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Autore: Sonia6    23/02/2017    4 recensioni
Oliver, Felicity, Tommy, Curtis, Laurel e Sarah sono amici da praticamente sempre. Vediamo cosa succede nelle loro vite a partire dal liceo. Affronteranno amori, perdite, delusioni. C'è chi si sposerà, chi verrà creduto morto per anni, chi scoparirà, chi tornerà come Eroe... Questa è la storia di una grande amicizia che si protrarrà negli anni e per tutta la vita.
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dinah 'Laurel' Lance, Felicity Smoak, Oliver Queen, Sarah Lance, Tommy Merlyn
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CIAO  A TUTTI!!!!
QUESTO E’ IL PENULTIMO CAPITOLO (O FORSE NO….VEDRO’ SUL MOMENTO)…. NIENTE LACRIME PER FAVORE!!!…. :D :D :D …..HO GIA’ UN PAIO DI NUOVE STORIE IN CANTIERE ;D
SPERO VI PIACCIA. BUONA LETTURA!!!
 
 
 
 
 
Un rumore metallico e costante destò Oliver dal suo sonno. Nell’aprire gli occhi si rese conto di indossare ancora gli abiti di Arrow, o meglio lo percepì. La sua vista era offuscata, come dopo un lungo pianto. Si guardava intorno ma non riusciva a distinguere i lineamenti di ciò che lo circondava. Sforzandosi capì di essere rinchiuso in una cella. La testa gli martellava e i suoi movimenti erano ancora incerti. Ricordò di essersi sentito così solo una volta nella sua vita, all’ultimo anno di liceo, quando fumò marijuana giusto per vedere cosa si provava. Fel se ne accorse e lo rimproverò, stette così male che da quel giorno non toccò più nessun tipo di droghe. Lentamente si alzò dal suo giaciglio di metallo, intravide una figura che lo osservava
 
“Ben svegliato”
 
“Dove sono? Che cosa è successo?”
 
“Ti ho fatto fare un sonnellino. Siamo nel nuovo mondo Oliver. Vieni, prima di ucciderti voglio mostrarti a cosa ha rinunciato tuo padre scegliendo di morire”
 
Avrebbe tanto voluto ucciderlo in quel momento, ma non ne aveva le forze. Poteva soltanto seguirlo e prendere tempo in attesa che il Team arrivasse. Perché sapeva che sarebbero arrivati. Darkh lo fece uscire dalla cella e lo condusse all’esterno dell’edificio. La luce abbagliante del sole invase i suoi occhi come un flash, tanto che fu costretto a ripararsi con una mano. Quando fu in grado di poterli aprire vide ciò che intendeva il suo nemico con il termine –nuovo mondo-. Era proprio un nuovo mondo. Una tipica cittadina tranquilla, con villette uguali e perfettamente allineate tra loro, giardini ben curati, un cane per ogni abitazione, uccellini che cantavano, fiori sbocciati. Non c’erano macchine, non c’erano motori, quindi niente smog. Le persone camminavano salutandosi tra loro. Sembravano sereni. Apparentemente una vita tranquilla in un mondo tranquillo.
 
“Dove siamo?”
 
“Te l’ho detto Oliver. Questo è dove vivremo. Come vivremo”
 
“Ma tu mi hai fatto sprofondare nelle acque della baia. E’ l’unica cosa che ricordo con esattezza. Come possiamo essere sott’acqua”
 
“Perché non siamo sotto l’acqua”
 
“Non capisco”
 
Darkh sbuffò annoiato dal dover spiegare l’ovvio
 
“Scaglia una freccia”
 
“Cosa?” chiese stupito
 
“So che non sei così stupido da attaccarmi adesso perciò, prendi una freccia e scagliala verso il cielo”
 
Oliver estrasse una freccia dalla faretra, mirò e la lanciò verso l’azzurro. Improvvisamente l’arma andò ad infrangersi contro un muro non visibile creando un’esplosione di colori viola, verdi e blu che si allargava sempre di più fino a sparire completamente tornando ad essere invisibile
 
“Ma che caz…?! Che cosa hai fatto Damien?”
 
