Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Elizabeth_Carre    21/02/2017    0 recensioni
"Ma in questo giorno più triste di altri, la certezza che due di noi potrebbero morire nelle prossime settimane ci fa sentire già tutti morti, e forse un po' lo siamo già."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 9

 

 

 

Tradimento. È la prima cosa che leggo scritta negli occhi di Katniss quando Haymitch le comunica le mie intenzioni di essere preparato separatamente da questo punto in poi.

Ci ho rimuginato sopra tutta la notte e sono arrivato alla conclusione che questa sia la decisione migliore, non solo perchè il contenuto dell'intervista che ci faranno vorrei le rimanesse segreto fino al momento in cui la vedrà in diretta ma anche perché non voglio mi veda mentre la tradisco davvero.

Il mio piano è nato alle prime ore dell'alba, dopo aver passato una notte insonne.

Quando l'ho comunicato ad Haymitch ha storto subito il naso e ha cominciato a dirmi che sto sbagliando tutto. Che il miglior modo per tenere in vita Katniss il più a lungo possibile è starle accanto ma io sono stato irremovibile.

Ho visto gli sguardi omicida che le rivolgono la maggior parte degli altri tributi e so anche di cosa sono capaci.

La soluzione è una sola.

Guardo Katniss. La vedo delusa, ferita. Arrabbiata, e non posso fare a meno di sentirmi uno straccio. Vorrei abbracciarla e farle sapere quali siano le mie reali intenzioni. Dirle che la amo e che non la farei mai soffrire e che se fosse per me scapperei con lei adesso. Anche con il rischio di essere riacciuffati. Perché sì. Stanotte ho pensato anche alla fuga. Nella disperazione più profonda ho valutato l'ipotesi più assurda. Ma non c'è modo di scappare adesso.

Da qui non se ne va nessuno. Ed io e lei non avremo mai un futuro insieme.

Mi giocherò il tutto per tutto però. Per lei.

- Ottimo – dice. - Allora qual è il programma?

- Farete quattro ore ciascuno con Effie per la presentazione e quattro con me per i contenuti – dice Haymitch. - Tu cominci con Effie, Katniss.

Poco dopo, quando la porta della mia stanza si richiude alle mie spalle, vengo subito attaccato da un Haymitch furioso.

- Non voglio sentirti parlare di niente che non sia l'intervista con Cesar, non voglio che parli di strane alleanze e accordi ambigui – sputa tutto d'un fiato premendosi le dita sulle tempie. - Non dire una sola parola.-

Girovaga in preda all'ira per la stanza e alla fine si siede sul mio letto.

- Haymitch, sent… - inizio a dire ma lui mi blocca con un'occhiataccia truce.

- Facciamo così, ragazzo. Facciamo prima a modo mio. E poi, se le cose dovessero andare male, faremo quello che vuoi tu – mi guarda attentamente sondando le mie reazioni alle sue parole. Io sono più che deciso a procedere con i miei piani, tuttavia acconsento.

- Cosa vorresti che facessi per la precisione? - gli chiedo.

- Ma niente, niente – mi dice seccato. - Vorrei solo che ti impegnassi per piacere alla gente durante l'intervista. -

- Haymitch, non voglio piacere io, voglio che piaccia lei. -

- Allora mostra il lato carino del nostro distretto. Dovrai essere allegro, solare e carismatico. Tutto quello che lei non sarà. Fagli acquisire la bellezza interiore di cui sembra priva – mi dice spazientito.

- Ti assicuro che non è come la descrivi, fa solo fatica a farsi guardare – rispondo sospirando.

- Le parole di un ragazzo innamorato non contano. Conta ciò che la gente vedrà – mi dice.

Sentirgli dire ad alta voce quali siano i miei sentimenti per Katniss mi fa sussultare.

Non ho mai detto chiaramente di esserne innamorato e so che il fatto che io abbia deciso di morire per lei l'ha reso evidente ma suona strano detto da un'altra persona.

- Ragazzo, anche la capitolina se n'è accorta, l'unica col salame sugli occhi è la diretta interessata. Portia e Cinna hanno quell'aria addolorata quando posano gli occhi su di voi che è impossibile non subire l'influsso di tutti questi buoni sentimenti – mi dice Haymitch quasi scocciato.

Se all'inizio queste parole mi disturbano un po' perché non mi va di essere fatto oggetto di pietà, dopo poco che mi risuonano in testa, un'idea si fa strada nella mia testa.

E se il mio amore facesse in modo di rendere Katniss amata? Se farla oggetto del desiderio altrui la aiutasse a piacere agli sponsor? Se la pietà che Portia e Cinna provano al solo guardarci, si estendesse anche alla popolazione di Panem?

- Haymitch – dico alzando lo sguardo per guardarlo negli occhi.

