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Autore: Miky Jane Malfoy    20/02/2017    1 recensioni
-Tra le tante bugie che ti ho detto, la più importante è quella che hai scoperto questa mattina.
Come resistere? Questa notte mi hai mostrato una parte di te che non avevo mai visto, e che mi ha affascinato.
Non ero disposto a perderla, lasciandotela dimenticare. Io sono Draco Malfoy, Hermione, a me non è richiesto essere sincero, ricordi?-

Ho scritto i primi tre capitoli di questa Dramione moltissimo tempo fa: mi sono capitati in mano in questi giorni, e dopo un sacco di tempo che non mi dedicavo a una fanfiction ho posato le dita sulla tastiera e li ho rivisitati. Avevo sedici anni quando ho scritto su EFP per la prima volta, adesso, nove anni dopo, sono tornata: spero che questa storia sappia trasmettervi ciò che ha trasmesso a me. -Miky
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ero consapevole del fatto che stavo scendendo i gradini che mi avrebbero portata all’inferno. E per di più, accompagnata dal diavolo in persona.
Ero anche consapevole che la mattina dopo non avrei avuto il minimo ricordo dell’accaduto, e mi andava bene così: per una sera, per una sera soltanto, volevo essere diversa.
Dopotutto, cos’avevo da perdere?
A cosa mi avevano portata le mie regole, i miei saldi principi morali, la mia razionalità?
Strinsi i pugni, con il cuore che batteva forte: nonostante tutti i miei discorsi, una parte di me ancora mi chiedeva supplicante di voltarmi, correre via, e denunciare tutto alla McGranitt.
Una mano si posò sulla mia spalla.
- Granger, se stai per vomitare ti chiedo per cortesia di avvisarmi. Non vorrei rimetterci un paio di scarpe. –
Mi voltai furiosa, già pronta a rimangiarmi la mia promessa e volare via.
- Non sto per vomitare, Malfoy, ma dal momento che questa è una situazione nuova per me, ti consiglio di lasciarmi stare. Sono piuttosto irascibile –
Lui sogghignò, divertito.
- Dio, Granger, sembra quasi che tu stia andando al patibolo. Rilassati… è solo una festa. –
*Una festa proibita. In cui vengono servite dio solo sa quante cose illegali, in cui i partecipanti vengono drogati, e di cui non ci si ricorda NULLA il giorno dopo.* pensai, terrorizzata.
Draco mi appoggiò le mani sulle spalle e mi guardò negli occhi.
- Granger? Hai diciassette anni, e tutto il diritto di passarti una serata come una normale ragazza della tua età. Andiamo, di cosa hai paura? il tuo fidanzato va a letto con una tua amica, il tuo migliore amico è troppo preso dalla sua nuova ragazza per prestarti attenzione. Nessuno si chiederà dove sei, e nessuno scoprirà cosa stai per fare. E poi diamine, anche se fosse? Quando hai firmato il patto che ti impediva di divertirti perché ti chiami Hermione Granger?-
Decisi che aveva ragione.
Erano gli stessi argomenti che mi avevano già convinta quel pomeriggio ad accettare la sua strana richiesta, sapevo che insistere da parte sua era sleale, ma dopotutto stavo parlando con Draco Malfoy, il principe di Serpeverde: perché mai non avrebbe dovuto essere sleale?
- Quindi – continuò – Togliti dalla faccia quell’espressione da ebete e piantaci un bel sorriso. Dimostrami che quell’Hermione che ho solo intravisto in tutti questi anni esiste sul serio. Fammi vedere il tuo lato oscuro.-
Sorrisi, istantaneamente più sicura di me. Al diavolo tutti i principi morali. Aveva ragione lui, una volta tanto.
Annuii, e presi la mano che lui mi porgeva.
Fuoco e Ghiaccio, Notte e Giorno, Diavolo e Acqua Santa; un’intesa improbabile, ma per quella notte avrei fatto in modo che funzionasse.

