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Autore: Erina91    22/02/2017    3 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Istinto paterno


Mancava ormai un paio di giorni alla fine del nuovo viaggio di lavoro e domani si sarebbe svolto il banchetto tanto agognato. Avevano noleggiato gli sci e tutta l'attrezzatura per lo sport invernale fino ad oggi e infatti il gruppo di sciatori composto da lui, Erina, Marika, Alice e Hisako si trovava nuovamente sulle piste dalle 10.00 di mattina. Erina, dopo aver fatto una piccola lezione extra con lui un paio di giorni fa, aveva fatto qualche passo avanti con la posizione delle gambe e scendeva dalla pista più fluidamente rispetto a prima. Certo.. era chiaro avesse una capacità d'apprendimento notevole, ma il suo aiuto era servito. Mentre completava la pista seguendo la scia di Alice e Hisako, stava ripensando a tutto quello che era successo quel giorno quando lui e Nakiri si erano trovati da soli e soprattutto al bacio che si erano scambiati.
Quella sensazione paradisiaca di passione e il voglioso desiderio di ripetere al più presto l'esperienza di quel bacio mozzafiato e le impareggiabili emozioni provate, che aveva rivissuto dopo sei anni, non l'avevano mai abbandonato negli ultimi due giorni in cui lui e Nakiri si erano a malapena parlati. Tra l'altro, ogni volta che la vedeva comparire insieme a Suzuki_dopo la giornata di sci_non solo provava una gelosia folle, mai sentita per nessuno, ma incrociando lo sguardo di lei sentiva la gola chiudersi da quanto cercasse di trattenersi dal non fissare le sue labbra, per non ripensare alla loro morbidezza quando aveva posato le sue su quelle di lei o sentire i polpastrelli che ricordando accarezzavo appetitosamente il suo corpo. Era una vera tortura emotiva sopportare tutto questo pur sapendo che, se solo Nakiri si fosse lasciata andare o gli avesse spiegato i motivi dietro al suo continuo ritrarsi, sarebbe potuto esserci lui al posto di quell'uomo. Invece, come lei gli aveva fatto capire, lo stava palesemente ignorando con una perpetua espressione di sofferenza e tristezza sul volto. Perché faceva così? Perché era tanto ostinata e masochista?
Stava diventando insostenibile passare sopra a tutti i dubbi e le domande che lo assillavano riguardo all'inspiegabile comportamento di Nakiri. Era talmente immerso nella mente, che quasi non si accorse di arrivare in fondo alla pista e parecchio dopo Alice e Hisako. -Yukihira-kun.. si può sapere che ti prende negli ultimi giorni?
Sei assorto e distratto, lento a sciare.- giustamente la prima gli chiese, confusa.
Lui si aprì in una risata nervosa, grattandosi la nuca a disagio e alla ricerca di parole che non fossero troppo rivelatrici:
-credo sia colpe delle ricche cene. Mi sento un po' appesantito ultimamente.-
Cercò di smorzare i sospetti di Alice con un simpatico riferimento alle abbondanti cene preparate dagli chef della villa dove erano ospitati; peccato che Alice non sembrò affatto convinta della sua risposta e provò a chiedere un'altra volta, ma Hisako la fermò in tempo lanciandole un'occhiata critica e dicendole a bassa voce:
-Alice.. credo che a volte tu sia troppo insistente. Inoltre, non vedi che stanno arrivando anche Marika ed Erina?-
Soma dovette ringraziare mentalmente Arato per aver bloccato l'ennesima invadenza di Alice verso i suoi sentimenti e portò gli occhi su Marika e Nakiri che avevano raggiunto l'ultimo pezzo del percorso rosso.
Il sorriso di Marika era solare e divertito, si vedeva proprio che amava sciare e lui non poté fare a meno di sorridere dolcemente vedendola tanto eccitata con un paio di piccoli sci ai piedi.
Marika era adorabile e ogni volta che la guardava avvertendo il suo buonumore gli si scaldava il cuore.
Era arrivato al punto di provare un attaccamento insolitamente paterno verso quella bambina, provando un moto di rabbia al pensiero che un anonimo padre avesse rinnegato una bambina tanto dolce e allegra, ben educata.
Spesso, oltre ai punti interrogativi sulle motivazioni per le quali Nakiri si costringesse a non stare con lui, si chiedeva anche dove fosse il padre di Marika, cosa facesse.. perché era scomparso e, se l'aveva fatto, lo era perché morto oppure perché aveva schifosamente deciso di fuggire dalle sue responsabilità di padre, lasciando Nakiri con una bambina da accudire e crescere da sola? Chiunque fosse quell'uomo, perché Nakiri non ne parlava mai?
Da quello che aveva saputo, neanche Suzuki sapeva chi fosse.
Pensò anche che, il motivo per cui lei lo respingeva, potesse essere legato al misterioso padre di Marika; e, se così era, perché stare con Suzuki non lo vedeva come problema? Tutte quelle domande lo tormentavano da mesi, ormai.
Chi era davvero a conoscenza di tutto questo tra le persone attorno a Nakiri?
Hisako e Alice sapevano la verità, oppure anche loro erano all'oscuro di tutto?
Involontariamente, pensierose, le sue iridi indugiarono su Hisako e Alice.
Che fosse il caso di chiedere a loro?
Sapeva non essere il momento giusto dato che, farsi notare da Nakiri mentre chiedeva di lei e dello sconosciuto padre di Marika alle sue amiche, non era affatto furbo se sperava di conquistarla.
Sospirò stancamente decidendo che non era il caso, e stabilì che avrebbe parlato con le ragazze in un altro momento.
In tutto quel breve arco di tempo in cui si immerse nelle sue riflessioni, anche Marika e Nakiri erano arrivate vittoriose alla fine della pista. -perfetto!- esultò Alice -cuginetta.. vedo che le lezioni extra con Yukihira-kun hanno dato i suoi frutti: sei un po' migliorata con le gambe.- la stuzzicò, maliziosa.
Nakiri, d'istinto, portò gli occhi su di lui che le regalò un sorrisetto soddisfatto, facendola arrossire.
-non è solo merito di Yukihira.- farfugliò, improvvisamente timida.
-va bene, come vuoi. Come al solito non ammetteresti mai di essere migliorata grazie a qualcuno.-
-sta zitta, Alice! e proseguiamo con le piste.-
Lui e Marika se la risero sotto i baffi, di fronte ai battibecchi delle due.

