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Autore: AnnVicious    25/02/2017    0 recensioni
Lana è una ragazza di ventisette anni che fa ritorno a Woodville, il suo paese di nascita, a causa di una recente perdita in famiglia che l'ha parecchio scossa. Essendo stata sempre una ragazza insicura, incapace di osare e trasgredire anche alla minima cosa, si sente persa, ancora più debole ed insicura, per giunta in quel paese che ora le sembra totalmente diverso, privo dell'energia che emanava una volta.
Ma proprio quando è al laghetto, il luogo dove da ragazzina andava a giocare, a distanza di dieci anni, rivede Alex.
Per lei è stato il primo amico, la prima cotta, il primo amore, il primo a lasciarla sola.
Alexander è a sua volta in un periodo difficile della sua vita: con un lavoro che non soddisfa le sue ambizioni, una delicata situazione in famiglia e la relazione con la sua ragazza in bilico ma riesce comunque ad avere coraggio e a vivere appieno la propria vita, nonostante sia solito indossare delle maschere pur di non mostrarsi per la persona che è nel profondo.
Entrambi sono cambiati molto, in alcune cose in meglio ed in altre in peggio, ma il ricordo della loro spensieratezza e del loro primo amore vive nelle loro menti.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Lana rimaneva a fissare Alexander come un cieco che vede per la prima volta il sole.
Era incantata da lui, da come la luce giallastra del lampione illuminava il suo viso, il quale sembrava fatto apposta pr essere baciato dalla luce, da qualunque fonte essa provenisse.
Alex era sempre stato particolarmente carino, anche da bambino, quando le sue guance erano ancora paffute e i suoi occhi color caramello tanto grandi che avrebbero intenerito anche il demonio in persona; nella fase adolescenziale, come capita a qualunque ragazzino, l'unica cosa che andava a rovinare il suo viso a tratti spigoloso era l'acne, ma anche quella era sparita velocemente come era arrivata, lasciando che quel ragazzo fiorisse come il più bello dei fiori.
Purtroppo Lana dai diciassette anni in poi, non lo aveva più visto fino a quel momento, ma non aveva mai dubitato del fatto che il suo splendore sarebbe durato ancora molto a lungo.
Era rimasta per una manciata di secondi a fissarlo e si era accorta solo in quel momento che lui la stava guardando con una certa curiosità, ignorando completamente la ragazza che continuava ad urlare al telefono.
Lana reagì d'istinto e si voltò col capo a guardare il laghetto, volgendo le spalle al ragazzo e mordendosi forte il labbro inferiore: era più forte di lei reagire in quel modo, d'altronde era sempre stata molto riservata, persino con le persone che conosceva da un pezzo, infatti gli unici che davvero conoscevano i suoi segreti ben nascosti tra le righe e tra le rime, erano i suoi quaderni, tra i quali teneva tutte le poesie che scriveva; persino in quel momento, nella piccola borsa teneva un blocco di appunti con una penna, pronta a cogliere l'ispirazione in qualunque momento sarebbe arrivata, sebbene quello non fosse affatto un periodo nel quale si sentiva particolarmente creativa.
Restava con il volto nascosto dai propri lunghi capelli castani, mossi appena da un leggerissimo vento di metà Aprile che non le dispiaceva affatto sebbene stesse indossando solo una camicia di cotone, con le stampe a fiori che tanto amava.
Con la coda dell'occhio, cercò di sbirciare tra i propri capelli e vide che Alex si era voltato, dandole di nuovo le spalle e tornando a litigare al telefono.
"Si, si ti sto ascoltando, signorina 'voglio tutte le attenzioni su di me' e no, non sono ubriaco".
Lana, nell'udire quella frase, accennò un debole sorriso perché con la coda dell'occhio, poteva vedere Alexander che si stava tenendo con l'aiuto del gomito, al lampione e continuò ad ascoltare in silenzio, nascosta dalla propria chioma, indecisa se scappare in silenzio nel bosco proprio dietro al laghetto o continuare a restare lì facendo finta di nulla.
