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Autore: smak978    20/02/2017    8 recensioni
"Succorbentis?" Chiese Malfoy con un filo di voce, coprendo subito il volto con quell'insopportabile maschera. "Hai la Succorbentis?" Silenzio. "Lo sai che è una malattia incredibilmente rara, vero? ...E lo sai che è incurabile, vero?" Silenzio. "Non c'è da stupirsi che ti rifiuti di accettarlo." Ron/Hermione/Grifondoro OOC
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo 24 – Mattina
 
Harry si svegliò da un sonno senza incubi per la prima volta dopo settimane.
 
Sospirò alla prospettiva di doversi alzare, non voleva nient’altro che restare avvolto dal calore che Malfoy gli aveva volutamente messo a disposizione. Il biondo aveva dormito con un braccio attorno al suo bacino per tutta la notte, tirandolo a sé ogni volta che cercava di allontanarsi. Avrebbe dovuto aspettarselo da una persona così predisposta alla possessività. O, per farla breve, a cui non piaceva condividere.
 
Quello che non si aspettava era quanto fosse difficile alzarsi di mattina.
 
Amici con ‘altri vantaggi’, certo, come no.
 
Harry si liberò piano dagli arti di Malfoy, passandosi stancamente una mano fra i capelli. Non dormiva così bene da anni; neanche l’ombra di un incubo. Forse era merito della comodità del letto; era sicuro che i letti nella Torre Grifondoro non erano così soffici, e nemmeno così spaziosi. Sul suo letto nella Torre, due persone non potevano decisamente starci comode. Come al solito, i Serpeverde avevano sempre il meglio.
 
Un sospiro di Malfoy lo spinse a guardarlo; in realtà, nessuno lo spingeva a fare niente. Malfoy non lo stava fissando in quel momento, non era né contento né arrabbiato. Non poteva ghignare mentre dormiva, e nemmeno dire cose cattive, o indifferenti. Lui era lì… e basta.
 
Nessuna increspatura sulla sua fronte.
 
I suoi capelli erano leggermente scompigliati; normali. Era uno sforzo trattenersi dall’accarezzarli, o semplicemente dall’accarezzare la sua pelle. Il solo pensiero di Malfoy che si svegliava beccandolo ad arruffargli i capelli o ad accarezzargli il braccio l’avrebbe segnato per tutta la vita, o peggio, avrebbe suggerito che provava affetto. Non poteva lasciare che nessuna delle due cose accadesse. Intrappolò le mani sotto le ginocchia per evitare ogni tentazione.
 
Lì non c’era nessuna maschera dietro la quale nascondersi.
 
Quindi Harry se ne stette lì seduto con la testa sulle ginocchia a fissarlo. Non riusciva a distogliere lo sguardo, nemmeno quando il biondo dormiva.
 
Merlino, era fottuto.
 
.
 
.
 
.
 
Draco si stiracchiò sul letto, e si accigliò quando non sentì il calore che avrebbe dovuto sentire. Se quella brutta copia di un Grifondiota era sgattaiolato via nel bel mezzo della notte gli avrebbe tranciato un arto. Preferibilmente le gambe, così non sarebbe più potuto scappare. Il pensiero lo fece sorridere. Si prospettava una bella giornata.
 
Gemette, era uno sforzo aprire gli occhi. Una delle cose fantastiche di vivere sotto il livello del lago era la mancanza di luce che filtrava dalle finestre; i raggi andavano solo dal verde scuro a una sfumatura leggermente più chiara, a seconda del tempo. Quel giorno, il lago era ancora di un cupo color giada; cielo coperto e, con ogni probabilità, piovoso. Un tempo ottimo poltrire a letto.
 
Draco lasciò cadere di nuovo la tenda, e sospirò mentre rotolava dall’altra parte. La bellezza del lago non era niente in confronto a quegli smeraldi.
 
Allora non era scappato.
 
“Da quant’è che sei sveglio?” Sbadigliò Draco, strofinandosi gli occhi. Merlino, non dormiva così bene da settimane; non aveva nemmeno dovuto prendere la sua SonnoSenzaSogni. Si prospettava una bella giornata. “E perché mi fissavi mentre dormivo? È alquanto inquietante.”
 
Potter sbatté le palpebre, ma non si mosse. “Mi sono appena svegliato.” Rispose infine, senza dire nulla riguardo al suo comportamento da stalker.
 
