Ps: alcune frasi le ho lasciate in
inglese perche’
impossibile rendere lo stesso senso in italiano in un caso e
nell’altro (il
finale) la versione originale e’ perfetta cosi’.
Stavo lavorando ai miei computer come
sempre. Il covo era
deserto. Da sola lavoravo meglio alle mie ricerche. Quel bastardo di
Prometheus
non avrebbe avuto scampo. Adesso poi che Oliver era sotto impeachment
con
l’accusa di aver insabbiato il caso di Billy avevo
moltiplicato gli sforzi.
Dovevamo prendere quel maledetto assassino e presto.
Prestavo un orecchio distratto al
notiziario, vedevo con la
coda dell’occhio lo schermo acceso sintonizzato sul canale 9,
era appena
cominciato.
Avevo appena risposto
all’ennesimo sms di Alena che mi
pregava di non mollare e di proseguire quel che stavo facendo con
Pandora
quando le parole dello speaker del notiziario presero senso nella mia
mente.
Abbiamo appena ricevuto notizia di un
attentato sferrato al
Sindaco Queen di ritorno dal tribunale. L’auto che lo
trasportava e’ stata
attaccata con armi da fuoco e si e’ impennata finendo
capovolta sull’asfalto…
Attentato? Oliver !? No, non era
possibile.
Mi alzai di scatto dalla sedia e mi
avvicinai al monitor. Ma
non dicevano niente di piu’, solo dell’attentato,
che non si sapeva bene chi
avesse sparato contro l’auto che usciva dal tunnel cittadino,
solo che gli
inviati stavano arrivando sul posto e che avrebbero aggiornato presto.
Ricordiamo
che il
sindaco e l’amministrazione Queen sono sotto inchiesta per
sospetto
insabbiamento nell’omicidio del detective della polizia
William Malone e che
Oliver Queen oggi ha deposto presso il Tribunale di Star
City…
Stupidi avvoltoi di giornalisti!
Proprio adesso dovevano
ricordare la cosa? Oliver.. Oliver sara’ salvo? Non riuscivo
a pensare ad altro
che a lui.
Il nostro rapporto si era piuttosto
raffreddato, poi da
quando mi aveva affrontato perche’ avevo hackerato il pc di
quella
giornalista.. era davvero incazzato. Non l’avevo mai visto
cosi’ arrabbiato.
Per quella tizia poi. Non mi era mai piaciuta. E nemmeno a Thea.
Cosi’ quando
era venuta a chiedermi aiuto per hackerare il suo pc non ci avevo
pensato
neanche un secondo. E lui se l’era presa con noi due!
Ma non era quello il momento di
rimuginare su quanto
successo. Lui.. lui poteva essere ferito.. o peggio.
Accantonai subito quel pensiero e
chiamai Thea al cellulare.
Anche lei era stata messa fuori gioco
dal quell’impeachment e
il Municipio era off limits per tutto lo staff mentre i giudici
portavano
avanti l’inchiesta. Si erano affidati al procuratore Chase,
quello era in
gamba: aveva tirato fuori Dig dalla prigione, erano in buone mani.
Thea rispose dopo parecchi squilli
“Felicity.. “
voce bassa, triste
“Thea! Ho appena
saputo…Dove sei? Oliver?”
“Siamo
all’ospedale centrale…”
“Oliver? Oliver come
sta?”
“Male.. Felicity lui..
e’ ferito gravemente!”
No, no… Dio, Oliver no!
pensai
“Arrivo subito!”
Chiusi il telefono malamente e
mi precipitai fuori senza neanche prendere
il cappotto.
Non avevo mai corso cosi’
tanto con la mia Mini, il
tachimetro non scese mai sotto i 100 Km.. in citta’.
Pensai pure di essere passata con il
rosso a un incrocio
perche’ avevo sentito strombazzare le auto impazzite ma non
vedevo che la
strada davanti a me, non vedevo l’ora di arrivare. E al
diavolo le multe!
