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Autore: Sakkaku    22/02/2017    3 recensioni
Questa storia è ambientata intorno al Medioevo, la protagonista si ritrova a nascondersi in un villaggio dove pensa di riposarsi solo per qualche giorno e ripartire. Le cose andranno diversamente e una parte del suo passato tornerà a galla.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mythological Creatures'
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Capitolo 8

 

Il giorno seguente Elisabeth si sentiva meglio, notevolmente meglio.
Gli occhi sembravano pian piano riprendersi. La luce dei raggi solari le recava fastidio, ma perlomeno ora le figure riusciva a riconoscerle in modo distinto. Quel misterioso impacco aveva funzionato.
La donna si lavò e si vestì, faceva tutto a rallentatore, per lo meno ora non aveva bisogno di chiamare nessuna cameriera, riusciva a fare le cose basilari da sola. Intanto che aspettava sul da farsi, si mise a pensare se fare colazione o meno, si sdraiò nuovamente sul letto, cercando di identificare le linee delle travi legnose del soffitto.
A Elisabeth pareva di aver recuperato tutte le energie perdute nei suoi precedenti viaggi, dove sempre, dopo poco tempo di sosta, si ritrovava a scappare. Questo la fece pensare alle disavventure-avventure che aveva affrontato nei suoi anni di viaggio senza meta né sosta. Sì, le capitavano sempre cose strane. Come se avesse una maledizione addosso. Questo le fece tornare in mente di nuovo Dirk, il suo amico di Toreny, il villaggio natio dal quale era scappata. La donna si mise a giocherellare con la sua collana. Quella pietra in qualche modo la confortava sempre. Un leggero sorriso si dipinse sul volto, ripensando alla storia di quel piccolo pendente, la forma somigliava alla punta di una freccia.
- Stare qui ferma non mi va per nulla, è meglio che esco a fare un giro - disse più a sé stessa che a qualcuno in particolare.
Se usciva da lì, minori erano le possibilità di incontrare il Master. La presenza di Falco Nero in qualche modo turbava il suo animo. Una volta all'aperto, si diresse verso la stalla.
Rina la salutò con un nitrito felice. La donna afferrò una spazzola appoggiata lì vicino e iniziò a pettinarla. La giumenta apprezzò questo gesto amorevole.
- Mi dispiace piccola, ora non posso controllare al meglio la tua bruciatura. Spero solo che la stiano curando al meglio.
La cavalla pestò una zampa come per mostrare che stava bene, la donna sorrise.
- Per quel che ne so, potresti avere pestato un'altra zampa, dopotutto non stavo guardando. Te lo prometto: appena avrò ripreso la vista completamente andremo a fare un bel giretto e ce ne andremo da questo posto.
Rina nitrì sembrava contenta di quell'idea. Qualcuno si avvicinò, la giumenta nitrì per avvisare la sua padrona.
- Chi sei? - domandò la donna, vedeva chiaramente che si trattava di una figura maschile, ma non l'aveva mai visto prima.
– Sono Josh, una delle guardie sulla torretta.
- Oh, piacere. Sono Elisabeth.
- So chi è Milady, per questo motivo sono qui - disse frettoloso Josh - Deve andarsene dalla stalla, subito.
- Per quale motivo? - chiese Elisabeth, era confusa non riusciva a capire l'agitazione del soldato.
- Glielo spiegherò dopo. Per ora deve solo seguirmi - la prese a braccetto pronto a trascinarla fuori dalla stalla.
- Perché stiamo correndo? E dove mi sta port... - le sue domande furono interrotte dall'intervento di Falco Nero.
- Sì, perché fa tutto questo Sir Josh? Sono curioso anch'io di saperlo.
- M-M-Master... vo-vo-volevo solo es-essere d'aiuto. H-ha or-ordi-ordinato che è da-da ai-aiutare, perché ha pe-pe-per-perso la vi-vista mo-mo-mo-momenta-momentaneamente.
- Smettila di balbettare! - ordinò Falco Nero – Se sei così impaziente di ubbidire ai miei ordini, ti assegno un nuovo compito: accompagna la nostra ospite malata nella sua stanza nel castello. Fino a mio nuovo ordine stai di guardia davanti alla sua porta.
- Sissignore! - gridò la sentinella.
Cosa credete di decidere voi due?” pensò Elisabeth furente, detestava che qualcuno prendesse decisioni al suo posto.