Bugiardo.
 
Il posto accanto al suo era freddo; nessuno lo toccava da minuti, se non da ore. I suoi occhi non avevano la minima traccia di sonno, e non suonava neanche stanco. Era totalmente sveglio, e vigile. Pensava che Draco fosse stupido?
 
“E ovviamente, hai tutte le intenzioni di sloggiare.” Draco si assicurò che fosse un’affermazione, non una domanda. Provò a sbattere le palpebre per cacciare via il sonno dagli occhi; era difficile cercare di essere allerta appena sveglio. Per farla breve, non era una persona mattiniera. Sia Theo che Blaise erano finiti in infermeria in due occasioni separate per aver cercato di svegliarlo. Non ci avevano più riprovato.
 
In teoria, neanche Harry avrebbe dovuto essere una persona mattiniera… eppure, era seduto in mezzo al letto con la testa poggiata su un palmo, e continuava a… fissarlo.
 
Draco non si sentiva così insicuro da molto tempo; dopotutto, i Malfoy non dovevano essere nient’altro che perfetti. Però, con quegli occhi che lo fissavano… era uno sforzo non sentirsi a disagio. Perché era così insistente? Che cosa c’era di così interessante?
 
Draco si accigliò, poggiandosi su un gomito. Si passò una mano fra i capelli, ma erano normali. Non sentiva di essere in uno stato orribile, e nemmeno di essersi agitato e dimenato durante la notte… anche se, la possibilità non era da scartare.
 
“Ho fatto…?” Iniziò, ma si interruppe velocemente. Non riusciva a dirlo; non durante una giornata qualunque, e soprattutto non mentre lo fissavano in quel modo. “Numero Trentatré.” Finì per borbottare, e si sorprese quando Potter si limitò a scuotere leggermente la testa, fu un movimento impercettibile.
 
A quel punto Draco non sapeva cosa pensare. Cosa diavolo poteva essere così interessante da tenere Potter sveglio, possibilmente per ore, senza dire niente?
 
E per di più Draco si era lasciato sfuggire uno dei suoi piccoli segreti. Fantastico.
 
Sospirò, lasciandosi sprofondare nuovamente nel calore del letto. Era troppo presto per tutto questo. “Dormirò un altro po’.” Lo avvertì, mettendosi più comodo. Potter non si mosse, nonostante Draco stesse cercando di tirare di nuovo su le coperte.
 
“Non posso uscire lì fuori.” Mormorò con un filo di voce, interrompendo il contatto visivo per indicare la stanza al di là delle tende. “Mi getterei in pasto ai lupi.”
 
“Non mi importa.”
 
“Lo so.” Lo disse così piano che Draco non era sicuro che volesse farglielo sentire. Lo sapeva? Quella risposta… lo irritava più di quanto avrebbe dovuto. Si comportava come se Draco si stesse semplicemente approfittando di lui, come se chiunque potesse sottomettere il grande Harry Potter. Doveva smetterla, lo sapeva che Draco provava affetto nei suoi confronti, giusto? Non gliel’aveva fatto capire l’altro giorno in infermeria?
 
Saremo amici ‘con altri vantaggi’?
 
Ci… godremo i momenti.
 
Oh. Ma prendendo in considerazione il… uhm, momento di debolezza della sera prima, poteva definirlo così? Potter era ovviamente saltato alle conclusioni sbagliate. Non aveva ragioni per non farlo, non è così? E se Draco l’avesse negato, be’, a quel punto Potter l’avrebbe brutalmente allontanato, e tutto per il benessere e la felicità di Draco, a quanto pareva.
 
Potter aveva messo in gioco una fottutissima lama a doppio taglio.
 
Imbroglione.
 
Draco si sforzò di nuovo di aprire gli occhi, fissando svogliatamente Potter. Non sembrava divertito; stava tentando di non mostrare emozioni, e anche se era ancora un principiante, era maledettamente bravo.
 
“Theo ha esagerato-”
 
Tu mi hai usato.” Potter assottigliò leggermente gli occhi, serrando la mascella. Poi strinse i pugni sui pantaloni del pigiama. Draco dubitava che qualcun altro a parte lui sarebbe riuscito a notarlo. A dirla tutta, neanche lui stesso era riuscito a notarlo, gli era servito un secondo di riflessione.
 