Il pensiero fisso .. Oliver.. dopo
tutto quel che era
successo … lui era … lui. Una parte di me non
aveva mai smesso di amarlo, non
avrebbe mai smesso di amarlo. Nonostante lo avessi lasciato, nonostante
ci
fossimo allontananti, nonostante la freddezza del nostro attuale
rapporto
lavorativo, nonostante la morte di Billy, nonostante lei.. nonostante
tutto.
Ecco l’ospedale.
Parcheggiai la Mini in seconda fila, pure
storta. Non mi importava.
Correvo. Quella malefica rampa di
accesso non sembrava
finire mai. L’entrata piena di gente, di poliziotti, di
giornalisti. Ci mancava
pure tutto quel caos di gente.
Quando vidi Diggle che mi veniva
incontro mi sentii
sollevata.. e mi veniva da piangere.
“Dig, come sta!?”
Diggle scosse semplicemente la testa.
“Vieni!” mi disse
solamente.
Con un ascensore laterale di
servizio, quasi nascosto,
evitammo tutto il bailamme di gente che si affollava per sapere.
Lentamente arrivammo al piano. Uscimmo
nell’atrio. Vidi subito Thea che
andava avanti e indietro davanti alla vetrata che dava sulla
citta’, le braccia
strette attorno a se’ come a farsi coraggio,
l’espressione disperata.
“Thea!”
L’abbracciai stretta. Le volevo bene come a una
sorella.
“Felicity.. grazie di
essere venuta. Non credo di potercela
fare da sola”
“Tu non sei
sola!” Le dissi. “ Ci sono io e Dig e ..”
in
quel momento si apri l’ascensore ed entrarono Curtis e Dinah,
seguiti a ruota
da Rene’ e Lance.
“E ci siamo tutti quanti,
hai visto?”
Ci eravamo affollati tutti attorno a
lei. Thea si sforzo’ di
sorridere ma aveva gli occhi pieni di lacrime.
“Cosa sappiamo?”
Il tono di Lance era perentorio, da
poliziotto. Com’era stato. Come era ancora
nell’intimo.
“Non molto. La limousine
e’ stata attaccata, si e’
ribaltata.. l’autista e’ morto.
E Oliver
e’ ferito .. grave.”
Una lacrima scese dagli occhi di Thea.
“Lo stanno
operando.”
Mi sforzai di non cedere alla
disperazione. Le dissi.. mi
dissi ”Lui e’ forte. E’ sopravvissuto a
di peggio. Vedrai ce la fara’!”
I minuti passavano
lentissimamente… divennero ore.. e non
sapevamo nulla, non ci dicevano nulla.
Fortunatamente il piano
dell’ospedale era stato isolato per
precauzione. Impeachment o no Oliver era sempre il sindaco in carica, e
la
scorta stava facendo il suo lavoro.
Ad un certo punto sentimmo un rumore
di tacchi che salivano
le scale. Mi voltai istintivamente verso le scale a lato
dell’ascensore e
vidi.. lei.
Susan Williams. Cosa diavolo ci
faceva qui? Mi ritrovai a
pensare. E un secondo dopo mi diedi della stupida.
Certo che era li’, era la
donna con cui Oliver usciva, con
la quale aveva una relazione. Sarebbe stato strano il contrario.
Lei si fermo’, ansante per
aver salito le scale, osservo’
tutto il nostro gruppo. A eccezione di me e di Thea non conosceva
nessuno. Con
Thea era apertamente ai ferri corti e il suo sguardo la
sfioro’ solo di
sfuggita. Con me aveva parlato solo quella volta alla festa di Natale
in
municipio. Punto’ decisa su di me.
“Cosa e’
successo?” Mi chiese. Non
sembrava agitata. Anzi, si sarebbe detto
che era li’ per una intervista piu’ che per il
fatto che l’uomo con il quale
aveva una relazione fosse ferito.
