Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Suilejade    21/02/2017    0 recensioni
Vi è mai capitato di odiare tanto una persona ma finire con l'amarla?
L'odio e l'amore sono due facce della stessa medaglia, ed è facile oltrepassare il fragile confine che le divide.
"Errare è umano, perdonare è divino"
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





La spiaggia pullulava di ragazzi e il gruppetto appena arrivato fece fatica a ricavarsi uno spazio per loro. Nonostante tutta la confusione, tra ragazzi che giocavano a calcio, a pallavolo, con le racchette e via dicendo, si riusciva comunque a distinguere la suddivisione dei diversi anni: le prime si erano messe in fondo alla spiaggia, le seconde più vicino, le terze erano sparpagliate ovunque mentre le quarte se ne stavano belle spaparanzate nel mezzo, con l’aria di chi, dopo anni di frequentazione, era diventato padrone incontrastato del bagnasciuga.
Il gruppo di amici stese disordinatamente gli asciugamani nell’ultimo angolo di sabbia rimasto libero
- L’ultimo che si butta in mare paga pegno! – urlò Lucas cominciando immediatamente a correre, senza dare il tempo agli altri di reagire
- Ma non è giusto! Non puoi fare così! – urlò Domino partendo al suo inseguimento con la determinazione di chi ha i freni inibitori allentati a causa dell’alcol. Quando si tuffò in acqua sentì la sua temperatura corporea scendere di almeno una decina di gradi, e riemerse felicemente ritemprata. Subito dopo di lei si erano lanciati dentro a rotta di collo anche gli altri, con in coda Marc, che si era fermato a prendere un pallone da pallavolo
- Malpelo la penitenza tocca a te! – gli gridò dietro Elizabeth ridendo
- Non è giusto, mi sono fermato a prendere la palla così non dobbiamo uscire per giocare, dovreste solo che ringraziarmi
 
Il pomeriggio passò spensieratamente e quando i ragazzi rientrarono all’albergo era ora di cena. Ognuno si diresse nella propria camera a prendere l’occorrente per la doccia. Domino sfilò in accappatoio per il suo piano, cominciando a salire le scale, quando raggiunse il secondo Lucas e Peter si unirono a lei. Arrivati ai bagni si divisero, andando ognuno nel proprio. La ragazza si sistemò in una doccia e cominciò a fischiettare una canzone che le ronzava in testa da tutto il giorno, quando finì di lavarsi si diresse verso i lavandini e cominciò ad asciugarsi i capelli con uno dei macchinari messi a disposizione dall’hotel, affianco a lei molte altre ragazze stavano facendo lo stesso, altre invece erano già vestite e si stavano truccando o pettinando. Quando la sua chioma bionda fu abbastanza decente si pettinò i capelli e si fermò a scambiare due parole con una ragazza di un’altra classe che aveva incrociato parecchie volte nei corridoi.
Uscì dal bagno qualche minuto dopo, ormai asciutta, e mentre rifletteva su come vestirsi quella sera per poco non venne investita in pieno da una mandria di ragazze indemoniate mezze nude che si precipitarono all’ingresso dei bagni maschili, e, come si aspettava, vide spuntare in mezzo a quella massa urlante la chioma bionda e bruna dei beniamini delle donzelle in questione. Ovviamente i ragazzi in questione non avrebbero potuto uscire in accappatoio o completamente vestiti come la gente normale, no di certo, per disintegrare come si deve i poveri cuori delle loro fan era assolutamente necessario indossare solo un asciugamano in vita, dall’aria poco stabile oltretutto.
 
Cristo santo, un po’ meno esibizionisti non si poteva?
 
La bionda alzò gli occhi al cielo e, dopo aver allungato un’occhiata attenta al ben di Dio che sfoggiavano così orgogliosamente quegli uomini, si girò dall’altra parte e cominciò a scendere le scale. Non fece in tempo ad appoggiare il piede sul primo gradino che venne intercettata da un – Ehi Dom, aspetta un attimo! – e non poté fare a meno di arrestarsi e aspettare che colui che l’aveva chiamata la raggiungesse. Quando Raoul l’affiancò, ricominciò la sua discesa – Desidera? – chiese lei sarcastica, tentando di mantenere lo sguardo di fronte a sé per non essere distratta dalla troppa pelle esposta dal giovane
- Dopo cena io e Cam stavamo pensando di andare alla calla dei tre scogli, vi va bene se ci troviamo là?
- Credo non ci siano problemi, a parte la vostra presenza ovviamente – commentò ironica fermandosi al piano del ragazzo, mentre quest’ultimo ridacchiava, ormai abituato alle battute acide di lei – tra parentesi come hai fatto a venirmi a parlare senza che quel gruppo di indemoniate mi linciasse? Non dirmi che hai fatto togliere l’asciugamano a Cam per distrarle e te la sei svignata?!
- Qualcosa del genere – si limitò a rispondere lui ridendo di gusto, dirigendosi verso la sua stanza.
 