***



Non ero semplicemente impazzita. Voglio dire, non ero stata colpita da un meteorite, il K2 non era crollato, l’inferno non era ghiacciato, quindi non si era verificata nessuna delle ipotesi che – avevo sempre pensato – mi avrebbero spinta a diventare amica di Malfoy.
Appartenevamo a due mondi diversi, punto.
Non mi ero mai nemmeno presa la briga di pensarci. Nella mia testa non c’era spazio per queste cose. Lui mi disprezzava, io disprezzavo lui.
Stava dall’altra parte della famosa linea divisoria, insieme a Pansy Parkinson, Tiger e Goyle, Blaise Zabini. Dal lato giusto stavo io, con Harry e Ron.
Eravamo semplicemente inconciliabili.
Il problema di avere una mentalità razionale è esattamente questo: spesso ti impedisce di evadere dalla tua lineare visione delle cose.
Ma quel giorno era tutto diverso. Quel giorno la mia barriera così ben costruita si era abbassata, sotto i colpi furiosi del cuore nel petto, insanguinato.
Mi aveva trovata in biblioteca, nell’angolo più nascosto, con un libro sulle ginocchia e il volto rigato di lacrime.
- Granger. –
Mi aveva salutata, con il solito tono di disprezzo, più per prendere atto della mia presenza che per porre un vero saluto.
Non gli avevo risposto, avevo lasciato cadere i capelli davanti alla faccia e mi ero finta concentratissima sulla mia lettura. Ero convinta che mi avrebbe lasciata in pace, avrebbe preso ciò che cercava e se ne sarebbe andato.
Invece, si era chinato di fronte a me, poggiando le braccia sulle ginocchia e rimanendo in equilibrio con la sola forza delle caviglie.
- Granger? –
L’avevo odiato profondamente. Perché non mi lasciava in pace?
Fingendo indifferenza avevo portato le mani sul viso e mi ero asciugata le lacrime con i polsini della camicia bianca.
- Fortunatamente non ti trucchi, o quelle maniche adesso sarebbero macchiate irrimediabilmente.-
- Te ne intendi di abiti femminili. – avevo ribattuto, gelida.
- Ne vado pazzo. – si divertiva un mondo.
- Cosa vuoi, Malfoy? –
- Ero interessato al libro che tenevi tra le mani, ma adesso mi preme di più scoprire che cosa è in grado di rinchiudere Hermione Granger in biblioteca, senza lasciarla studiare. In lacrime, per di più. -
- Non sono fatti che ti riguardano. –
- Può darsi. Ciò non toglie che sono dannatamente curioso. –
- Tieniti la tua curiosità e sparisci dalla mia vista. –
Aveva riso, divertito, e stupita avevo alzato lo sguardo su di lui: non l’avevo mai sentito ridere tanto di gusto.
- Si può sapere cosa c’è di divertente?-
- Tu sei divertente, Granger. Un vero spasso. Lo sai che a volte fa bene parlare con un estraneo?-
- Tu non sei un estraneo, sei un cretino. E adesso prenditi il libro e vattene. –
- Se impiegassi metà delle energie che usi per insultare me, a tenere d’occhio il tuo fidanzato, non saresti ridotta in questo modo.-
L’avevo fulminato. Come poteva essere a conoscenza di…?
- Oh non guardarmi così, Granger! Tutti sanno che quella specie di ameba di Weasley si sbatte ancora Lavanda Brown. Tra l’altro, ci vuole un bel coraggio. Nemmeno nei miei momenti peggiori potrei scendere a tanto.-
Avevo deglutito, imbarazzata e sconvolta. Ma certo. Abitavamo in una scuola, e come nei migliori telefilm babbani, la protagonista della vicenda era sempre l’ultima a scoprire ciò che gli altri sapevano da sempre. Ero rimasta in silenzio, presa alla sprovvista.
- Non ne vale la pena, Granger. Se ti può far stare meglio, se dovessi scegliere tra te e la Brown sceglierei te.-
Avevo alzato un sopracciglio.
- Se doveva essere un complimento, Malfoy, sappi che non è riuscito. Prima di tutto perché non ti credo minimamente. Secondariamente perché io so che tu SEI andato a letto con Lavanda. Infine, anche se fossi stato sincero, non mi renderebbe lieta pensare che nella tua lista di femmine scopabili vengo prima di una troietta qualunque.-
Aveva sorriso. Di nuovo.
- A me non è richiesto essere sincero, Granger. Da me, non se lo aspetta nessuno. Eppure lo sono stato, stavolta.-
- Cosa stai cercando di dirmi?-
