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Autore: rora02L    21/02/2017    5 recensioni
ATTENZIONE: SPOILER POST 4X03
Sherlock decide di andare a trovare Molly per spiegarle il perché di quella sua particolare chiamata. Davanti ad una tazza di tè verde, parleranno di sentimenti ed etichette.
Partecipante alla sfida "A box full of prompt" del gruppo su FB: EFP famiglia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tè verde ed etichette.



Molly non lo guarda in faccia. Non lo fa, non lo ha fatto da quando è entrato in casa sua. Ha la testa chinata, mentre versa il tè verde dentro due tazze bianche con motivi floreali, dalla forma quasi cilindrica. Sherlock non dice nulla, non sa bene da dove iniziare, ma sa che dovrà iniziare lui.
Guarda il tagliere, con il limone mezzo tagliato sopra. E poi gli spicchi del frutto infilati sul bordo di entrambe le tazze. La donna mette bruscamente ed in fretta una tazza accanto a lui, per poi sedersi il più lontano possibile, impedendo a Sherlock di ringraziarla come stava per fare.
Molly si siede a tavola e beve un sorso, cercando di calmare il battito del suo cuore e di capire che diavolo prova. Sente rabbia per essere stata presa in giro, per averci sperato. Ma anche gratitudine, sapendo che Sherlock ha fatto una cosa tanto inusuale per lui, come dire “ti amo” ad una donna, anche se sotto costrizione.
E poi la delusione, mista ad una fievole speranza: avrebbe voluto che quel momento e quelle parole fossero reali e, una parte di lei, ancora ci vuole credere, in modo disperato. Si odia per questo ed odia lui per averle fatto una cosa simile.
Mentre pensa a tutte queste cose, Sherlock apre la bocca, ovviamente per dire qualcosa di stupido agli occhi di Molly, ma rilevante ai suoi: “Tè verde? Non bevi mai tè verde, quando siamo in laboratorio.”
Lei fa un sorriso amaro, guardando la sua tazza e stringendola tra le mani fredde: “Mi sorprende che tu abbia controllato cosa bevo, Sherlock. Ho sempre pensato di non esistere per te.”
Lui la fissa, aggrottando le sopracciglia. Sposta la tazza, lo distrae, e appoggia le mani sul legno, avvicinando il busto alla donna davanti a lui: “Molly, non dire cazzate.”
La sua voce è dura, come l’ha sentita parecchie volte, ma per questa volta ne è contenta, perché Sherlock è arrabbiato. Arrabbiato per il fatto che lei creda di essere una nullità ai suoi occhi.
Le scappa una piccola risata imbarazzata e Sherlock risponde con un rapido sorriso, vuole metterla a suo agio per spiegarle tutto. E allora riprende a parlare: “Devo parlarti, a proposito della mia ultima telefonata. Mi sembra giusto spiegarti come si sono svolti i fatti.”
Prende un respiro, come se dovesse iniziare a correre una maratona. Ma Molly lo interrompe, alzando finalmente lo sguardo ed incrociando i suoi occhi color ghiaccio: “Non è necessario. Ho… ho parlato con John, mi ha chiamata appena ha potuto per spiegarmi ogni cosa. Credeva che se te ne fossi occupato tu… beh, mi avresti ferita… e forse aveva ragione.”
Sospira, cercando ancora una volta di calmarsi, e ritorna con lo sguardo basso, nervosa per la situazione. Sherlock resta un attimo perplesso, strano che non si sia accorto che ci aveva pensato John alla cosa.
Strano anche che non glielo abbia detto. Ed allora capisce: John lo ha fatto apposta, dato che il detective era troppo impegnato con la polizia e la questione di sua sorella lo aveva distratto, ne ha approfittato per preparare Molly e per spiegarle l’accaduto. Lui adesso è in quell’appartamento non per discutere sugli avvenimenti, ma sui suoi effettivi sentimenti verso Molly. Sherlock però non ha idea di quali siano.