“Ho isolato questo mondo da quello che conosciamo. Tu vedi il cielo, ma siamo sottoterra Oliver. Esattamente 135 metri sotto il centro preciso di Starling City. Non è fantastico?! Sembra la Terra come noi la conosciamo…”
 
“Una specie di campo gravitazionale….” Sussurrò il ragazzo
 
“Esattamente. Non è magnifico quanto la scienza sia progredita?!”
 
“Tu sei pazzo. Pensi che la gente ti seguirà? Non succederà”
 
“Oh ma non dovranno seguirmi. Ci sarà una selezione naturale ragazzo. Chi risulterà degno, potrà vivere qui felice”
 
“E chi non lo sarà?”
 
“Morirà” rispose semplicemente
 
“Oh bene, quindi stai organizzando un sequestro di persona di dimensioni gigantesche e, al contempo, uno sterminio di massa?”
 
“Bhè…”
 
“Tu sei malato. Capisco perché mio padre non volesse appoggiare il tuo progetto.”
 
“Ah” sospirò “Voi Queen siete proprio cocciuti. Credevo che con te avrei avuto più fortuna, mi sbagliavo. Adesso dovrò ucciderti”
 
“Devi solo provarci” ringhiò Oliver
 
“Pensavo fosse chiaro che non devi sfidarmi” terminò Darkh
 
La gola di Oliver si fece stretta, sempre più stretta. Si sentì sollevare, osservava Darkh che a cinque passi di distanza lo guardava sorridente. Non riusciva a respirare. Improvvisamente piccoli cerchi bianchi apparvero davanti ai suoi occhi, poi le immagini della sua famiglia, di suo padre, i suoi amici e Felicity. I loro primo bacio dentro quella macchina circa 15 anni prima. Infine buio e silenzio.
 
 
 
 
Il Team si stava preparando. Malcom aveva messo a disposizione la sua barca per raggiungere il punto esatto delle coordinate rilevate dal drone di Fel. Non restava che raggiungere la botola. Varie disquisizioni furono fatte al Covo per cercare di capire come arrivare ad essa ed aprirla senza far passare l’acqua. A volte, però, avere un Mago al proprio fianco rende tutto molto più semplice. Si sarebbero tuffati in acqua mentre Constantine, facendo la sua magia, avrebbe fatto abbassare il livello fino ad arrivare al fondale, da li avrebbero potuto aprire la botola ed entrare prima che Jhon facesse tornare tutto come in principio. Curtis sarebbe stato al Covo per dirigere le operazioni. Fel si fidava ciecamente di lui.
 
“Allora è deciso. Siamo pronti?” chiese Dig
 
I ragazzi annuirono ed uscirono in tenuta da battaglia dirigendosi ognuno verso i propri mezzi. Improvvisamente Constantine, che era rimasto indietro, si bloccò e Fel, al suo fianco, chiese
 
“Che c’è?”
 
“Niente” rispose lui con lo sguardo preoccupato
 
“Jhon…”
 
“Credo che…. Non lo sento più”
 
“Cosa? Cosa non senti più?”
 
“Oliver” sussurrò. Fel sobbalzò, lui le strinse la mano e lei sentì un calore pervaderle il corpo. Confusa guardò il Mago, lui sorrise ma non disse niente.
 
 
 
Riuscirono ad aprire la botola, al suo interno si diramavano dei cunicoli molto stretti, una specie di galleria in pendenza. Camminarono fiancheggiandone un’altra che capirono fosse quella usata dall’ascensore di Darkh, la seguirono per quasi 8 km. Fel calcolò che si trovavano sotto il Glades, nella parte disabitata. Lì trovarono una porta. Una semplice porta in acciaio. I ragazzi si guardarono incerti, ma Fel e Constantine sapevano che non c’era tempo da perdere, forse erano ancora in tempo per salvare Oliver, così l’aprirono. Si ritrovarono in una cittadina. Una vera cittadina sotterranea. A pochi metri da loro, un’altra porta in metallo si apriva per far entrare nuovi cittadini. Capirono che quella era un’altra entrata per il nuovo mondo.
 