Fortunatamente in mensa i posti erano liberi, altrimenti ci sarebbe davvero stata una sommossa dopo il brutto tiro delle camere a sorteggio. Il gruppo di amici si accomodò ad un tavolo vicino ad una grande finestra con dei vassoi stracolmi di cibo, d’altronde non avevano mangiato niente per tutto il pomeriggio.
- An sì, prima mi ha fermato una di quelle portatrici di sifilide ambulanti e mi ha informato che più tardi andranno alla calla dei tre scogli, io le ho detto che per noi andava bene – esordì Domino infilandosi in bocca con un po’ di difficoltà una foglia di insalata più grande delle altre
-Portatrici ambulanti.. – cominciò Sofie perplessa
-..Di che cosa? – concluse per lei Stacy
- Sifilide, una malattia sessualmente trasmissibile – le spiegò paziente May
- Ma quindi stai parlando.. – cominciò una
- Di Cam e Raoul? – concluse l’altra
- Bingo – rispose la bionda, era incredibile come, indipendentemente dall’espressione usata, se si parlava di qualcuno con malattie veneree tutti capissero immediatamente a chi ci si riferiva. Chissà per quale motivo.
- Non credo ci siano problemi – commentò Marc tuffandosi in un budino al cioccolato
- Tranne il fatto che ci sono loro – gli fece notare Lucas
- E’ quello che gli ho risposto anche io – fece notare la bionda con un sorriso
- A me va bene che ci siano anche loro, hanno portato un sacco di cose interessanti – disse Elizabeth facendo spallucce, come se quella fosse l’unica ragione per cui le andasse bene la loro presenza
- Quanta roba portiamo via? – chiese il biondo
- Il minimo indispensabile, non vorrei finire tutto la prima sera – gli rispose Marc lucidando il cucchiaino dagli ultimi residui del dolce
- Ma non mi va nemmeno di rimanere sobria – osservò Domino
- Beh, ci penserai tu, Lucas. Sei tu l’esperto in queste cose, fai un po’ di calcoli –  chiuse l’argomento la rossa addentando una mela.
 
Finita la cena si rifugiarono ognuno nella propria camera, la bionda si mise un po’ di trucco e si infilò un bikini nero sotto la salopette di jeans chiaro, non appena fu pronta andò a bussare alla sua amica, quando si ritrovarono entrambe in corridoio corsero al piano inferiore di soppiatto, per non farsi scoprire dai professori, che altrimenti le avrebbero rimandate in camera con tanto di ramanzina. Passarono per le cucine sorridendo ai cuochi, ormai complici da anni delle loro scappatelle notturne, e uscirono dalla porta di servizio.
Sentirono un fischio provenire dal boschetto ombroso che si apriva davanti a loro, e vi si inoltrarono, trovarono i loro cinque amici ad aspettarle di fianco ad un alto pino marittimo con l’aggiunta di Peter ed altri due ragazzi della squadra, James e Kevin. Lucas sembrava aver preso alla lettera le richieste della giovane.
Una volta raggiunti, si avviarono su un sentierino pietroso semi nascosto dall’erba alta. Quei ciuffi di vegetazione solleticavano le gambe nude, a volte graffiandole quando erano troppo secchi.
Lucas aveva sulle spalle uno zaino stracolmo che dava l’idea di essere molto pesante, ma che si sarebbe alleggerito molto prima dell’alba. Arrivarono a quello che sembrava un vicolo cieco, si trovarono davanti un massiccio scoglio composto da tre grandi massi, da cui nasceva il nome della calla. Senza scomporsi troppo si misero a camminare in fila indiana per una stradina in salita sulla sinistra, larga poco più di due passi, appiattendosi contro la superficie ruvida per schivare il più possibile i rami sporgenti degli alberi. Dopo una ventina di metri a camminare semi accovacciati la loro visuale si liberò, e si trovarono davanti una bellissima baia, lunga un centinaio di metri al massimo, la cui sabbia particolarmente chiara sembrava riflettere la luce della luna nascente.
I ragazzi cominciarono a scendere il sentiero, che si fece ripido e sdruccevole. Più volte si sentirono levarsi le imprecazione di qualcuno che per errore aveva appoggiato il piede su di un sasso che spostandosi gli aveva fatto perdere l’equilibrio. Nel tratto finale fu addirittura necessario accucciarsi per evitare di cadere e poi, dato che il sentiero si interrompeva a circa un metro e mezzo da terra, fu necessario saltare.
All’ombra della scogliera, nell’angolo più lontano della spiaggia, era stato acceso un falò, intorno al quale si muovevano le ombre di sette persone. Man mano che si avvicinavano la musica si faceva sempre più sentire e finalmente riuscirono a distinguerne i volti, c’erano Raoul, Tate, Cam, e quattro giovani ignoti, due ragazze e due ragazzi.
I due gruppi si salutarono non troppo calorosamente, ma d’altronde erano ancora troppo sobri per andare completamente d’accordo. Lucas si levò lo zaino dalle spalle e cominciò a svuotarlo vicino ad un tronco-panchina, dove erano già stati appoggiati altri alcolici e qualche pacchetto di patatine e caramelle.
 