La giornata proseguì tranquilla fino al primo pomeriggio quando, intanto che completavano l'ennesima pista, Soma vide che Marika era in difficoltà e stava pericolosamente finendo contro la rete_poco stabile_che circondava il tragitto e che aveva il compito di proteggere gli sciatori dal pendio esterno che, sebbene non fosse mortalmente profondo, non era comunque pianeggiante e, se una bambina ci fosse caduta, non ne sarebbe uscita completamente illesa data la fragile corporatura. -Marika!!!- urlò, allora, spaventato_come a volerla avvertire del pericolo_seguito dall'acuto urlo di Nakiri che, da quanto fosse disperato, risuonò in tutta la pista. Prima che la bimba potesse cadervici e, visto che era quello più vicino a lei e aveva la possibilità di raggiungerla e proteggerla dal farlo, cercò di accelerare la velocità con gli sci e successe tutto molto in fretta: dopo aver aumentato la velocità, si parò davanti a Marika prima che finisse contro la rete instabile, bloccandola in tempo, ma aveva già sfiorato la rete con i suoi sci e di conseguenza fu proprio lui a cadere di sotto al posto della bimba, sotto gli occhi sconvolti di Nakiri, delle altre e di Marika stessa che lo chiamò agitata:
-Soma oniichan!!-
-Yukihira!!-
-Yukihira-kun!-
I richiami delle altre tre ragazze, furono gli ultimi che udì prima di scivolare e rotolare del tutto, perdendo i sensi.


 
****


Erina era montata sull'ambulanza con Yukihira, dopo che i soccorsi alpini erano arrivati per riportarlo a valle e tutto il tragitto all'interno di essa le sembrò talmente eterno da diventare una vera angoscia da quanto era agitata e in pena per l'incolumità dell'uomo che amava. In tutto il tempo che erano scesi a valle, in cui era salita sull'ambulanza per restare accanto a Yukihira mentre i medici intervenivano per occuparsi del primo soccorso, lui non si era affatto svegliato.
Aveva alcuni graffi sul volto e un polso era più ferito di altri punti, ma lui non si svegliava.
Sentiva le lacrime scenderle dagli occhi come un fiumi in piena, mentre con una mano d'impulso gli carezzava i capelli. -Yukihira.. Yukihira.. perché sei sempre così avventato?- ripeté ancora, flebilmente. -e un'altra volta hai salvato Marika.
Come potrò mai ripagarti? Perché devi sempre essere tanto impulsivo da mettere a rischio la tua vita?-
Le lacrime non volevano finirla di sgorgare e la mano non riusciva a smettere di sfiorare la sua fronte.
Nel frattempo, i medici che si stavano occupando di tutto il necessario per operare al meglio, la videro in crisi ed uno di questi le disse cercando di calmarla:
-si tranquillizzi, signorina, non è fin di vita.
È solo incosciente a causa dell'impatto, ma il casco l'ha protetto da problemi più gravi al cranio.-
Quelle parole la rassicurarono tantissimo e anche i singulti si placarono un po', ma le sue dita non smisero di esplorare i suoi capelli. -grazie dottore.- sussurrò stancamente, tornando a guardare distrutta l'uomo disteso sul lettino mobile.
-resisti Yukihira, siamo quasi in ospedale e ti faranno tutti i controlli. Ma perché sei tanto folle? Idiota.- borbottò, ancora rigata di lacrime. -Cosa farei se non ci fossi più?-
Quelle parole, che le uscirono tanto naturali, la colpirono e questo perché le fecero capire quanto davvero amasse quell'uomo. Sapeva di non poter stare con lui a causa dei suoi segreti, ma come poteva essere tanto egoista da pensare che non avrebbe vissuto senza di lui? Come credeva di sopprimere i suoi sentimenti pensando ad una situazione in cui lui non ci sarebbe stato? Non aveva il diritto di sperare che lui restasse per sempre accanto lei, di approfittare della sua disponibilità. Si metteva perfino in pericolo di vita pur di proteggere quella che non sapeva essere sua figlia e lei continuava a volergli nascondere l'identità di Marika. Darlo per scontato era diventato un altro dei suoi difetti, purtroppo.
Aveva inconsciamente iniziato a pensare che lui, in qualsiasi caso, ci sarebbe sempre stato e questo era imperdonabile per quello che gli aveva fatto. Per avergli nascosto tutto come una vigliacca; eppure, anche così, non riusciva a dirgli la verità.
Anche così, non voleva se ne andasse. Non voleva stare senza di lui.
Come poteva essere tanto miserabile e debole?
Come poteva anche solo sperare di avere tutto? Di non rinunciare a nulla?
E durò così il tragitto in ambulanza, con i rimorsi e i sensi di colpa sempre più enfatizzati da quello che era successo, dall'ennesimo “sacrificio” di Yukihira, fin quando non raggiunsero l'ospedale e lui fu trascinato sul lettino all'interno dell'edificio mentre lei correva dietro ad esso prima che entrasse nella stanza dove gli avrebbero fatto tutti i necessari esami e cure.