"Ah io sarei un narcisista? Ma ti sei vista? Ti conci come una barbie drogata e guai a chi si rifiuta di metterti in prima pagina!".
Lana si sentiva sempre più a disagio ad ascoltare di nascosto quella discussione fin troppo privata ma nello sbirciare ancora una volta tra i propri capelli, poteva vedere che Alex si era deciso a staccarsi dal palo e barcollante, si stava allontanando poco alla volta dal laghetto.
"Ma vaffanculo, non capisci un cazzo!". Urlò Alex all'improvviso, gettando il cellulare dritto di fronte a sè, che andò a distruggersi in mille pezzi contro il tronco di uno dei numerosi alberi presenti sul viale.
Lana, nel frattempo era attanagliata dalle morse allo stomaco: non era affatto il momento per andare a farsi riconoscere da lui e farci le solite chiacchiere di circostanza che si cominciano in circostanze del genere, ma lei nel corso degli anni aveva desiderato così tanto vederlo che le sembrava di stare sprecando una occasione irripetibile e iniziava a sentirsi sempre più confusa nel da farsi.
Poteva anche andare lì e cercare di confortarlo, dicendogli che aveva per sbaglio sentito la chiamata ma non avrebbe mai voluto che lui pensasse che in qualche modo lei voleva riprovarci con lui dopo così tanto tempo e per giunta proprio nel bel mezzo di una crisi di coppia.
Perché sei così complicata, Lana? Si chiese la ragazza, esasperata dalle proprie paranoie e volse lo sguardo al cielo chiaro, stracolmo di stelle, come se esse potessero in qualche modo darle una soluzione al proprio dilemma.
E proprio in quel momento, come se qualcuno lassù l'avesse ascoltata, forse suo padre o forse semplicemente il destino, una stella cadente attraversò veloce il cielo e Lana ne approfittò sibito per chiudere gli occhi ed esprimere un desiderio.
Vorrei così tanto liberarmi da tutte queste ansie e paure e vivere semplicemente come voglio.
Questo fù il suo desiderio. tanto semplice e tanto complesso al contempo.
Si voltò, ancora una volta e il proprio sguardo incontrò ancora una volta quello di Alexander, il quale seguendo la scia della stella cadente che finiva proprio nel piccolo spazio di cielo che si intravedeva appena dietro la sagoma, fece ricadere gli occhi su quelli di Lana.
Quella volta si avvicinò, sicuro di sè stesso e quando fù abbastanza vicino da poter sentire bene il pacifico suono naturale che emetteva il laghetto con le sue microscopiche onde, disse: "tu sei Lana".
La sua non era affatto una domanda, il suo tono di voce era affermativo e a Lana si scaldò il cuore e lasciò che un sorriso illuminasse il proprio volto grazioso e tondeggiante, ringraziando la buona sorte che aveva in quella strana serata.
"E tu sei Turner, vero?". Chiese Lana, con la voce più morbida di quella di una madre che sussurra la ninna nanna al proprio bambino.
Alex fece un passo verso la panchina sempre più vicina a lui e chiese, accennando un sorriso. "Abiti ancora qui, in questo posto sperduto?".
"Tu no?". Chiese Lana, con un leggero tono di voce ironico.
Alex scosse la testa, lasciando che un ciuffo scuro e pieno di brillantina, ricadesse sulla sua fronte pallida.
"E tu?". Chiese lui, curioso ma restando sulle sue: non osava avvicinarsi più di tanto, in fondo Lana era comunque una sua 'ex' e di solito le sue ex ragazze non reagivano bene quando lo incrociavano per strada.
