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Autore: Lady Five    22/02/2017    5 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sull'Arcadia fervevano i preparativi per i futuri arrembaggi. Consultando le liste fornite da Zero e dalle Mazoniane, Yattaran e Kei individuarono le rotte che potevano fare al caso loro, dove erano sicuri di trovare i carichi di cui avevano bisogno. Per soddisfare le loro esigenze, questa volta di assalti ne avrebbero dovuti fare parecchi in più del solito. Ma questo non era certo un problema per loro, anzi... la ciurma, annoiata per la forzata inattività degli ultimi tempi, era decisamente euforica.
Harlock, però, non voleva assentarsi per troppo tempo, quindi decise che ne avrebbero fatti pochi per volta, per tornare, con il bottino raccolto, nel settore dello spazio dove stazionava la carovana mazoniana. E controllare che lì tutto procedesse secondo i piani. Come del resto gli assicuravano sia Zero sia Clarice, che lui, in attesa della partenza, contattava quotidianamente.
Lo preoccupava anche la gestione di Mayu durante gli arrembaggi. La ragazzina aveva ricevuto l'ordine tassativo di stare chiusa nella cabina del capitano, che aveva dei sistemi di sicurezza ancora più efficaci del resto dell'astronave, insieme a Meeme.
Il giorno stabilito, l'Arcadia fece il salto nell'iperspazio e viaggiò alcuni giorni in modalità in-skip, per raggiungere il loro primo obiettivo. Yattaran e Kei, come al solito, avevano fatto un ottimo lavoro e avevano individuato un cargo che trasportava un grosso carico di derrate alimentari e medicinali a una colonia terrestre. L'equipaggio non oppose resistenza e i pirati si presero soltanto quello che effettivamente sarebbe loro servito. Ordinaria amministrazione, insomma.
Compirono con pieno successo altri quattro abbordaggi, in punti diversi dello spazio e anche piuttosto distanti tra loro, per evitare il più possibile che qualcuno potesse prevedere le loro mosse. Quando tornarono alla base, le stive dell'Arcadia traboccavano di cibo, medicine, carburante e attrezzature mediche, che furono subito trasferiti sulla Dorcas dai pirati stessi.
Anche in quell'occasione Harlock e Kei furono accolti da Raflesia, che questa volta era da sola. Indossava una semplice tuta nera, senza trucco né orpelli. Non sembrava affatto una regina. Il suo sguardo stanco si illuminò nel vedere le numerose casse che venivano scaricate dalle navette che facevano la spola tra le due astronavi.
“L'avete fatto davvero...” mormorò a voce così bassa che sperò che Harlock non avesse udito.
“Certo, perché, ne dubitavi forse?” la punzecchiò il capitano con un sorriso ironico.
“Non volevo dire questo!” si ricompose subito la Mazoniana.
“Come vanno le cose qui?”
“Molto meglio! Già con le scorte che ci avevate lasciato abbiamo fatto molto e ora le cose cambieranno ulteriormente. E l'aiuto che ci sta dando il dottor Zero è davvero prezioso. Noi... non potremo mai sdebitarci...” aggiunse con una punta di imbarazzo.
“Aspetta a dirlo, non si può mai sapere, la vita è imprevedibile, no?”
Ricevere i ringraziamenti della sua vecchia nemica lo faceva sentire troppo strano. Probabilmente la stessa cosa doveva provarla Raflesia.
“E con il Voynich? È venuto fuori qualcosa di utile?”
“Ci stanno lavorando tutti con molto impegno, ma pare che la sua interpretazione sia ancora più complicata del previsto...”
“Vorrei vedere la dottoressa Jones. È possibile?”
“Credo di sì. Ti accompagno da lei.”
Kei rimase un attimo indecisa se seguirli o restare a sovraintendere alle operazioni di scarico. Poi decise di mettere da parte la sua istintiva rivalità verso quell'aliena e onorare il suo ruolo di ufficiale dell'Arcadia.
“Io rimango qui a controllare che tutto proceda, Harlock, se non ti dispiace.”
“D'accordo, grazie, Kei. Non starò via molto.”
“Salutami Clarice.”
“Non mancherò.”
Raflesia ricevette una chiamata sul comlink, così lo lasciò davanti all'alloggio della donna e si congedò. Clarice fu naturalmente molto felice di vederlo. Nonostante fosse il suo turno di riposo, come al solito la sua mente continuava a lavorare senza sosta.
“In effetti, siamo riusciti, cioè, gli studiosi mazoniani sono riusciti a tradurre le ultime pagine del codice. Ma chi le ha scritte ha usato un linguaggio volutamente oscuro, ha inserito qua e là delle frasi apparentemente senza senso. Non sarà facile venirne a capo, ma io sono fiduciosa che prima o poi ce la faremo!”
“Come ti trovi qui? Ti trattano bene?”