- Veramente, vorrei andare alla locanda a bere qualcosa - disse incrociando le braccia - Oggi mi sento meglio, per cui voglio rilassarmi in giro, di certo restare rinchiusa in una stanza, non sarà di aiuto per la guarigione. Inoltre non ho ancora fatto colazione.
I suoi occhi erano impassibili e quelli verdi di Falco Nero la studiarono per un attimo.
- D'accordo - acconsentì – Sir Josh, accompagnala alla taverna, più tardi arriverà Benjamin a illustrarle regole del nostro torneo Milady, cosicché potrà partecipare e sarà pronta a battere i candidati delle altre due fazioni.
Arrogante” pensò la donna “Perlomeno, ha acconsentito a lasciarmi andare in un luogo pubblico.”
- La ringrazio della sua offerta, accetterò volentieri - finse un piccolo sorriso, Falco Nero ricambiò poi uscì dalla stalla.
- Complimenti per il modo in cui ha parlato al Master, nessuno si rivolge a lui in quel modo, tutti temiamo la sua possibile reazione quando è di cattivo umore.
- Che cosa vorresti dire? - Elisabeth lo fissò.
Frettolosamente Josh rispose – Semplice: ci può cacciare e rimarremmo senza uno status sociale e una dimora. Prego, lasci che la accompagni alla taverna Milady.
Una volta giunti a destinazione, una cameriera prese sottobraccio Elisabeth. Dai gesti la riconobbe e capì che era la stessa della sera precedente, quella ad averla aiutata con il bagno e che le aveva messo l'impacco sugli occhi.
- Sir Josh, lasci pure Milady in mia compagnia.
- Certo, Lady Caroline - il soldato salutò e uscì dalla taverna.
Mentre salivano su una scala a chiocciola Elisabeth parlò - Lady Caroline, mi perdoni per la mia maleducazione, ieri tra tutto quello che è accaduto, mi sono dimenticata di ringraziarla.
- Svolgo solo i miei compiti - rispose sorridendo la cameriera - Inoltre come capo della servitù mi sento responsabile per quanto le è accaduto con Gina, sono enormemente dispiaciuta. E' colpa mia, sono sempre troppo clemente.
- La colpa non è sua e non trovo corretto che si assumi la responsabilità dei gesti compiuti da altri! Se proprio vuole essere perdonata, dovreste smetterla di darmi del lei, non ho un ceto sociale più alto di lei Lady Caroline, anzi forse sono addirittura inferiore.
- Se il Master lo scoprisse, mi punirebbe - obiettò l'altra - I suoi ospiti devono essere trattati...
- Se avrà qualcosa da ridire, gli parlerò apertamente. Dopotutto sono una semplice viandante, tutte queste formalità nei miei sono superflue.
La cameriera intuì che era inutile insistere, così, suo malgrado, accettò.
- D'accordo Elisabeth farò come mi hai detto. Ora seguimi nella stanza, il Master mi ha ordinato di farti un altro impacco, visto il miglioramento.
- Oh, accetto molto volentieri, grazie mille – la ringraziò Elisabeth pensando “Mi chiedo come faccia Falco Nero a sapere che il rimedio ha funzionato, non l'ho visto e non ho riferito a nessuno del miglioramento.”
Si sdraiò su una delle brande e lasciò fare il suo lavoro a Caroline.
- Ora ho terminato di metterti l'impacco, per favore rimani qui senza muoverti. Più tardi, qualcuno ti verrà a chiamare per il pranzo, nel caso non dovessi scendere al piano di sotto in modo autonomo.
- Grazie di nuovo Caroline.
- Dovere, Elisabeth - la cameriera fece un inchino, nonostante la donna sul letto non potesse vederla. Uscì silenziosamente, lasciando riposare Elisabeth, che assuefatta di nuovo dall'odore delle erbe e il tepore caldo del pezzo di stoffa sul volto, si addormentò.
Quando la donna si destò e tolse il pezzo di stoffa dagli occhi, rimase sorpresa di accorgersi che la vista era tornata completamente. Il buio totale dei giorni precedenti, le aveva fatto cambiare la prospettiva con cui osservava ciò che la circondava. Ora guardava tutto con aria diversa, prima faceva molta attenzione a scorgere pericoli per la sua incolumità, ora invece si ritrovava ad apprezzare di più ciò che poteva percepire grazie alla vista. Di per sé era sempre stata consapevole di quante cose poteva essere in grado di fare, però a volte con i guai in cui si cacciava, si dimenticava di ringraziare per quello che aveva. Era un vero dono divino.
Elisabeth scese nella locanda, c'era solo un gruppo di uomini a un tavolo abbastanza ubriachi, lo capì subito a una prima occhiata.
