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Autore: Elenie87    24/02/2017    21 recensioni
-Cosa stai cercando di dirci, Ranma?- chiese Ukyo con voce tremante.
Il ragazzo esaminò tutte loro, una ad una. Lo sguardo determinato e fiero. Non vi era nessuna indecisione nelle sue iridi blu.
-Voglio essere libero- proferì. –Basta fidanzate, basta agguati, basta trucchetti o stupide pozioni. C’è solo una persona che voglio nella mia vita, e non è qui- concluse.
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-Il solito maschiaccio!- mormorò, afferrandole i polsi per bloccare la sua furia.
Akane alzò di scatto la testa, fulminandolo con gli occhi.
-Cafone!- rispose.
-Isterica!- replicò lui, lasciando la presa ed infilando le mani in tasca.
-Oh, tu sei.. sei un…- iniziò lei, cercando un nuovo insulto.
Ranma sorrise.
-D'accordo, Akane. Vorrà dire che andrò a chiedere di sposarmi a qualcun'altra-
Un giorno come tanti, un ragazzo che diventa uomo, una scelta che cambierà finalmente la loro vita.
La mia personale visione di come sarebbe potuto essere "quel giorno" tra i nostri due protagonisti.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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IN FONDO, ABBIAMO ANCORA TEMPO…







Anf, anf…
Aveva il fiatone da tanto stava correndo come un pazzo per le strade di Nerima.
Schivò una spatola, poi una rosa nera appuntita. Entrambe miravano dritte alla sua testa. Un chuí lanciato con forza planò dritto davanti ai suoi piedi, schiantandosi al suolo, e Ranma schivò anche questo con abilità.
Ma porca miseria!, imprecò mentalmente. Era stanco, troppo, e quel giorno la loro invadenza non poteva essere contemplata. Aveva sperato davvero capissero, prima o poi. Ma, effettivamente, se non lo avevano fatto in tanti anni, come potevano farlo proprio oggi?
Si voltò con un lampo d'ira negli occhi, frenando così la sua folle corsa, pronto ad affrontarle tutte e tre.
-Adesso basta!- urlò Ranma, enfatizzando le sue parole con un gesto secco del braccio.
Le tre giovani donne abbassarono le armi in contemporanea e sgranarono gli occhi, stupite nell’ udire tanta rabbia nella voce del ragazzo col codino.
-Ranma…- bisbigliò Shampoo, facendo per sfiorargli il braccio, ma lui fece un passo indietro.
Strinse maggiormente la presa sulla scatolina che teneva nella mano sinistra.
-Mio amato Ranma, non essere ostile e dona a me l’anello che hai acquistato-tentò Kodachi, ma Ranma la fulminò con un’ occhiata truce.
-Smettila!- sibilò. –Ma mi ascoltate mai quando parlo?- aggiunse stringendo il pugno libero.
Ukyo si irrigidì. Non poteva crederci. Di fronte a lei, Ranma, stava davvero per dire quello che sin ora era stato palese a tutti, ma che tutti avevano volutamente ignorato per anni?
-Certo che ti ascoltiamo mio adorato, ma proprio non comprendo perché ti stai tanto adirando- azzardò ancora Kodachi, con una risata stridula.
Ranma fece un mezzo sorriso sprezzante.
-Ovviamente, non comprendi. Siete tutte legate a me da incomprensioni, stupide promesse o leggi assurde. Ma chi di voi si è mai chiesta cosa voglio io?- chiese, facendole sobbalzare ancora per lo stupore. Quello davanti a loro era davvero Ranma?
Il giovane strinse i denti.
Non avrebbe permesso loro di rovinare anche quel giorno. Era ora di dare un taglio a tutta questa storia. Era giunto il momento di mettere la parola fine ai casini nella sua vita. Lui era cambiato, era maturato. Aveva bisogno di esprimere quel sentimento liberamente, non riusciva più a trattenerlo. Ed aveva scelto quel giorno per farlo, dopo tanto rimuginare, dopo tante ore passate a cercare in lui un coraggio all'apparenza inesistente, ma che invece era ben celato dietro un grande strato di timidezza e paura.
-Cosa stai cercando di dirci, Ranma?- chiese Ukyo con voce tremante.
Eppure lo sai bene…, disse una vocina nella testa della ragazza, ma lei la ignorò, appellandosi ad una ultima fugace speranza.