“Riuscite a crederci?” chiese Roy stupito
 
“Ed io che pensavo di aver visto tutto nella vita…”sospirò Diggle
 
“Dobbiamo trovare Oliver” disse dura Felicity che stava già armeggiando con il suo tablet
 
“Come pensi di trovarlo?” chiese Malcom
 
“Il suo costume ha un GPS. Non sono sicura che qua sotto funzioni, ma ci sto provando. Non so nemmeno cos’è questo posto. Voglio dire, il cielo sotto terra??? Devo capire cosa hanno fatto qui”
 
“Ehm…. potrebbe non esserci tempo per questo” disse Sarah
 
I ragazzi alzarono la testa e videro l’esercito di Darkh di fronte a loro pronto ad attaccarli. Fel attivò la ricerca di Oliver e, rimettendosi il tablet al braccio, si preparò alla battaglia. Si creò una grande confusione. Il Team si scagliò contro i soldati, loro cadevano e si rialzavano. Fel, con le sue katane, era scatenata. Poteva infilzarli tutti quanti.
 
“Oliver!” gridò sorridendo
 
Arrow si trovava a pochi metri da loro, la faccia corrucciata, pronto a combattere. Prese una freccia e la posizionò sul suo arco, prese la mira e la scagliò. Sarah fu veloce, con il suo bastone di metallo, a cambiarle traiettoria
 
“Ma che…” disse Diggle
 
“Oliver che stai facendo?” chiese Nyssa
 
“Quello non è Oliver…..” intervenne Costantine. I ragazzi guardarono il biondo chiedendo spiegazioni silenziosamente “Non lo percepivo perché…. lui non c’è più.”
 
“Che vuoi dire?” chiese Sarah
 
“Darkh lo ha ucciso e lo ha fatto diventare…. Così”
 
“Ma lui è qui. Non è morto”
 
“Il vecchio Oliver si”
 
“No…. No, no, non è possibile” commentò Fel che, improvvisamente, corse verso il ragazzo
 
“Felicity fermati!!!!” gli gridò dietro Diggle
 
La bionda si trovava adesso a cinque passi da lui. Immobili.
 
“Oliver…. Oliver guardami”
 
Lui la guardò
 
“So che sei sempre li. Torna da me ti prego. Oliver…”
 
Dopo attimi che sembrarono ore lui, con la mano destra che impugnava l’arco, caricò il braccio per scagliare un pugno alla sua ragazza. Lei si scostò appena in tempo e, mentre si trovava ancora piegata, sfoderò le katane. Iniziarono a combattere e non come facevano solitamente al covo per allenarsi. Lui voleva ucciderla.
 
“Oh cazzo…” sussurrò Dig
 
“Oliver fermo!” gli urlava lei mentre parava i colpi
 
Lui non parlava.
 
Con la punta dell’arco disarcionò la mano sinistra di lei e rotolarono a terra. Le mani di Arrow stringevano il collo della sua ragazza. Lei cercava di liberarsi, infilò le sue braccia all’interno del cerchio che formavano quelle di lui e con il palmo della mano destra spinse il mento del ragazzo in su. Oliver fu costretto ad allentare la presa, Fel ne approfittò per atterrarlo con le gambe. Questa volta era lei sopra
 
“Fermati amore, non voglio farti del male”
 
A quelle parole lui si bloccò e la guardò socchiudendo un poco la bocca. Ma poco dopo la scaraventò via da lui. Rialzandosi ricominciarono a battersi, lei con la lama gli ferì il braccio sinistro. Una ferita lieve che a Fel bruciava già. Il resto del Team stava uccidendo i soldati, quando Darkh si palesò
 
“Fermi!!!” tutti si bloccarono “Non so come abbiate fatto ad arrivare qui, in fondo non siete poi così stupidi come pensavo, ma non importa. Adesso morirete”
 
“Che cosa hai fatto ad Oliver????” chiese Fel
 
Darkh rise. “Uccideteli tutti” ordinò serio al suo esercito, mentre si allontanava seguito da Arrow
 
Il Team si tolse dalla strada, seminando i soldati riuscirono a rifugiarsi in una casa per fare il punto della situazione
 
“Dobbiamo aiutare Oliver. Non possiamo lasciarlo li!” disse Fel
 
“Non è più Oliver” rispose mesto Dig
 
“Per adesso” intervenne Constantine
 
“Che significa? C’è un modo per riportarlo da noi?”
 
