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Autore: rocchi68    20/02/2017    3 recensioni
Quello era l’ultimo anno prima della maturità.
Era passato tanto tempo da quel giorno eppure quando si avvicinava quel periodo, lui si sentiva molto peggio del solito.
Tutto era tornato apposto, ma quella calda giornata estiva gli aveva causato una profonda frattura.
Il che era un vero peccato, considerando il passato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Trent
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Peccato che la strada fosse ancora lunga.
Scott ne aveva di domande da sorbirsi e di ragionamenti contorti da ascoltare.
“E la fidanzata?”
Tra tutte le domande quella era la peggiore.
L’aveva sentita un sacco di volte e puntualmente faceva la figura dell’idiota.
“Credi che in un mese le cose possano cambiare?”
“Può essere.”
“Se ti dico che non c’è nessuno, mi lasci tranquillo?”
“Mi sembra strano che tu sia ancora single.”
“Potrei farti lo stesso discorso.” Riprese il rosso, mentre i due giungevano finalmente al bivio.
Quel bivio lo avvertiva che mancavano ancora pochi minuti e poi avrebbe finito di stressarlo.
“Non c’è nessuno che mi voglia.”
“Dicono tutti così.”
“Vuoi che parliamo delle nostre compagne di corso?”
Si sentiva sempre più nei guai.
Compararla a una di quelle ragazze o decantarne le lodi poteva rappresentare la sua fine.
“Sono tutte noiose.” Borbottò infastidito.
“Perché non ne vuoi parlare?”
“E perché tu ne vuoi parlare?”
“Cos’è questo blocco?”
“Io non ho nessun blocco.” Riprese spazientito da quel terzo grado che durava da quando erano usciti dall’appartamento.
“Sì che è un blocco.”
“Dawn ora basta…”
“Chi vuoi tenere lontano con questo comportamento?”
“Tutti quanti, va bene?” Sbuffò stanco di quella conversazione, deprimendola e bloccandola sul posto.
Fu quando si voltò che la vide ferma e capì che forse aveva leggermente esagerato.
Non voleva ferirla in quel modo, ma con lei finiva sempre così.
C’era sempre un motivo che li portava a litigare, a distanziarsi e a farlo sentire uno stupido.
L’aveva trattata male, di nuovo, nonostante si fosse ripromesso che non sarebbe più successo.
Lei che non aveva nessuna colpa doveva subire quei repentini cambi d’umore.
Scott era sempre stato un lupo solitario ed era difficile riabituarsi all’avere qualcuno vicino.
Era stato invisibile per molti anni e finiva sempre con il prendersela con l’unica persona che lo stava aiutando.
Si riavvicinò con calma, pensando a cosa poteva dirle per risvegliarla.
“Cosa c’è che non va?”
“Mi vuoi ancora o vuoi che me ne vada via per sempre?”
“Ma che domande mi fai? Devi starmi vicina, fino a quando non sarai autonoma.”
“Lo fai solo per questo? Lo fai per non sentirti in colpa?”
“Non lo so e forse lo capirò quando sarà tardi.”
Non sapeva proprio come risponderle.
Lei meritava molto di più di un insensibile bastardo e solo quando avrebbe raggiunto la felicità…solo allora avrebbe potuto vivere in pace.
“Con qualsiasi persona io passi la mia vita nulla potrebbe cancellare il passato e forse è per questo che da troppo tempo m’illudo che tutto vada bene.”
“Cosa stai blaterando?”
“Nulla…lascia perdere.”
“Un giorno riuscirò a fartelo dire.”
“T’invidio. Magari avessi la tua sicurezza.”
“Nelle risse non ti spaventi mai.”
“Nell’ultima avevo paura di perdere tutto e di non vedervi più.”
“E tutto questo l’hai fatto solo per me?”
“Lo hai detto tu stessa che spesso pongo la felicità degli altri prima della mia, senza accorgermi di quanto faccia male.”
“Ma se vuoi rendere tutti felici perché ci tieni lontani?” Chiese, cogliendolo in controtempo.
“Quello che credete che sia felicità non è altro che un’illusione. La sfortuna tende sempre a prendersela con le persone che non se lo meritano.”
“Tutto qui?”
“Se sapessi la verità, saresti la prima a starmi lontano.”
“E perché non me la racconti?”
“Non capiresti.”
“Cosa non capirei?”
“A volte succedono delle cose terribili e tu non puoi farci niente per evitarle. Quindi perché preoccuparsi?”
“Perché ti sta uccidendo e se non permetti a me o a qualcuno di aiutarti finirà male.” Alzò la voce, cercando di risultare convincente e di metterlo alle strette.
“Credi che puoi venire qui, intrufolarti nella mia mente e farmi spifferare ogni cosa? Tu non hai capito cosa ho passato e non capiresti mai. Ti burleresti di me e scapperesti via.
Nessuno può capirmi, nemmeno tu.”
“Insieme possiamo sconfiggerlo.” Riprese, alzando sempre più la voce.
“Non fare promesse che non puoi mantenere.”
“Andiamo.” Ordinò imperiosa la ragazza, mentre Scott negava con il capo.
“Sono sicuro che vi siate sforzati molto per organizzare un’ottima cena, ma non posso.”
“Ancora con questa storia?”
“Sì.”
“I miei genitori non sanno nulla del tuo passato e questa cosa ti farà crescere.”
Inutile discutere.
Una scrollata di spalle fu più che sufficiente.
Dopo aver dato spettacolo in mezzo alla strada ora doveva pure seguirla come un cagnolino.
Si era proprio rammollito.
 