Passò una mezz'ora buona, nel corso della quale erano arrivati anche gli altri_Marika compresa_ , da quando si era messa a sedere in sala d'aspetto e in attesa del responso medico, amareggiata e profondamente agitata.
Il fatto che il medico in ambulanza l'avesse tranquillizzata dicendo che Yukihira non era in fin di vita, l'aveva aiutata a migliorare il tumulto emotivo che la stava logorando; però, finché non fossero usciti da quella stanza confermando la sua salvezza, non riuscì ad essere troppo presente con gli altri: Marika sembrò accorgersi di quanto male stesse e, teneramente, si portò vicino a lei. Ma anche la bambina stava piangendo.
-mamma! Soma oniichan starà bene, vero? Vero?- chiese apprensiva, scuotendole le mani, con le lacrime agli occhi.
-Soma oniichan mi ha protetto..-
Erina, in uno stato passivo, strinse le piccole mani della figlia e provò a donarle un sorriso lenitivo.
-starà bene, tesoro.. deve!-
Le fece una carezza sulle guancette candide e paffute, e salì fino alle trecce dei capelli in un docile gesto premuroso e materno. -non piangere..-
-neanche tu, mamma. Soma oniichan è il mio principe ed è forte.-
Si asciugò le lacrime dagli occhi, goffa, cercando di dimostrarsi matura.
A quel punto Alice decise di intervenire in una nota ottimista, com'era lei:
-sono sicura che Yukihira-kun tornerà in forma nel giro di poco tempo. Erina.. credo tu ti stia preoccupando troppo: il dottore in ambulanza non ti ha detto che non è in fin di vita e che gli dovevano solo fare una risonanza magnetica per confermare che la botta alla testa non era grave? Per cui, perché non ti fidi? Vedrai che presto ci daranno notizie positive.-
Hisako annuì concorde. -sono sicura che Alice ha ragione.-
-anche se così fosse, finché non so qualcosa in più non riesco a darmi pace.
Yukihira è finito in ospedale per proteggere Marika e questo compito dovrebbe essere mio. Sono io sua madre.
Io dovevo proteggerla. In un modo o nell'altro finisco sempre per affidarmi a lui e non riesco a sopportarlo.
Non posso affidarmi a lui, specialmente per come mi comporto. Quell'uomo è così testardo da farmi innervosire.
Perché non lascia stare?- un'altra volta lacrime di frustrazione stavano uscendo dalle sue iridi.
-mi dispiace mamma.. non sono stata attenta e Soma oniichan si è fatto male.-
Marika assunse un triste broncio portando gli occhietti vivaci, ora lucidi e spenti, verso li stivaletti con il pelo che portava ai piedi. Fissò le scarpe dispiaciuta, ma Erina cercò di rasserenarla_visto che non era colpa sua_:
-tesoro.. non è colpa tua. A volte le sci non si riescono a controllare.-
-esatto piccola!- si unì Alice, sorridente. -sono sicura che Yukihira-kun è intervenuto per proteggerti perché sapeva quanto fosse pericoloso per te e l'ha fatto d'istinto perché tiene molto a te. Non sentirti in colpa.-
-vedrai che si sveglierà presto e si comporterà come se non fosse successo nulla.- aggiunse Hisako.
Erina invece, si occupò di asciugarle le lacrime:
-sono contenta che stai bene, Marika.- le disse sollevata -..e forse Hisako e Alice hanno ragione: dobbiamo essere positive. Il dottore non ha affatto detto che la situazione è critica. Dobbiamo avere pazienza ancora un po' e presto ci verranno a dire che Yukihira sta bene e avrà solo bisogno di riposo.- detto questo, cerco di adottare un sorriso di circostanza per alleviare le preoccupazioni della figlia; che, com'era prevedibile, più il tempo passava e più iniziava a vedere Yukihira come una figura di riferimento, un padre che non sapeva di avere, un uomo che per il suo inconscio impulso paterno avrebbe fatto di tutto per proteggerla. Più realizzava il cambiamento che avveniva tra i due, più diventava impossibile evitare che Marika iniziasse a provare un affetto profondo verso suo padre e viceversa. Lei_come già sapeva_non sarebbe riuscita a fermare quel sentimento nascente e reciproco tra i due. Era pressoché inevitabile e probabilmente era giusto così, anche rischiando che un giorno Yukihira avrebbe scoperto tutto quello che gli aveva nascosto e ciò di cui l'aveva privato per sei lunghi anni. Nel momento nel quale stava facendo tutti quei pensieri, ecco comparire il medico che si era occupato delle cure di Yukihira. Tutto quello che aveva nella testa venne interrotto bruscamente e spontaneamente si alzò di scatto dalla sedia. -come sta..?- chiese apprensiva e con voce strozzata, deglutendo ansiosamente.
Anche gli altri si fecero attenti, aspettando la risposta del dottore.
L'uomo accennò un sorriso sereno, che fu capace di scioglierle il macigno che aveva sul petto.
Strinse con forza il pail da sci e ascoltò l'uomo:
-ha avuto un lieve trauma cranico: il forte impatto è stato protetto dal casco; quindi, essendo un trauma lieve, ha solo perso conoscenza ma non ha avuto danni al cervello. Per un po' di giorni soffrirà di cefalea e vertigini, ma gli effetti non dovrebbero durare più di una settimana. Inoltre.. ha una distorsione al polso e dovrà stare in assoluto riposo finché non guarisce del tutto.- ogni parola che usciva di bocca dal dottore, fu capace di sollevarla dall'angoscia che la stava uccidendo. -quindi, Soma oniichan starà bene?- anche Marika alzò le luminose iridi ambra verso il dottore, emozionata e felice di sapere che Yukihira era completamente fuori pericolo. Il dottore le sorrise.
-certo piccola, puoi stare tranquilla.-
-hai sentito mamma? Hai sentito?- iniziò a scuotere il corpo della madre.
-ho sentito tesoro..- le sorrise dolcemente, abbracciandola.
-quando possiamo andare da Soma oniichan?- domandò ancora, la bimba.
-potete entrare anche adesso, ma il paziente sta riposando: vi consiglierei di fare a turno.
Comunque, tra un paio d'ore al massimo dovrebbe svegliarsi.-
-la ringrazio molto, dottore.- disse Alice. -Erina.. dovresti farlo tu per prima.-
Anche Hisako e Ryou erano d'accordo con tale decisione.
-non so se.. insomma..- cominciò incerta, ancora travolta dai sensi di colpa.
-oh.. e smettila di essere tanto restia! Mi dai il voltastomaco!- brontolò Alice, stufa, dandole una spintarella per incoraggiarla ad entrare nella stanza.
-Marika.. che ne dici se andiamo a comprare un succo di frutta al bar dell'ospedale?- andò in soccorso di Alice, Hisako, sorridendo alla bimba. -dopo il succo però andiamo da Soma oniichan, vero?-
-certo! Abbiamo deciso che la prima ad entrare sarà la tua mamma.-
-ok.. grazie Hisako oneechan.-

Hisako, sua figlia, Ryou e Naoki si allontanarono per andare al bar, mentre Alice cercò di convincerla ancora ad entrare:
-si può sapere perché fai tanto la ritrosa? È abbastanza chiaro chi voglia accanto, Yukihira-kun, al suo risveglio.
Smettila di esitare ed entra! So benissimo che vuoi farlo, ma hai paura che le emozioni prendano il sopravvento.
Perché per una volta non lasci che lo facciano?-
-Alice.. tu non capisci, io..- non riusciva a trovare le parole per spiegarsi, anche perché ogni volta che si trattava di Yukihira le emozioni prendevano il sopravvento senza controllo e ovviamente l'avevano già fatto diverse volte.
-finiscila di blaterare frasi senza capo né coda e vai da lui.-
Lei sospirò e, visto che dentro di lei voleva davvero entrare da lui e stringerlo più che poteva, finalmente fece un passo dentro la stanza e la porta si chiuse dietro di lei. Lo trovò riverso nel lettino, con diversi fili attaccati dell'elettrocardiogramma, gli occhi beatamente socchiusi: almeno sembrava dormisse tranquillo.
Sospirò affranta e si portò sul panchetto che dava sul lettino.
Spontaneamente riprese ad accarezzargli i ciuffi scarlatti con una mano e con l'altra andò a stringere quella di lui, fuori dalle lenzuola. Restò così, muta, a vegliarlo per dei minuti indefiniti; lentamente, distrutta dalla giornata di sci e dalla stressante situazione che stava vivendo, si addormentò al capezzale del suo letto.
La chioma bionda finì adagiata sul lettino di Yukihira, spargendosi su di esso in una pesante massa.


