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Autore: shoomie    22/02/2017    0 recensioni
Tamara è un'affermata scrittrice di romanzi e dalla vita ha avuto tutto quello per cui ha tenacemente lottato.
A quindici giorni dal giorno del suo matrimonio con l'erede delle industrie Carson, Tamara, riceve la funesta notizia dell'avvenuta scomparsa del padre.
Il rientro nella cittadina natia la porterà a scontrarsi con un passato che è ancora fortemente presente nei colori, nelle strade e soprattutto nelle persone.
Lasciare Norwood non sarà così semplice come sperato.
L'unica eredità che il padre le ha lasciato è infatti la casa dove è nata e cresciuta, ma anche quelle che ha abbandonato lasciandosi alle spalle molto più di quanto fosse mai stata disposta ad ammettere.
Solo quindici giorni la separano dal fatidico sì e quindi dal ritorno alla sua patinata vita New Yorkese ma si sa che il destino spesso è crudele e ci mette difronte a sfide sempre più dure, soprattutto se si crede di aver brillantemente superato le precedenti; quando non è così.
Sì, Tamara ha avuto tutto dalla vita che si era prefissata di vivere, tutto tranne quello che gli occhi di Cole le ricordano di non aver mai avuto il coraggio di tornare a prendersi.
(storia su Wattpad @julietwasanidiot)
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Tamara difficilmente perdeva così tanto tempo nel decidere qualcosa. 
Era sempre stata una persona istintiva quindi il fatto che fosse dentro quel pick-up da venti minuti, a fari spenti, a fissare una casa mezza illuminata, di notte, senza trovare il coraggio di uscire e presentarsi alla porta.
Le era costato molto quel pomeriggio andare da Padre Davis, sempre molto informato su quanto accadeva ai suoi parrocchiani, a chiedere informazioni sulla nuova abitazione di Cole e adesso che era lì le sembrava tutto così sciocco.
Erano passati due giorni ormai dal loro incontro al bar di Milo ma le parole di Maggie erano ancora impresse nella sua mente.
Era stato a Cole a lasciarla, o meglio a metterla difronte a fatto ormai compiuto, allora perché si sentiva in parte responsabile della sua cattiva sorte?
La voce alla radio informava gli ascoltatori che erano appena scattate le dieci ovvero il giusto orario per prendere una decisione.
Scese dal pick-up con la mente affollata di dubbi, non sapeva come giustificare la sua presenza ne cosa avrebbe potuto dire per incanalare un discorso come quello.
Strofinò le mani sudaticce sul jeans che indossava e raggiunse il portico cercando di convincersi che ormai era troppo tardi per cambiare idea.
Stava per bussare quando notò che la porta era in realtà aperta, poteva essere interpretato come un segno.
Magari era il destino o forse era solo l'aria afosa di Norwood che ancora una volta voleva facesse i conti con il suo passato, questa volta nella speranza di cancellare ogni ombra proveniente da esso una volta per tutte.
'Cole?'
Lo chiamò per accertarsi che fosse in casa, nessuna risposta.
Si guardò intorno, l'auto era parcheggiata nel vialetto e le luci del piano inferiore erano accese doveva per forza essere in casa.
Inoltre la porta era aperta, quindi..
Si addentrò nell'abitazione con cautela, magari era in compagnia, meglio non fare troppo rumore in caso di fuga.
Superato il corridoio scarsamente illuminato si ritrovò nel vasto salone arredato in maniera molto minimal che però sapeva perfettamente di lui, si limitò a guardarsi intorno ferma dove era, ma di Cole nemmeno l'ombra. 
Stava per andarsene quando la curiosità si insinuò in lei, infondo non era certa che sarebbe mai tornata lì si giustificò.
Avanzò di qualche passo scrutando minuziosamente l'ambiente che la circondava, gli scaffali in legno scuro, le sedie sparse a casaccio, vestiti e giornali lasciati sul pavimento insieme a bottigliate birra e bicchieri vari.