"Io non abito più qui da anni. Sono venuta oggi perché è deceduta una persona a me molto cara". D'istinto, Lana fece una smorfia ed abbassò lo sguardo sulle proprie ginocchia coperte da una gonna bianca: era ancora ben aperta la ferita che le aveva lasciato suo padre Richard con la sua scomparsa.
Alex era indeciso se fare un ultimo passo per sedersi sulla panchina con Lana, ma decise di lasciare stare e di rimanere nella sua posizione, anche se non si reggeva bene in piedi a causa della troppa sambuca bevuta mezz'ora prima al pub poco distante.
"Mi dispiace per la tua perdita...". Non sapeva cos'altro dire e in quei casi era solito accendersi una sigaretta, cosa che fece anche in quel momento.
Lana abbozzò un sorriso nel vederlo fumare e disse, con il suo solito tono di voce calmo e dolce: "a sedici anni le sigarette ti facevano ribrezzo. Vedo che le cose sono leggermente cambiate".
Anche Alex accennò un sorriso, lieto che Lana avesse spezzato quella strana atmosfera di imbarazzo che si era andata a creare un momento prima.
"Beh, nella mia famiglia non ce ne è uno che non fumi. Credo che i Turner nascano tutti già con un pacchetto di sigarette tra le mani".
Lana accennò una seconda risata ed Alex prese dalla tasca il pacchetto semi vuoto. "Ne vuoi una?".
Lei scosse la testa e lui aggiunse: "vedo che tu, invece sei rimasta la solita ragazza per bene".
"Ehi, ma se le prime canne me le sono fatte con te!".Contestò Lana, senza poter fare a meno di ridere.
"Già, me lo ricordo".Disse Alex rimettendosi il pacchetto in tasca per poi continuare: "pur di non metterci il tabacco, le facevamo piene di erba e dopo un tiro eravamo distesi su un prato a domandarci su quale pianeta vivessero gli unicorni!".
"Già". Ribattè Lana, ridendo. "Ricordo che eravamo talmente strafatti che a malapena riuscivamo a tenere gli occhi aperti!".
Lana finalmente iniziava a sentirsi più leggera: l'ansia stava sparendo molto lentamente come al solito, ma era già un ottimo sengo, in più nessuno dei due serbava rancore e anche se fosse stato in quel modo, ormai erano passati dieci, lunghissimi anni.
Alex rideva, ma Lana, notando che barcollava ancora, chiese con gentilezza: "ehi, vuoi sederti?".
"Mi salvi la vita". Rispose Alex che senza farselo ripetere due volte, ne approfittò subito per sedersi sulla panchina e Lana badò bene di tenersi ad una distanza di sicurezza da lui, d'altronde era sempre ubriaco e non sapeva cosa gli passasse per la testa in quel momento. Non sapeva se in quei dieci anni avesse iniziato a coltivare pensieri negativi o se invece era rimasto il solito ragazzino ribelle che amava osare e cacciarsi nei guai.
"Ho esagerato con la tequila e... Qualcosa di cui non ricordo il nome. Me lo ha consigliato lui".
Lana ridacchi e si spostò i capelli leggermente mossi dietro ad un orecchio. "Uhm, carino da parte sua invogliarti a bere nonostante le tue condizioni precarie".
Alex rise e poggiò la schiena allo schienale di legno della panchina, in modo da stare più comodo. "Addirittura precarie? Guarda che reggo bene l'alcool".
"Lo vedo, lo vedo". Disse lei, schernendolo con un sorriso divertito.
