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Autore: Emily692    21/02/2017    1 recensioni
Quando mi risvegliai al mattino, scesi nel seminterrato per andare in bagno. Entrai in uno dei cubicoli e poi uscii. Mentre uscivo passai davanti al grande specchio in fondo alla stanza e vidi qualcosa di strano. Il mio vestito bianco, candido, era sporco di sangue e tutto ciò che era intorno a me era marcescente. Mi avvicinai allo specchio e istintivamente lo toccai. Nel momento in cui guardai negli occhi la mia immagine riflessa, mi ritrovai all’interno dello specchio.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OCCHI X SPECCHIO X ANIMA

 

La sera prima avevo partecipato ad una festa di Halloween dal tema “Spose cadaveri”. Non fu poi così male. Ci era stato offerto anche di poter rimanere a dormire, per chi abitava lontano. Io e la mia migliore amica decidemmo di rimanere a dormire nel teatro, dove si tenne la festa.

Quando mi risvegliai al mattino, scesi nel seminterrato per andare in bagno. Entrai in uno dei cubicoli e poi uscii. Mentre uscivo passai davanti al grande specchio in fondo alla stanza e vidi qualcosa di strano. Il mio vestito bianco, candido, era sporco di sangue e tutto ciò che era intorno a me era marcescente. Mi avvicinai allo specchio e istintivamente lo toccai. Nel momento in cui guardai negli occhi la mia immagine riflessa, mi ritrovai all’interno dello specchio.

Il mio riflesso mi guardò ghignando e poi se ne andò con il mio vestito candido, lasciandomi dentro quella dimensione fetida e con un vestito sudicio. Cominciai a girare per quella dimensione alla ricerca di un modo per uscirne. La struttura era uguale a quella reale, con l’unica differenza che sembrava essere stata abbandonata da secoli. Tutto era sporco e sembrava cadere in pezzi da un momento all’altro.

Raggiunsi quello che nella realtà era il palco, dove ci fermammo a dormire io e la mia amica. Lei non c’era in quella dimensione. Mi avvicinai al palco. Le poltrone erano intrise di umidità e il pavimento era ricoperto da una sostanza viscida di colore rossastro. Raggiunto il palco vidi il legno che marciva. Pensavo di salirci con un salto, ma poi decisi che era meglio prendere le scalette sul lato destro. Salii sul palco e pensai di oltrepassare le pesanti tende rosse, imbevute anche quelle della strana sostanza viscida del pavimento. Dietro le tende scoprii un odore nauseante. Tutta l’attrezzatura era marcia, in pezzi. Mi misi una mano davanti al naso tentando di filtrare l’aria, almeno quel poco che riuscivo. Mi voltai verso destra e vidi qualcosa ripiegato su sé stesso che sembrava stesse banchettando con l’attrezzatura del teatro. Feci rumore facendo un passo in dietro e quella cosa si voltò verso di me. Sembrava a un orso senza pelo, con muscoli lacerati che uscivano dalla pelle in putrefazione. La bava era rossa, chiaramente intrisa di sangue, e la testa…la testa non aveva occhi.

Dopo un secondo di terrore, tornai sul palco spostando rapidamente la tenda, mentre il mostro la squarciò per inseguirmi. Evitai le scalette e saltai giù dal palco. Attraversai di corsa la platea, fino ad uscire nell’atrio principale. Presi la direzione dei camerini cercando qualcosa che mi permettesse di difendermi. La bestia, pur correndo con quattro zampe, era troppo grossa per passare rapidamente nei corridoi, così presi terreno. Senza rendermene conto arrivai alla porta che usciva nel retro. Era bloccata con un bastone di acciaio. Sfilai il bastone con disgusto, per la sostanza viscida che lo ricopriva, e lo impugnai cominciando a voltarmi verso la direzione della bestia. Feci appena in tempo a voltarmi che la bestia s’infilzò praticamente da sola. Il grosso palo di acciaio le aveva aperto un buco nel petto, all’altezza dello sterno. Cadde a terra e io ancora presa dalla paura pensai che fosse il caso di colpirla ancora.

