Tutto
è
illusione.
Solo coloro che
comprendono a fondo questa realtà possono manipolare il
mondo.
Giornata
di festa a Demacia, l’incoronazione del nuovo Re sta per
avvenire.
Armature
scintillanti, ornamenti d’oro, la cerimonia solenne si svolge
all’insegna
dell’opulenza.
Il Primo Consigliere solleva la corona, che risplende incontrando un
fascio di
luce.
Jarvan IV riceve la corona, si alza e si volta verso il popolo che
ripete il
suo nome.
È maestoso, imponente, il Re che Demacia merita.
Xin Zhao, il Siniscalco, si fa avanti per inginocchiarsi di fronte al
suo nuovo
signore. Da vero testardo indossa un abito strano quanto il suo nome,
dalla
tonalità scura che contrasta profondamente con lo sfarzo di
cui si sono
adornati gli altri ospiti.
Jarvan
III è spirato da poco e lui, sua fedele spalla, ne osserva
il lutto.
Il
vecchio Re era anziano, tuttavia la sua morte era giunta inattesa.
La
corona passa alla generazione successiva ancora una volta e di nuovo il
Siniscalco sente quanto stia invecchiando.
Eppure bisogna continuare a servire il regno: Noxus continua ad essere
una
minaccia reale, nonostante quella tregua di facciata.
Povero sciocco.
Così
affannato e così cieco, nonostante la sua esperienza.
In fondo era stata proprio Noxus a forgiarlo, che ingrato.
Ma
presto avrebbe pagato, come tutti.
La strega porge una rosa nera al Re «Siamo nelle vostre
mani», aggiunge, poi si
congeda con un sorriso.
Formalità
necessarie e divertenti.
Il
nuovo Re rigira la rosa tra le dita.
Un
fiore di quella pigmentazione non esiste in natura.
È un trucco, un’illusione. Bello ma finto.
Jarvan III si era andato a coricare e non si era più
risvegliato. Chi lo aveva
visto, quella sera, avrebbe giurato di non aver notato niente di
insolito.
Eppure
adesso riposa per sempre, sotto lo sfarzo che non può
più vedere.
Il
pensiero di quanto i demaciani siano sciocchi è tanto
divertente che una risata
estremamente cristallina e femminile, impossibile da trattenere, si
libera
dalla bocca di Jarvan IV.
O almeno da chi ne ha assunto le sembianze, ormai da svariati anni.
LeBlanc lascia cadere la rosa nera sulla tomba, si volta e imbocca il
sentiero
che la condurrà al Palazzo Reale di Demacia. Il laghetto
artificiale che
abbellisce il cimitero riflette per un istante l’immagine
distorta della donna
mutevole e inafferrabile che è, ma poi le fattezze
dell’uomo ricoperto
dall’armatura di scaglie di drago tornano le padrone di
quella superficie
increspata e irregolare. Nello stesso istante,
l’immagne-specchio della strega
che accompagna la delegazione di noxiani tremola leggermente, come la
fiamma di
una candela colpita da un refolo di vento.
La risata sguaiata e cristallina diventa maschile e roca nella gola del
nuovo
Re di Demacia, fino a spegnersi del tutto e lasciare spazio
all’espressione
seria e greve che lo contraddistingue ormai da tempo.
Nessuno
sa, nessuno immagina.
E se anche sapessero, ormai è troppo trardi.
I Lightshield non esistono più.
Tutto
è
illusione.
Solo coloro che
comprendono a fondo questa realtà possono manipolare il
mondo.
Salve gente! Questa è una storia che ho scritto per sport, dopo aver visto un constest sugli assassini sul forum di LoL, a cui comunque non potevo più partecipare perché era esaurito il tempo.
Si basa su una vecchia "leggenda", che ha le fondamenta nel Journal of Justice e in vecchie splashart (per cui l'idea non è di mia invnzione), che LeBlanc abbia sostituito Jarvan IV dopo la sua cattura da parte di Noxus (fatto che può essere tranquillamente letto nella sua lore, prima che la cambino come stanno facendo con tutto).
Per l'appunto ho cercto di sfruttare questo periodo di stallo per mettere su questa fanfic, prima che perda di significato con il pesante aggiornamento delle lore che la Riot sta facendo.
E niente, spero vi piaccia!
Cya!