Avrebbe dovuto pensarci, ma la componente emotiva lo innervosisce, e parecchio. Inizia a tamburellare il tavolo, irritato da quel silenzio imbarazzante e dal ticchettio dell’orologio a muro appeso in cucina. Prende anche lui un sorso di tè, nella speranza che lo calmi: “Esistono tre tipi di tè, tutti ricavati dalle foglie della pianta del tè sempreverde, chiamata Camellia Sinensis: nero, verde e oolong. La classificazione dei tipi di tè varia in base al tipo di lavorazione a cui sono sottoposti, quello nero dopo essere stato essiccato viene fatto fermentare, il tè verde viene solamente riscaldato per allontanare il rischio di fermentazione mentre l’oolong viene fermentato solo parzialmente.- annusa la tazza, per poi concludere- Questo è decisamente tè verde nero. Questo tipo di tè ha svariate proprietà, tra cui l’abbassamento dello stress mentale e fisico. Ne deduco che sei stressata quando prendi questo particolare tipo di tè e che, a lavoro, quando prendi solo il breakfast, tu ti senta a tuo agio, probabilmente per il fatto che sei nel tuo studio, parlando del tuo lavoro e non dei possibili sentimenti che io potrei provare nei tuoi confronti.”
Molly sobbalza, per poi sorridere: “Come sempre, non ti sfugge nulla. E sei… straordinario.”
Il complimento non passa inosservato, al detective piacciono gli elogi. Ma Molly non ha terminato di parlare: “Per questo io sono troppo banale per uno come te.”
Lo guarda negli occhi, come se sapesse che c’è anche un’altra donna nella vita di Sherlock, una donna che non può essere minimamente paragonata a lei in quanto ad intelligenza e bellezza. Forse Molly la supera solo in lealtà, presenza e sincerità. Ma non in altro.
Lei deglutisce, cercando la forza per continuare quel discorso che aveva elaborato prima della comparsa del detective davanti alla porta del suo appartamento: “T-tu ami un’altra in realtà. Irene, giusto? C-con una come lei, io… - abbassa ancora di più il volto, ha paura che qualche lacrima le sfugga – I-io non posso reggere il confronto con lei. Q-quindi va bene. S-solo… non permetterle di ferirti.”
Il pensiero fa arrabbiare la scienziata, che alza di scatto il capo, incurante delle lacrime che stanno pericolosamente per scenderle dagli occhi: “Io non lo farei mai. Non permetterle di farti del male. Per nessuna ragione.”
Sherlock resta in silenzio, turbato da quelle parole che hanno un qualcosa che gli ricorda John, suo fratello ed anche i suo genitori.
Molly lo sta mettendo in guardia, vuole proteggerlo. Come fa il dottore quando sa che sta per fare qualcosa di avventato, troppo persino per lui. Irene è una mina vagante, lui neanche sa dove diavolo sia, potrebbe essere dall’altra parte del globo o sotto Buckingham Palace. Non sa molto di lei, eppure ha un magnetismo che lo incanta ed incatena.
Molly invece è lì, davanti a lui, nella sua fragilità. Eppure una donna tanto sensibile sembra che voglia proteggerlo, vuole proteggere lui, Sherlock Holmes. La guarda.
I suoi capelli sono legati in una coda di cavallo e gli ricadono sulle spalle, nota il loro colore tendente al rosso. Ha delle ciglia lunghe ed i suoi occhi, anche se ora leggermente arrossati, sono di un bel color cioccolato. Molly ha ragione, non è attraente, non è quel tipo di donna per cui gli uomini farebbero a botte. Forse non ha mai baciato nessuno ed il pensiero incuriosisce il detective, che posa il suo sguardo sulle labbra: carnose, rosee e senza trucco.
Lei è senza trucco, nemmeno un velo. Il fatto lo delude, stranamente, perché sa che Molly si trucca e si veste carina solo per lui, quando vuole fare colpo. O almeno ci prova. Senza accorgersene, apre la bocca e le chiede: “Quando hai dato il tuo primo bacio?”
