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Autore: Jasmine_dreamer    22/02/2017    1 recensioni
"La finisci di starmi addosso? Mi perseguiti da settembre, quando l'anno scorso non conoscevi neanche il mio nome!" disse Alexia.
"L'anno scorso eri un cesso, poi non so cosa sia successo!" rispose Parker.
"Si chiamano tette. Ecco cos'è successo, quando ti crescono le tette improvvisamente diventi figa."
Lui rise: "Guarda che le tette non c'entrano, contribuiscono, ma non sono loro la causa del tuo cambiamento. Quando ti ho vista ho pensato che eri una favola."
Sul sorriso di Alex comparve un sorriso dolce e pensò a quanto fosse carino Parker. Poi si ricordò che era Parker e disse: "Non mi compri con due parole in croce, sai?"
"Oh che strano, sembrava di si."
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Si era già addormentata da 15 minuti quando il suo telefono squillò.
"Pronto?!" disse assonnata.
"Auguri Rattatà!" Strillò Parker dall'altro capo del telefono.
"Ma che ore sono?"
"Mezzanotte spaccata."
"Hai aspettato che scattasse la mezzanotte prima di chiamarmi?"
"Veramente ti ho chiamata alle ventitre, cinquantanove minuti e quarantotto secondi."
"Tu sei pazzo."
"E tu non mi hai ancora ringraziato."
"Grazie Snorlax."
"Prego, ti lascio dormire ora. Ci vediamo stasera."
"Ciao Parker." riattaccò riaddormentandosi subito.
Come ogni anno la mattina alle nove e dodici, visto che Alex era nata a quell'ora, Nicholas e Jessica entrarono cantando tanti auguri a te in camera di Alexia.
"Diciassette candeline!" strillò Nick non appena ebbero finito di cantare.
"Esprimi un desiderio, tesoro."
Alex chiuse gli occhi e poi soffiò spegnendo le candeline.
Abbracciò la madre e il fratello sorridendo.
"Grazie."
"Fortuna che il tuo compleanno cade il 27 dicembre, così potrò sempre esserci."
Alex gli sorrise ancora mezza addormentata e mangiarono tutti e 3 insieme una fetta di torta.
Poi, come ogni anno, Alexia prese dal comodino la foto del padre: "So che gli auguri me li fai anche tu da lassù." la baciò e la ripose di nuovo sul suo comodino.
"Mamma, ogni anno davanti a questa scena ti commuovi!" esclamò Nick.
"Perché mi manca molto vostro padre."
Alexia sorrise: "Lo sappiamo."