 
****


Aprì pacatamente le palpebre, ancora con la testa e il polso dolenti, e gli ci volle qualche minuto per realizzare di trovarsi in un letto d'ospedale attaccato a dei fastidiosi macchinari medici, comprendendo l'origine del luogo attraverso il soffitto bianco e le lenzuola del lettino anch'esse del medesimo colore. Aveva odiato fin da piccolo gli ospedali perché gli davano il voltastomaco, ma avvertì distintamente una mano piccola e tiepida stringere la sua e tale contatto fu capace di trasmettergli una sensazione di cura e tranquillità, tanto da farlo passare sopra al disgusto provato verso il luogo.
Girò il volto cauto, visto che la testa era ancora dolorante, e vi trovò accanto al suo letto Nakiri appoggiata e addormentata su di esso. Il colore pallido del suo volto, alcune gocce di lacrime che lo inumidivano, l'espressione sopita ma stravolta..gli fecero capire che l'aveva fatta preoccupare molto cadendo fuori pista e finendo in ospedale.
Pian piano, tutti i brevi ricordi di com'era andata gli tornarono in mente: era caduto per proteggere la piccola Marika e, visto che Nakiri era da lui, suppose che il suo salvataggio avesse avuto successo.
Non sapeva fosse solo la sua immaginazione, i forti sentimenti che provava per Nakiri o la sua vana speranza quando sopraggiunsero altre vaghe immagini di lui in ambulanza, Nakiri disperata e in lacrime. Se fosse stata la realtà, non avrebbe voluto farla agitare a tal punto e neanche rovinarle il penultimo giorno a Nagano con la sua avventatezza; però, quando si era accorto che Marika avrebbe rischiato molto cadendo fuori pista, le sue gambe erano scattate da sole, fuori controllo, senza la benché minima esitazione nel proteggerla. La sua unica priorità era evitare che la bimba si facesse male: non aveva riflettuto su quello che poteva succedere a lui o a quali conseguenze avrebbe portato il suo folle gesto.
Aveva agito, punto. Perché era tanto attaccato a Marika? Come mai agiva d'istinto anche con lei?
Ogni volta che pensava a lei, affettuosamente ricordava il suo dolce sorriso, oppure quando la vedeva in difficoltà.. ogni gesto che metteva in atto era spontaneo, diretto, completamente dettato da un immediato senso di protezione e tutela. Stava davvero iniziando a chiedersi se fosse normale. Non ebbe il tempo di rispondersi perché vide Nakiri svegliarsi e al momento che si accorse che anche lui l'aveva fatto, sussultò impreparata.
-Yukihira..- fiatò in un espressione tra il sollevato e l'incredulo, nel vederlo finalmente attivo.
-Nakiri..- ebbe solo il tempo di bisbigliare il suo nome, prima di avvertire le braccia di lei avvolgersi attorno a lui, in una presa così stretta quasi da soffocarlo. Lui, prima inizialmente sorpreso davanti alla consistenza e al tepore di quell'abbraccio, restò a braccia alzate e in seguito rispose a quella stretta accarezzandole i ciuffi biondi con tenerezza, sorridendo. -mi dispiace di averti fatto preoccupare, Nakiri.-
-sei un idiota, Yukihira!- esplose lei, stringendolo ancora e accanendosi contro di lui probabilmente nel tentativo di rimproverarlo di essere stato tanto incosciente e infatti:
-perché sei sempre tanto folle? Lo sai quanto sono stata preoccupata? Non sopporto la tua eroica impulsività!-
Lui ridacchiò, divertito dalle reazioni contrastanti di Nakiri e, con premura, la scostò dall'abbraccio per guardarla nelle iridi umide a causa delle lacrime e sorriderle rassicurante. -sono contento di aver fatto quello che ho fatto.-
Portò entrambi le mani sulle sue guance e le asciugò le ultime lacrime.
-Marika sta bene, giusto? L'importante è questo.- .
-se sta bene è solo perché tu sei tanto pazzo da rischiare la vita, Yukihira.
Se non ci fossi stato tu, non so cosa le sarebbe successo e non potrò mai ringraziarti abbastanza per questo; però, anche con questo, non voglio che tu finisca all'ospedale a causa del tuo naturale istinto di protezione.-
-sai Nakiri.. mi diverte molto vederti tirare fuori tutte le tue emozioni e tuoi sentimenti per me, perché hai avuto paura di perdermi.- scherzò, cercando di smorzare la situazione come faceva di solito; ma a lei non piacque:
-ti sembra il momento di scherzare? Guarda come ti sei ridotto, stupido!-
Lui ridacchiò ancora, stizzendola.
-davvero non ti capisco, Yukihira. Anche dopo che hai rischiato di farti male sul serio, riesci a fare battute?-
-perché non sono affatto pentito di aver agito. E poi.. hai visto, no? Non mi è successo niente di grave e anche Marika sta bene. Non potresti considerare gli aspetti positivi della situazione, invece di rinfacciarmelo?-
-non te lo sto rinfacciando, Yukihira, in fondo hai salvato mia figlia e se non ci fossi stato non so come sarebbe andata e sarei stata sicuramente più distrutta di adesso perché lei è il bene più prezioso che ho. Ciò che intendo è che essere sempre tanto sconsiderato, potrebbe portarti ad affrontare momenti peggiori di questi. Perché ogni tanto non sei più egoista?-
-oh credimi, Nakiri, io sono molto egoista.- si aprì in una risata di amarezza -se non lo fossi, pensi che sarei tanto insistente con te? So che tu provi qualcosa per me, anche se scappi, ma il motivo per cui lo faccio è anche perché ho bisogno di te: per questo sono egoista.- le accarezzò una guancia e continuò il discorso, godendosi la morbidezza della sua pelle:
-il fatto che sia tanto determinato con te è una forma di egoismo.-
Nakiri lo fissò spiazzata, incapace di ribattere alla profondità delle sue parole; neanche allontanò le mani dal suo viso, lasciandosi cullare dal suo tocco. Fu proprio lui il primo a calare le sue dita dalla sua guancia e pensieroso iniziò a guardare davanti a sé. -sai Nakiri..- cominciò assorto -..quello che ho fatto oggi non l'avrei fatto per chiunque: per quanto la mia vena altruista ed eroica_come tu la definisci_sia parte di me, non la metto in atto per tutti.
Il fatto che l'abbia usata per proteggere tua figlia, mi confonde un po'..-
Tornò a specchiarsi nelle iridi di Erina e vi lesse una sorta di celato panico, un tormento misterioso, una sensazione di paura improvvisa. Assottigliò gli occhi perplesso da tutte quelle tortuose impressioni collegando, però, tali emozioni alla sua immaginazione visto che era stato questioni di un attimo, anzi.. un breve secondo.