- Sto cercando di dirti che se sei ridotta così è soltanto colpa tua. L’infallibile, eccentrica, grandiosa Hermione Granger messa al tappeto da un fidanzato infedele. E l’altro tuo cagnolino dove sta? Invece di consolare te, sta appunto scopandosi la sorella del suddetto traditore. Non è vero?-
- Harry non c’entra niente con… -
- Oh giusto. Harry non c’entra niente, il motto del secolo. San Potter e la sua fedina penale rivisitata fino a farla splendere, rendendola immacolata. Però io non lo vedo, qui accanto a te.-
- Non sa cos’è successo. –
Era scoppiato a ridere.
- Ma fammi il favore! Tutti sanno cos’è successo. Persino io. Vuoi che non lo sappia lui, che vive nella vostra stessa torretta? –
Ero rimasta in silenzio, interdetta. Perché si comportava così? Non poteva semplicemente lasciarmi in pace?
- Cosa vuoi, Malfoy?-
- La tua resa totale e incondizionata, per una volta.-
Stupita, l’avevo guardato.
- Prego?-
- Lo sai cosa vedo io, Granger? Solitudine. La tua solitudine, tanto per intenderci. Ti vedo da sola in una biblioteca, a versare lacrime per un idiota. E l’unica persona disposta ad ascoltarti, quando si dice la sorte, sono io. L’avresti mai detto?-
- Non vedo cosa c’entri questo con la mia sopracitata resa.-
Aveva sospirato e mi aveva sistemato un ricciolo ribelle dietro l’orecchio.
- Tutto quello che si dice di me è vero, Hermione. Sono un egoista bastardo, spregevole e vizioso, amo il sesso in tutte le sue forme e non ho ne pudore ne sani principi. Sono bello, ricco e ricercato, perché mai non dovrei approfittarne? Quindi, da bravo spregevole egoista, non ti rivelerò mai le mie motivazioni. Ma sono anche un gentiluomo, e sto per offrirti qualcosa.
Ti avverto già da subito che non ti dirò i miei perché, quindi fai a meno di chiederli. Ti basta sapere che ho i miei motivi, e per qualche ragione ti includono.-
Ero come ipnotizzata: una preda resa schiava da un serpente.
- I sotterranei di Serpeverde non riservano solo brutte sorprese. Esiste un vero e proprio “mondo alternativo” se comprendi ciò che sto dicendo. Diamo delle feste, riservate e segrete naturalmente, dei festini durante i quali è proibito nascondersi dietro una maschera, durante i quali ciascuno di noi tira fuori l’altra parte di se, quella abitualmente nascosta.
Tutto ciò che avviene in queste notti rimane imprigionato tra le nostre mura, non se ne parla fuori, e nessuno, la mattina dopo, ricorda cosa sia avvenuto.-
- Malfoy ti rendi conto che è vietato, e che se.. –
- … Se lo dicessi alla McGranitt sarebbe la mia fine? Rifletti prima di parlare, Granger. Sei così impulsiva e prevedibile. Tutto fumo e niente arrosto. La mia offerta non ha prezzo, ma ha scadenza. Sei invitata al party di stanotte. Per una volta nella vita potrai smettere di essere la saccente so-tutto-io , cornuta e abbandonata, e tirare fuori quella Hermione sicuramente più divertente che ogni tanto ho avuto modo di notare. Hai grinta, sei bella, e la tua arroganza se sfruttata nel modo giusto potrebbe farti salire di livello immediatamente. Pensaci. Cos’hai da perdere? Un po’ della tua innocenza?-
Aveva alzato un sopracciglio, come a volerci dare poca importanza.
- Sarai tu, e tu soltanto, senza Potter, Weasley, o mondi da salvare. Non sarai la grifondoro Granger, per una notte, sarai soltanto Hermione, una diciassettenne che muore dalla voglia di divertirsi.-
Mi aveva lasciato qualche secondo per riflettere, e quando avevo ripreso parola ero titubante.
- E nessuno saprà mai cosa è successo? Mi assicuri che nessuno lo scoprirà?-
- Nessuno, hai la mia parola.-
- Però domani mattina non ricorderò niente.-
- Esatto.-
- E allora a cosa sarà servito?-
Aveva sorriso.
- Sarà servito a ricordarti che c’è sempre un’altra scelta, e che puoi essere diversa. E chi lo sa, magari mettere a tacere la parte puntigliosa di te, anche solo per una sera, ti permetterà di affrontare diversamente le tue disavventure quotidiane. Forse capirai, e a livello inconscio porterai con te questa consapevolezza, che versare le tue lacrime per Weasley è una colossale perdita di tempo.-
E così, mi aveva convinta.