Alex prima di rispondere, fece un lungo tiro dalla sigaretta dal filtro giallastro e Lana notò solo in quel momento quanto effettivamente fosse bello il suo viso nonostante non fosse al meglio delle sue condizioni: il suo naso, che se da adolescente risultava forse troppo sporgente sul suo viso, ora era perfettamente proporzionato ad esso giacché anche il suo volto era divenuto leggermente più allungato; i suoi occhi non avevano perso quel fascino irresistibile: sebbene non fossero di un azzurro chiaro come quelli dei nordici o di un verde smeraldo, Lana trovava che i suoi, di una tonalità più scuri dei propri, aventi lo stesso colore dell'ebano, fossero perfetti. I suoi capelli scuri tirati indietro con forse troppo gel, mettevano in risalto la sua fronte ben proporzionata e notò che l'attaccatura dei suoi capelli somigliava molto a quella di un cuore; le labbra, quelle porte per il paradiso delle quali Lana ancora elogiava la morbidezza e lo splendore nelle sue poesie più nostalgice, erano piene e rosee al punto giusto da farle fare dei pensieri sconci su di esse se solo si fosse fermata qualche secondo di più a fissarle come incantata.
"Dunque, che ci facevi qui tutta sola?". Chiese Alex, dando poi un altro tiro dalla sigaretta, gettando il fumo verso il lago per non infastidirla.
Lana sbattè per un paio di volte le palpebre degli occhi, per riprendere lucidità siccome era rimasta per qualche attimo di troppo a fissare Alexander.
"A dire il vero, cercavo un posto per riflettere. Ho avuto una giornata molto strana". Disse senza aggiungere ulteriori dettagli: lei pensava sempre di essere noiosa e non voleva assolutamente annoiare Alex, quindi anche se agli occhi di molti poteva sembrare una ragazza che faceva la misteriosa apposta per attirare su di sè l'attenzione, in realtà preferiva solo stare sulle sue per non infastidire nessuno diventando logorroica senza accorgersene.
Ad Alex non sfuggì la mancanza di dettagli nella risposta di Lana, quindi decise di lasciar perdere con un semplice: "capisco".
Lana lo ringraziò mentalmente per non aver cercato di farle dire di più sull'argomento e accennando un debole sorriso, guardò Alex, chiedendo: "e tu, invece? Come mai il favoloso Turner ha fatto ritorno in questo buco di paese?".
Alex era troppo ubriaco per poter cogliere la citazione che Lana aveva fatto, riportando esattamente quelle tre parole che lui aveva detto al telefono, così mentre guardava Lana, sempre più affascinato dalla sua bellezza e la sua voce delicata ma profonda al contempo, rispose: "ho litigato al telefono con mio padre parecchie volte in questi ultimi giorni. Mi sa che superiamo il nostro personale record di litigate". Disse accennando una risata sarcastica e proseguendo poi, sotto gli occhi attenti della ragazza che non si lasciava sfuggire una sola parola detta da lui. "Mia madre ha il cancro e parte della chemioterapia la sto paganado io, ma sembra che io debba per forza venire qui a trovarla per dimostarle che le voglio bene...". Alex concluse con un sospiro e gettò poi gli occhi sul laghetto dove si poteva vedere il riflesso delle stelle più luminose.
"Non so cosa dire... Mi dispiace che tu stia affrontando questa situazione in famiglia e posso capire il motivo per il quale sei riluttante nell'andare a trovare tua madre".
Alexander riportò gli occhi su quelli di Lana e con un movimento impercettibile cercò di avvicinarsi di più a lei.
"Secondo te da cosa dipende il mio comportamento?". Chiese lui, mantenendo un contatto visivo con gli occhi della giovane che sollevò appena le spalle.
"Non lo so, forse un semplice timore di vedere tua madre debole e fragile quando ai tuoi occhi è sempre stata forte...". Lana non capiva il motivo per il quale Alex le avesse posto quella domanda, ma forse non vi era un collegamento preciso dal momento in cui lui era ancora parecchio ubriaco e non riusciva a tenere ferma la testa che faceva ondeggiare lentamente da una parte all'altra. Notò poi una cosa che la fece rabbrividire: il braccio di Alex, senza che lei avesse nemmeno il tempo di pensare, era finito sulle proprie spalle e la distanza tra i due, per qualche motivo si era fatta minima, le loro gambe quasi potevano sfiorarsi e Lana sentì un brivido correrle dietro la schiena.