Il ragazzo esaminò tutte loro, una ad una. Lo sguardo determinato e fiero. Non vi era nessuna indecisione nelle sue iridi blu.
-Voglio essere libero- proferì. –Basta fidanzate, basta agguati, basta trucchetti o stupide pozioni. C’è solo una persona che voglio nella mia vita, e non è qui- concluse.
Ukyo annaspò e si portò una mano alla bocca. Aveva ragione, non si era affatto sbagliata. Ranma l’ aveva infine fatto. Aveva scelto.
-Ranma, ma cosa… la legge parla chiaro, tu mi hai sconfitto, devi sposarmi!- borbottò Shampoo, lo sguardo truce ma titubante. Era serio? La stava rifiutando? Non gliel’avrebbe certo permesso.
Lui sospirò con esasperazione. Perché nella sua vita tutto doveva essere cosi dannatamente complicato?!
-Shampoo, quella dannata legge è un’emerita idiozia. Vuoi davvero che la tua vita sia decisa da una regola scritta millenni fa? Non vuoi essere tu a decidere chi sposare? Chi amare?- chiese Ranma con tono concitato, ma nella sua voce non vi era traccia di astio. In fondo, le era legato, non desiderava arrecargli dolore, ma allo stesso tempo non avrebbe ceduto. Non questa volta.
Shampoo sussultò appena.
-Ma io ho deciso, Ranma e sei t-
-Cavolate- la interruppe. –Tu non hai scelto proprio niente. Mi inseguivi per uccidermi in quanto mi avevi visto nella mia forma femminile. Poi mi sono trasformato in uomo, per errore ti ho colpito e sconfitto, ed hai cambiato parere, stabilendo che io fossi il tuo futuro marito. Tu non hai scelto con il cuore, ti sei solo avvalsa della tua stupida legge. E’ così che ami, Shampoo? A comando? Guarda Mousse. Sono anni che spasima per te, nonostante tu lo rifiuti e non lo degni di uno sguardo. Eppure è sempre lì, ad aspettarti. Questo è l’ amore Shampoo, anelare qualcuno con tutta l’ anima, anche quando tu, per lui, sei invisibile-
Lacrime cocenti salirono agli occhi della cinese, che strinse convulsamente i pugni.
-Ti sbagli- sibilò. Ranma stava distruggendo il suo orgoglio. Come osava dire che lei l’amava solo per una stupida legge? Lei… lei lo amava davvero. O forse.. no? Lento ed implacabile il dubbio si insinuò nella sua mente.
Lui sorrise appena.
-Forse. Ma se anche fosse… non posso continuare questo gioco-
-E’ questo, per te?- mormorò Ukyo, mentre una lacrima solcava il suo viso. –Un gioco? I nostri sentimenti, per te, sono un gioco?- rimarcò, asciugandosela con rabbia. Oh, se faceva male.
Ranma scosse la testa, parandosi di fronte a lei.
-No. Ma non lo sono nemmeno i miei, ed a volte ho avuto la netta sensazione che per voi io fossi un giocattolo. Qualcosa da conquistare a tutti i costi prima delle altre- dichiarò deciso, e le tre donne sussultarono ancora, forse colpite dalla veridicità di quell’ affermazione.
-E’ lei, vero? E’ sempre stata lei…- sussurrò Ukyo, posando lo sguardo a terra. Non voleva più guardarlo negli occhi. Faceva troppo male.
Ranma arrossì. Certo che era lei. Doveva ancora abituarsi all’ idea di dover esternare i suoi sentimenti, ma… non poteva tirarsi indietro.
Annuì appena con le gote rosse dall'imbarazzo.
-Certo, il maschiaccio. Tra tutte, dovevi scegliere proprio lei!- disse Shampoo, trattenendo a stento le lacrime. Ma per cosa piangeva? Rabbia, sdegno, delusione? Furono queste le prime parole che le vennero in mente, e si sorprese di ciò. La parola “amore”, non era contemplata.
-Non l’ ho scelta- digrignò Ranma tra i denti. Per loro era sempre questione di scelte, ma non era così.
-E allora cosa, spiegati meglio- disse Kodachi, sin ora rimasta in silenzio. –Dicci come puoi amare lei e non me, che sono bella, intelligente ed un’atleta impeccabile-
Il ragazzo arrossì di nuovo, esprimendo il disappunto con un sonoro sbuffo.