“Col senno di poi, non era la cosa giusta-”
 
“Sì, col senno di poi avresti dovuto dire a Nott di andare a farsi fottere!” Grazie a Merlino, era tornato il Potter che sapeva come gestire. Era quello il Potter che am… a cui era affezionato. Merda, non era ancora a quel punto.
 
Ma quel Potter non voleva fare la sua comparsa; Draco osservò vagamente sorpreso il moro mentre cercava di rimuovere le emozioni dalla sua espressione, e calmarsi. Dove diavolo aveva imparato a farlo?
 
“Non voglio essere un burattino, o un giocattolo.” Aggiunse infine a bassa voce. “Non voglio più essere umiliato in quel modo, o deriso. Voglio solo… penso, uhm, che il nostro accordo debba essere-”
 
Draco si piegò in avanti e posò un dito sulle sue labbra, impedendogli di finire la frase. Non gliel’avrebbe permesso.
 
Avrebbe dovuto voltarsi e dire a Potter, come lui stesso aveva eloquentemente detto prima, di ‘andare a farsi fottere’. Avrebbe dovuto alzare gli occhi al cielo e avvolgersi nelle coperte come se fosse un litigio insignificante. Avrebbe dovuto avvertirlo di non scocciare di prima mattina, oppure che ormai conosceva la personalità di Draco già da anni, e anche che, se la cosa non era già abbastanza evidente, Potter era uno stupido perdente Tassorosso. Avrebbe dovuto rispondere come un Malfoy, e troncare il litigio.
 
Tuttavia, la vocina nel retro della sua testa che non era Malfoy, ma puramente Draco, chiedeva di meglio. Se non poteva essere sé stesso a letto, isolato e al sicuro nel suo cazzo di letto, allora dove avrebbe mai potuto esserlo?
 
“Harry,” Lo interruppe gentilmente, rotolandosi dall’altra parte per fissare le tende anziché il moro. “Non era mia intenzione ferirti. Non succederà mai più.” Non riusciva nemmeno a guardarlo. Salazar, era umiliante. Peggio di quando aveva perso il controllo nell’infermeria; non era arrabbiato adesso, e non stava vomitando cattiverie che era meglio non dire. Aveva dovuto rifletterci su; il che era ugualmente pericoloso, se non di più.
 
Quella era la miglior scusa che era capace di porgergli senza che il mondo implodesse su se stesso.
 
E in ogni caso, si ritrovò ad aspettare l’arrivo dell’apocalisse.
 
Ma al contrario, il letto affondò non appena Potter si stese di nuovo. Le loro spalle si sfiorarono, mandandogli dei brividi lungo la schiena.
 
Cazzo, brividi? Cosa diavolo gli stava succedendo? Ci mancavano solo le farfalle; tch, come no. Avrebbe preferito strapparsi via lo stomaco piuttosto che provare quellorripilante sensazione su se stesso.
 
“Non uscirò lì fuori da solo.” Disse Harry, spostandosi in modo da parlare contro la schiena di Draco. Merlino, il suo respiro gli sfiorava i capelli sulla nuca; sembrava quasi che lo facesse apposta a provocarlo in quel modo. “Soffrirai con me.”
 
Draco sospirò sentendo quella frase, lasciandosi sfuggire un sorriso. Sì, avrebbero sofferto insieme, perché Draco non aveva intenzione di andare da nessuna parte, e neanche di lasciar andare via Potter. Avrebbe accettato le ferite al cuore, se servivano a rendere Potter felice per un po’ di tempo in più.
 

 
Merlino, era fottuto, vero?
 
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.
 
.
 
Non andrò lì fuori.”
 
“Uno di noi deve farlo.”
 
“Bella idea; è il tuo letto, la tua stanza, i tuoi compagni di casa; vacci tu!”
 
“Più tempo passerai a procrastinare qui dentro, più grande sarà il loro complotto.”
 
Harry ringhiò, tamburellando le dita contro le ginocchia. Erano finiti entrambi in uno stato di dormiveglia, contenti di attendere l’inizio della giornata avvolti nel calore del letto di Malfoy. L’altro era stato sorprendentemente… calmo per tutta la mattinata. Il Serpeverde si era addirittura scusato, in un certo senso.
 
Come diavolo avrebbe fatto Harry a lasciarlo andare se di punto in bianco decideva di essere umano? Gli stava rendendo le cose molto difficili, quell’imbroglione.
 