L'uomo che si trovava dietro il bancone la salutò cordialmente - Lady Elisabeth! Finalmente ho l'onore di conoscerla!
Lei lo guardò accigliata.
- Oh, mi perdoni! Ha completamente ragione, sono stato sgarbato! Lasciate che mi presenti. Sono Charlie colui che si occupa di questa taverna.
La donna stava per dire qualcosa, ma l'uomo continuò a parlare.
- Forse non lo sa, però ha già una discreta fama nel villaggio. Siete colei che si è ribellata alla prepotenza del cugino del Master. Ne ha avuto di fegato! Peccato che quando stava per venire qua a festeggiare, si è sentita poco bene. A quanto pare vi siete ripresa, ne sono felice - fece un largo sorriso, i suoi occhi blu sembravano riflettere la luce emessa dalle candele appese dietro di lui all'interno delle lanterne in ferro.
Sembra davvero sincero” pensò Elisabeth sorpresa “E' strano, considerando che neanche mi conosce, eppure sono certa che non stia mentendo, il suo sguardo e il suo sorriso sembrano così innocenti e puri.
Lo guardò attentamente e si accorse che l'uomo dai capelli castani chiari era molto cordiale e scherzoso con tutti i suoi clienti. Anzi, fin troppo, nonostante lo appellassero in modo poco garbato, il locandiere trattava tutti in modo gentile.
Perlomeno la sua personalità è reale e non una maschera. Sicuramente con lui potrei parlare a differenza dell'altra gente che c'è nel castello, loro mi stanno appresso solo perché il loro Master gliel'ha ordinato” a quel punto Elisabeth decise di scambiare due parole con il locandiere.
- A quanto pare mi sono fatta riconoscere fin dal primo giorno.
- Ha fatto una buona impressione - ribatté sempre sorridendo Charlie, mentre con un panno asciugava alcuni bicchieri dietro il bancone.
- Posso ordinare qualcosa? - chiese la donna, cercando di cambiare discorso.
- Certamente. Mi dica pure cosa preferisce, cercherò di portarglielo il più in fretta possibile.
- Latte caldo, per favore.
- Niente idromele?
- Passo. Meglio se non mi ubriaco - rispose lei con un mezzo sorriso.
- Oh, oh ha davvero gusti delicati Milady. Sicuramente mi ricorderò della sua ordinazione, è molto particolare.
Lei non ci badò. Era abituata ai commenti dei vari locandieri in merito a ciò che ordinava. Generalmente l'idromele non le dispiaceva, solo che a volte quando ne beveva anche solo un boccale, succedeva qualcosa. Il ricordo era sempre vago eppure agiva in modo diverso, come se fosse un'altra persona. Di questo ne era certa.
Dopo qualche minuto, le passò un boccale fumante - Ecco a lei, Milady.
- Cos'è questa cosa scura? - domandò Elisabeth dubbiosa.
- Polvere di cacao - le rispose Charlie con un sorriso radioso – Ho solo una piccola scorta, è da tempo che quel mercante non passa da queste parti, per questo di solito la tengo per me, però vista la sua ordinazione, ho pensato che eravate la cliente giusta per assaporare tale delizia per il palato.
Seppur titubante Elisabeth portò il boccale alla bocca. Il gusto del latte era delizioso con la polvere di cacao. La donna chiuse per un attimo gli occhi e fu riportata indietro nel tempo. Si sentì rilassata, mantenne le palpebre serrate ed espirò. Le pareva quasi di essere in qualche altro posto e non in una locanda.
Elisabeth riaprì gli occhi e si sentì in imbarazzo nel notare che Charlie la stava fissando.
- E' molto buono - commentò alzando nuovamente il boccale per nascondere il rossore del viso.
Il locandiere fece finta di di non aver notato nulla, si limitò a sorrise ed esclamare - Felice che le sia piaciuto! Ora mi perdoni mia sorella mi sta chiamando.
Di solito non era curiosa, ma per qualche strana ragione la donna si voltò e vide Caroline tirare per un orecchio Charlie, il quale sembrava cercasse in qualche modo di dare spiegazioni. Tra i due non vi era molta somiglianza. Caroline aveva capelli corvini e occhi azzurri, mentre il fratello aveva il colore degli occhi sempre sul blu ma molto scuri e i capelli di un castano chiaro.
Eppure in qualche modo si nota che sono imparentati, hanno entrambi un animo gentile” Elisabeth fissò il poco latte rimasto nel boccale “Chissà come sta Amy, è da molto che non ho sue notizie.