Infondo alla stanza proprio accanto alla grande porta finestra un'unica e rovinatissima poltrona in pelle, la riconobbe immediatamente ci si era seduta milioni di volerle su quel bracciolo proprio accanto a suo padre.
Doveva averla regalata a Cole quando si era trasferito, era plausibile conoscendolo.
Per lui una casa nuova aveva bisogno di un oggetto speciale da sistemare prima di ogni altro, in quel modo sarebbe stata sua sin da subito, e lei seduta su quel bracciolo non era stata solo accanto a suo padre. 
'Tamara?'
'Dio, mi hai spaventata.'
Si voltò alla sua sinistra incrociando subito la sua figura, aveva i capelli bagnati, i piedi nudi e i jeans slacciati.
Tra le mani una t-shirt blu e lo sguardo confuso.
'Che ci fai qui? Fammi indovinare, Padre Davis ti ha detto dove trovarmi.'
Lo guardò infilarsi velocemente la maglietta e abbottonarsi i jeans sorpreso dalla sua visita inaspettata ma non così tanto della fonte a cui si era rivolta.
Probabilmente era solo fortuna quella di Cole, Padre Davis era sicuramente il più informato e quindi il più affidabile in certi casi.
'Sembra quasi che te lo aspettassi di vedermi.'
Lui sorrise di sbieco scuotendo il capo.
'Diciamo che è come se fossi già stata qui.'
Tamara aggrottò la fronte confusa. 
Non era certa che stesse molto bene, anche se dall'aspetto si deduceva il contrario. 
'Ti ho disturbato? Posso ripassare.'
'No, ero fuori a farmi una doccia, non preoccuparti.'
'Hai la doccia esterna?'
'Cosa vuoi, Tamara?'
Sbuffo spazientito e lei gli fece eco sistemando la tracolla sulla spalla.
Come si domanda ad una persona se ha tentato di uccidersi senza riaprire vecchie ferite?
'Questo posto mi sta manipolando. 
Io vorrei comportarmi normalmente ma non ci riesco.
Sono rimasta ferma fuori casa tua per venti minuti prima di decidermi ad entrare e se tu non fossi spuntato fuori all'improvviso neanche sarei rimasta. 
Il fatto è che non riesco a smettere di pensare ad una cosa e questa mi sta logorando.
Tu sei felice?'
Lo vide aggrottare la fronte confuso. 
Doveva provare ad esprimersi meglio, magari iniziando a mettere in ordine le parole che le vorticavano in testa. 
'Il fatto è che tu sei l'ultimo legame che mi è rimasto qui. 
Rappresenti tutta quella parte di vita che ho cercato di reprimere e che oggi non voglio più dimenticare. 
Tu mi hai detto la verità e mi hai liberato di un fardello che non volevo più portare, tutta quell'amarezza e lo sconforto provato negli anni successivi al trasferimento sono scomparsi nel momento in cui mi hai raccontato come sono andate veramente le cose.'
Fece una pausa, doveva riprendere fiato. 
Lo sguardo di Cole non era più insostenibile, adesso.
Era vero quello che gli aveva detto. 
Lui l'aveva liberata di un peso inimmaginabile e per questo -e molto altro- gli sarebbe stata grata.
Afferrò le sue mani stringendole tra le sue, trovandole ruvide a contatto con il suo palmo morbido, non mollò la presa.
'Io voglio che tu sia felice, Cole. 
La donna a cui un giorno affiderai il tuo cuore sarà la persona più fortunata di questo mondo te lo posso garantire perché c'è stato un tempo in cui ho pensato che il compito di renderti felice fosse il mio, mi dispiace di non averlo portato a termine ma forse era questo il nostro destino.
Forse la nostra felicità dipende da altri.'
Ammise sconfitta. 
'Tamara.. Io non so cosa ti abbia detto Maggie ma se non ricambio i suoi sentimenti non è a causa tua, smettiamola com questi discorsi.'
Sentenziò ritirando le mani dalla sua stretta e voltandole le spalle.
Lo guardò raggiungere il tavolo da fumo in legno e afferrare il pacchetto delle sigarette, con nonchalance se ne portò una alla bocca senza però accenderla.