Così, ancora stranito, proseguì il discorso:
-..che sia perché si tratta di tua figlia? no..- si corresse sorridendo -..è abbastanza ovvio che mi sia affezionato a lei, ma..- fece una pausa riflessiva, in cui gli parse che Nakiri trattenesse il fiato per qualche motivo -..c'è anche da dire che, per quanto provi simpatia verso i bimbi, l'affetto che provo per Marika e l'istinto protettivo nei suoi confronti è qualcosa che non ho mai avvertito per nessuno di loro. Sarà che è la bambina che conosco meglio ed è più vicina rispetto agli altri.. allora perché, se così è, non provo lo stesso verso Naoki? Insomma, tu che ne pensi?
Mi piace questa sensazione paterna che provo verso di lei, ma il perché non me lo so spiegare.
Il perché Marika sia più importante degli altri bambini, per me, non lo capisco..-
Nakiri sembrava essersi mozzata la lingua e quando lui girò gli occhi verso di lei, a seguito dei suoi ragionamenti ad alta voce su Marika, vide che sembrava stupefatta. Trovò divertente quell'espressione a pesce lesso, di Nakiri, e ci giocò un po':
-credo di averti sorpreso, eh Nakiri?- portò una mano verso il mento. -vedila in modo positivo, semmai staremo insieme avrò un rapporto stretto con Marika e sarò come un padre per lei. Tra l'altro, la simpatia che provo per tua figlia è reciproca: sento che anche Marika si è molto affezionata a me e sono contento di questo. Sono innamorato di te, Nakiri, ma è altrettanto importante che vada d'accordo con tua figlia, se desidero che la nostra relazione abbia pieno successo.-
Le sorrise solare. -ed è per questo che sono sollevato che Marika stia bene e soddisfatto di averla protetta.
Mi è venuto spontaneo farlo.- terminò il tutto, allegramente, e finalmente Nakiri sembrò riprendersi da uno stato di completo spaesamento, distogliendo lo sguardo da lui:
-sicuramente ti senti così perché è mia figlia..- provò a rispondergli, esitante:
-non nego il fatto che vi siate affezionati l'un l'altro, ma credo sia normale visto quanto vi vedete a causa del nostro lavoro. Marika è molto attaccata anche a Rokuro, Alice e Hisako. Non sei un eccezione, Yukihira.-
Soma avvertì una dose di incertezza nelle sue parole, come se non credesse davvero in quello che diceva o come se volesse aggiungere altro. -in ogni caso, azzardati a fare un'altra volta una follia del genere e sarò io a darti il definito colpo di grazia! Non tollero che tu ti metta in pericolo!- ribadì, cambiando improvvisamente discorso.
Lui ridacchiò sollazzato. -e sai perché Nakiri?-
La stuzzicò, dispettoso, avvicinando le labbra alle sue e facendola arrossire per l'inaspettato gesto.
-smettila di prendermi in giro! Sono stata ad aspettare che ti svegliassi non per ripetere quello che è successo tra noi qualche giorno fa, ma perché ero preoccupata. Il fatto che sia qui, non significa che abbia deciso di concedermi a te; per cui, se è possibile, non avvicinarti troppo.- lo avvisò, con poca convinzione.
-sei stato tu la prima a ricercare un contatto abbracciandomi, Nakiri.-
-solo perché ero felice che ti fossi svegliato!- sbottò paonazza ed orgogliosa -e poi, voglio dire.. hai battuto la testa e hai anche una distorsione al polso, come fai ad essere tanto vivace e in grado di scherzare? Sei assurdo.-
Lui abbassò la testa, cupo. -lo faccio perché non voglio pensare di essere in ospedale o ai dolori che sento dappertutto.
Odio gli ospedali! Il fatto che tu sia qui è l'unica cosa che mi impedisce di scendere da questo letto ed andarmene.-
Nakiri si fece confusa davanti a quelle parole:
-e questo cosa significa? Perché odio a tal punto gli ospedali?-
-non sono solito mostrare le mie debolezze, lo sai..- adottò un sorriso di circostanza, non riuscendo ad incrociare lo sguardo di lei per paura di farle vedere il suo volto sofferente -..ma visto che, se non mi apro con te, ho ancora meno possibilità che anche tu lo faccia, ti dirò il motivo per cui odio gli ospedali.-
La fissò negli occhi, mostrandole per la prima volta una tristezza nascosta e iniziò a raccontarle tutto:
-mia madre era malata di tumore e ha finito i suoi giorni in ospedale. Quand'ero piccolo, avevo circa 7 anni, nei suoi ultimi mesi di vita facevo su e in giù per l'ospedale per andare a trovarla: credo che è da allora che l'odore disinfettante, i colori pallidi dei muri e dei lettini, il rumore dei macchinari.. tutto dell'ospedale mi dà il voltastomaco!-
Si aprì in un ampio sospiro, come se avesse fatto lo sforzo più grande nel raccontarle tutto e, d'impulso, poggiò la fronte sopra la spalla di Nakiri, alla ricerca di un silenzioso conforto. -questo è tutto. Adesso lo sai e sappi che non l'ho mai rivelato a nessuno. Quindi, Nakiri, trova il coraggio di aprirti anche tu dicendomi i motivi per cui fuggi da me.
Non ti metterò fretta, come ti ho detto; ma, semmai dovessi sentire anche un accenno di voglia di farlo, ripensa a quello che ti ho raccontato di me. Spero che ti sarà di incoraggiamento.-
Detto questo, si alzò dalla sua spalla, le donò un sereno sorriso e le lasciò un imprevedibile bacio sulla fronte.
-la prossima volta non sarà un bacio tanto innocente, lo sai vero?- la punzecchiò ancora, compiaciuto, e con un sorriso sbarazzino. -Yukihira!!- arrossì di botto, lei. Lui scoppiò a ridere in una sguaiata risata.
-se solo non fossi pieno di dolori e stanchezza, non stessi ancora Megumi, ti avrei dato un bacio diverso. Lo vorrei fare, ma so che andrà a finire come l'ultima volta e l'ospedale non è esattamente un posto appropriato per farlo, tu che dici?-
-ti avrei respinto, in ogni caso. È solo che sei davvero difficile da prevedere, Yukihira, e questo è senza dubbio irritante.-
-grazie per essere qui. Grazie anche di esserti preoccupata per me e di avermi ascoltato.- riprese nuovamente.
-mi dispiace per tua madre. Capisco come ti senti, anche la mia è morta quando ero piccola. Se non ci fosse stato mio nonno, non so cosa avrei fatto.- affermò lei. Si guardarono profondamente negli occhi in uno sguardo complice, fiducioso, passionale e desideroso. Un'occhiata ricca di tutto.
Soma vide Nakiri alzare la mano verso di lui e appoggiarla sulla sua guancia: una soffice carezza, che racchiudeva un intenso sentimento d'amore e una vera preoccupazione dietro a quello che gli era accaduto.