Vedo le mie stesse macchinazioni riflesse nei suoi occhi e so che farlo sarà semplicissimo.

- Allora. Stammi bene a sentire, Peeta – mi dice stavolta serio, alzandosi dal letto e mettendomi le mani sulle spalle. - Ti dicevo che dovrai essere simpatico e affascinante – mi dice sorridendo.

Per le tre ore successive mettiamo in scena l'intervista con tutte le possibili domande che potrebbero essermi rivolte.

Rispondo a tutto con fluidità e sarcasmo. Non mi nascondo neanche quando mi fa domande un po' più personali. Dice che più cose la gente saprà di me  e più si affezionerà.

Prima che me ne accorga mi ritrovo con Effie, che mi fa indossare una camicia e mi insegna i modi di camminare della gente bene, come la chiama lei.

Non sono quattro ore faticose e anzi mi diverto a vedere le facce buffe di Effie mentre mi racconta delle quattro ore passate con Katniss.

- Peccato – dice afflitta prima di lasciarmi. - Ho fatto del mio meglio con lei. Ma è così piena di rabbia, di risentimento. Non credo che sia l'atteggiamento adeguato per una ragazza così carina. Potrebbe fare grandi cose – sospira. - Va be', ci vediamo a cena, caro.

A cena però Katniss non ci raggiunge e non so se il motivo sia il fatto che ce l 'abbia ancora con me per avere preferito una preparazione separata o se perché gli allenamenti con Effie ed Haymitch non sono andati per il meglio.

Sono contento tuttavia che non sia con noi. Non sarei riuscito a sostenere i suoi sguardi indagatori.

Alla fine della cena esco in balcone a prendere un po' d'aria.

Il vento fresco mi rinfranca.

Due giorni. Due giorni mi separano dall'arena.

Due giorni che preferirei passare con la ragazza che ho sentito urlare di frustrazione dalla sala da pranzo poco prima che la cena venisse servita, la ragazza che ha fatto volare piatti e bicchieri per tutta la sua camera. Il rumore di stoviglie infrante era inconfondibile.

- Sarai pronto per domani? - la voce di Haymitch alle mie spalle mi fa sussultare, e non so che dire. Non so se sarò pronto.

- Non lo so – dico sinceramente. - Se non dovesse funzionare il nostro piano, se lei decidesse di non fidarsi di me, dovrai proseguire con il mio. L'unica soluzione è questa. -

- Dopo avere visto la sua incapacità, credo che tu abbia ragione – sospira. - Quindi sei deciso? - mi chiede.

- Non sono solo deciso, Haymitch. Forse far nascere pietà nella gente di Capitol indispettirà ancor di più gli altri tributi. Una soluzione non esclude l'altra, purtroppo. -

L'indomani vengo svegliato dallo staff dei miei preparatori che con entusiasmo mi volteggiano intorno e fanno di me meraviglie.

Mi lavano e mi lucidano da capo a piedi.

Mi mettono un gel nei capelli per tirarmeli indietro e mi fanno indossare uno smoking nero lucido con motivi di fiamme in contrasto. Quando mi guardo allo specchio non sembro neanche io.

Incontriamo gli altri in ascensore e la vista di Katniss mi fa mancare un battito.

E' sfolgorante.

La pelle le splende come il sole e gli occhi le brillano, illuminati da tutte le pietre preziose di cui si compone il suo abito. Rosse gialle e bianche con qualche tocco di azzurro che accentuano la punta delle fiamme, che è il motivo del suo abito. Il fuoco.

Rimango deluso nel notare che non siamo vestiti più uguali ma non posso fare a meno di ammirare il talento di Cinna.

Ogni movimento del corpo di Katniss dà l'impressione che sia avvolta da fiamme. La mia ragazza di fuoco.

La gola mi si secca e rimango interdetto per qualche secondo, perché è Haymitch a darmi una spinta per far muovere i miei piedi.

Quando le porte dell'ascensore si aprono troviamo gli altri tributi vestiti in modo tale da attirare l'attenzione.

Durante le varie interviste tutti e ventiquattro verremo disposti a sedere in un ampio semicerchio per tutta la durata dello show.

Io sarò l'ultimo ad essere intervistato e la cosa mi sta più che bene perché mi consentirà di avere più tempo per pensare a come approcciarmi al pubblico.

Cesar Flickerman balza sul palco identico alla prima volta che esordì in questo stesso show quarant'anni fa.

Viso cosparso da un trucco bianco purissimo, capelli che ogni anno tinge di un colore diverso, quest'anno azzurro polvere, ma che tiene legati sempre allo stesso modo. Lo stesso abito da cerimonia blu scuro, punteggiato di minuscole lucine elettriche che brillano come stelle.

Nel Dodici iniziare ad avere le rughe è già una conquista.

Ricorrere alla chirurgia estetica per eliminare le imperfezioni a Capitol va di moda invece perché i segni del tempo non sono ben visti.