Diamine, che situazione del cavolo!
-Akane è Akane. Non mi sono innamorato di lei per la bellezza o per le sue doti! C-cioè, sì è molto carina, ma non è solo questo… certo è manesca, una pessima cuoca, perlopiù è un'isterica e… oh, insomma! Semplicemente… ho capito che era quella giusta. Giorno dopo giorno- mormorò, sentendo le gote diventare color cremisi.
-Che scemenza!- commentò la Rosa Nera, sebbene distolse lo sguardo offesa. Anche la sua fermezza stava vacillando.
Silenzio. Nessuno fiatò più, come se le parole di Ranma penetrassero lentamente nelle loro menti ed avessero bisogno di interminabili secondi per essere accettate.
Le tre ragazze avevano ognuna lo sguardo perso in un punto indefinito, ben lontano dall’ incrociare le iridi del giovane, mentre egli fissava ostinato il terreno. Dio, quella scatolina nella mano gli pareva un macigno.
Doveva correre da lei e liberarsi dal peso che aveva nel cuore, o sarebbe collassato presto per la tensione.
-Quindi? Taglia corto. Cosa vuoi, da noi, d’ora in avanti?- chiese furente Shampoo. Quella scenetta stava andando avanti anche troppo. Sentiva l’ urgenza di fuggire da lì e… sì, rifugiarsi tra le braccia di sua nonna.
Ranma sospirò. L’ira di Shampoo se l’ aspettava, era quella che temeva sarebbe stata la più ostica ad accettare la sua scelta.
-Solo che rispettiate la mia decisione e vi comportiate in maniera corretta, sia con me che con Akane. Saremo amici, nient’altro-
La cinese voltò lo sguardo con uno sbuffo, poi prese a morsicarsi il labbro mentre le lacrime rischiavano ormai di fuoriuscire.
Non osate cadere. Non davanti a lui, pensò, incrociando le braccia al petto.
-Se ci tieni tanto..- sibilò.
Ranma posò gli occhi su Ukyo.
La ragazza lo fissava, le iridi violette parevano velate da uno strato di sofferenza.
-D'accordo, Ranma- si limitò a dire con voce rotta.
Il giovane sentì una stilettata al petto. Gli dispiaceva davvero, non si stava divertendo affatto, ma quel momento era decisivo. Un minimo tentennamento e tutto il discorso sarebbe valso meno di zero.
Annuì, e poi volse la testa verso l'unica delle tre che ancora doveva acconsentire a quella sorta di muto patto tra loro.
-Kodachi… ?- la esortò Ranma, stringendo ancora convulsamente la scatolina nella mano.
La Rosa Nera si portò una mano alla bocca e rise.
-Come vuoi, mio amato Ranma, ma sappi che stai facendo un grave errore- disse sorridendo.
Il ragazzo sorrise appena e le guardò ancora tutte e tre.
-Grazie- sussurrò, sentendo improvvisamente il corpo libero da un peso opprimente.
-A presto- aggiunse.
Si inchinò educatamente e si voltò iniziando a correre, questa volta non per fuggire da loro, ma per arrivare il prima possibile da lei.
E' andata… non voltarti indietro, pensò, mentre un sorriso nasceva piano sul suo volto, illuminato dal tramonto.

-E adesso che facciamo?- chiese Kodachi, osservando Ranma allontanarsi da loro di gran lena, saltellando qua e là per i muri di cinta.
-Niente- rispose Ukyo, asciugandosi una lacrima con rabbia. -Non dobbiamo fare proprio niente- ribadì, sorridendo appena.
-Beh, io invece ho un sacco di cose da fare al ristorante. Ci vediamo- borbottò Shampoo, voltandosi giusto in tempo per evitare che le sue rivali vedessero le lacrime scorrere sulle sue gote pallide.
Kodachi alzò le spalle e saltò verso i tetti con maestria, lasciando dietro di sé una scia di petali neri, scomparendo con maestria.
Ukyo, rimasta sola, si limitò a fissare il vuoto dritto davanti a sé, poiché la figura di Ranma non era più visibile.
-Sii felice- sussurrò al vento, nonostante sapesse che lui quell'augurio non lo avrebbe mai sentito.

Atterrò con un abile balzo innanzi l'ingresso del Dojo, guardandosi attorno guardingo per abitudine.