Tuttavia, quando si erano svegliati per la seconda volta, nessuno dei due voleva essere il primo a lasciare i confini del letto. Harry non capiva qual era il suo problema; si trovava faccia a faccia con i Serpeverde ogni giorno! In teoria doveva essere abituato a svegliarsi dopo un litigio con loro, e dover decidere fra ignorare i suoi compagni di casa o giungere a qualche sorta di compromesso. Era Harry l’intruso! Era lui il parassita che si era imposto su di loro, avendola vinta! Perché doveva essere proprio lui ad aprire le tende ed essere, con ogni probabilità, affatturato?
 
Non l’avrebbe mai fatto. Soprattutto se non poteva neanche difendersi.
 
“Andiamo, ho fame.” Tentò Harry, infuriandosi per la risata derisoria del biondo.
 
“Tu non hai mai fame.”
 
“Ho un brontolio allo stomaco che potrebbe essere interpretato come fame." Ribatté, e sorrise quando Malfoy alzò gli occhi al cielo. “Forse.”
 
Avevano entrambi deciso di ignorare la conversazione che avevano avuto poco prima; era come se nulla fosse successo. Dopotutto, con Malfoy non potevi tirare la corda più di tanto nel corso della stessa giornata. E Harry era un esperto nell’ignorare qualunque cosa fosse dolorosa o confusa; quello che era successo gli aveva provocato un dolore al cuore, ma era comunque riuscito a dimenticarsene.
 
Merlino, Malfoy si era scusato con lui.
 
“Non è fame. È gas.”
 
“È decisamente fame.”
 
“Tira fuori le palle, Potter.” Ghignò, gli occhi grigi brillarono pericolosamente. “In teoria, non dovresti essere un Grifondoro?”
 
“In verità, non proprio.” Scrollò le spalle, “Non mi hai sentito?”
 
“Stavi mentendo.”
 
“Non è vero.”
 
“Il cappello non fa le preferenze.”
 
“Con me le ha fatte.” Harry sorrise impacciato, “Disse che avrei fatto cose fantastiche a Serpeverde.”
 
“Forse intendeva che le avresti fatte in futuro, per esempio, all’ottavo anno. Forse intendeva che saresti riuscito ad aprire le tende e saltare giù dal letto senza che ti esplodessero le palle.”
 
“Perché non lo fai tu, allora?
 
“E perché non tu?” Merlino, erano regrediti a una coppia di primini.
 
Harry guardò il biondo, incontrando la sua espressione compiaciuta. Non pensava che ne avrebbe avuto il coraggio; c’era divertimento nei suoi occhi. Pensava che Harry si sarebbe nascosto dietro le tende per tutto il giorno; lo pensava sul serio.
 
 
Harry non era bravo a ignorare le sfide.
 
Sospirò, reprimendo il bisogno di alzare gli occhi al cielo. Non doveva sembrare nervoso. Quindi, con tutto il finto coraggio che riuscì a trovare, nonostante il suo stomaco si stesse contorcendo per il nervoso, Harry si spinse in avanti e scivolò giù dal letto, aprendo le tende.
 
Per un momento Harry si stiracchiò, schioccando con disinvoltura le dita per poi voltarsi verso l’esterrefatto biondino. “Quando hai intenzione di alzarti? Sembra già pomeriggio.”
 
“Grandissimo. Stronzo.” Harry sorrise a fatica, sforzandosi. Non voleva sorridere ma doveva. Altrimenti Malfoy avrebbe capito che c’era qualcosa che non andava con le sue impeccabili capacità deduttive. In quel momento, gli occhi dell’altro si assottigliarono leggermente alla vista di quel sorriso; non era possibile che avesse già capito che era finto, giusto? Le capacità dell’onnipotente Malfoy.
 
“Puoi prendere in prestito i miei abiti; non ha senso salire fino in infermeria e tornare giù per la colazione.”
 
Questa volta fu Harry ad alzare le sopracciglia. “Sembrerebbe… non so, che tu mi stia marchiando. Sei un tipetto un po’ possessivo, eh?”
 