 

****


-sai cosa provo per te, Yukihira, e anche se ho deciso di non assecondare questi sentimenti, non presentarti più davanti a me su un lettino di un'ambulanza, senza sensi, ricoperto di ferite e sangue. È stata veramente dura.
Non scomparire mai più da sotto il mio sguardo.-
Lui le sorrise ilare, quasi commosso dalle sue parole.
Erina stava ripensando a tutto quello che era successo nel corso di quella giornata, di come era stata in pena per Yukihira, di come non riuscisse a trovare il modo di ricambiare tutto quello che lui aveva fatto per sua figlia, di come si era messo in serio pericolo e soprattutto.. a ciò che le aveva confessato riguardo a come si sentisse verso Marika, come avvertisse che l'affetto che provava per la bambina fosse allo stesso tempo normale ed anormale, insolito, inspiegabile.
Ogni parola che usciva dalla bocca di Yukihira, le faceva provare emozioni contrastanti: se da una parte sentire quanto l'uomo già inconsapevolmente amasse e avesse accettato Marika come sua possibile figlia, anche adottiva_visto che non sapeva avessero un reale legame sanguigno_la rendeva felice, dall'altra era stata assalita dal panico di fronte alla possibilità che lui sarebbe potuto arrivare alla verità a breve, dati i già giustificati dubbi e ragionamenti che faceva analizzando il suo rapporto con Marika e come e quanto esso fosse cresciuto nel giro di qualche mese e di conseguenza, davanti alla sua richiesta di voler sentire una sua opinione rispetto ai sentimenti affettivi e paterni nati per sua figlia, non era riuscita a dargli una risposta chiara e coincisa; si era, dunque, agitata perché conosceva benissimo la risposta ai suoi dubbi e non poteva dargliela fino in fondo. Di fatti, come si era immaginata, Yukihira non era rimasto soddisfatto da quello che invece gli aveva detto, al posto della verità: non le aveva creduto, ma aveva apprezzato che non avesse approfondito il discorso; perché, se l'avesse fatto, probabilmente non sarebbe stata in grado di continuare a nascondergli quel segreto tanto pesante.
-sai che per evitare che succeda di nuovo dovremmo stare insieme?- Yukihira interruppe la sua mente vagante, proseguendo ad ironizzare la loro conversazione sfruttando il suo "punto debole": purtroppo proprio lui, se escludeva Marika. Non riusciva a credere a quanto si sentisse sollevata vedendolo tanto “arzillo” dopo quello che era successo e a quanto fosse stata dolorosa quella giornata piena di angoscia quando non sapeva ancora niente del responso medico. Vederlo eccitato, sorridente come al solito anche se in un lettino d'ospedale, giocoso e provocante.. l'aveva portata a sentire una sensazione di leggerezza appena l'aveva trovato sveglio e più o meno in salute.
Non riusciva davvero ad esprimere quanto si sentisse rincuorata.
Cosa avrebbe fatto se gli fosse successo qualcosa di grave?
Già a pensare ad una possibilità simile, si sentiva soffocare e morire dentro.
Non era successo, ma c'era andato vicino. Avvertì le lacrime “spingere”, all'interno dei suoi occhi, minacciando di voler uscire; però, siccome non voleva farlo preoccupare ulteriormente, cercò in tutti i modi di controllare la fragilità emotiva di quel momento. Così stette al suo gioco ancora una volta:
-non potresti smettere di cogliere ogni occasione per ribadire che staremo insieme? Sai che questo non è possibile.
Non dovresti davvero costruirti false speranze, Yukihira.- borbottò impacciata.
Incrociò le sue iridi ambra e il suo volto ridente, per l'ennesima volta, incantata e deliziata.
-Yukihira..- iniziò insicura -..sono davvero felice che stai bene.
So che te l'ho già detto, ma odio ammettere che è tutto ciò che ho bisogno di dirti, adesso.
L'importante è che non ti sia successo niente di grave.
Hai protetto Marika e non potrò mai ripagarti a dovere per questo. Ci sei sempre per lei.-
La sua mano si mosse ancora una volta da sola, pronta a raggiungere le guance di Yukihira e, mentre questa saliva verso esse, anche il suo volto sembrava seguire la traiettoria delle sue dita, portandola diretta verso le labbra di Yukihira, per poi fermarsi a metà strada come ammaliata e calamitata da loro incontro visivo, in cui ebbe un flash immediato sul passionale bacio che si erano dati sulle piste da sci. Restarono in silenzio qualche secondo a guardarsi, attratti l'uno dall'altro, esplorandosi reciprocamente, probabilmente immersi ambedue nello stesso ricordo. Un ricordo che anche in quel tacito attimo sentivano la voglia di rivivere. Fu lui a parlare per primo, sciogliendo quel momento di sensuale e silenziosa fascinazione, che spiegava solo quanto si amassero e desiderassero, o quanto volessero essere liberi di stare insieme sperando in qualcosa di impossibile dal suo punto di vista.
-ci sarò sempre anche per te, Nakiri. Tengo ad entrambe molto e beh..- seguì lui, sottovoce, soffermandosi sulle labbra di lei e sghignazzando -..soprattutto quando il tuo istinto ti porta a ricercare il mio contatto, come adesso.-
Lei diventò paonazza, ma non riuscì ad allontanare il viso dal suo e allora Yukihira, vedendola consenziente e incapace di separarsi come al solito, avvicinò ancora di più la sua bocca per unirla definitivamente con lei; peccato che un secondo prima di baciarsi, ecco che Marika spalancò la porta rompendo l'atmosfera che si era creata tra loro:
-Soma oniichan! Soma oniichan!- iniziò a chiamarlo, ripetutamente, correndogli in contro per abbracciarlo forte.
-ciao piccola..- disse lui, stringendola teneramente a sua volta e carezzandole le ciocche bionde.
-scusate ragazzi, ma Marika voleva davvero entrare.- commentò Alice, entrando nella stanza, seguita dagli altri.
Erina si trovò a sopprimere un respiro di sollievo, ringraziando mentalmente sua figlia per il tempismo: se non fosse arrivata, avrebbero finito per baciarsi di nuovo commettendo lo stesso errore.