Non lo avevano seguito, ma l'istinto di guardarsi le spalle era stato inevitabile.
Sospirò, grattandosi la testa.
-Accidenti, ci siamo- borbottò tra sé a sé, facendo un passo per avviarsi verso l'interno.
Aprì la porta, si tolse le scarpe e si avvicinò verso la cucina.
-Sono a casa!- annunciò, mentre la testa faceva capolino nella stanza.
-Ben tornato, Ranma!- lo accolse Akane, con un grembiule bianco in vita, ed un sorriso a trentadue denti.
Ranma sobbalzò.
-D-dimmi che non stai cucinando p-proprio stasera- balbettò, mentre il codino si rizzava per la tensione.
La ragazza lo fulminò con un'occhiata.
-Sì, perché?! Qualche problema?! Kasumi e gli altri sono andati a trovare una nostra parente a Nakano, torneranno dopo cena- disse.
Ranma sospirò esasperato.
-No. Nessuno- rispose sconsolato.
Bene, meraviglioso. Ci mancava la cucina di Akane. Morirò avvelenato, e forse nemmeno farò in tempo a parlarle se lei mi chiederà di assagg-
-Ranma, su dai assaggia! Sto preparando del pollo al curry!- esclamò felice come non mai, porgendogli un cucchiaio colmo di una strana brodaglia arancione.
Il giovane divenne di pietra.
-P-potrei farlo dopo? Dovrei parlarti un attimo- tentò, avvicinandosi al tavolo.
Akane socchiuse gli occhi.
-Non trovare scuse. Assaggia- ordinò avvicinando il cucchiaio alla sua bocca.
Ranma abbassò il capo sconfitto.
Ma io non voglio morire così…, pensò, sorseggiando la brodaglia con fare titubante.
Un gusto piccante colpì la sua gola con la stessa forza di una spatola di Ukyo.
-Acqua, acqua, acqua!- biascicò, correndo al lavandino e bevendo con foga dal rubinetto.
Akane sbuffò.
-Quante scene, fai!-
Ranma tirò su il capo ed indicò la pentola.
-Dì un po', ma l'hai assaggiato, scema?!- urlò.
La ragazza lo guardò con aria angelica.
-Non ancora, sei stato il primo a farlo- rispose.
Il giovane scosse il capo.
-Ma quando imparerai..?- mormorò sconsolato.
Lei arrossì, e si voltò verso i fornelli, tornando a mescolare. Il cuore le batteva come un tamburo, come di consuetudine ormai quando erano insieme. Il loro rapporto era diverso dai primi tempi insieme, era mutato lentamente. Si stuzzicavano, battibeccavano, eppure… vi era una sorta di elettricità tra loro, qualcosa di diverso ed indefinito che li attraeva l'uno verso l'altro.
E poi vi era quella consapevolezza. Avevano capito bene cosa l'uno significava per l'altro, eppure mancava il coraggio di spingersi oltre, di fare quel passo che tutto avrebbe cambiato: il passo scelto da loro, e non imposto dai genitori.
Con dita tremanti continuò a mescolare, sentendo la presenza di Ranma dietro la sua schiena.
-A-allora, cosa dovevi dirmi?- chiese per spezzare il silenzio.
Il ragazzo deglutì, ed inconsciamente portò la mano nella tasca dei pantaloni a stringere la scatolina.
-Ah, s-sì certo…- iniziò incespicando.
E adesso? Com'era che doveva iniziare?
N-non me lo ricordo… non mi ricordo più il discorso!, urlò internamente, mentre piccole gocce di sudore iniziarono ad imperargli la fronte.
-Allora?!- lo esortò lei, scrutando nei suoi occhi. Che cavolo gli prendeva? Stava lì, impalato a grattarsi il capo manco stesse rimuginando su chissà cosa…
-O-oggi ho incontrato Shampoo, Ukyo e Kodachi!-
La buttò lì, tanto per iniziare l'argomento. Peccato che appena la frase uscì dalla sua bocca l'espressione di Akane mutò da incuriosita, a spiazzata, a incazzata.
Bella mossa, Ranma… , si lodò ironicamente, mentre l'idea di scappare dalla cucina prima che esplodesse la "bomba atomica Akane" gli pareva all'improvviso un'ottima soluzione ad ogni problema.