I due entrarono in casa con la giovane che faceva gli onori di casa, mentre il padre e Flash aiutavano la madre con gli ultimi preparativi.
Nell’attesa Scott si ritrovò nella camera dell’amica e si sentiva come un pesce fuor d’acqua.
“Mettiti pure comodo, mentre mi cambio d’abito.”
“Non sarebbe il caso che io aspetti fuori?” Propose il rosso che iniziava a sentire un po’ di caldo.
Se il vecchio lo avesse beccato, mentre spiava la figlia nell’atto di cambiarsi, sarebbe morto.
“Resta pure, non c’è problema.”
Le diede le spalle, ma la tentazione di sbirciare era davvero forte.
Di certo la porta che aveva chiuso a chiave poteva concedergli una qualche libertà e poi non sarebbe morto nessuno se avesse dato una leggera occhiata.
Pochi secondi e sarebbe stato felice.
Non chiedeva mica la luna, si accontentava di così poco.
Girò con lentezza la testa, mentre quei pensieri gli avevano fatto salire il sangue alla testa.
Era quasi paonazzo e poco per volta si ritrovò completamente nella sua direzione.
Fu quando anche lei alzò la testa che i due si ritrovarono a fissarsi negli occhi.
“Mi stavi guardando?” Gli chiese intimorita, mentre abbassava il capo.
“Non l’ho fatto apposta.”
“Però l’hai fatto. Mi potresti aiutare con la cerniera? Non ci arrivo.”
Era uno di quei vestiti con la zip che si chiudeva dietro la schiena, in un luogo irraggiungibile per chiunque.
Solo con l’aiuto di qualcuno poteva chiuderla e lui era l’unico presente.
Si alzò e fece come gli era stato chiesto.
Certo che la tentazione di girarla e di baciarla non era mai scomparsa.
Eppure aveva il terrore di subire uno schiaffo, ma se non avesse rischiato sarebbe finito con il recriminare per tutta la vita su quell’occasione perduta.
Infatti la rigirò subito e lei si ritrovò spiazzata da quel comportamento.
Sentiva il cuore che martellava e si chiedeva di cosa avesse bisogno.
“Questa volta non ti sei messa il trucco.”
Le fece notare il ragazzo che si faceva sempre più vicino, mentre lei si ritrovava ad indietreggiare, trovandosi addosso all’armadio.
“Non guardarmi così, mi fai paura.”
“Così come?”
“Sembri una belva affamata.” Borbottò, facendolo sorridere.
“Esagerata come al solito.”
“Allora perché mi guardi ancora così?”
“Non lo so.”
“Forse il tuo cuore vuole dirci qualcosa.” Riprese, sbattendogli una grossa verità.
“Ma cosa vai a pensare? È solo che ho visto una bella ragazza e nient’altro.”
“Ho capito. Allora è per questo che mi hai fissato: solo perché hai visto una bella ragazza. Se lo vuoi sapere ci sono tante belle altre donne in giro e non mi va di passare per un giocattolo.”