Qui i difetti di espressione li coprono con strati di trucco come Cesar che in questo momento ha le palpebre e le labbra intonate ai capelli.

Lo storico conduttore racconta qualche barzelletta per scaldare il pubblico e poi comincia con le interviste.

Ogni tributo ha a disposizione tre minuti poi scatta un segnale acustico e tocca al tributo successivo.

Dopo la ragazza del Distretto Uno, tocca al ragazzo dello stesso distretto.

E' Cato, il ragazzo del Distretto Due a farmi venire la pelle d'oca. E' una macchina assetata di sangue e me lo conferma adesso descrivendo a Cesar i modi in cui si è immaginato di far fuori più tributi possibili.

I suoi occhi sono sadici e il mio sguardo va automaticamente ad Haymitch che ricambia la mia occhiata e annuisce.

Le interviste si susseguono e Cesar si rivela essere davvero bravo nel suo lavoro.

Mette a suo agio tutti mostrandosi amichevole anche con quelli più nervosi. Ride alle battute più incerte e riesce a rendere memorabile anche la risposta più banale.

Prima che me ne renda conto vedo Katniss avviarsi verso il palcoscenico e raggiungere Cesar.

- Allora, Katniss, Capitol City deve essere un bel cambiamento rispetto al Distretto Dodici. Cos'è che ti ha colpito di più da quando sei arrivata qui? -

Dopo un primo momento di smarrimento lei risponde: - Lo stufato di agnello. -

Tutti ridono del suo timore nel rispondere alla domanda e io sorrido perché ho notato come lo mangia tutte le volte che lo servono per cena e so per certo che non avrebbe potuto rispondere più sinceramente di così.

Non ha notato le luci sfolgoranti. I palazzi. Gli arazzi, gli arredamenti. No. Il cibo.

- Quello con le prugne secche? - le chiede Cesar per metterla a suo agio. Lei annuisce. - Oh. Io ne mangio a secchiate – afferma Cesar, poi si gira di profilo rispetto al pubblico e inorridito si mette una mano sulla pancia e chiede: - Non si nota, vero? -

La gente grida e applaude per la battuta di Cesar fatta esclusivamente per far tranquillizzare  Katniss.

- Ma passiamo ad altro, Katniss – continua facendosi serio. - Quando sei apparsa alla cerimonia di apertura, mi si è fermato il cuore. Cos'hai pensato di quel costume? -

- Vuoi dire dopo che mi è passata la paura di bruciare viva? - risponde lei prontamente. La gente ride e lei scruta la folla quasi incredula di essere riuscita a scatenare ilarità.

- Sì, dopo -

- Ho pensato che Cinna era fantastico e che quello fosse il vestito più spettacolare che avessi mai visto e che non potevo credere di essere io ad indossarlo. Non riesco nemmeno a credere di essere io ad indossare questo – solleva la gonna allargandola. - Insomma, guardatelo! - dice. Poi fa una piroetta e delle piccole fiamme prendono vita alla base della sua gonna.

- Oh, fallo ancora! - chiede Cesar con la sorpresa dipinta sul volto.

E lei gira. Gira tenendo la gonna con una mano e mille fiammelle prendono vita attorno a lei.

- Non fermarti! - le chiede Cesar.

- Devo fermarmi, mi gira la testa! – afferma lei ridacchiando.

Cesar le mette un braccio attorno al fianco per fermarla. -  Non preoccuparti. Ti tengo. Non posso permettere che tu segua le orme del tuo mentore. -

Guardo Haymitch e noto il suo sguardo perplesso che scaccia le telecamere che si sono puntate su di lui, gentilmente con la mano, facendo segno di tornare su di lei.

- Va tutto bene – assicura Cesar al pubblico. -

l'intervista va avanti parlando del punteggio dell'addestramento. E quando le risposte non arrivano il cambio di argomento è obbligatorio.

Le chiede di Prim e del suo essersi offerta volontaria.

- Puoi parlarci di lei? - le chiede Cesar.

Il pubblico smette di mormorare incuriosito dalla storia della sorellina.

Katniss è incerta, ma alla fine è a loro che si rivolge quando parla.

- Si chiama Prim. Ha dodici anni. E io le voglio bene più che a ogni altra cosa al mondo -  sussurra ritornando con lo sguardo su Cesar.

- Cosa ti ha detto? Dopo la mietitura, intendo – chiede ancora.

La vedo deglutire e so per certo che le costa una fatica immane esternare i suoi pensieri e i suoi sentimenti. Ma non se la sta cavando male. La gente pende dalle sue labbra. Qualcuno versa anche una lacrimuccia.

- Mi ha chiesto di fare di tutto per vincere – risponde con la voce incrinata.

- E tu cosa le hai risposto? - insiste il presentatore.