Le dissi quel che sapevo,
cioe’ quasi niente. Lei annui’,
semplicemente. Composta, controllata. Quasi le invidiavo quel freddo
contegno.
Io mi sentivo … non sapevo neanche come mi sentivo.
Passo’ un’altra
ora. Eravamo ancora tutti li nell’atrio.
Ognuno immerso nei propri pensieri.
Poi finalmente uscirono i medici.
“Chi di voi e’ la
signorina Queen?”
Thea si alzo’ subito.
“Dottore, mi
dica.”
“Voi siete
familiari?”
“Siamo amici!”
Affermo’ Dig, deciso, col tono di chi non
vuole sentire obiezioni.
Il dottore se ne accorse.
Parlo’ a Thea
“Signorina, non le nascondo
che suo fratello e’ grave.
Ha un braccio ridotto male, era
rimasto schiacciato nelle lamiere. Contusioni ovunque. Una commozione
cerebrale
piuttosto seria. E una larga ferita all’addome. Lo abbiamo
operato ma ha perso
parecchio sangue. La prognosi e’ riservata.”
“Posso vederlo?”
Thea aveva dato voce al mio pensiero.
“Meglio lasciarlo
tranquillo.”
“Dottore se la
cavera’?”
Il medico rimase in silenzio
“Dottore, se la
cavera’, vero?” stavolta fui io a parlare
“Le prossime 24 ore saranno
critiche, signorina. Solo domani
sapremo qualcosa di piu’ preciso. Noi abbiamo fatto il
possibile. Adesso
dipende dal suo fisico.”
I medici se ne andarono. Noi eravamo
rimasti tutti in
silenzio.
Thea crollo’ di schianto
sulla poltroncina d’attesa. Io
sedetti accanto a lei, le strinsi un braccio a farle coraggio. Coraggio
che
neanche io avevo. Un braccio ridotto male.. come avrebbe fatto con
l’arco? Una
ferita all’addome.. un’altra profonda cicatrice in
quel corpo gia’ cosi segnato,
martoriato… erano questi i pensieri che mi attraversavano la
mente in quei
momenti.
Poco a poco il gruppo si sciolse.
Thea mando’ a casa piu’ o
meno tutto il team, ringraziandoli per la vicinanza e la presenza ma
che non
potevano fare nulla li’. Li avrebbe avvisati tutti non appena
avesse avuto
notizie. Dig e i ragazzi se ne andarono. Lance brontolo’
qualche minuto ma se
ne ando’ pure lui.
Thea non mi disse nulla. A Susan
nemmeno. Motivi diversi.
Identico risultato.
Rimanemmo li, noi tre. Io e Thea
sedute vicine. Susan in
piedi, stagliata contro la finestra. Era buio, ormai era scesa la notte
su Star
City.
Thea si allontano’ un
momento. Doveva prendere aria.
Riuscivo a capirla perfettamente. Pure io mi sentivo soffocare.
Rimanemmo cosi io e Susan. Da sole.
Senza guardarci. Senza
parlare. Io guardavo davanti a me e pensavo a lui. Cosi’
alto, cosi’ forte,
cosi’ duro, cosi’ intransigente. Ai
suoi
occhi. Alle sue mani. Al suo sorriso. Al suo cuore cosi’
oscuro e cosi’ pieno
di luce. A quanto
significasse per me. A
quanto avesse sempre significato per me.
Ad un uomo che sapeva stendere un
nemico in un secondo ma
che non sapeva difendersi dall’arma piu’ letale al
mondo: l’amore, i
sentimenti.
A quel che c’era stato fra
noi, cosi’ bello e cosi’ fragile,
annientato da una omissione. Al mio voler andare avanti con un altro.
Al mio
pretendere di averlo cancellato dal cuore.
Era stata tutta un’illusione. Adesso lo sapevo.
Adesso che forse era
troppo tardi.
“Come vi siete conosciuti
tu e Oliver?” La voce di Susan mi
fece sobbalzare.