 

Gina camminava nei corridoi del castello, si sentiva a casa in quel posto.
Molto presto, tutto questo sarà in mio possesso. Tutti qui dentro dovranno fare ciò che ordino” pensò iniziando a canticchiare. Falco Nero vide la cameriera nel andito vicino alla sua stanza e inconsciamente serrò la mascella. Da quando Gina aveva aggredito la nuova arrivata, non l'aveva più vista.
L'uomo fissò la cameriera, che sentendosi osservata, si guardò intorno.
- Master!! - esclamò appena lo vide, si affrettò ad andandogli incontro - Mi deve scusare se sono sparita per un paio di giorni! Ho avuto un'emergenza famigliare - si scusò.
- Benjamin mi ha riferito la motivazione della tua assenza, aggiungere altro è inutile - il suo tono era freddo.
Gina capì che l'aver tentato di affogare quella donna aveva danneggiato la sua immagine agli occhi di Falco Nero, più di quanto aveva immaginato.
E' una cosa che non mi posso permettere, devo rimediare” sfoggiando uno dei suoi sorrisi falsi, la donna domandò - Le è mancato il mio tè Master? Glielo vado a preparare subito, se lo desidera.
- No! - rispose seccato l'uomo - E' una giornata molto bella, quel genere di bevanda è adatta ai giorni di pioggia.
Quella risposta fredda e distaccata la ferì.
Gina piegò leggermente il capo in avanti per nascondere la smorfia - Certo, sempre a sua disposizione, nel caso cambiasse idea – fece un inchino e si allontanò.
Maledetto” pensò furiosa “Devo trovare il modo di somministrargli il veleno, affinché quando riprenderà ad avere gli attacchi d'ira e impazzire, potrò controllarlo come un burattino. Solo allora tutto giocherà a nostro favore per il piano che oramai è in atto da tanto tempo.
Incrociò Benjamin e gli fece un sorriso ammiccante, voleva far credere all'uomo che l'incontro con Falco Nero fosse andato bene. In caso contrario Benjamin avrebbe preso provvedimenti e lei voleva evitarlo, perché sapeva che la sua posizione poteva essere compromessa.

 

Elisabeth aveva le braccia conserte, ogni tanto annuiva distrattamente.
Benjamin aveva raggiunto la taverna da pochi minuti e le stava spiegando le regole del torneo.
Come la fa lunga” pensò la donna nascondendo uno sbadiglio dietro la mano “Sono le stesse regole emesse nei tornei generali, forse pensa sia la prima volta che partecipo a un evento del genere.
- Infine se vuoi partecipare alla gara a cavallo con l'arco, puoi utilizzare uno dei nostri purosangue.
- Assolutamente no - rifiutò Elisabeth - Rina è molto brava, senza dubbio vincerò grazie alla sua agilità. Se volete che partecipi, queste sono le mie condizioni, userò il mio arco e cavalcherò la mia Rina.
Perché è così insistente questa donna maledetta? Forse avrei dovuto dar retta a Gina e usarla come sacrificio per i suoi incantesimi. Ormai è fatta, tornare indietro a questo punto è impossibile... devo solo pazientare e alla fine mi gusterò il finale di quando da quella boccaccia l'unica cosa che uscirà saranno delle urla strazianti.
Con quel pensiero a rallegrarlo Benjamin disse - Bene, con questo abbiamo concluso la lezione, spero di non averla tediata troppo Milady.
- Oh, no, siete stato molto preciso e conciso Sir Benjamin - lo rassicurò Elisabeth.
Eccessivo ed egocentrico, però la mia permanenza in questo villaggio si sta prolungando per cui devo tenermelo buono.
Le maschere di circostanza erano d'obbligo se voleva evitare problemi. Elisabeth aveva capito quanto quell'uomo avesse influenza e finora si era sempre comportato in modo gentile e disponibile, per cui, per quanto potesse essere tedioso, doveva dimostrarsi altrettanto cordiale nei suoi confronti.

  
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