-Ma davvero?- sibilò lei, voltandosi verso la pentola ed iniziando a mescolare con foga.
Ranma deglutì a vuoto, osservando gli occhi iniettati di sangue di Akane.
O mi avvelena o mi uccide. A domani vivo non ci arrivo in ogni caso, constatò, mentre la ragazza iniziava a mettere ingredienti a caso ed in quantità industriali nella pentola.
Prese un respiro profondo. Così non andava bene. Doveva mostrare la stessa sicurezza che aveva avuto nei confronti delle sue ex-fidanzate (se così poteva definirle) nel dirgli che non voleva più saperne di loro.
Akane doveva percepire il suo cambiamento, doveva capire che lui era un uomo che sapeva prendere le sue decisioni!
-Sì. E ho detto loro di lasciarmi in pace- asserì determinato.
Akane si voltò appena verso di lui ed inarcò un sopracciglio.
-E qual è la novità?- chiese ironica.
Ranma sorrise ed incrociò le braccia.
-Che questa volta lo faranno sul serio- rispose.
Lei smise di mescolare.
Era dannatamente strano. Ranma, improvvisamente, non gli pareva più il solito ragazzo impanicato sull'argomento fidanzate, era… diverso.
-E come mai ne sei così sicuro?- domandò con una strana ansia nella voce.
Ranma le si avvicinò di un passo, e lei di istinto indietreggiò.
-Perché non potevano fare altrimenti. Ho fatto una scelta. In realtà l'ho fatta già da molto tempo ma… era tutto così complicato, Akane- confessò, passandosi una mano tra i capelli ed avvicinandosi ancora a lei.
-Co-complicato?- annaspò lei, afferrando in mano il mestolo.
Perché diavolo si sentiva sicura a tenere in mano quel cavolo di arnese? Forse, perché, all'occorrenza, gliel'avrebbe sbattuto in testa, ecco!
Ranma la osservò intenerito. Certo, figurarsi. Lei doveva mettersi al sicuro dai suoi sentimenti, doveva trovare una via di fuga. Lui a quel gioco, però, era stanco di giocare.
Veloce come un fulmine le si parò di fronte, togliendole il mestolo di mano.
-Questo, non serve, adesso- borbottò, sotto lo sguardo sbigottito di lei.
-Ranma, pervertito! Si può sapere che devi dirmi?! Fallo e basta!- urlò lei, battendogli i pugni sul petto ad occhi chiusi.
Sentiva le gote in fiamme per quella vicinanza, ed il calore dei fornelli accesi dietro la schiena non aiutava. E lui… cosa voleva? Voleva farla soffrire ancora, dirle che sarebbe scappato con qualcun'altra?
-Il solito maschiaccio!- mormorò, afferrandole i polsi per bloccare la sua furia.
Akane alzò di scatto la testa, fulminandolo con gli occhi.
-Cafone!- rispose.
-Isterica!- replicò lui, lasciando la presa ed infilando le mani in tasca.
-Oh, tu sei.. sei un…- iniziò lei, cercando un nuovo insulto.
Ranma sorrise.
-D'accordo, Akane. Vorrà dire che andrò a chiedere di sposarmi a qualcun'altra-
La frase fu seguita da un secondo di silenzio, poi dal rumore di uno schiaffo.
Ranma, che aveva accolto il colpo inatteso chiudendo di istinto le palpebre, le riaprì pronto a partire con un'invettiva.
-Tu sei proprio una sce-!-
-Non osare!-
L'urlo di Akane lo interruppe, e le sue iridi blu si scontrarono con quelle piene di lacrime della fidanzata.
Lei singhiozzò, poi gli afferrò la veste.
-Non osare.. uscire da questa stanza, Ranma!- lo minacciò, mentre le lacrime scendevano sulle sue gote.
Un timido sorriso nacque sulle labbra del ragazzo, che tirò fuori la scatolina dalla sua tasca, mostrandola alla giovane.
La vide sgranare appena gli occhi, e poi posarli su di lui sorpresa.
-L'ho comprato oggi. Sai, è per una femmina violenta, che proprio non è riuscita a farmi fare un discorso decente- la rimbrottò dolcemente.
-Stupido- sussurrò lei, talmente scossa da non riuscire nemmeno a mollare la presa dalla veste del ragazzo.