“Come, scusi?”
“Ho chiesto come vi siete
conosciuti?” Ripete’ Susan. “Siete
molto diversi...in tutto.”
Finsi di non capire
l’insinuazione, una come me come poteva
aver frequentato Oliver. Estrazioni sociali diverse. Ambienti di
provenienza
diversi. Indole diversa. Ma voleva davvero sapere una cosa del genere?
“Lavoravo nella Queen
Consolidated, l’azienda di suo padre.”
Risposi.
“Questo lo so. Quel che ti
ho chiesto e’ diverso. Come
vi siete incontrati?”
Mi irritai subito.Le sembrava quello
il momento di farmi
quelle domande con Oliver che..
“Finira’ anche
questo sull’articolo che sta scrivendo su di
lui?” Misi le carte in tavola. Io sapevo.
Lei mi guardo’, seria.
“No, e’ solo una mia
curiosita’.”
Distolsi lo sguardo. Non ci credevo.
Neanche per un
milionesimo di secondo.
“Avanti Felicity, hai la
mia parola”
Cosa dirle? Che avevo sempre avuto
una cotta per lui anche
se lo avevo visto solo in fotografia?
Che me l’era ritrovato nel
mio cubicolo, bello e
impossibile, con il suo meraviglioso sorriso, irraggiungibile per una
come
me? Che mi aveva
raccontato un sacco di
balle ma che io avevo sentito da subito di potermi fidare di lui? Che
si era
rifugiato ferito sul sedile della mia macchina chiedendomi aiuto? Che
da allora
lo avevo affiancato in quella sua feroce lotta per risalire
dall’inferno? Che
lo avevo sempre amato anche se lo avevo lasciato? Cosa potevo
raccontare a
quella donna che non aveva scrupoli nel portarselo a letto per poi
indagare su
di lui? Cosa potevo dirle di quel nostro complicato meraviglioso amore
che lei
avesse potuto capire? Niente. E niente avrei detto.
“Quel che e’
stato fra me e Oliver e’ solo nostro. Da me non
sapra’ niente, signora Williams.”
“Sei come sua sorella..
pronte a chiudere fuori chiunque
dalla sua vita. non lo lasciate.. vivere.”
“Noi teniamo veramente a
lui!” Ecco,
me l’aveva tirata fuori
“Tu pensi che io non tenga
a lui?”
No! Quella sillaba esplose nella mia
mente. Non risposi ma
il mio silenzio fu egualmente eloquente
“I am his
girlfriend!” Disse lei alzando la voce
“And I am his
girl!!!” Ribattei io, alzandomi di scatto
dalla poltroncina, i pugni chiusi per la collera.
“Non avete di meglio da
fare che accampare diritti su Oliver
mentre lotta per la vita?”
La triste voce di Thea mi
riporto’ alla realta’. Aveva
ragione, che diritto avevo di parlare cosi’? Oliver stava
insieme a Susan, non
a me. La mia collera svani’ in un lampo, per lasciare spazio
a una profonda tristezza.
“Scusa Thea. Hai
ragione.”
Susan non disse nulla. Non si
scuso’. Ci volto’ le spalle.
Sembrava aver realizzato qualcosa. Qualcosa che non le piaceva.
Le ore passavano lentamente. Thea si
era addormentata sulla
poltroncina. Io ero stanchissima ma non volevo arrendermi. E neanche
Susan a
quanto pareva. Si era seduta, un paio di posti distanti da me. Non
parlavamo.
Quasi all’alba
arrivo’ un dottore.
“Una di voi si chiama
Felicity?”
Mi ero quasi assopita. A quella
domanda mi raddrizzai
subito. Anche Susan si era fatta vigile. Thea era distrutta invece.
Dormiva.
“Sono io!” risposi
“Il sindaco ha la febbre
alta, e’ agitato. E nel suo delirio
continua a invocare il suo nome.”