“Potrebbe. Ma un problema alla volta. Prima sconfiggiamo Darkh”
 
“Ok, cosa sappiamo di questo posto?” chiese Sarah
 
“Curtis mi ha mandato la geolocalizzazione. Siamo esattamente sotto al Glades. Hanno creato una specie di campo gravitazionale. Ecco perché vediamo il cielo”
 
“Ok, come hanno potuto farlo? Ci sarà, non so, un computer che fa questo no?!” chiese Roy
 
Fel spalancò gli occhi “C’è sicuramente un computer che fa questo. Ma non qui”
 
“E dove?”
 
“Sopra, sulla Terra, insomma a Starling City”
 
“E come lo troviamo?” chiese Dig
 
“Cerchiamo un dispendio enorme di energia. E’ quello che serve per alimentare tutto questo. Curtis può farlo. Può hackerare il sistema e distruggere tutto. Dobbiamo dirlo a lui, saprà cosa fare”
 
“Andiamo noi” disse Nyssa indicando i suoi uomini della Lega
 
“Vengo con te” rispose Sarah
 
Mentre le ragazze se ne andavano, Dig disse
 
“Bene, e noi che facciamo?”
 
“Quando Curtis distruggerà tutto, qui non dovrà esserci nessuno. Si creerà una voragine. Dobbiamo salvare queste persone”
 
“Come?”
 
“Darkh li sta controllando” disse Constantine “Troviamo lui e lo sconfiggiamo”
 
“Il GPS di Oliver ti dice dove si trovano?” chiese Malcom
 
“Si, a 200 metri da qui”
 
“Andiamo”
 
 
 
 
Il Canarino e l’erede di Ras uscirono dalla porta che avevano visto utilizzare dagli uomini di Darkh, si ritrovarono, come aveva detto Fel, nel Glades. Di corsa si recarono al covo.
 
“Curtis!” urlò Sarah
 
“Aaaahhh….” Gridò lui lanciando in aria ciò che aveva in mano “Oddio Sarah, non farlo. Mai più”
 
“Scusa”
 
“Ma che ci fate qui?”
 
“Abbiamo bisogno di aiuto”
 
“Ok”
 
“Il mondo sotterraneo di Darkh è chiuso in una specie di campo gravitazionale, così ha detto Felicity..”
 
“Wow…”
 
“Dobbiamo distruggerlo”
 
“Cosa? No, no… non posso farlo….”
 
“Curtis…”
 
“No Sarah, no. E’ rischioso.”
 
“Ehi!!!” gli urlò contro Nyssa “I nostri amici sono li sotto insieme ad un altro centinaio di persone. Se l’unico modo per salvarli è distruggere questa cosa, tu lo farai”
 
“Qual è il problema Curtis?” chiese Sarah
 
“Se tutto va bene, creerò un grosso cratere, il quartiere non è abitato è vero, ma potrebbero esserci dei senza tetto o qualcuno di passaggio, così  molte persone potrebbero morire. Se invece va male, questa cosa imploderà e il cratere sarà ancora più grosso. Moriranno anche gli altri”
 
“Felicity si fida di te” disse Sarah sorridendo e poggiandogli una mano sulla spalla “Ed anche io”
 
“Va bene, lo farò” sospirò lui dopo poco
 
“Quanto tempo ci vorrà?” chiese Nyssa
 
“Devo trovare da dove proviene il segnale ed entrare nel sistema…”
 
“Quanto tempo Curtis!!”
 
“Un paio d’ore, tre al massimo”
 
“Inizia, noi andiamo da mio padre e facciamo evacuare e delimitare la zona. Nyssa un paio di soldati dovrebbero tornare laggiù ad avvertire gli altri di quanto tempo rimane”
 
“Subito”
 
 
 
 
Withe Canarine e Nyssa Al-Ghul bussarono alla porta di Casa Smoak. Non era il massimo presentarsi alla famiglia in abiti da “lavoro”, ma il tempo era poco. Donna venne ad aprire
 
“Sarah..” sussurrò mentre la osservava già preoccupata
 
“Ciao Donna” sorrise la bionda “Mio padre è qui?”
 