Malfoy ricambiò il ghigno, percorrendo l’avambraccio dell’altro con lo sguardo. “Sei già marchiato.” Harry non avrebbe dovuto esserne così contento; e Malfoy non sarebbe dovuto sembrare così compiaciuto. “Tuttavia, questa mattina ti senti coraggioso.” Disse canticchiando, poi ruzzolò finalmente giù dal letto, dirigendosi verso la cassettiera.
 
Harry sospirò, appoggiandosi contro il montante del letto. Di solito quando Malfoy era felice significava che avrebbe architettato e detto cose che non avrebbero portato benefici a nessuno; e come previsto, Malfoy gli tirò una normalissima t-shirt. Sembrava quasi troppo casual per appartenere al suo guardaroba, e ad Harry sarebbe stata decisamente bene. Avrebbe anche messo in mostra il drago grigio piuttosto grande avvolto intorno al suo avambraccio.
 
“Non me la metto.” Harry afferrò la maglietta, senza interrompere il contatto visivo con il biondo. Fingeva innocenza; era credibile quanto un lupo mannaro al guinzaglio.
 
“Mette in mostra il tuo fantastico patriottismo Serpeverde. E ti mette in risalto gli occhi, o stronzate del genere.”
 
“Peccato che io non sia davvero un Serpeverde.”
 
“A quanto pare avresti dovuto esserlo.” Malfoy gli sorrise, godendosi semplicemente la mattinata. Harry non pensava di aver mai visto il biondo sorridere così tanto; sembrava assolutamente contento; e la cosa in sé era un miracolo. “O la indossi, o esci lì fuori in pigiama. A te la scelta.” E, come per provare il suo punto, agitò la bacchetta verso la cassettiera. Non aveva dubbi che l’aveva sigillata. Idiota.
 
Malfoy ghignò ancora, avviandosi al bagno senza degnarlo di un altro singolo sguardo. Doveva sapere che la testa di Harry era in subbuglio; indossare la maglietta e mostrare il drago, o indossare con umiliazione il pigiama all’ora di pranzo, di sabato, con tutto il corpo studentesco che lo fissava. E lo giudicava.
 
Non era una decisione molto difficile.
 
Harry ghignò, piegò la maglietta e la ripose ordinatamente nella cassettiera. Malfoy credeva di capire Harry perfettamente, ma si stava dimenticando un dettaglio molto importante; era un testardo Grifondoro, non importava se gli altri sperassero o pensassero il contrario. Non avrebbe lasciato che un Serpeverde controllasse la sua vita.
 
Be’, non del tutto.
 
E poi, non voleva che tutti vedessero il suo tatuaggio; era… be’, privato. Solo lui e Malfoy sapevano della sua esistenza. Era un loro segreto, uno dei tanti.
 
Quel drago era suo soltanto.
 
Wow, erano entrambi follemente possessivi.
 
Harry sbuffò divertito, passandosi una mano fra i capelli. Probabilmente avrebbe dovuto pettinarli, in modo da non sembrare troppo sciatto per il pranzo; che Dio ce ne scampasse se gli altri non avrebbero pensato che era sciatto solo per non essersi vestito.
 
Si sarebbe presentato lì in maniera decente, dannazione!
 
Il pensiero lo fece ridacchiare leggermente. Tuttavia, Goyle fece il suo ingresso nella stanza.
 
Era come se una malleabile tensione, si fosse estesa per tutta la stanza sotto forma di una foschia visibile e tangibile. Gli occhietti di Goyle si assottigliarono non appena notò la presenza di Harry mentre era intento a guardarsi intorno. Esitarono sul letto disfatto, sui capelli scompigliati e per la mancanza di Draco nella stanza. La luce ‘pericolosa’ nei suoi occhi diventò ‘omicida’, come se qualcuno avesse schiacciato un interruttore.
 
Sapeva che quella situazione era troppo bella per durare; non gli era permesso di essere felice, ricordate?
 
“Che cazzo ci fai tu qui?” Ringhiò, lasciando che la porta sbattesse dietro di lui. Avanzò lentamente nella stanza, osservando i letti vuoti intorno a sé.
 
Anche Harry fece lo stesso.
 
Merda, era davvero da solo con l’unico Serpeverde che sembrava odiarlo visceralmente. A parte Nott, ovviamente; ma lui non sembrava avercela con Harry. Goyle, tuttavia, era assolutamente capace di affatturarlo. L’aveva sentito minacciare un suo stesso amico di cruciarlo; cosa diavolo avrebbe fatto a qualcuno che riteneva un suo nemico?
 
