Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Ricorda la storia  |       
Autore: Echocide    22/02/2017    4 recensioni
Tikki è condannata a un'esistenza immortale e susseguita di morti: è una sirena e il suo unico scopo è dare in pasto delle vite umane al Mare, suo Genitore e Sposo. Ma dopo l'ennesima morte, nel piccolo villaggio in cui si ferma, incontra qualcuno...
Plagg odia il mare che gli ha portato via la sua famiglia e odia anche la nuova arrivata, che odora di salsedine, ma allo stesso tempo non può stargli lontano...
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Plagg, Tikki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: La sirena
Personaggi: Tikki, Plagg, Altri
Genere: mistero, sovrannaturale, romantico
Rating: G
Avvertimenti: Alternative Universe, longfic, Original Characters
Wordcount: 1.494 (Fidipù)
Note: Salve salvino! Bene, se avete aperto questa fanfiction mi avete dato una possibilità (oppure ormai date per scontato che sia qualcosa di bello. Ah, illusi!). Ok, la pianto di scherzare e passo subito a spiegarvi la storia: qualche tempo fa, da avida lettrice quale sono, ho finito un libro sulle sirene e presa dal vortice in cui ero mi son detta: 'perché non scrivere qualcosa su Miraculous con le sirene?'. Ho pensato e ripensato, ma non volevo scrivere la solita storia con Adrien e Marinette, finché non si è accesa una lucina: perché non fare una fanfiction con Tikki e Plagg umani? E quindi ecco che nasce 'La sirena' (momento di attenzione per la fantasia del titolo).
Vi informo che questa storia, inoltre, si alternerà a ruota con Inori e Scene e...niente. Fine delle spiegazioni.
Vi lascio direttamente alla lettura!


Chiunque i lidi incautamente afferra
Delle Sirene, e n’ode il canto, a lui
Nè la sposa fedel, nè i cari figli
Verranno incontro su le soglie in festa.
[Odissea – Omero]



Lo sguardo blu osservò il pescatore, mentre alzava la testa e si guardava attorno: una vittima ignara di ciò che lo attendeva, che proseguiva tranquilla le ultime ore della sua vita.
Rimase immobile, guardando l’uomo prendere gli abbecedari e controllare la lenza, prima di effettuare una manovra e lanciare l’amo in acqua non molto distante dalla barca: lo aveva seguito per giorni, studiando la sua vita e cercando di capire perché era stato scelto.
Perché il Mare voleva proprio lui.
Ma non aveva trovato risposta alla sua domanda, scoprendo che si trattava solo di un uomo in pensione, la cui unica passione era la pesca e che amava alla follia le sue due nipotine.
Nient’altro.
Eppure Lui lo voleva, così come aveva voluto tante altre persone.
La ragazza chiuse gli occhi, issandosi sulla roccia e ignorando le onde che le spruzzavano il volto, mentre i lunghi capelli cremisi le aderivano alla schiena nuda: doveva cantare, doveva farlo e dare quella vita al Mare che tanto l’agognava.
Inspirò profondamente, ascoltando la canzone provenire da dentro di lei e poi aprì la bocca, iniziando a far uscire le prime note.
Chiuse gli occhi, decisa a non vedere il teatrino che presto sarebbe iniziato: l’uomo avrebbe abbassato la canna da pesca, si sarebbe guardato intorno con l’aria confusa e poi si sarebbe gettato, venendo accolto dai flutti.
Una vita per cento.
Era questo che si diceva, ogni volta che induceva un umano a gettarsi.
Ogni volta che uccideva qualcuno.
Il rumore di qualcosa che cadeva in acqua la ridestò, facendole aprire le palpebre e osservare la barca abbandonata, mentre lei continuava a cantare la sua nenia e una lacrima silenziosa le scendeva lungo la guancia: era un mostro che uccideva persone e poco importava che lo facesse per salvare altre vite, per tenere buona la furia del Mare.
Finì di cantare, quando fu certa che la vita era stata assimilata e inglobata e sentì la vibrazione nell’acqua, segno che Lui era contento.
Si asciugò veloce la lacrima che era sfuggita, gettandosi poi nell’acqua e nuotando veloce verso la costa, fino ad arrivare nella piccola baia nascosta da cui era partita – da cui partiva ogni volta – e si issò sugli scogli, rimanendo ben nascosta dalla spiaggia poco distante e dalla strada, che si affacciava su quella parte di mare: sarebbe stato un po’ difficile spiegare perché, al posto delle gambe, aveva un’enorme coda di pesce.
Sarebbe stato un bel problema rivelare che era una sirena e quello che faceva.