“Adesso basta.”
Sentire quelle poche parole l’aveva fatto arrabbiare.
Lei non sarebbe mai stata un giocattolo per lui e infatti, la prese e la spinse sul letto, stanco di tutte quelle chiacchiere inutili.
Lei non sarebbe mai stata così.
“Cosa pensi di fare?” Gli chiese visibilmente intimorita per quel cambio di comportamento.
“Zitta.” Le ordinò, avvicinandosi.
Il suo intento gli era finalmente chiaro.
Lui voleva provare con Dawn ciò che gli altri chiamavano amore.
Voleva vedere quegli occhi più da vicino.
Voleva assaggiare quelle labbra così invitanti che gli chiedevano di tuffarsi senza pensarci.
Voleva conoscere i suoi sentimenti.
Era sempre più vicino alla verità e poi avrebbe compreso ogni cosa.
Se era amore, lo avrebbe capito subito, mentre se si trattava di una semplice attrazione, si sarebbe scusato e sarebbero tornati a essere amici come prima.
Sentiva ormai il respiro sulla sua pelle e sembrava sempre più affannata.
E poi era rossa come un peperone.
Forse era il segno che anche lei apprezzava o forse si stava solo vergognando.
“Ti prego Scott, non farmi male.”
Non voleva farle nulla.
Voleva solo sentire il gusto delle sue labbra e sentirsi finalmente in pace.
Anche lei sembrava volerlo.
Con tutto quello che le aveva insegnato, poteva liberarsi senza nessun problema.
E invece non si opponeva.
Sembrava desiderare ardentemente quel bacio.
 “Dawn, Scott è quasi pronta la cena. Venite giù.”
Era il momento meno opportuno.
Tra tutte le persone che potevano interromperli, proprio il vecchio che bussava alla porta.
“Arriviamo papà.” Riprese la ragazza, mentre l’amico si scostava e scendeva dal letto.
“Mi dispiace, Dawn. Non so che mi è preso.” Bofonchiò dispiaciuto, abbassando il capo.
“Scusami anche tu. Credo di averti provocato senza saperlo.”
“Forse.”
“Andiamo.” Intervenne la ragazza, mentre Scott non sembrava essersi ancora ripreso del tutto.
Lui riuscì solo a bloccarle il polso e a scoccarle un bacio sulla guancia per poi scendere di corsa le scale.
“E quello per cos’era?” Bisbigliò la diretta interessata, mentre lui la faceva sedere con galanteria al suo posto.
“Un incentivo per il nostro piccolo segreto.”
“Capisco.”
“Ehi Scott…ami mia sorella?” Si erano quasi dimenticati di quel piccolo mostriciattolo.
Flash era terribile con quelle domande imbarazzanti.
Sembrava fosse in grado di leggere in anticipo ciò che accadeva a sua sorella e vederla di buonumore poteva essere riconducibile solo al ragazzo.
Era ancora rossa, ma il bambino sembrava sapesse la verità.
 