Sembrava che stesse aspettando una risposta; a quanto pare non era una domanda retorica.
 
“Sto aspettando Draco.” Rispose semplicemente, vedendo l’occhiata del ragazzo tarchiato intensificarsi, gli stava ringhiando dall’altra parte della stanza.
 
“Non prendermi per il culo, frocio.” Ouch. “Tu non meriti di stare qui. Questa è la nostra stanza, piccolo pezzo di merda. C’è bisogno che qualcuno lo ricordi anche agli altri!” Ok, annullare la missione ‘distrailo con una conversazione’. Era incazzato, non in una maniera considerevolmente ragionevole, ma era comunque incazzato. Era la frase più lunga che Harry gli avesse sentito formulare senza essere interrotta da un ringhio; sembrava molto più lucido del solito, e questo era terrificante. Una persona arrabbiata faceva errori mentre lanciava incantesimi, una calma, invece, era meticolosa; era fottuto. “Cazzo, hai avuto il fegato di dormire qui? Nel dormitorio Serpeverde? A pochi metri da me?” Ringhiò, avvicinandosi. “Se hai dormito nel letto di Tiger, razza di assassino, ti uccido seduta stante.”
 
Sfoderò la bacchetta, puntandogliela contro senza esitazione. Okay, era ora di andarsene. Harry non aveva neanche la bacchetta finta con sé; non avrebbe neanche potuto svincolarsi con un bluff! Il panico stava lentamente riuscendo a prendere possesso della sua mente; quanto tempo ci voleva per fare una maledettissima doccia?
 
“Penso che ci sia stato un fraintendimento-!”
 
“L’unico fraintendimento qui sei tu.” Ruggì Goyle, agitandogli contro la bacchetta. Il moro non poté fare a meno di notare quanto erano eleganti movimenti della bacchetta di Malfoy rispetto a quelli rozzi di quell’idiota; non c’era da meravigliarsi che aveva fallito in tutto quello che concerneva una bacchetta fino alle lezioni di Arti Oscure dell’anno prima. La frase, ad ogni modo, non aveva senso. “Non avvicinarti più a noi, intesi? Non parlarci più, non fare neanche un cazzo di pensiero su di noi; vai solamente a farti fottere!”
 
Cosa diavolo aveva fatto a quello stronzo? Non gli aveva neanche rivolto la parola durante l’anno!
 
Harry aprì la bocca per replicare, ma gelò.
 
Incantesimo Silenziatore.
 
Che significava o molto di dolore, o molte urla.
 
Oppure entrambe le cose.
 
Harry aprì la bocca per urlare non appena fu scaraventato all’indietro da un incantesimo in tutta la sua potenza; si schiantò contro la parete e scivolò sul pavimento, ma non se ne accorse nemmeno. Degli ardenti pugnali invisibili gli stavano perforando la pelle, inondando le sue vene come lava; bruciava, sembrava nutrirsi della sua paura, prosperava nella sua paura. Scavò ancora più profondamente nelle sue vene, serpeggiando in ogni nervo, bruciandolo…
 
Prese un respiro, introducendo aria nei polmoni. Non avrebbe mai più voluto subire la cruciatus. Dannazione, i trattamenti del martedì per poco non la eguagliavano. Ma quello… merda, Neville non scherzava quando diceva che era la prima volta che eccellevano in qualcosa. Aveva fatto maledettamente male.
 
Tentò di deglutire, e sussultò per il dolore alla gola. Se le sue urla fossero state udibili, era certo che tutti i sotterranei l’avrebbero sentito. Goyle era più intelligente di quanto sembrava, per aver escogitato un piano del genere. Oppure solamente malvagio.
 
Sussultò mentre si rialzava; sì, faceva male, ma sarebbe andato all’inferno piuttosto che chinarsi o inginocchiarsi davanti a quell’idiota; poteva resistere per un’altra manciata di minuti, solo finché Draco non fosse tornato. Quindi, stringendo i denti, si costrinse a guardare quello stupido negli occhi.
 
Oh, grazie a Dio.
 
Goyle folgorò con lo sguardo l’allampanato Serpeverde che stava attraversando il dormitorio, e borbottò qualcosa a mezza voce. Doveva aver pensato che stesse semplicemente andando al bagno, dato che sul suo volto apparve una smorfia di rabbia piuttosto sgradevole non appena Nott si piazzò fra Harry e lui.
 