Guardò con un sorriso materno sua figlia stritolare Yukihira, che sembrò apprezzare le tenerezze della bimba_dato l'accennato sorriso che solcava le sue labbra mentre Marika gli faceva “le feste”_.
-sono super contenta che stai bene! Tanto tanto!- marcò le parole, pura ed innocente, assolutamente sincera.
-grazie di avermi protetto, Soma oniichan.-
Erina osservò Marika socchiudere gli occhietti ambra, ascoltando il caldo abbraccio dell'uomo con un sorriso solare.
Era palese che la figura di Yukihira avesse iniziato a fornirle sicurezza e tale sentimento si spiegava da come tutti i piccoli gesti d'affetto, d'amore, di vera gioia le venivano naturali, spontanei, fiduciosi e pieni d'ammirazione quando si trattava di interagire con lui. Ormai la figura di Yukihira era luminosa nel cuore di Marika e, se veramente se ne fosse andato, era sicura ne avrebbe sentito la mancanza: in fondo, anche se non lo sapeva, era suo padre. L'attaccamento verso di lui era genetico, radicato, inevitabile nel momento nel quale avrebbe iniziato a viverlo e inconsciamente ad avvertirlo.
Marika aveva bisogno di Yukihira. Allora perché continuava ad essere egoista e ad avere paura a rivelarglielo?
Perché questo poteva portare a risvolti imprevedibili: Yukihira poteva decidere di mettere da parte l'odio per lei, per quello che gli aveva fatto, e diventare ufficialmente il padre di Marika; oppure, in caso di risvolti negativi, andarsene e lasciarla da sola: forse non l'avrebbe mai fatto perché c'era una bambina di mezzo, ma per una loro utopica relazione non ci sarebbe stato futuro in entrambi i casi.
Come poteva aspettarsi che Yukihira l'avrebbe perdonata, un giorno, se gli avesse detto tutto?
Non sarebbe successo.
-stai bene, vero Marika? Ti ho protetto bene, come un vero eroe?- scherzò allegro, facendole un buffetto sul naso all'insù, che le strappò un armoniosa risata. -certo Soma oniichan! Ma ho avuto tanta paura..- ammise tristemente.
-sono contenta che stai bene! Davvero tanto!- ripeté, con voce squillante.
Si asciugò le lacrime.
-non piangere più, piccola. Sto bene e l'importante è che la mia principessa sia salva!- le strizzò l'occhiolino, con aria simpatica. Marika annuì concitata e sorrise, ora tranquillizzata.
-quando uscirai dall'ospedale?- domandò Alice.
Nessuno, neanche Erina, fin ad ora si era espresso di fronte a quel momento dedicato interamente a padre e figlia_inconsapevoli di esserlo_. -visto che il dottore ha detto che non ti sei fatto niente di grave, non credo ci vorrà molto prima che ti dimettano.. giusto?- si unì Hisako, rilassata.
-tornerai presto a giocare con me, vero Soma oniichan?- chiuse, emozionata, Marika.
Lui le accarezzò i ciuffi biondi, premuroso e rassicurante rispose:
-certo! Vedrai che domani starò già meglio!- esclamò sicuro, alzando il pollice.
-cerca di non sforzarti troppo, però, ci siamo capiti Yukihira?- puntualizzò Erina, fissandolo risoluta.
Lui le sorrise, alzando il pollice. -tranquilla Nakiri!-
-ah!- tuonò Hisako, come se si fosse ricordata solo in quel momento di qualcosa di importante.
-Erina! Dimenticavo!- infatti continuò:
-mi ha chiamato Rokuro-san, tutto preoccupato sul cellulare, visto che sono le 20.00 di sera e non siamo ancora tornati alla villa. Non l'avevi avvertito di quello che era successo? Sembrava all'oscuro di tutto! Pensavo l'avessi chiamato!-
Hisako era alquanto meravigliata. Giusto! Realizzò subito dopo: era stata talmente preoccupata per Yukihira che si era dimenticata di avvertire il suo compagno sulla situazione.
Non gli aveva detto che avrebbero fatto tardi a causa dell'incidente.
-già.. mi sono dimenticata di avvertirlo.. Sono proprio una stupida!- si rimproverò ad alta voce -adesso lo chiamo.-
Uscì di corsa dalla camera di Yukihira, per chiamarlo; Hisako, tuttavia, le corse dietro per fermarla per una spalla.
-..e cosa pensi di dirgli, anche se lo chiamassi? Siamo seri, Erina, sei stata due ore al capezzale del letto di Yukihira, credi sia normale dargli una spiegazione simile? Sai quanto sia geloso di lui: se sapesse una cosa del genere, per quanto Yukihira abbia rischiato la vita, non gli farebbe piacere sentirlo.-
Lei la fissò piccata. -e allora cosa proponi di fare, Hisako? Non posso mentire ogni volta, lo sai! E poi, se fosse arrabbiato, avrebbe tutte le ragioni di esserlo.. sa perfettamente che la situazione tra noi è cambiata e, come sai, abbiamo già discusso di tali problemi. Dopo che non l'ho nemmeno chiamato per dirgli perché non siamo tornati, penso che si meriti almeno una spiegazione sensata. È il minimo che posso fare. So che si arrabbierà, ma ci sono altre alternative? Ne conosci qualcuna?-
Hisako sospirò. -senti.. ci ho parlato io a telefono prima: dice che avevi il cellulare spento e gli ho detto che avevi la batteria scarica. Lui poi mi ha chiesto dov'eravamo tutti; ma, siccome volevo evitare che venisse all'ospedale vedendoti tanto distrutta per le condizioni di Yukihira e dandogli così adito ai suoi dubbi sui tuoi sentimenti, gli ho raccontato quello che è successo, dicendogli che gli avresti spiegato tutto dopo, nel dettaglio: ho pensato fosse la cosa migliore in quel momento, dato che non eri in condizioni di parlare a telefono. Poi, vedi tu cosa fare. L'unico consiglio che posso darti è di non fargli vedere quanto tu sia stata preoccupata per Yukihira. Quindi, se lo chiami, cerca di essere naturale.-
-grazie Hisako, ma non dovevi davvero fare una cosa del genere.-
-perché saresti stata in grado di parlargli? Ne dubito. Anche adesso si vede quanto tu sia spossata dagli avvenimenti di oggi. Prendi un respiro profondo prima di chiamarlo e sii cauta con le parole.- le sorrise gentile, concludendo:
-adesso torno dagli altri. Ti aspetto nella stanza.-
Lei annuì e guardò la sua migliore amica allontanarsi.
Poi, raccolto un respiro profondo cercando di controllarsi, chiamò Rokuro.