- Ho giurato che l'avrei fatto – dichiara in tono deciso stavolta e raddrizzando la schiena.

- Ci scommetto – dice Cesar stringendola a sé. Scatta il segnale acustico e tra gli applausi di commiato per Katniss, mi alzo e mi dirigo tranquillamente accanto a Cesar.

- Allora. Tu sei Peeta, non è vero? - chiede Cesar sorridendo.

- Credo proprio di sì – rispondo sorridendo.

Cesar accompagna il mio sorriso con una risata sguaiata.

- Mi piace. E' arguto – dichiara rivolgendosi al pubblico che ride con noi.

- Grazie, Cesar. Anche tu – dico suscitando un'altra sua risata.

- Parlaci di te. Di cosa ti occupi nel tuo Distretto? - mi chiede.

- Sono il figlio del fornaio – rispondo senza neanche pensarci.

- E tu, quindi sai fare il pane, deduco. -

- Si. Ho imparato sin da bambino come utilizzare e impastare ogni tipo di farina per rendere il pane più dolce o salato, morbido o croccante. -

- Interessante – mi dice Cesar. - Sapresti descriverne i procedimenti? -

- Certamente, Cesar. Vedi. Il pane del nostro Distretto, è molto semplice da preparare. Potrebbe farlo chiunque. Anche tu. -

- Dici? - mi chiede.

- Si. Bastano acqua e farina e un po' di lievito. Però dovrai rimboccarti le maniche di questo bell'abito se vorrai impastare come si deve – dico sarcasticamente facendo ridere tutti. - Però sai, ho notato, venendo qui, che il pane degli altri distretti e molto diverso dal nostro. Voglio dire. Il pane del Distretto Quattro, ha un colore strano. Richiama il verde del mare. È fatto con le alghe, e ne rispecchia perfettamente il carattere. Quello del Distretto Otto invece è scuro, tipica caratteristica della pelle dei suoi abitanti e ha un retrogusto fruttato. E così via. Ad ogni Distretto il suo pane, quindi. -

- E che cos'è che ti ha colpito di più, di Capitol City? -

Senza pensarci un attimo rispondo: - Le docce. -

- Perchè che cos'hanno le nostre docce di particolare?-

- Vieni qui, Cesar – gli dico indicandogli con la mano il mio collo. - Dimmi, profumo ancora di rosa? - gli chiedo.

Il pubblico comincia a sghignazzare per questa gag di annusamenti.

- Sì – mi risponde Cesar dopo una bella annusatina.

- E adesso tocca a me – dico, e mi avvicino per annusarlo.

- Mmmh. Tu sei più profumato di me. Capisci? - gli dico.

Lui ride come un matto. - Abito qui da più tempo di te. Immagino sia per questo – ribatte ridendo ancora.

- Ma dimmi, caro Peeta. A casa non c'è una bella ragazza che ti aspetta? -.

Ed eccola qui. La domanda che aspettavo. Che speravo di ricevere. La mia occasione.

- No – rispondo poco convinto e abbassando lo sguardo per fare intendere che non mi va di parlarne.

- Un ragazzo bello come te! Ci deve essere una ragazza speciale. Coraggio, su, come si chiama? - mi chiede ancora come speravo.

- Be', una ragazza c'è – dico sospirando. - Ho una cotta per lei da che mi ricordo – dico, e pur essendo convinto e sicuro di quello che sto facendo, vorrei che le parole mi si fermassero in gola. Non voglio che la gente sappia di me. Che mi veda. E per la prima volta capisco il desiderio di Katniss di nascondersi. Ma devo andare avanti. Devo farlo. - Ma sono praticamente certo che lei non sapeva nemmeno che io esistessi, prima della mietitura. -

Un brusio di solidarietà si leva dal pubblico e so che ce li ho in pugno.

- Ha un altro compagno? - mi chiede Cesar compassionevole.

- Non lo so, ma piace a molti ragazzi – rispondo. Guardo casualmente in direzione di Haymitch e lo vedo annuire.

- Non c'è problema, ti suggerisco io cosa puoi fare. Vincere e tornare a casa. A quel punto non potrà respingerti, ti pare? - mi dice ridendo alla fine. Il pubblico applaude per questo suo consiglio e fischia in approvazione.

Io continuo con la mia parte.

- Non credo che funzionerà. Vincere… non servirebbe nel mio caso – dico afflitto. E non devo fingere per mostrarmi giù. Perché se fossi stato estratto soltanto io alla mietitura, forse avrei fatto di tutto per tornare da lei e per conquistarla. Forse avrei trovato il coraggio per dichiararle il mio amore.

Adesso non serve.

- E perché mai? - mi chiede Cesar perplesso.

E la sgancio. La bomba. Senza pensarci.

- Perchè… perché…. lei è venuta qui insieme me -.

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Elizabeth_Carre