“Si, sono tutti qui. Entrate”
 
“Sarah!!” gridò Laurel mentre correva incontro alla sorella
 
“Ciao a tutti” salutarono loro
 
“Bel completo” commentò Thea
 
“Già…scusate, ma non c’è stato tempo per cambiarci. Papà, dobbiamo parlare…. In privato”
 
“Che succede? Dove sono gli altri?” chiese Tommy mentre tutti si stavano già agitando
 
“Stanno bene, tranquilli”
 
“E perché non sono con te?”
 
“Già, e poi perché devi parlare in privato con papà?”
 
“Dall’abbigliamento direi che sta decisamente succedendo qualcosa”
 
“E se è così dovete dircelo”
 
“Sentite” interruppe la raffica di domande Sarah “Non posso scendere nel dettaglio, perché non è necessario che sappiate tutto. Dico solo che stiamo combattendo la battaglia finale per salvare la città. Gli altri non sono con qui perché sono sul campo e stanno bene. Ma non ci rimane molto tempo ed abbiamo bisogno dell’aiuto di papà” Poi guardò i loro volti. Ciò che vide fu terrore. Così parlò con il cuore “Prima che ve ne rendiate conto, saremo di nuovo a festeggiare tutti insieme. Tutti quanti. Dovete solo fidarvi di noi” concluse con gli occhi velati di lacrime, poi prese suo padre e lo portò fuori
 
“Piccola mia che succede?”
 
“Papà, sta succedendo qualcosa. Devi sgombrare il Glades e delimitare l’area”
 
“Perché?” chiese sbigottito
 
“Perché sprofonderà tutto quanto”
 
“Nyssa!!” urlò Sarah
 
“Cosa?!?!?” esclamò Quentin
 
“Senti papà, è difficile da spiegare, ma Nyssa ha ragione. Devi assicurarti che non ci siano persone”
 
Lance si passò una mano sul volto e sospirando disse “Va bene, quanto tempo?”
 
“Due ore”
 
“Ma è impossibile!”
 
La ragazza gli prese la mano “Ti prego, fa che sia possibile” e nel buio se ne andò
 
 
 
 
Alla SCPD Quentin urlava ordini
 
“Voglio che sgomberiate completamente l’area!!! E lo voglio entro un’ora e mezza! Poi transenniamo il perimetro. Nessuno entra e nessuno esce. Richiamate tutte le pattuglie, voglio tutti gli uomini disponibili. Dobbiamo muoverci!!”
 
Gli agenti partirono di corsa per eseguire gli ordini del Capitano
 
“Lance!”
 
“Capo…”
 
“Che cosa stai facendo?”
 
“Faccio sgomberare il Glades Signore.”
 
“E per quale assurda ragione hai mobilitato tutti i miei uomini?”
 
“Ci sarà una specie di terremoto tra un’ora, sto cercando di limitare le vittime”
 
“Ti prego dimmi che non c’entra l’uomo mascherato”
 
“Arrow”
 
“Da quando ci fidiamo di lui Quentin?”
 
“Da quando la città è in pericolo Capo. Dobbiamo collaborare”
 
“Fammi capire, sei diventato suo amico adesso? Hai contatti con lui?”
 
“Non posso dirle come ho avuto la notizia, ma si fidi di me, la prego”
 
“Se tutto questo si rivelerà uno scherzo di cattivo gusto Quentin, domani pretenderò il tuo distintivo e la tua pistola”
 
 
 
 
Il Team entrò nell’edificio silenziosamente. Sembrava quasi che non ci fossero guardie. In lontananza delle voci attirarono la loro attenzione. Era Darkh. Si addentrarono sempre più e trovarono la stanza da dove proveniva il rumore. Fel si voltò verso Constantine
 
“Manca un’ora e mezza alla distruzione. Hai il siero?”
 