Si appoggiò con le braccia alla roccia, osservando il cielo sereno: non ricordava molto della sua vita prima di diventare una sirena; il Mare non parlava mai molto e le poche cose che sapeva le aveva apprese, quando cercava un legame con il suo Genitore.
Sapeva di essere stata una ragazza umana e che, in qualche modo, era stata in bilico fra la vita e la morte mentre l’acqua si chiudeva attorno a lei e Lui l’aveva reclamata per sé, donandole una vita immortale e una voce che era fiele per gli esseri umani.
In cambio di ciò, doveva semplice sfamare quel Padre e Sposo non voluto: una vita per salvarne altre cento, questo era stato il monito che Lui le aveva detto, la prima volta che aveva dovuto uccidere.
Per salvarne molte, per impedire al Mare di riversare la sua furia contro la terraferma e chi ci viveva, doveva condurre alla morte poche vittime: era semplice. E doloro allo stesso tempo.
Abbassò lo sguardo, osservando la coda asciugarsi e scivolare via come polvere, lasciando posto a un paio di gambe umane; con poca fatica si issò in piedi e veloce andò a recuperare gli abiti umani che aveva nascosto lì vicino: sarebbe rimasta in quel posto ancora per un po’, il tempo per osservare i cari della sua vittima piangere la perdita e, se fortunati, il Mare avrebbe dato loro anche un corpo da sotterrare, anche se raramente lo faceva.
Si vestì con difficoltà, mentre le sue mani tremavano come ogni volta: quanto ancora avrebbe resistito? Quante vite doveva ancora togliere, prima che s’incrinasse e si rompesse?
Aveva incontrato altre sirene come lei, alcune anche più anziane e in quest’ultime aveva avvertito la stessa freddezza del Mare: non c’era umanità nei loro sguardi o dolore quando cantavano e uccidevano.
Erano Figlie del Mare, esattamente come sarebbe diventata lei un giorno.
Non c’è futuro per una sirena, le aveva detto un tempo una delle anziane, diventerai una Figlia del Mare prima o poi; si era fermata poi, facendo vagare lo sguardo verso l’acqua azzurra e aveva sospirato: c’è una sola possibilità, che ti può dare una vita umana: trovare qualcuno che ti ami più del Mare. Ma dove pensi di trovare un amore più forte di quello di Lui? Dove puoi trovare qualcuno che veda al di là dell’aspetto che il Mare ti ha donato?
E, in effetti, era difficile che qualcuno oltre la sua apparenza: sapeva che gli umani venivano ammaliati dal suo aspetto esteriore, non molto diverso da quello che aveva da umana ma enfatizzato dal potere del Mare.
Chi avrebbe mai potuta vederla davvero per quel che era?, si domandò mentre si legava i capelli in una treccia e recuperava il berretto che si era portata dietro, calandoselo in testa e calcandolo bene, in modo che la visiera le coprisse parte del volto.
Si issò sugli scogli, raggiungendo velocemente la strada e iniziando a camminare verso il piccolo paese: sapeva che il figlio dell’uomo che aveva ucciso possedeva l’unico bar-ristorante del posto ed era intenzionata ad andare là e attendere il momento in cui la notizia sarebbe giunta.
Infilò le mani nelle tasche del giaccone, tenendo la testa bassa e camminando spedita, raggiungendo così velocemente le prime case del centro abitato e, poco dopo, il locale: entrò, osservando i pochi avventori e sorrise al ragazzo dietro al bancone.
Nooroo, così le aveva detto di chiamarsi quando aveva provato a interagire con lei e racimolando solo sorrisi cordiali che erano stati accolti da un balbettio imbarazzato: non poteva parlare, altrimenti lo avrebbe condannato e lui aveva associato il suo mutismo a un atteggiamento altezzoso e  glaciale.
Il ragazzo accolse il suo sorriso con un’espressione impacciata e lei si accomodò a un tavolo in disparte, aspettando che Nooroo le portasse la sua solita ordinazione, voltandosi poi verso la grande vetrata e osservando il mare che si vedeva in lontananza, sentendo il rumore delle onde nonostante il vetro e gli schiamazzi degli avventori del locale.
Il Richiamo, così veniva chiamato dalle altre sirene ed era anche il motivo per cui loro non vivevano molto sulla terraferma: il Mare le richiamava sempre e incessantemente.
Si strinse nel giaccone, sentendo un brivido correrle sotto la pelle molto simile a quello che avvertiva quando, nell’acqua, si trovava nelle vicinanze di un predatore; spostò lo sguardo, vagliando i pochi clienti e notando solo allora il giovane uomo che la fissava sfacciatamente: gli occhi verdi avevano un che di felino e seguivano attentamente ogni suo movimento, quasi come che lei fosse la preda.
Quasi come un gatto con il topo.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Echocide