“Va’ via, Goyle.” Disse piano, agitando la bacchetta per bloccare una fattura diretta a lui anziché a Harry. “Fuori di qui.”
 
Harry spalancò la bocca in preda allo shock; sì, aveva già sentito Goyle minacciare i suoi compagni di dormitorio… ma da lì a cercare di affatturarli sul serio, e per giunta senza provocazione? Il ragazzo era matto. Era maledettamente fuori di testa.
 
“Lo proteggeresti?”
 
“Va’ via.”
 
“È un cazzo di Grifondiota-”
 
“È uno di noi, Goyle, che tu lo voglia o no! E adesso esci fuori di qui, prima che ti riempia di maledizioni!” E per provare che era serio, borbottò un veloce Confundo, riuscendo a malapena a colpire il tarchiato Serpeverde. A quel punto, l’altro si limitò a sbattere le palpebre una o due volte, e a scuotere la testa per poi guardarsi intorno. E vedere Harry. E ringhiargli sottovoce.
 
“Che ci fa qui quel coso?” Ringhiò, fece per sfoderare la bacchetta, e sembrò confuso quando si accorse che la stava già impugnando. Che idiota.
 
“Ci penso io a lui. Va’ via, sei d’impiccio.” Harry sussultò sentendo quel tono disinvolto, niente a che vedere con quello che stava usando pochissimi istanti prima. Un cambiamento così brusco di emozioni nel giro di pochi secondi; c’erano forse dei corsi per Serpeverde?
 
Harry osservò in silenzio, come se avesse altra scelta, Goyle che considerava con cipiglio le sue condizioni. Infine, scrollò le spalle, grugnì e si voltò per andarsene. Merlino, dopo la scorsa notte, Harry era fortunato che Nott aveva deciso che l’avrebbe aiutato nonostante tutto; non sembrava avercela con Harry in quel momento. Passò un istante in cui nessuno dei due si rivolse la parola, o anche solo lo sguardo.
 
Harry l’avrebbe fatto, se solo non fosse stato sotto l’effetto dell’incantesimo, e se non avesse dovuto preoccuparsi delle sue mani.
 
Stavano tremando.
 
Un leggero tremore, ma pur sempre un tremore; ma che diavolo? Non aveva paura di Goyle, non aveva paura del dolore… perché tutt’ad un tratto stava tremando? Non faceva nemmeno freddo lì sotto; le piastrelle si erano riscaldate leggermente nel punto in cui si trovava. Perché stava-?
 
“Effetti collaterali della cruciatus.” Harry sobbalzò, alzando lo sguardo su quello impassibile di Nott. “A volte capita; i nervi si incasinano, si agitano.” Scrollò le spalle, come se non fosse una novità per lui. “Però non lasciare che Draco se ne accorga.”
 
“Va bene.”
 
Nott si accigliò, agitando nuovamente la bacchetta in aria. Usò anche movimenti differenti; strano. E così a Harry tornò la voce.
 
“Grazie.” Cercò di sorridere, ma fu un tentativo infelice. Nessuno poteva davvero lasciarsi semplicemente scivolare addosso una cruciatus; aveva ancora gli arti doloranti e il suo cuore stava ancora correndo. Continuava a voler sussultare o rabbrividire, aspettandosi un altro attacco; era molto peggio, quando si era incapaci di difendersi.
 
A quanto pareva, Nott la pensava allo stesso modo. “Sei molto più bravo di me con gli incantesimi di difesa, Potter.” Mormorò, scrollando le spalle. “Perché non usi più la magia?” Anche se aveva posto una domanda, si voltò per andarsene un attimo dopo. La minaccia era evidente; era curioso.
 
Merda.
 
Era ancora peggio della comparsa di Goyle.
 
Be’, in realtà no. Ma ci mancava poco.
 
“Che ci fai sul pavimento?” Harry si sforzò di sorridere, e si tirò in piedi, voltandosi verso il biondo. Per un pelo non si era trovato fra un’incudine e un martello molto indifferenti e testardi. “E perché non ti sei ancora vestito?”
 
“Sono già vestito.” Scelse di ignorare la prima domanda. “Mi hai dato la possibilità di scegliere, dopotutto.”
 
Per favore non notare niente.
 
Per favore.
 
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