***



Abbandonarmi alla mercé di Pansy Parkinson era stato troppo sleale anche per lui. Ma l’aveva fatto senza pensarci due volte.
Non appena entrati nella sala comune Verde-Argento, subito dopo cena, aveva chiamato la sua amica e Daphne Greengrass e aveva loro chiesto di “aiutarmi a vestirmi” come fossi una disabile.
Le mie proteste erano state inutili. Mi aveva baciato la mano ed era scomparso sulle scale che portavano ai dormitori maschili, senza nemmeno voltarsi indietro.
Il fatto che desiderassi la presenza di Malfoy era un’ulteriore segno della mia profonda instabilità morale. Ma ero sola, circondata da Serpeverde, pronta a immergermi in una festa clandestina; per quanto potesse sembrare stupido, essere nella tana del lupo accompagnata dal Lupo in persona mi pareva più sicuro dello stare nella tana in compagnia di servitori pronti a sbranarmi per essere entrata nel loro territorio.
- Davvero non lo capisco – sbraitò Pansy, fuoriosa, aprendo un baule e cominciando a tirare fuori vestiti indecenti. – è irresponsabile e immaturo.-
Daphne, ferma di fronte allo specchio, era più tranquilla.
- Non è la prima volta che porta una grifondoro, Pans. Rilassati.-
Io, seduta sul letto, mi sentivo sempre meno adatta alla situazione. Ed ero invidiosa da matti: Daphne era bellissima, e accanto a lei qualunque donna avrebbe avuto un calo di autostima inverosimile.
Il corpo flessuoso, i lunghi capelli biondi, il viso da fata. Sembrava una modella pubblicitaria.
Mentre la squadravo, riflettendo sulle possibilità che avevo di darmela a gambe, si girò a guardarmi con un sorriso.
- Hermione, dovresti vestirti. Draco non ama chi è in ritardo, e di certo non vorrà che lo sia tu. Sei l’ospite d’onore stasera.-
- L’ospite d’onore?-
Lei rise.
- Non te ne sei accorta? Ci tiene particolarmente a fare bella figura con te.-
- Sta cercando un modo per incastrarmi. – Dissi, sicura. – Dio solo sa a cosa mi porterà tutto questo.-
Daphne si avvicinò all’armadio e cominciò a tirare fuori qualche vestito. Pansy, che non approvava la sua socialità, si chiuse in bagno borbottando.
- Scusala. – mi disse la bionda. – Non ce l’ha con te.-
- Non mi pare proprio – borbottai.
- Devi capirla. – mormorò, facendomi cenno di avvicinarmi a lei. – Non l’ha mai davvero dimenticato, e spera ancora che un giorno lui torni da lei.-
- Quindi il fatto che lui vada in giro con ragazze diverse..-
- ...la fa stare male. Lo vive come un tradimento.- concluse Daphne, annuendo. Provai un istintivo moto d’affetto per Pansy. Sapevo come ci si sentiva a veder infranti tutti i propri sogni dalla persona che si amava di più.
La mia compassione tuttavia durò poco, perché Daphne mi mostrò – entusiasta, fra l’altro – ciò che avrei indossato quella sera, e il panico occupò in un istante tutto il mio essere.
 