Erano le otto di sera quando gli invitati, e anche non invitati, si presentarono in casa di Alex.
"Tesoro!" urlò Matilde: "Tanti auguri!!" 
Alexia la abbracciò ridendo: "Maty, mi fai male."
Poi si intromise suo fratello: "Scusa ma tu non avevi litigato con Jaqueline?"
"Sì, perché?"
Nick gliela indicò, aveva un vestito corto e le calze a rete.
"Vado a dirle di andarsene, e le chiedo anche come fa a non avere freddo."
"No, lascia perdere. Farò finta che non ci sia." 
Parker entrò in casa, cominciando a cercare Alex con lo sguardo, poi la intravide accanto a Matilde.
"Ehi! Rattatà!" urlò facendosi spazio tra la folla.
Lei si illuminò appena lo vide: "Snorlax!" 
"Tanti auguri piccolo topo."
Lei rise suo malgrado e prese il regalo che le aveva portato Parker, ringraziandolo e posandolo assieme agli altri.
Poi Jaqueline la raggiunse: "Vedo che tu e Parker siete molto vicini."
"Ciao anche a te."
"Sei cotta, vero?" aveva un perfido sorriso in volto.
"Che cosa vuoi?" una voce le interruppe: "Non ricordavo che Alex ti avesse invitata."
Alexia sorrise e Jaqueline, seccata, se ne andò.
"Ti ringrazio di essere intervenuta."
"Ma figurati." disse Jamie: "Non la sopporto."
"Sì, neanche io. E pensare che prima era una delle mie migliori amiche insieme a Matilde."
"Ecco perché ce l'ha così tanto con te, perché tu hai scelto Matilde! Sta' attenta, potrebbe fare qualsiasi cosa pur di fartela pagare."
"Tu dici?"
"Sì, è cattiva."
"Scusami, ma te la rubo un attimo!" esordì Parker tirando Alexia per la mano.
"Dove mi porti?!"
La portò in camera di Nick, accese la radio, inserì un CD e poi la invitò a ballare.
Alex arrossì, prese la sua mano e lui la strinse mentre i Coldplay suonavano Fix You.
"And I will try... to fix you." gli sussurrò Parker nell'orecchio.
Il corpo di Alexia fu percorso da un brivido.
I suoi occhi diventarono lucidi, le sue labbra si stesero in un sorriso e appoggiò la testa alla spalla di Parker mentre ancora lui la teneva stretta come se fosse la cosa più bella che gli fosse successa.
E Alex si sentì a casa tra le sue braccia. Per quanto strano fosse, lei si stava innamorando di ciò che pensava che avrebbe sempre odiato.
Ma no, non si stava per innamorare, era già successo e lo capì lì, in quel preciso istante, quando Parker le accarezzò la schiena e lei rabbrividì di nuovo.
Bastavano le sue mani su di lei per farle perdere la ragione, per farle dimenticare tutto il dolore, per farle dimenticare il Mondo, per farle venire la pelle d'oca.
Bastava solo il contatto tra la loro pelle perché tutto questo accadesse.
Poi la canzone terminò, lui si chinò e disse: "Grazie per avermi concesso il ballo."
Alexia era ancora rossa, ma scherzò dicendo: "Dovresti sentirti onorato."
Lui rise, ma poi si fece serio: "Ovvio che ne sono onorato."
Scesero giù e presero a parlare.
Finché non furono interrotti: "Alex, ho bisogno di parlarti." 
Parker si ricordò subito che si trattava di Michael, il ragazzo che ogni tanto la salutava sempre con il sorriso stampato in faccia.
Li guardò allontanarsi , e si versò un bicchiere di tequila.
E poi un altro, e un altro, e un altro, finché non diventarono quasi due litri di tequila liscia.
Così quando Alexia tornò, lui puzzava terribilmente di alchool.
"Parker, cosa c'è?"
"Chi è quello?"
"Il mio amico Michael. Ma tu puzzi di alchool, quanto hai bevuto?"
"E lo abbracci così un amico?"
"Parker dai, andiamo sul divano, sei marcio!"
"Non mi toccare!" esclamò lui.
Lei tolse la mano dalla sua spalla: "Va' al diavolo, coglione."
Andò a cercare Matilde, e la trovò soltanto dopo 45 minuti.
Le raccontò tutto e poi crollarono sul divano.
Dopo 3 ore riaprirono gli occhi, metà della gente che c'era dormiva, mentre gli altri continuavano a ballare.
La musica era troppo alta così, dopo essersi consultate tra di loro, decisero di salire in camera di Alex.
Ma quando Alexia aprì la porta, lo spettacolo che aveva davanti era bruttissimo.
Jaqueline e Parker erano nel suo letto, senza vestiti.
Dormivano e per terra c'era un preservativo usato.
Alexia richiuse la porta e scoppiò in lacrime, cadendo in ginocchio.
"Giuro che questa volta me la paga, quella puttana." disse Matilde.
"Lascia perdere." disse Alex scendendo di nuovo al piano di sotto.
E questa volta finì lei per ubriacarsi, per poi addormentarsi di nuovo un paio di ore dopo.

Parker aprì gli occhi, erano le nove.
Non ricordava quasi niente della sera precedente.
Si girò su un fianco e vide Jaqueline.
"Ma che cazzo..?" 
Poi realizzò di non essere vestito, qualche flash gli stava tornando in testa.
Michael aveva portato Alex fuori per parlare, e lui aveva cominciato a bere per come si erano abbracciati.
Si tirò sui gomiti e vide il preservativo usato per terra.
Ma che cosa aveva fatto?
Jaqueline ci aveva provato con lui, e poi.. e cos'era successo poi?
Si sforzò di ricordare, ma la porta si spalancò: "Voi! Ma non vi fate schifo?!"
"Maty, ti giuro che non ricordo nulla!"
Era furiosa: "Te lo dico io cosa hai fatto. Hai scopato con questa puttana a cui non frega un cazzo di te, lo ha fatto solo per vendicarsi che Alex ha scelto me e non lei."
"Oh mio Dio, come la fai tragica." disse Jaqueline vestendosi e alzandosi.
"Ringrazia solo che Alex mi abbia detto di lasciarti perdere."
"Aspetta!" fece Parker: "Alex ci ha visti?"
"Certo che vi ha visti! Voglio dire, nella sua stanza! Fate schifo davvero, e pensare che ti avevo anche aiutato a conquistarla."
"Tanto c'è quel Michael che le gira attorno. Senti, quando si sono abbracciati io non ci ho visto più."
"Michael? Ah sì. L'ha abbracciata perché è riuscito a mettersi con Travis grazie al suo aiuto."
"Cosa?" 
"Eh si, è gay. Sparisci, fai schifo. Tu e questa troietta..."
"Maty." Alex apparve assieme a Nick alle sue spalle.
"Alex..." fece Parker.
"Parker e io siamo solo amici, lui non deve darmi nessuna spiegazione." sorrideva ma aveva gli occhi spenti e Parker se n'era accorto: "Le lenzuola pulite sono nei cassettoni, cambiale prima di andare via." 
Parker fece per seguirla, ma Nick lo bloccò: "Pulite questo schifo e poi sparite da casa mia." 
Lo sguardò di Nicholas era duro, severo.
Parker annuì e, triste, si mise a sistemare.
"Io vado, ciao." fece Jaqueline.
Lui non la degnò di uno sguardo e lei se ne andò.
Parker si sedette sul letto con la testa tra le mani: "Ma che cosa ho fatto?" mormorò.
   
 
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