Mentre scagliavo gli ultimi colpi sul suo corpo ormai morto, notai qualcosa che luccicava all’interno della ferita nel petto. Mi fermai e cominciai a cercare tra la carne marcia della creatura. Trovai qualcosa e lo estrassi. Era un pendente rotondo. Assomigliava molto a quello che portava al collo la mia migliore amica. Notai che aveva un’apertura sul lato. Lo aprii e dentro ci trovai uno specchio. Mi ritrovai a fissare il riflesso dei miei occhi e improvvisamente ero tornata nel mondo reale. La puzza e il sudicio erano scomparsi. Solo due cose erano rimaste: il pendente che avevo in mano e le mani imbrattate di sangue. Mi venne un colpo al cuore. Guardai a terra e vidi la mia migliore amica distesa a terra, con uno squarcio nel petto, in un lago di sangue. Gettai via il pendente in uno scatto di angoscia.

Tornai ai bagni per lavarmi le mani. Anche l’abito sarebbe stato da pulire, era tutto sporco di sangue. Pensai che avrei potuto spacciarlo per sangue finto, residuo dalla festa della sera prima. Non mi guardai più allo specchio. Di una cosa ero certa: quando mi fissavo allo specchio, la realtà in qui mi trovavo cambiava. Non so per quale legge fisica o paranormale, ma io e il mio riflesso ci scambiavamo. Una volta tolto il sangue dalle mani, presi la giacca che avevo lasciato sul palco e me ne andai dal teatro.

Cominciai a camminare in fretta, com’era mio solito. Fuori, il sole, non era ancora alto. Le strade erano ancora deserte. L’aria era frizzantina, come sempre in questo periodo dell’anno. Attraversai la strada e cominciai ad allontanarmi dal teatro. Ero sconvolta per la mia migliore amica. L’avevo uccisa io. Mi sentivo in colpa.

Attraversai una lunga via di negozi. Casa non era molto lontana. Ad un certo punto, sentii qualcuno battere contro la vetrina a cui stavo passando davanti. Guardai la vetrina spaventata e, senza neppure volerlo, mi ritrovai a guardare il mio riflesso un’altra volta. Il riflesso era con entrambi i pugni appoggiati al vetro e mi fissava, sempre con quel suo ghigno beffardo. Ci fissammo negli occhi e avvenne di nuovo lo scambio. Mi ritrovai di nuovo in quel mondo marcio, abitato soltanto da bestie assetate di sangue. Il mio riflesso appoggiò una mano sulla vetrina. Feci lo stesso, sperando in un nuovo scambio, e invece venni colpita da una visione.

Venni catapultata in dietro nel tempo. Doveva essere circa il 1400. Il teatro era in costruzione, ma nelle diciture dei lavori c’era scritto che era il nuovo palazzo di giustizia. Affianco a me comparve il mio riflesso, in abiti quattrocenteschi. Con un movimento della mano fece scomparire la struttura in costruzione e me la mostrò finita. La visione cambiò di nuovo e mi ritrovai all’interno del palazzo di giustizia. Era in corso una sentenza contro una donna, e poi un uomo, e ancora donne. Il mio riflesso mi portò in quelli che per me erano i bagni del teatro, ma nella visione erano le segrete del palazzo di giustizia. Erano marce, proprio come il mondo all’interno dello specchio. Mi mostrò delle guardie che torturavano a morte i prigionieri. Erano tutti accusati di eresia, o di stregoneria. Ad un certo punto la visione cambiò di nuovo. Dovevano essere passati parecchi anni. Vidi il mio riflesso all’interno delle segrete. Stava recitando un incantesimo davanti allo specchio in fondo al corridoio. Ce l’aveva portato lei. Alla fine dell’incantesimo venne raggiunta da una guardia che la colpì alle spalle. Lei cadde a terra, dolorante, e spiegò che ormai era troppo tardi, che la maledizione era già stata lanciata. Chiunque avesse fissato il riflesso dei propri occhi nello specchio sarebbe vi entrato e avrebbe vissuto l’inferno che stava vivendo lei.

La visione scomparve e io tornai a guardare il mio riflesso nel mondo reale che ghignava. Tutto era chiaro. Fui stata colpita dalla maledizione che io stessa avevo lanciato. Io sono la reincarnazione di quella strega. E lo specchio…era solo un tramite, una scusa, uno strumento.

Gli occhi, sono lo specchio dell’anima.

   
 
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