“Oliver…
“
“Venga con me, provi a
calmarlo.”
Non degnai di uno sguardo Susan. Mi
alzai subito e seguii immediatamente
il medico.
Mi fece attraversare un paio di
corridoio e si fermo’
davanti ad una stanza. Mi fece indossare gli indumenti sterili e poi mi
fece
entrare in una camera, pure sterile.
Il mio cuore si fermo’. In
un letto che lo conteneva a
stento era steso il mio amore. Il mio amore ferito. Aveva il braccio
sinistro
fasciato e steccato. Il petto fasciato che si intravvedeva dal lenzuolo
ospedaliero. Potevo vedere il tatuaggio Bratva e le cicatrici. Il volto tumefatto e
rosso, sudato. Il suo
mormorio convulso.. “Felicity… Felicity
…”
Corsi verso di lui.
“Sono qui, Oliver sono
qui.”
“Felicity..”
“Si, sono qui. Tranquillo,
sono qui.”
Gli accarezzai i capelli arruffati
madidi di sudore, la
guancia sudata, la barba ispida. Da quanto tempo non lo toccavo cosi,
non lo
accarezzavo? Tanto, troppo. Ogni tanto lo toccavo di sfuggita con un
dito,
spesso canzonandolo. Mentre lui da quando ci eravamo lasciati non mi
aveva piu’
toccato, come se si fosse proibito di farlo, come se sentisse di non
aver
diritto a farlo. E io invece avrei tanto voluto che lo avesse fatto. La
spalla
come faceva agli inizi. Le braccia. Le mani. Come si intrecciavano le
nostre
mani, fatte apposta per essere strette l’una
dall’altra, la sua grande e calda,
la mia piccola e delicata al confronto.
“Mi.. mi
dispiace.”
“Di cosa Oliver?”
“Mi dispiace…
Felicity… mi dispiace.”
“Oliver, non devi
dispiacerti. Qualsiasi cosa, non devi
dispiacerti.”
“L’ho..
ucciso…”
Parlava di Billy. Si sentiva
responsabile. Ma era stato
ingannato.
“No Oliver, no. Non
l’hai ucciso tu. Prometheus ti ha
ingannato. Io lo so.”
Non gliene avevo mai fatto una colpa.
Anche lui era una
vittima di Prometheus. Come il povero Billy.
“..ucciso…
io… “
Delirava.. si agitava senza requie..
non era un bene per
lui.. doveva stare calmo, lottare.
“Stai calmo, stai
tranquillo. Devi stare fermo. Devi
guarire.”
“Rovino…rovino
la vita … tutti “
“Oliver no, non
e’ vero..”
“Non volevo…
farti male… mai”
“Lo so, Oliver. Lo
so”
“Io.. faccio
soffrire… Non importa.. quanto ami..”
“Oliver basta, ti prego.
Non torturarti cosi’!”
“Meglio.. morire ..
Felicity… “
No, questo non potevo sopportarlo! Lo
abbracciai stretto,
facendo attenzione alle fasciature, e gli parlai
“Amore mio, ascoltami! Si,
sei il mio amore. Questo non e ‘
cambiato. Non cambiera’ mai. Ho bisogno di te.
Questa citta’ ha bisogno di
te. Come sindaco e come Green
Arrow. Non puoi mollare. Non mi puoi lasciare. Hai combattuto tanto.
Sei
sopravvissuto all’inferno, all’isola. Ora devi
combattere per te, per questa
citta’. Per la tua famiglia, per i tuoi
amici. Dobbiamo sconfiggere Prometheus.
“Prometheus…”
“Si dobbiamo sconfiggerlo.
Ma senza di te non ce la possiamo
fare. Lotta Oliver. Lotta! Tu sei forte. Tu sarai capace di batterlo.
Io lo so.
Ti scagionerai da tutte le accuse, Chase ti aiutera’. E io
saro’ con te. Sempre.