“Oh sì, benissimo! E poi non hai idea di come sia stimolante per me confrontarmi ogni giorno con queste persone! Sto scoprendo cose sulla storia terrestre e sull'origine della nostra civiltà che non avrei mai sospettato! E tutto questo grazie a te. È per merito tuo se ho potuto fare questa esperienza!”
Com'è che oggi non fanno altro che ringraziarmi? Si sono messi tutti d'accordo?
Harlock era in imbarazzo, come sempre in quelle situazioni.
“Un giorno mi racconterai tutto.”
“Certo! E voi come state? È andato tutto bene?”
“Sì, tutto bene. Credo che basteranno poche altre... spedizioni per risolvere tutti i loro problemi.”
“Oh, bene, sono contenta! Salutami Kei e Mayu.”
“Grazie. Anche loro ti salutano tanto. Magari uno dei prossimi giorni potresti venire per un po' sull'Arcadia... non so, per una cena, così ci aggiorni.”
“Con piacere. Ma ora devi scusarmi, ho un appuntamento con il dottor Werner per un tè, o qualcosa di simile, voglio parlargli di una mia teoria, prima di esporla agli altri...”
“Nessun problema. Ci vediamo presto.”
Clarice raccolse le sue carte e imboccò il corridoio nella direzione opposta a quella di Harlock, incontro a un distinto e maturo signore, il cui volto severo si rischiarò in un aperto sorriso nel vederla arrivare.
Harlock sorrise a sua volta tra sé e andò a cercare il dottor Zero. Anche lui era indaffaratissimo, ma sembrava entusiasta di quella nuova esperienza. Il capitano notò che il numero degli ammalati era parecchio diminuito da quando erano partiti.
“Sì, una volta nutriti e reidratati, la maggior parte di loro si è ripresa molto in fretta. So cosa la preoccupa, capitano, ma... no, non ci sono stati decessi, stia tranquillo.”
Mentre i due parlavano, Harlock notò, nel gruppo di medici e infermieri impegnati nel loro lavoro, l'amico di Mayu. Il ragazzo si guardava intorno, come se cercasse qualcuno, e non seppe nascondere la delusione quando capì che questa volta il pirata terrestre era solo. Il quale pirata se ne accorse e gli rifilò un'occhiataccia truce, con il risultato che il poveretto abbassò gli occhi tristemente su quanto stava facendo e non li rialzò più, almeno finché Harlock si trattenne lì.

Poche ore dopo, Harlock e Kei, in attesa dell'ora di cena, erano nella loro cabina a pianificare già la prossima spedizione.
Harlock aveva raccontato alla ragazza di Clarice e delle difficoltà interpretative del Voynich.
“Ho una domanda in testa da un bel po', se permetti... - chiese lei - Non hai mai pensato di sfruttare il computer centrale per risolvere tutti questi enigmi? Potremmo risparmiare un bel po' di tempo...”
“Sì, certo che ci ho pensato... ma per il momento ho deciso di non farlo. Primo perché non voglio che i Mazoniani scoprano le capacità del computer centrale... stiamo collaborando con loro, ma questo non significa che non dobbiamo stare lo stesso all'erta. E poi... forse questo ti sembrerà un po' sciocco, ma... non voglio privare Clarice del piacere e del merito della scoperta. Dovrà probabilmente rinunciare al codice, non potrà divulgare i suoi studi... che almeno si goda questo momento. Devi vedere con quanto entusiasmo e quanta passione si sta dedicando alla sua ricerca!”
“Conoscendola, me l'immagino.”
“Comunque, giocherò questa carta come ultima possibilità, se non si riuscirà a venire a capo della faccenda in altro modo.”
Harlock si immerse di nuovo nell'esame delle nuove rotte sul suo portatile. Un particolare attirò la sua attenzione.
“In questa lista c'è indicato un cargo con un carico di oro e altri metalli preziosi... ma non lo avete inserito nell'elenco dei possibili obiettivi.”
Kei lo guardò un po' stupita.
“Di solito non ci interessano queste cose...”
“È vero, ma ora è diverso. Raflesia ha bisogno anche di denaro, non ci saremo sempre noi a rifornirla di quello di cui ha bisogno. E a maggior ragione se e quando troverà un nuovo pianeta. Quindi ci prenderemo quel carico. Sarà un attacco più rischioso degli altri, di solito questo genere di merci è scortata da molti uomini armati, spesso mercenari senza scrupoli.”
Kei prese nota sul suo tablet.
In quel momento bussarono alla porta. All'invito di Harlock, Mayu fece capolino dalla porta.
“Posso entrare? Avrei bisogno di parlarti...”
“Sì certo, vieni pure.”
Kei si alzò. Aveva capito dallo sguardo della ragazzina che lei era di troppo in quel momento. Per quanto andassero più d'accordo, il suo punto di riferimento restava sempre il suo tutore. Giustamente.
“Vado a comunicare a Yattaran questo cambio di programma. Ciao Mayu. Ceni con noi dopo?”
“Sì, volentieri!”
“A più tardi allora”.
“Di che cosa volevi parlarmi?” chiese il capitano, non appena la bionda fu uscita.