***



Scesi le scale pregando Dio – e Daphne – di non farmi cadere. Non ero troppo a mio agio sui tacchi, sebbene avessi dovuto ammettere davanti allo specchio che la giovane Serpeverde aveva gusti impeccabili. Il vestito che mi aveva prestato, rosso, lungo fino a metà coscia e abbastanza stretto da mettere in risalto le mie curve, mi stava d’incanto.
Aveva lisciato i miei capelli con un tocco da maestra, e adesso questi mi accarezzavano delicatamente la schiena, e aveva azzeccato persino il trucco da usare.
Avevo temuto di assomigliare ad un clown, ma la mano esperta di Daphne non l’aveva permesso. Dimostravo forse qualche anno in più, ma sembravo un’altra. E mi sentivo un’altra, esattamente come Draco aveva promesso.
Quella sarebbe stata la mia serata.
La mia compagna di preparativi era incantevole, e in confronto a lei nulla poteva tutto il trucco usato da Pansy. Sospirai, rendendomi conto che probabilmente di fianco a Daphne nessuna sarebbe parsa granché. Doveva essere molto frustrante, per Pansy, che s’impegnava ad essere meravigliosa per Malfoy.
La sala comune verde-argento era stipata di studenti di ogni età, agghindati a festa. Tutti, presumibilmente, invitati alla festa.
Riconobbi qualche appartenente alla casa di Tassorosso e di Corvonero, e persino un paio di Grifondoro del sesto anno.
Gettai un’occhiata all’orologio, chiedendomi dove diavolo si sarebbe svolta la festa, se non in quella zona del castello. Quando abbassai gli occhi dal quadrante appeso al muro, ebbi un moto di sorpresa.
Sulle scale erano comparsi Draco e Blaise Zabini.
Blaise indossava un completo bianco che risaltava contro i capelli scuri, e rendeva i suoi occhi e il suo sorriso ancora più magnetici. Ma Draco Malfoy non assomigliava per niente al ragazzino che ero abituata a vedere girare con la divisa tra le aule.
I capelli erano umidi, lasciati bagnati dopo la doccia presumibilmente, e liberi di rimanere spettinati una volta tanto; il viso era disteso, e un sorriso illuminava i suoi occhi, che corsero sulla folla fino a fermarsi su di me.
Indossava una camicia scura e un paio di jeans, aveva la cravatta allentata e una giacca era buttata in modo molto casual su un braccio.
Mi sorrise, e non potei fare a meno di ricambiare.
Daphne mi spinse ad avanzare, e così raggiungemmo i due ragazzi, idolo chiaramente di tutti coloro che erano in quella sala comune quella sera.
- Hermione. – mi salutò Blaise divertito. – Sei incantevole, questa sera. Daphne mi congratulo, hai superato te stessa.-
Dal lieve rossore sulle gote della fanciulla mi resi conto di quanto contasse per lei il complimento di Blaise. E dovette rendersene conto anche lui, perché la prese sottobraccio e si allontanò con lei, facendo l’occhiolino a Draco e lasciandomi con lui.
- Blaise ha ragione. Allora, sei pronta per la tua serata alternativa?-
- Si.- confermai, sicura.
Lui sorrise, offrendomi il braccio.
- E sia. –
Mi scortò fino al camino, dove ci attendevano – con uno strano oggetto in mano – Daphne, Blaise e Pansy. Draco mi tenne per mano, e allungò anche lui la mano a sfiorare l’articolo.
In un istante mi resi conto che tutti nella sala avevano qualcosa tra le mani, e che più persone stringevano lo stesso oggetto. Compresi con un istante di ritardo e fu troppo tardi per ribattere: ero preparata ad una serata alternativa, ma usare una passaporta e uscire da scuola era troppo!
Uno strappo all’ombelico e vorticando la sala comune scomparve. Mi veniva da vomitare, di nuovo, e pregai che finisse presto.
Mi veniva da piangere. E avevo voglia di urlare.
Non appena i miei piedi toccarono nuovamente il suolo, lottai per liberare la mano dalla presa di Malfoy, ma lui – che sicuramente aveva immaginato la mia furia – mi trascinò lontana dal gruppo e mi poggiò le mani sulle spalle.
- Respira.- sussurrò. – Non c’è niente di diverso da ciò che avevamo programmato. Non sei la caposcuola Granger che deve rispettare le regole. Sei Hermione, una ragazza di diciassette anni come tante altre, che ha voglia di divertirsi.-
Bloccò la mia sfuriata sul nascere. Incatenai gli occhi nei suoi. – Mi hai giurato che non ci scopriranno.-
- E così sarà.-
- Non stai bluffando, adesso?-
Alzò gli occhi al cielo.
- Ti ho mentito su tante cose, Granger, ma non su questo. Pensi che rischierei di essere espulso da Hogwarts?-
Ci riflettei e decisi che potevo fidarmi. Poi aggrottai le sopracciglia.
- Su COSA esattamente mi hai mentito?-
Lui rise, passandosi una mano tra i capelli.
- In ordine di tempo, l’ultima bugia è che sei una ragazza di diciassette anni come tante altre. Stasera sei tutto, meno che una delle tante che vedi intorno a te.-
- Stai attento Draco, non è il primo complimento che mi fai. – risposi divertita. E poi, per dimostrare che potevo davvero farcela, potevo essere diversa, potevo lasciare che l’altra me stessa prendesse il sopravvento per una sera, mi feci maliziosa. – Non ti starai per caso innamorando di me?-
Lui rise. – Stasera sono fottutamente innamorato di te.- mi rispose, consapevole che tanto poteva dire ciò che voleva: l’indomani non avrei ricordato nulla, erano i patti. Poi alzò una mano a mostrarmi l’enorme salone in cui eravamo finiti. – Benvenuta nel mio regno, Hermione.-

