistero, che non osava varcare.
La ragazza ignorava che lo zar e sua madre avevano ripreso la loro relazione dopo il suo incidente a cavallo, nel marzo 1906.
O,forse, intuiva tra le righe ma  non  era pronta.
Piccoli dettagli, minime sfumature, un sorriso di troppo, uno sguardo in tralice,  dettagli che potevano volere dire nulla e tutto.
Ignorava che  sia lei che suo fratello Alexander fossero il primo e l’ultimo frutto dei lombi dello zar.

 I membri della famiglia Romanov ignoravano la malattia dello zarevic e temevano l’ascendente di quel pazzo siberiano, Rasputin, sulla giovane zarina, che se lo teneva caro.
Tuttavia, ignorando quello era facile trarre conclusioni affrettate e maligne.
Lo zar domandava in tono retorico a Ella cosa fare, ma la principessa sapeva che con lei si sfogava, era la sua amante, non sua moglie, poteva consigliare, non ordinare.
A dare retta all’istinto gli avrebbe detto di allontanarlo, in modo definitivo e coatto, Catherine le aveva riferito  come la piccola Anastasia, nata nel 1901, la penultima figlia dello zar facesse entrare di nascosto il caro amico, Rasputin, una confidenza a Catherine che adorava ma era un problema serio, con i piccoli aveva il dono di intendersi, tuttavia era un debosciato di prima categoria. .
Se proprio doveva rendere visita, andasse a trovare a casa di Anna Vyribova, l’amica di Alessandra, altra fautrice entusiasta di Rasputin.
 
Poi,  Ella ebbe una idea geniale. Lo starec sosteneva di essere stato pellegrino fino al Monte Athos, la principessa suggerì ch si recasse a pregare a Gerusalemme, pensando tra di sé che poteva rendere un efficace servizio a tutti non tornando mai più.
 Lo zar nicchiava, quando il santone era stato spedito in Siberia, prima del 1910, alla zarina Alessandra erano venute delle vere e proprie crisi isteriche, emicranie snervanti e palpitazioni al cuore.
Mettiamola così, diceva Ella, Rasputin è  un istrione, davanti alla zarina si presenta come il povero contadino siberiano abitato dagli spiriti, che non accetta denaro, ma fuori dalla vista imperiale incarnava ed    incarna lo  spirito del male e della dissipazione.

Alessandra si sentiva in colpa per avere trasmesso al suo unico figlio maschio il morbo dell’emofilia, potenzialmente letale. E non se la sentiva di provare un’altra gravidanza, stanti i rischi elevati di un secondo emofiliaco-Sua sorella, la principessa Irene di Prussia aveva avuto tre maschi, due con il morbo. E avevano già troppe femmine.
  Questione di statistica e di fortuna.
 Quindi la giovane imperatrice vedeva solo quello che voleva vedere e non si fidava di nessuno, era cieca e suo marito passivo, che idillio.
 Poi Rasputin andò a Gerusalemme, due piccioni con una fava, si allontanava dai suoi detrattori e assecondava la sua fama di essere un santo.
Una tregua.
Per Alessio, le emorragie articolari erano le peggiori, i nervi erano compressi e la morfina avrebbe attenuato gli spasmi.
Tuttavia i medici, per evitare dipendenze, non la somministravano, così che il suo unico rimedio era svenire per fuggire dal dolore.
Il sangue corrodeva le ossa, i tessuti e le cartilagini, tanto da fare assumere agli arti posizioni contorte, con angoli innaturali, che scemata la crisi, lo zarevic era costretto a letto per settimane e a usare apparecchi ortopedici per correggere la situazione.
A cinque anni, dato che era nato nel 1904, le infermiere che lo assistevano furono sostituite da due marinai che facevano da guardie del corpo e infermieri quando era a letto.
Pur sorvegliato a vista, trovava sempre una via di fuga e si feriva spesso, con esiti quasi estremi.
Per paradosso, sfidava la malattia, il suo carattere vivace mal sopportava i limiti imposti dalla sua condizione.
 Le  storie di Catherine lo distraevano dalla sua agonia, la chiamavano principessa cantastorie, principessa Sherazade per la sua sapienza narrativa. L'appellativo mia principessa era riservato solo a Olga, una principessa che  tale  aveva giurato il segreto e manteneva la sua parola.
 Quando il bambino stava male si parlava di una storta, una influenza o un raffreddore.
Nessuno ci credeva, per il mondo esterno l’emofilia dello zarevic era un segreto e le voci riferivano che l’erede al trono fosse deforme, ritardato o epilettico.
Quando stava bene, non si differenziava dai ragazzi della sua età, vivace, allegro, giocherellone. 
 Irrompeva nella classe delle sorelle e faceva un chiasso inenarrabile fino a quando non lo trascinavano via. Avrebbe voluto andare a cavallo, giocare a tennis, pattinare, ma quelle attività gli erano precluse che troppo pericolose.
“Posso giocare a tennis con le mie sorelle?”
“No caro, sai che non puoi”
“Posso pattinare?”
“No, Alessio, è troppo pericoloso”
“Montare a cavallo?”
“NO. Gli urti potrebbero farti male”
“Perché gli altri ragazzi possono fare tutto e io niente?.”
Quello era un dialogo tipico, con minime variazioni che aveva con sua madre. E scoppiava in un pianto amaro, di rabbia, a nulla valeva che fosse amato, coccolato e viziato, con una stanza piena di giocattoli costosi, mancandogli la salute
   
 
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