Molly sobbalza e lo guarda stranita, senza riuscire a capire: “Come?”
Lui si accorge solo allora di quello che ha detto, ma si schiarisce la voce con un paio di colpi di tosse: “Molly, quando hai dato il tuo primo bacio? Quando eri una ragazzina, al college, al liceo? Era un ragazzino senza muscoli e con gli occhiali o un giocatore di football?”
Lei aggrotta la fronte, evidentemente irritata: “Sherlock, che diavolo…!?”
Sente l’impulso di scappare, si alza dalla sedia per farlo. Ma poi Sherlock le fa un’altra domanda: “Come ci definiresti, Molly?”
La donna si calma, riprendendo a respirare e ricordando a sé stessa che questo, forse, è solo l’ennesimo gioco manipolatore di Sherlock. Così gli risponde freddamente: “Non lo so, Sherlock. Nella vita ho sempre odiato le etichette.”
Lei si risiede, calmandosi e dicendosi che presto finirà tutto. Lo vedrà alzarsi come se nulla fosse, salutarla cordialmente ed uscire finalmente da casa sua, terminando quella tortura a cui nessuno dei due vuole sottoporsi. Sherlock ha intrecciato le dita, come fa quando pensa, e riflette sulle parole della amica.
Lui invece ama le etichette. Definisce ogni cosa che vede, le etichette lo rendono calmo, ma riconosce che, per questa volta, non ha nessuna etichetta da mettere accanto ai loro due nomi, per definire la loro relazione. Sicuramente sono amici, certo. Lui ci tiene a lei e lei ci tiene a lui, ma forse non nello stesso modo. Lei ha una cotta per lui, Sherlock lo sa bene. Ma non sa che cosa prova lui nei confronti di Molly. E neanche nei confronti di Irene.
Allora si dice che forse non ha abbastanza informazioni, ne deve avere altre. E sente nella sua testa la voce di John che, con la sua solita voce bacchettona, gli dice: “Sherlock, è una pazzia. Fermati, Sherlock, prima di fare male a qualcuno!”
E lui gli risponde, in un dialogo che avviene solo nella sua testa: “Mio caro John, è proprio questo il punto: voglio vedere chi si fa male. Voglio vedere se mi fa male.”
Si alza di scatto, prima che possa ripensarci o dare il tempo a Molly di comprendere che si sta avvicinando a lei. La donna lo guarda stranita e, meccanicamente, si alza anche lei, allontanandosi di un passo. Non abbastanza.
Sherlock le si avvicina a passi decisi, le cinge la vita con un braccio e poi la bacia. Senza chiudere gli occhi. Senza pensare a nulla, curioso di vedere cosa accadrà. Desideroso di dare finalmente una definizione, una etichetta a quello che Sherlock Holmes e Molly Hooper sono. Lei sospira, tra le sue braccia, e piange. Sherlock sente la mano destra della donna accarezzargli il volto, con un fare quasi materno.
Molly gli sistema un ciuffo di ricci corvini sfuggito e intreccia le dita negli altri. In quel momento, il detective la stringe di più. E pensa che, forse, sua sorella ha vinto un’altra volta la partita. La odia per questo.
E odia ancora di più se stesso, perché non riesce a dare una etichetta, a dare una definizione a tutto quello che sta provando.




Buonsalve a tutti voi, lettori. Per questa FF ho usato il seguente prompt:
36.Alessia Efp (_Alessia_C95) Fandom: Sherlock BBC. Coppia: Sherlock/Molly. Avvertimenti vari: spoiler (post 4x03), altri a discrezione dell’autore. Rating: verde. Prompt: “- Come ci definiresti, Molly? – - Non lo so, Sherlock. Nella vita ho sempre odiato le etichette. –“
Spero vi sia piaciuto, grazie per aver letto.
  
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