 
****


Qualche minuto dopo, nella stanza dove si trovava, Soma vide entrare il dottore:
-vedo che si è svegliato Sig.Yukihira! Come si sente?-
Anche il resto dei suoi amici si mise in ascolto delle parole del medico.
-un po' frastornato, il polso e la testa dolenti, ma per il resto sto bene!- decretò compiaciuto -quando verrò dimesso?
Vede.. domani ho un banchetto importante e se lo perdessi mi dispiacerebbe molto!-
-sei per caso impazzito Yukihira!?- rientrò impetuosa nella stanza, Nakiri, facendo addirittura spaventare il medico e ghignare Alice. -credi di poterti occupare di un banchetto dopo una caduta simile?
Come al solito metti avanti tutto a te stesso! Sei il solito idiota!-
Lui ridacchiò divertito e piacevolmente onorato dalle premure di Nakiri.
-mi dispiace Sig.Yukihira, però credo che sarà impossibile per lei partecipare a questo banchetto: anche se per fortuna non ha avuto gravi danni fisici, ha una distorsione al polso e il lieve trauma cranico, per guarire del tutto, avrà bisogno di qualche giorno di assoluto riposo e pochi movimenti bruschi.
Non sarebbe in grado di gestire lo stress di un banchetto senza svenire.-
Davanti a quella rivelazione, gli dispiacque molto: amava cucinare e il lavoro per lui era importante, per cui sapere che si sarebbe perso un'esperienza del genere lo seccò non poco. Non poteva fare altrimenti, a malincuore, che accettare le condizioni del medico, se voleva riprendersi del tutto. Sbuffò frustrato e alzò gli occhi verso il soffitto, amareggiato dalla sua situazione; tuttavia, anche così, non era affatto pentito di aver protetto la piccola Marika e, pensando a lei_dopo averla guardata di sbieco mentre era impegnata a giocare con Naoki_arricciò un sorriso.
-comunque, potrà essere dimesso già da domani. Per stanotte la terremo sotto osservazione per essere sicuri che stia davvero bene.- proseguì il dottore -detto questo, buona guarigione Sig.Yukihira.-
-la ringrazio dottore! Seguirò i suoi consigli.-
L'uomo fece un inchino rispettoso ed uscì dalla stanza.
-finalmente ti sei deciso a pensare a te stesso!- lo provocò Nakiri, esasperata.
Lui rise, rispondendo con aria spassosa:
-facendo in questo modo potrò tornare il prima possibile a cucinare!-
I due si guardarono di nuovo negli occhi: chimici, attratti, brillanti.
Per un attimo, il resto delle persone della camera scomparve restando “metaforicamente” sono loro due dentro essa e ciò che provavano. -non cambierai mai!- affermò lei, regalandogli un sottile sorriso che solo lui riuscì a cogliere_dato che era tutto per lui_. Entrambi, però, ripensarono al "quasi secondo bacio" che c'era stato prima.

E fu così che lui trascorse tutta la notte in ospedale, in osservazione, e dopo che Nakiri e gli altri se ne furono andati tutta la malinconia e il fastidio che sentiva nello stare nell'ospedale, tornò precipitosamente: non dormì molto bene la notte, ma si consolò pensando che domani l'avrebbero dimesso e avrebbe rivisto la piccola Marika e Nakiri.



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Angolo autrice: ecco qua il nuovo cap, ragazzi! mi scuso per l'enorme ritardo, ma ho passato una sessione esami devastante all'uni e ho finito con gli esami solo qualche giorno fa. Non sono riuscita a trovare il tempo per aggiornare.
Ma tranquilli, non ho abbandonato affatto il progetto! XD cosa ne pensate di questo cap? come avrete visto, Soma inizia a a farsi le prime domande su Marika e stavolta dice cosa pensa in faccia ad Erina, che nel panico! ahahah XD
Per il resto, questo cap è un po' drammatico e molto concentrato Soma ed Erina e Soma e Marika. Spero di aver reso bene le scene in ospedale, ma non troppo pesanti. E soprattutto, spero di essere rimasta IC con i PG.
Cosa ne pensate? Vi è piaciuto? fatemi sapere! *-* ringrazio tantissimo chi ha lasciato le recensioni e chi ha ripreso a seguirmi <3 <3. Mi scuso enormemente per non aver ancora risposto alle vostri recensioni, ma cercherò di farlo il prima possibile. Perdonatemi ç____ç Spero di non avermi deluso! ç___ç
P.S: il prox cap sarà dedicato un po' anche alla UmiUmi (TakuMegu).

Un bacione grande!! grazie davvero!! *_____*
Erina91

 
  
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