“Ecco... io... volevo chiederti... se posso restare sulla Dorcas, mentre voi siete impegnati negli arrembaggi.”
Harlock si sentì subito a disagio. Era evidente il motivo che la spingeva a fare quella richiesta. Perché doveva toccare proprio a lui parlare di certe cose? Eppure, non poteva continuare a ignorare quel nuovo aspetto della personalità e della vita di Mayu. Tanto valeva affrontarlo una volta per tutte. Apprezzava, in fondo, che avesse scelto di parlarne con lui direttamente, anziché con la mediazione di Kei o di qualcun altro.
“È per via di quel ragazzo mazoniano, vero?”
La ragazzina avvampò, ma assentì con un cenno del capo. Del resto, sarebbe stato inutile nascondere il vero nocciolo della questione a uno come Harlock.
“Lo conosci appena... e poi come la mettiamo con quel tuo amico della scuola... Han, giusto? Pensavo che ti interessasse sul serio...”
Harlock, sei un bugiardo! Speravi che non fosse affatto una cosa seria, invece!
“Oh, guarda, Han, Luke e tutti gli altri miei compagni in confronto a Darragh sono degli stupidi ragazzini viziati! Lui è così serio e si impegna così tanto per gli altri...! Sua madre fa parte del Consiglio Supremo della regina, e lui potrebbe godersi tutti i privilegi del suo rango, invece ha scelto di imparare a curare la gente ed è diventato pure bravo, anche se non ha potuto studiare in modo regolare, date le circostanze!”
“Non discuto che sia una persona degnissima, ma... è mazoniano. Tra non molto, appena ricomincerà la scuola, dovrò riportarti sulla Terra e lui non potrà seguirti... insomma, vi dovrete separare, prima o poi...”
“Lo so. Ma non m'importa. E poi anch'io potrei rendermi utile... insomma, potrei aiutare il dottor Zero...!”
“Sto solo cercando di evitarti una situazione che potrebbe causarti un dolore, Mayu, solo questo. Ma ti prometto che ci penserò su e ti darò una risposta entro stasera.”
“Va bene, grazie, Harlock. E... non devi preoccuparti per me, io sono una forte, lo sai!” aggiunse con un sorriso un po' triste.
Rimasto solo, Harlock si lasciò andare sulla poltrona e chiuse l'occhio sano. Certo che lo sapeva, quanto fosse forte! Fin da piccola aveva affrontato situazioni durissime, aveva sperimentato l'abbandono e la solitudine, e malgrado tutto si era conservata allegra, buona e ottimista. E lui? Lui aveva cercato per metà della sua vita di evitare di affezionarsi troppo a qualcuno, pur di non soffrire... e cosa ne aveva ricavato? Aveva sofferto di meno? No di certo. Perché la vita è imprevedibile, è fatta di incontri e di separazioni, è intessuta di gioie e di dolori... Mayu, alla sua età, l'aveva capito molto meglio di lui ed era pronta ad affrontarla e viverla giorno per giorno.
Harlock mise da parte queste riflessioni un po' amare e cercò di guardare la cosa da un punto di vista più pratico e razionale. In realtà, con la prospettiva di assaltare quella nave carica di preziosi, era molto meglio che la ragazzina non fosse a bordo. Sulla Dorcas c'erano anche Clarice e Zero, li aveva visti sereni e tranquilli, quindi era ragionevole pensare che Mayu sarebbe stata molto più al sicuro lì che sull'Arcadia. Anche le circostanze, dunque, lo spingevano verso una decisione ben precisa.
Ne parlò con Kei, prima che Mayu li raggiungesse per la cena. La ragazza lo guardò con tenerezza e gli passò una mano tra i capelli.
“Non puoi proteggerla per sempre.”
“Lo so. Ma per me è ancora una bambina e non sopporto l'idea di vederla soffrire.”
“Ma prima o poi succederà comunque, e tu non potrai farci niente. È così che si matura e si diventa adulti, è inevitabile, purtroppo.”
“Sì, ma... insomma, mi ci devo abituare, ecco. Speravo che lontana dalla Terra si togliesse dalla testa quei due tipi... ma non per prendersi una cotta per un altro, per di più alieno!”
“Pensa, ti potresti ritrovare un genero mazoniano!” lo canzonò Kei.
“Ma...non dirlo neanche per scherzo!”
“Dai, dovresti averlo capito perfino tu che, alla sua età, si cambia idea con estrema facilità!”
L'arrivo di Mayu fece cambiare loro di colpo discorso.
Alla fine della cena, Harlock comunicò alla ragazzina che l'avrebbe lasciata sulla Dorcas. Doveva chiedere il permesso a Raflesia, naturalmente, ma non credeva che ci sarebbero stati problemi.
Mayu lo abbracciò.
“Grazie, Harlock! Ti prometto che farò la brava! Sarai fiero di me!”
“Ci conto!”
E farò anche due chiacchiere con il giovanotto in questione. Giusto perché si regoli di conseguenza...

  
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