Il resto della cena passò con lentezza esasperante.
Il vecchio per oltre mezzora parlò del suo lavoro, di quanto stressante sia il contatto con i clienti e di quante pretese avessero su un determinato prodotto.
Sparò un sacco di numeri privi di logica che per Scott erano inutili e di cui non capiva nulla.
Poi fu il turno della consorte che parlò di com’era la figlia da piccola, imbarazzando e infastidendo la stessa Dawn, di come la vita da casalinga fosse parecchio noiosa e di un sacco di notizie che al rosso importavano relativamente.
Preferì ascoltare la giornata di Flash.
Almeno quella non era noiosa ed era breve.
Doveva solo stare attento a quando il piccolo parlava d’amore e di cose simili.
Bastava poco e il gigante lo avrebbe ridotto in polvere.
Se avesse saputo che il rosso provava qualcosa per Dawn e che anche lei sentiva qualcosa nei suoi confronti, sarebbero stati rovinati.
Non che avesse qualcosa contro il ragazzo, ma dopo quello che avevano vissuto con Trent era normale che ci andassero con calma prima di accogliere un uomo in quella casa.
 
Per fortuna che l’indomani sarebbe stata una giornata piuttosto leggera.
Lui dormì per quasi tutta la durata delle lezioni, mentre lei si sforzava di seguire i professori senza farsi sfuggire nemmeno una virgola.
Si chiedeva come facesse a superare brillantemente gli esami senza studiare e senza prendere appunti, ma l’amico l’aveva sempre rassicurata.
Tutti i libri erano stati memorizzati nel suo cervello.
Si ritrovarono come al solito durante il viaggio di ritorno e da lì all’appartamento del rosso.
Durante il viaggio si chiedeva cosa sarebbe successo.
Era la prima volta che sarebbero stati da soli dopo la faccenda in camera sua e Dawn non sapeva cosa pensare.
Credeva che si sarebbe comportato come gli altri uomini.
Gli sarebbe saltato addosso e addio pace.
Invece dopo aver aperto la porta e aver sistemato il salotto, gli fece un leggero ripasso delle tecniche che aveva imparato in precedenza.
Sembrava che avesse dimenticato ogni cosa, mentre lei si chiedeva come fosse possibile.
Quel momento, seppur interrotto bruscamente, le aveva fatto passare la notte in bianco.
Come il pomeriggio precedente si ritrovarono a fare la doccia e mentre lui finiva di lavarsi, Dawn si avviò verso la sua scrivania, dove notò qualcosa di strano.
Era l’unica foto che aveva visto in tutta la casa e forse poteva far parte del suo segreto.
Fu quando si ritrovarono per strada che lei iniziò a fargli un terzo grado completo.
“Era tua la foto che ho visto sulla scrivania?”
Si aspettava di tutto durante il viaggio di ritorno, ma non quella domanda.
Si chiedeva come avesse fatto a notarla, dato che per tutto il tempo avevano pensato ad allenarsi.
Una vecchia cornice carica di significati che lui avrebbe sempre tenuto e che non avrebbe mai dimenticato.
E non l’aveva solo notata, ma aveva pure fatto centro con il suo segreto.
“L’hai vista?”
“Certo che l’ho vista.”
“Sapevo che dovevo nasconderla, ma non mi sembrava giusto.” Brontolò, facendola sorridere.
“A cosa è legata?”
“Non te lo posso dire.”
“Al tuo segreto?” Chiese di nuovo senza lasciargli un attimo per riflettere.
“Ti prego Dawn, lascia perdere. È un qualcosa che non puoi conoscere.”
“Non chiuderti così…anche se sembro debole, sono sicura di farcela e non ti deluderò.”
“Non posso.”
“Se ti raccontassi i miei segreti, tu mi parleresti di quella foto?” Chiese di nuovo.
“Non sei una che si arrende facilmente.”
“Forse sono cocciuta quanto te.”
“Hai ragione.”
“E quindi?”
“Quella foto fa parte della storia che ti dovrò raccontare.” Borbottò, cacciando nuovamente le mani nelle tasche dei jeans.
“È un qualcosa di triste?”
“Può essere.”
“Ma…”
“Non parliamo di questo, non in una serata così bella. Chiedimi qualcos’altro.” Borbottò abbattuto, ricordandosi di ciò che gli era capitato.
Aveva quasi dimenticato il passato, ma questo era tornato con prepotenza a fargli visita.
“Immagino che la mossa da disteso dell’altro giorno non facesse parte del repertorio.” Riprese, ridacchiando divertita.
Non si aspettava d’essere preso in contropiede e infatti l’aveva inventata sul momento.
“Era una contromossa al tuo sbilanciamento.”
“Davvero?”
“In una rissa l’avversario di solito ha sempre una seconda strategia e devi imparare che anch’io potrei averne una.”
Dawn non si aspettava di certo una simile risposta e il resto del viaggio passò tra le solite cose riguardanti la scuola.
Dopo quelle poche lezioni a Scott non importava più nulla della reputazione da teppista e anzi voleva solo uscire pulito dall’Università, dimenticando il suo passato da delinquente.








Angolo autore:
Spero che Ryuk abbia scritto qualcosa di sensato.


Ryuk: Fidati.


L'ultimo che ha detto così, mi ha deluso parecchio.
Posso solo sperare e ringraziare chi leggerà l'obbrobrio di Ryuk.
Ultima nota aggiuntiva: mancano 2-3 capitoli alla fine.


Ryuk: Ma tanto io ho già finito altri lavori.


Quindi dovrete sopportare le sue schifezze per un bel po'.
Detto questo vi saluto, sperando che non vi siano grossi errori.
Alla prossima.
 
   
 
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