'Lei è convinta che il mio incidente non sia stato un caso, ma lo è. Crede che se nonostante il suo bell'aspetto io non voglia avere una relazione con lei sia per colpa tua, ma non lo è.
Il fatto è che Maggie è mutata esteriormente ma dentro è rimasta sempre la stessa fragile ragazzina che non accetta la vita così come è preferendo di gran lunga costruirsi una realtà parallela dove tutto va come lei desidera.'
La sigaretta si muoveva su e giù tra le sue labbra mentre le parlava, era un movimento quasi ipnotico.
Mentre lei se ne stava immobile lui raggiungeva l'altro capo della stanza nella direzione del camino dove afferrò un pacchetto di fiammiferi dalla mensola sopra di esso.
Fece scivolare il cerino sulla superficie ruvida del muro incendiandosi immediatamente, dopodiché lo avvicinò alla sigaretta e ne bruciò la prima estremità.
Come una scena da film in bianco e nero, pensò tra se e se.
'Perché allora lei crede che tra di voi potrebbe esserci qualcosa?'
'Dopo l'incidente lei mi è stata molto vicina e..'
'E siete finiti a letto insieme, ho capito.'
Concluse il discorso ancor prima che lui potesse formularlo nella sua testa.
Ignorò quella fastidiosa fitta allo stomaco che le prendeva ogni volta che lo immaginava in balia di qualche altra donna.
Era un disastro, una contraddizione continua.
Voleva saperlo felice senza però letteralmente saperlo. 
'È successo una volta sola e me ne sono pentito subito.'
Come se facesse la differenza, lo ammonì mentalmente.
'Le parlerò, non ti infastidirà più.'
Sospirò facendo uscire il fumo dal naso e strofinandosi gli occhi con le dita della mano libera, lei annuí.
'Adesso dovrei andare.'
'Certamente, il tuo Yankee ti starà aspettando.'
'Leo è tornato a New York.'
'Che peccato, ci mancherà.'
Tamara scosse il capo, non doveva per forza cedere alle sue provocazioni.
'Buonanotte Cole.'
'Aspetta, dai. Stavo scherzando.'
Ne dubitava ma infondo non aveva poi così tanto fretta di tornare a casa, nessuno la stava aspettando e quelli erano gli ultimi giorni di libertà anche per lei.
'C'è la luna piena, il lago e un pontile in disuso. Fammi compagnia.'
Il resto della serata la passarono a ridere come due ragazzini, senza troppi pensieri per la testa e una paio di birre in corpo.
I racconti dei tempi andati si dilungarono sino a quasi l'alba, il tempo volava e non faceva rumore quando stavano insieme.
'Perché non sei andata con lui?'
Le domandò ad un certo punto e lei insaccò le spalle.
'Sono i suoi ultimi giorni da uomo libero, è giusto che se li goda adesso.'
La brezza fresca le carezzò la pelle nuda delle spalle facendole venire la pelle d'oca.
'Sai cosa mi piacerebbe fare? Vivere questi cinque giorni come se avessi ancora diciotto anni, prima di adempiere ai miei doveri di moglie e nuora.'
Potremmo addirittura farlo insieme, sai?'
Lo guardò cercando di capire dalle sue espressioni quanto la ritenesse sciocca ad avere simili desideri, ma nulla nel suo viso le diceva che fosse una cattiva idea.
'New Orleans non sembra più irrealizzabile come dieci anni fa.'
La sorpresa si impossessò del viso di Tamara, trasformandolo.
New Orleans doveva essere la tappa iniziale del loro viaggio insieme, prima di New York e prima del diploma. 
Un week-end solo per loro, un posto dove essere adulti insieme.  
Un sogno rimasto nel cassetto.
'Fai sul serio?'
'Un finale degno di un libro, no?
Partiamo domani, alle nove.'
Eccolo il salto nel vuoto che aspettava.
Che sensazione magica, infondo erano gli ultimi  giorni da donna libera anche per lei e poi era da tanto che voleva vedere le luci di New Orleans, con lui. 
   
 
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