"Anche tu sei molto forte, vero?". Sussurrò Al e la sua voce, seppur fosse calda e leggermente roca, alle orecchie della ragazza parve come un sibilio di un serpente, pronto ad inghiottire la propria preda con solo una ed efficace mossa.
Lo sguardo di Lana ricadde sui propri piedi ricoperti da delle scarpe nere, senza avere la più pallida idea di come comportarsi. "Mh... E con la tua ragazza come va?".
Spostò gli occhi su quelli di Alex e le spuntò un delizioso sorriso, di chi sa di aver appena centrato il punto debole in questione.
Ma quel sorriso scomparve presto dal viso della ragazza perché Alex rispose in modo molto semplice e diretto: "ci stiamo lasciando. Mi tiene il fiato sul collo ma in realtà tra noi è già finita".
Una nuova ondata di brividi scosse il corpo di Lana nel sentire una mano del ragazzo posarsi sulla propria coscia, spostando appena -con fare del tutto naturale- un lembo di stoffa bianca che la ricopriva.
Lana si morse forte il labbro inferiore: avrebbe tanto voluto dare un pugno in pieno volto ad Alex in quel momento.
Ovviamente, non rispose alla sua affermazione, concentrata come era a tenere gli occhi fissi prima sulla sua mano e poi sulla sua faccia che in quel momento aveva una espressione strana, inusuale, perversa.
Era la tipica faccia di chi era abituato ad avere tutto senza storie e Lana immaginava che ciò riguardasse anche i piaceri della carne.
"Che stai facendo?". Gli chiese lei d'improvviso, nel vedere le labbra di Alex troppo vicine alle proprie  e spostò di nuovo gli occhi sulla mano del ragazzo posata sulla propria coscia e tornando poi di nuovo a guardarlo.
"Dai, lo so che mi vuoi ancora...". Sussurrò Alex in risposta, socchiudendo gli occhi e andando a cercare le labbra carnose di Lana.
Lei fece in tempo a scansarsi e ormai il sangue le ribolliva così tanto nelle vene per la rabbia che decise di agire senza pensarci due volte, mollando uno schiaffo in pieno volto al ragazzo ed alzandosi, sistemandosi la gonna mentre si allontanava da lui.
"Ma che cazzo fai?!". Esclamò furente Alex, alzandosi a sua volta.
"Cosa fai tu, piuttosto! Hai una bella faccia tosta a cercare di infilarmi una mano nelle mutande dopo a malapena qualche minuto di conversazione!".
Disse Lana, sempre più agitata e profondamente delusa dal comportamento di Alexander, quel ragazzo che tanti anni prima le aveva fatto conoscere l'amore, per quanto potesse essere serio l'amore a sedici anni.
 "Ma dai, stavamo assieme tempo fa". Cercò di giustificarsi Alex, ma senza alcun risultato, anzi Lana non accennava a far sbollire la rabbia.
"E cosa diavolo vuol dire? Che hai il permesso di baciarmi e mettermi le mani addosso quando vuoi?".
In tutta risposta, Alex fece spallucce e fece un mezzo passo barcollante verso di lei che subito lo respinse con una spinta, facendolo capitombolare nel laghetto, gettando schizzi d'acqua ovunque.
"Questa giornata non poteva concludersi in modo peggiore". Disse Lana, guardando Alex che tentava di riaffiorare dal laghetto: non era affatto profondo, l'acqua arrivava a malapena sotto all'ombelico e Lana, quindi dette la colpa a lui che era troppo ubriaco persino per uscire da lì.
Si voltò, dandogli le spalle ed ignorando le sue urla di aiuto, sistemandosi la borsa in spalla e raggiungendo la strada che l'avrebbe portata all'unico motel presente nel paese.
Si, tornare a Woodville alla fine si era rivelata davvero una pessima scelta.
  
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