-Ora, il punto è… che nonostante tutti i suoi difetti, questa femmina violenta mi piace- disse lui, sorridendo ed aprendo la scatolina, mostrando un anello semplice in oro bianco, con una piccola pietruzza al centro.
-E se lei la smettesse di agitarsi tanto, forse riuscirei a dirle che sono stanco di scappare dai casini della mia vita, e che da oggi vorrei creare un punto di svolta. Sempre che anche lei lo voglia, ovviamente-
Akane lasciò che due enormi lacrime scivolassero via dagli occhi, e poi li puntò dritti nelle iridi blu di Ranma.
-Sei uno scemo, Ranma- bisbigliò, afferrando l'anello con le dita tremanti e facendo per indossarlo.
Lui sbuffò. Strappandoglielo di mano.
-E tu una sciocca! Che diavolo combini, sono io che devo mettertelo al dito!- borbottò, afferrandole il polso ed infilandogli l'anello all'anulare alla bell'e meglio.
-Ecco, adesso siamo davvero fidanzati- biascicò, lasciandole la mano.
Akane arrossì, fissando il gioiello come in trance.
-Beh, più o meno- sussurrò.
Ranma sbatté le palpebre.
C-come?
-Come cavolo sarebbe a dire "più o meno", non starai mica pensando a quello scemo di Ryoga?- sbraitò insensatamente, preso dal panico.
La ragazza si riscosse e lo fissò stupita.
-E adesso cosa c'entra lui? Mi riferivo al fatto che non mi hai ancora ba…- non terminò la frase, perché resasi conto di aver esternato il suo pensiero, la testa iniziò a fumare per la vergogna.
Lui la fissò sbalordito. L'aveva detto davvero, o se l'era immaginato? Davvero Akane si aspettava un bacio? Perché lui l'aveva immaginato (e molte volte) ma tutte le volte la razionalità prendeva il soppravvento, e quell'immagine follemente alimentata dalle sue fantasie, terminava con un pugno della ragazza che lo spediva in orbita.
-Lo vuoi?- sussurrò sbigottito.
La stanza parve piombare nel silenzio.
Akane lo fissava con occhi grandi, brillanti, mentre il ticchettio dell' orologio a parete scandiva nettamente ogni secondo che divideva domanda e risposta.
-Akane… vuoi che ti baci?- chiese ancora Ranma, posando lentamente una mano sulla sua guancia.
Diamine, come era morbida la sua pelle. L'aveva mai toccata così tanto intimamente prima, senza che lei lo menasse? Forse mai…
Lei sussultò, mosse appena le labbra ma dalla sua bocca non uscì che solo fiato.
Non riusciva a dire nulla, ogni pensiero era paralizzato. Perché stava accadendo tutto così in fretta? La sua vita era scorsa piano per anni, la loro relazione era proseguita alla velocità di un bradipo ed ora… in una sera lui la chiedeva in moglie e poi voleva baciarla?!
Ma non era quello che avevi sempre sognato, cretina?, la sgridò la sua coscienza. E lei sapeva bene quanto avesse ragione.
Lui è cambiato, è diventato un uomo, quindi tu smettila di comportarti come la ragazzina di cinque anni fa!, aggiunse quella, e lei si riscosse.
-E tu, Ranma?- bisbigliò Akane, posandogli una mano sul petto.
Lui arcuò un sopracciglio e la osservò confuso.
-Io, cosa?- le chiese.
Lei arrossì, e lui sentì un tuffo al cuore. Ma perché era così dannatamente carina?
-Tu vuoi baciarmi?- chiese, distogliendo lo sguardo, mentre le guance diventavano color pomodoro.
Ranma si irrigidì.
-Ma che domande del cavolo!- sbottò, arrossendo anch'egli furiosamente.
Akane lo fulminò, afferrandolo per il bavero.
-Come sarebbe! Tu puoi chiederlo a me, ed io non posso rivolgerti la stessa domanda?!- sbraitò.
-Si da il caso che tu non mi abbia risposto!- replicò, avvicinandosi di istinto.
Lei batté il pugno sul suo torace.
-Certo, idiota, perché era troppo imbarazzante dirti di sì!- urlò, accorciando le distanze a sua volta.
-E credi che per me non lo sia, razza di femmina senza sex appeal?- aggiunse, cingendole la vita con le braccia.
-Chi diavolo è l'uomo dei due? Non dovrei essere io a dirti cosa devi fare!- lo rimbrottò.