***



-Hermione? Hermione ti senti bene?-
-Secondo te è morta?-
-Ron! Ma cosa dici?! Non vedi che respira?-
-Oh meno male-
Un colpo, presumibilmente uno schiaffo.
-Ginny mi hai fatto male.-
-Idiota. Guarda, si sta svegliando. Vattene, prima che ti trovi qui. Sono certa che non vuole vederti.-
Rumore di passi che si allontanavano.
Era tutto così distante. Forse ero morta davvero.
-Herm? Tesoro, sono Ginny. Mi senti?-
-Ha una brutta cera, Gin. Tu credi davvero all’influenza intestinale?-
Una risata.
-Harry, non credo certo che abbia tentato il suicidio. E’ troppo intelligente per fare una cosa del genere solo perché ha scoperto di Ron e Lavanda. Che poi, non ne vale nemmeno troppo la pena, potrebbe avere chi vuole.-
-Lo penso anche io.-
-E allora, visto che quello in lutto dovrebbe essere il tuo amico, va da lui. Lui si che dovrebbe buttarsi dalla torre di Astronomia. Herm ha solo preso qualche brutto virus.-
Ulteriori passi che si allontanavano.
Una benda bagnata sulla fronte, che mi fece pensare a quanta sete avevo. Mi costrinsi ad aprire un occhio, e trovai Ginny sorridente, accanto a me.
-Ciao- mi salutò, sottovoce. -Sei riemersa dal sonno.-
-Non mi sento bene- risposi, con voce roca. Qualcosa, come un sogno che chiedeva di essere ricordato, bussava alla mia memoria.
-E’ probabilmente a causa della sbronza colossale che hai preso ieri sera.-
Strabuzzai gli occhi.
-Come?-
Lei rise delicatamente e mi mostrò una pergamena.
-Ho ricevuta questa stamattina, via Gufo. Per essere arrivata così presto chiaramente è stata mandata dalla scuola. Sicuramente uno studente. Mi informava che eri nel tuo letto, in camera tua, e che avrei fatto bene ad inventarmi una scusa plausibile per la tua assenza dalle lezioni stamattina.-
-e hai obbedito agli ordini?- chiesi, lottando per aprire anche l’altro occhio.
-Ma certo. Ho detto che stavi male, avevi una brutta influenza intestinale e non avevi dormito. Volevano portarti in infermeria ma ho convinto tutti che sarebbe stato meglio lasciarti nella privacy della tua camera singola da caposcuola, con il tuo bagno privato. Non eri un bello spettacolo.-
-Grazie.-
-Harry non se l’è bevuta, ma terrò a freno le sue domande.-
Aprii ambedue gli occhi e riuscii a mettermi seduta, guardando con gratitudine Ginny che mi tendeva una bottiglia d’acqua.
Ne buttai giù quasi mezzo litro prima di riprendere fiato.
-E tu, cos’hai pensato?-
Alzò un sopracciglio.
-Non sono una novellina Herm, so riconoscere i postumi da sbronza quando li vedo. Ho pensato che ti sei divertita molto ieri sera e che ne avevi tutto il diritto.
Così come adesso hai il diritto di non raccontarmi niente e di cacciarmi via.-
Mi odiai per aver pensato male di lei.
-Non voglio cacciarti via. La tua posizione non era facile, capisco perché hai mantenuto il segreto.-
-Ho dato un ultimatum a Ron non appena l’ho saputo. O te lo diceva lui, o l’avrei fatto io. Ma hai scoperto tutto prima che potessimo fare qualcosa. E vale anche per Harry.-