Jhon aprì la mano mostrando la boccetta
 
“Pronto?” chiese lei
 
“Pronto” rispose lui bevendone il contenuto
 
I ragazzi fecero irruzione nella stanza. In un attimo ci fu confusione. Ma l’obiettivo era Darkh perciò cercavano di liberare il passaggio per permettere al Mago di arrivare al nemico
 
“Ancora tu?!” chiese Damien quando si trovò di fronte Constantine “Pensavo avessi capito che la tua magia non può competere con la mia”
 
“Mettimi alla prova”
 
Lui sbuffò e, volendo concludere la questione velocemente, strinse la sua mano sul collo di Jhon. Il ragazzo stava cambiando colore, come se la sua pelle, il suo corpo stesse iniziando il processo di putrefazione. –Ecco i suoi poteri- pensò lui. Poi sorrise. Darkh, continuando la sua magia, lo guardò confuso
 
“Mi fa piacere che ti diverte il fatto che stai morendo”
 
Constantine poggiò le sue mani su quella di Darkh, rigirò i suoi occhi rendendoli completamente bianchi e cominciò a pronunciare velocemente delle parole in aramaico. Ora la presa di Damien si faceva sempre più debole, mentre quella del ragazzo sempre più forte. Voleva togliere la mano da li, ma lui non glielo permetteva
 
“No…No! Che stai facendo???”
 
Il colore della sua pelle tornò normale. Smise di parlare e lasciò andare la presa. Una scarica elettrica attraversò il suo corpo, lui saltò sul posto scuotendo le mani e emettendo degli urli come dopo una botta di adrenalina gigantesca. Poi alzò lo sguardo sul suo nemico e sorrise. Darkh ruggì e mosse la mano per scaraventarlo verso il muro, ma non successe niente. Si guardò la mano poi di nuovo lui che ancora sorrideva. Provò ancora e ancora. Niente
 
“Che cosa mi hai fatto?” gli urlò
 
“Te l’ho detto, libero gli altri dall’occulto. E’ finita”
 
Darkh si scagliò contro il ragazzo che, con una mano, lo gettò in fondo alla stanza
 
“Ah, dimenticavo, ho io i tuoi poteri adesso”
 
Improvvisamente i soldati di Darkh scoppiarono in mille luci colorate. Oliver guardò il suo maestro e, incazzato, si gettò addosso a Constantine. Lui lo stese con un pugno.
 
“Oliver!” gridò Fel
 
Damien si alzò da terra stordito. Ancora non si arrendeva. Felicity lo vide e si avvicinò sfoderando una katana. Lui rise
 
“Fel…” sussurrò Dig. Ma lei era più che determinata
 
“Ragazzina…. Non lo fare. Non potrai mai vivere con il senso di colpa di avermi ucciso. Non sei un’assassina, non ce l’hai nel DN….”
 
Fel trafisse Darkh proprio al cuore. Lui, in ginocchio, con il sangue che sgorgava dalla sua bocca, la guardò allibito
 
“E’ vero, non sono un’assassina. Ma per te posso fare un’eccezione”
 
“Non c’è tempo. Dobbiamo portare via queste persone!” disse Diggle
 
“Quante ne mancano?” chiese Fel
 
“Non lo so, Roy ha fatto uscire già qualcuno”
 
Improvvisamente la terra sotto i loro piedi tremò. L’edificio stava cedendo sopra le loro teste. Raccolsero Oliver legato e uscirono correndo schivando i calcinacci. Una volta fuori, videro che era calata la notte e la bolla dentro cui era rinchiuso quel mondo, si stava sgretolando
 
“Cazzo…” disse Dig
 
“Non ce la faremo mai a raggruppare il resto delle persone ed uscire di qui” concluse Malcom
 
“Jhon puoi usare la tua magia?!” chiese Fel
 
“Non su questo” sussurrò il ragazzo
 
“Va bene, andate.” Disse Fel “Io penserò agli altri”
 
“Io non ti lascio qui!!” gridò Dig
 
Fel sorrise. Lo abbracciò forte sussurrandogli “Ti prego. Fidati di me”. Diggle capì che ormai aveva deciso.
 
 
 
 
 
“Avevi detto due ore!!!”
 
“E’ partita prima, non è colpa mia!!” gracchiò uno spaventato Curtis che muoveva le sue dita sulla tastiera del pc
 
“Dobbiamo fermarla!!” urlò Sarah
 
“Non possiamo!!” disse lui
 
“Ci sarà qualcosa che possiamo fare!!” gridò Nyssa
 
“Si, sperare che siano veloci” concluse Curtis
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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