-E' questo il problema?! Ti accontento subito, così la finisci di rompere!-
Infilò una mano nei suoi capelli, accostò il viso al suo e la baciò.
Un bacio quasi punitivo, disperato, contenente anni di sogni, desideri, momenti.
Come attratte da una calamita le loro labbra si cercarono ancora ed ancora, accarezzandosi piano, stupite, timorose di lasciarsi andare.
Si appoggiarono fronte contro fronte, ansimando appena.
-Ci voleva tanto, stupido?- sussurrò Akane, senza che il tono contenesse davvero un'offesa.
Ranma ridacchiò, stringendola un poco più saldamente tra le braccia.
-La solita rompi scatole- ridacchiò bonariamente e lei sorrise immergendo il volto nella sua maglietta.
Il suo petto era così caldo…
Fu in quel frangente che Ranma fiutò l'aria e poi si irrigidì di colpo.
-A-Akane…- iniziò deglutendo. Oh, se sapeva che tanto se la sarebbe presa con lui…
-Mmh?- mormorò lei, alzando piano la testa per incrociare i suoi occhi.
Ranma la staccò da sé, poi lentamente alzò un braccio e con l'indice indicò la pentola.
-Credo che… si sia bruciato tutto- disse a bassa voce.
Contò mentalmente i secondi che passarono prima della sua reazione, ed eccola puntuale in tre secondi netti.
-Che cooooosa?! Oh, maledizione!...... Ranma, è tutta colpa tua, scemo! Non potevi dirmelo prima?!-
-Come sarebbe?! Se tu sei una schiappa ai fornelli non dare la colpa a me dei tuoi fallimenti culinari!-
-Chi è la schiappa?! Brutto cafone!-
-Acida!-
-Scemo!-
-Femmina violenta!-
Entrambi si fermarono dall'inveire l'uno contro l'altro, e da che si guardavano con astio, l'espressione sui loro volti mutò e si sorrisero complici.
Ed a farli sorridere fu una nuova consapevolezza, che se anche ogni cosa d'ora in avanti sarebbe stata diversa, loro non era affatto necessario cambiassero.
Erano complessi, strani e folli, ma con quel modo di amarsi che solo loro avrebbero capito.
Ed andava bene così.
-Dai, aiutami a sistemare- borbottò Akane, afferrandolo per mano ed avvicinandolo ai fornelli.
Lui sbuffò, ma non protestò e si lasciò trascinare.
Akane si voltò per aprire il mobiletto da cui estrasse una spugna e del detergente. Si alzò in piedi e sorrise senza rivoltarsi, fissando l'anulare sulla quale spiccava l'anello.
-Ranma?- lo chiamò a bassa voce.
-Sì?- rispose lui.
-E' perfetto-
Lui non disse nulla ma sorrise di rimando fissando la schiena della fidanzata, e quando lei si girò notò che anche Akane stava facendo lo stesso.
Ti amo, Ranma, pensò la futura signora Saotome, ma la frase non venne pronunciata. Si limitò a scrutare gli occhi blu del ragazzo col codino, che la fissavano dolci e spensierati.
In fondo, per questo, c'era ancora tempo.







ANGOLO AUTRICE

Buonasera a tutti :) Torno nel fandom (se così si può dire viste le mie uniche due flash) questa volta con una One Shot, che se avrò ispirazione in futuro potrebbe divenire una raccolta di OS.
Non so bene cosa dire, se non che spero vi sia piaciuta la mia personale visione di una possibile svolta tra i due. Per quanto mi riguarda questi due prima o poi dovranno pur crescere e maturare, ma sopratutto Ranma è quello che nel manga pare più ostico nella cosa. Vedi la presa di responsabilità, la paura di essere deciso e sicuiro nelle sue scelte ecc..
Così qui ve lo piazzo li secondo la mia visione, lasciando comunque il più possibile immutati i loro caratteri di base, perchè per me sono perfetti così!
Spero davvero vi sia piaciuto e se vi va lasciatemi una recensione!

Ah, se qualcuno volesse iscriversi, io e tante autrici/autori e lettori vi aspettiamo nel gruppo su FaceBook  TAKAHASHI FANFICTION ITALIA dedicato alle opere e fanfiction della nostra Rumiko!

Un bacione a tutti
Manu
  
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