Annuii. Lo sapevo.
Un bagliore rosso catturò la mia attenzione da dentro l’armadio. Improvvisamente, desideravo solo liberarmi di Ginny.
- Gin, ho bisogno di una doccia. Ti andrebbe di aspettarmi in sala comune?-
Lei annuì, rallegrata dal fatto che non sembravo arrabbiata. In effetti, non stavo nemmeno male. Ero furiosa, ma non per la faccenda di Ron e Lavanda, e nemmeno per i miei amici che non avevano parlato. E al contempo, ero elettrizzata.
Non appena fu uscita, mi alzai dal letto e mi avvicinai all’armadio. Lo spalancai, e – appeso a una gruccia – trovai il vestito che avevo indossato la sera prima.
I ricordi tornarono a galla.
L’enorme salone della casa di campagna di Draco, la musica perfetta, le luci soffuse. Ero stata con lui ogni istante. Avevamo ballato, riso insieme.
E provato qualunque tipo di alcolico offerto da Blaise, che era infallibile nelle combinazioni. Alla fine ero tremendamente ubriaca.
Eravamo rientrati alle prime luci dell’alba. Mano nella mano con Draco avevo permesso che mi accompagnasse in camera, l’avevo fatto entrare nella Sala Comune di Grifondoro e persino nella mia stanza privata, che anche i miei amici avevano avuto il permesso di vedere poche volte.
Lì, proprio davanti a quell’armadio, mi aveva baciata.
Ed era stato il bacio più meravigliosamente perfetto che avessi mai provato. Il finale perfetto di una serata incantevole, una serata in cui avevo permesso ad un’altra Hermione Granger di prendere il sopravvento, ma che avrei dovuto dimenticare.
Tirai fuori il vestito, e dalle pieghe dello stesso cadde un foglio piegato in quattro. Lo raccolsi e mi sedetti, aprendolo. Riconobbi la sua grafia elegante anche senza averla mai vista prima.

Tra le tante bugie che ti ho detto, la più importante è quella che hai scoperto questa mattina.
Come resistere? Questa notte mi hai mostrato una parte di te che non avevo mai visto, e che mi ha affascinato.
Non ero disposto a perderla, lasciandotela dimenticare.
Sono fondamentalmente egoista, e avresti dovuto aspettartelo, puoi dunque incolpare solo te stessa.
Ma guarda il lato positivo di tutto questo: hai scoperto che puoi essere diversa, e che non è così male.
Credi ancora che la tua vita sia finita perché Ronald Weasley ti ha tradita?
Puoi avere molto di più, e mi pare di esserne l’esempio vivente.
Io sono Draco Malfoy, Hermione, a me non è richiesto essere sincero, ricordi?
Da me, non se lo aspetta nessuno.
Ma sai che puoi credermi quando ti dico che mi hai dato il diritto di pretendere di più da te, e che ho tutta l’intenzione di approfittarne.
Non sai che fatica sfilarti il vestito e metterti a letto… parevi così dolce ed indifesa.
Forse ho fatto male a non approfittarne.
Non fare sfuriate, adesso, scendi da brava a pranzare in Sala Grande e, se ti capita sotto tiro, fa un bel sorriso a Weasley e ringrazialo da parte mia.
E ricorda: questo era solo l’inizio.

D.M.

 
  
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