- Ma buonasera, pensavamo vi foste persi – li salutò freddamente Tate – ma d’altronde, dato il vostro QI non sarebbe stata una sorpresa
- Simpatica come un istrice nel culo- le rispose Marc. Non andava bene, se ci si cominciava ad insultare dopo solo trenta secondi figurarsi dopo mezz’ora.
-Evitiamo di rovinare la serata per niente – si mise in mezzo Domino, come un giudice di pace – vorrei poter bere senza preoccuparmi dello scoppio di risse varie ed eventuali – e come a sottolineare il concetto si avviò verso il deposito di alcolici, riprese la bottiglie di vodka liscia iniziata il pomeriggio, la sollevò in aria e dopo aver esclamato un – Na zdorov’ye*! – ingurgitò una decina di grandi sorsate. La lava ardente le scese in gola e le si depositò nello stomaco, cominciando a bruciarle la razionalità. Adorava quella sensazione.
- Ecco! E’ così che si fa, prendete esempio, bevete, fate amicizia, scopate e siate felici! – esclamò Raoul fiondandosi anche lui sugli alcolici, seguito a ruota da tutti gli altri.
- Sai sempre come dare spettacolo – le sussurrò Cam alle sue spalle. Domino sobbalzò, non avendolo visto avvicinarsi – E sono ancora sobria, aspetta di vedere quando sono marcia – sogghignò lei, cominciando a togliersi la salopette, facendo finta di non notare le occhiate stupite che le venivano rivolte. Si avvicinò ad Elizabeth, che aveva appena appoggiato un bicchiere di plastica vuoto su di un tronco, e le sfilò la maglia da dietro. Un urletto sorpreso uscì dalle labbra della rossa – Ma sei scema! Pensavo fossi un pervertito!
- Più o meno non c’è molta differenza – commentò Lucas che aveva assistito a tutta la scena
- Dai pigrona togliti i pantaloni che andiamo a farci il bagno – finchè aspettava che la sua amica mettesse in azione quanto le aveva detto la bionda si scolò un bicchiere colmo fino all’orlo di tequila
- Vedi di non finire in coma etilico – la rimbecco l’amica affiancandola mentre si avviavano verso l’acqua. Erano appena giunte sul bagnasciuga quando si videro sfrecciare di fianco tutti gli altri, che sembravano aver seguito il loro esempio, Tate venne buttata in acqua da uno dei ragazzi sconosciuti, mentre Kevin, che aveva una cotta storica per Elizabeth, approfittò della situazione per fare altrettanto. Domino rise di gusto, mentre i suoi piedi cominciavano a bagnarsi nell’acqua salata
- Sei troppo lenta – di nuovo quella voce la prese di sorpresa alle spalle facendola rabbrividire, ma non fece in tempo a reagire in alcun modo che venne sollevata e lanciata in acqua. Ma lei decise che non sarebbe affondata da sola e si aggrappò al suo aguzzino, trascinandolo in acqua con lei.
Quando riemersero la giovane tossì un paio di volte – Che razza di stronzo, mi hai fatto prendere un colpo – gli occhi della giovane si specchiarono in quelli di Cam ad una distanza troppo ridotta perché potesse rimanere indifferente al suo fascino.
- Beh, vedo che non sei morta – il famoso sorriso da cattivo ragazzo si allargò sul suo viso, mentre la sua voce le accarezzava la pelle
- Per tua fortuna, altrimenti il mio fantasma ti avrebbe perseguitato per tutta la vita – rispose lei stizzita, schizzandolo con dell’acqua, tentando, inutilmente, di distogliere l’attenzione da quei pettorali marmorei
- Come minaccia non è granché – la informò lui, sogghignando al gesto infantile delle ragazza, e detto questo si immerse sott’acqua. La giovane cercò di seguire i suoi movimenti subacquei, ma inutilmente, non c’era abbastanza luce. All’improvviso sentì un movimento tra le sue gambe. La testa del giovane si infilò fra di esse e si sollevò in piedi, avendo la ragazza sulle spalle, per poi spingerla all’indietro facendola cadere nuovamente in acqua, il tutto accompagnato da un urletto di sorpresa che Domino non riuscì a trattenere.
Quando riemerse sconvolta per la seconda volta nel giro di un minuto stava fumando di rabbia – Ma io ti spacco la faccia, puttana!



*Alla salute! in russo


-Hieme.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Suilejade