Al tuo fianco. Ho scelto di stare al tuo fianco. E continuo a scegliere
di
stare al tuo fianco. Anche se ami un’altra.”
“No..
Amore…”
Avevo sentito bene? O stava ancora
delirando?
“Ho bisogno di te Oliver.
Devi aiutarmi. Questa cosa di
Pandora.. io lo so che non e’ giusta, ma.. mi devi aiutare
amore mio!”
“Oliver combatti! Combatti
per vivere! Torna da me. Torna da
noi. Ti amo Oliver.”
E lo baciai, con tutta la forza che
avevo, a lungo,
indugiando sulle sue labbra secche.
Lo tenevo stretto al mio seno, a poco
a poco si era calmato.
Il medico era entrato a controllare.
Aveva sentito tutto? Non
era importante in quel momento.
Gli ausculto’ il petto, gli
senti il polso. Mi sorrise. “Si
e’calmato, molto bene. “
“Posso stare qui con
lui?”
“Purtroppo no. Ma la
ringrazio. Senza di lei non si sarebbe
calmato e non era un bene per lui essere cosi agitato.”
“Capisco.” No non
capivo. Volevo stare li’. Ma non feci
ulteriori commenti. Mi abbassai su di lui
“Ti amo Oliver. Anche se
probabilmente non ricorderai nulla
domani. Io ti amo. Sempre.” Mormorai
Uscii da quella stanza, dopo un
ultimo abbraccio e un ultimo
bacio.
Tornai nell’atrio. Susan
non c’era piu’. Thea mi aspettava
“Allora?”
“Si e’ calmato.
Il dottore dice che e’ un bene.”
Thea sospiro’ profondamente
“Grazie Felicity.
L’hai salvato.”
“Chi io? No. Lui ha salvato
me.” e
avevo ancora bisogno che mi salvasse..
dentro di me lo sapevo.
“Susan?” Chiesi
“Se
n’e’ andata. Non l’ho fermata, meno la
vedo meglio sto.
Ma ha lasciato questo per te.”
Un biglietto ripiegato.
Lo aprii “Sei importante
per lui, lo so. Ma io non
rinuncero’ tanto facilmente.”
Appallottolai il biglietto nel palmo
della mano. Thea mi
guardo’ “E’ una minaccia? Mi aspetto di
tutto da quella donna”
“No, Thea. Niente che non
sapessi gia’.”
Quel che Susan Williams non sapeva
era che nemmeno io avrei
rinunciato a lui. Mai. Come lui stava combattendo per la sua vita e
sarebbe
tornato cosi io avrei combattuto per lui. Meritava di meglio di quella
giornalista. Non mi sarei arresa, a costo della sua ira o del suo
disprezzo. Lo
amavo. Volevo che capisse che lei non era quella giusta per lui. Se era
troppo
tardi per noi, non volevo che fosse troppo tardi per lui. E se proprio
era
destino che commettesse quell’errore, sarei comunque rimasta
al suo fianco.
Perche’ come gli avevo detto un tempo quando mi diceva che mi
voleva
felice ‘as
long as you are in my life..
I am.”
E lo sapete che voglio vedere Oliver
ferito prima di fine
stagione, no? :- )
Si, lo so che il procuratore Chase
aka il Vigilante e’
quello che ha sparato (se ho visto bene) ma Felicity non lo sa e
comunque ha
davvero fatto un buon lavoro con Diggle.
Scritto di getto. Con la speranza che
il prossimo episodio
sia degno di questo nome visto che in quello di ieri Oliver incazzato
con
sorella e Felicity per via della Dragon Lady non si poteva sentire e
vedere… pero’
almeno la scena Olicity e’ stata tesa e piena di feels. E
dai, su belli,
litigate di brutto e poi battezzate quel tavolo riunioni al covo con
una bella
scena hot (o il primo muro disponibile) che noi fans non ce la facciamo
piu’!
Vi ho detto che era uno
sclero… sopportatemi . Un bacio,
alla prossima!