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Autore: lost in books    25/02/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La luce tornò di colpo facendo lacrimare gli occhi di Sandir per lo sbalzo improvviso di luminosità.
Non era l’unica cosa a dargli fastidio: il suo stomaco non aveva apprezzato il repentino spostamento da un luogo ad un altro e così si ritrovò carponi a terra. Ringraziò Sol di non avere niente nello stomaco dalla sera precedente, altrimenti sarebbe stato molto peggio.
Aveva sempre detestato le magie di teletrasporto, specialmente se lo coinvolgevano, e Bog lo aveva imparato a caro prezzo.
Era una magia potente che, una volta visualizzata nelle mente la propria destinazione, permetteva di raggiungere all’istante il luogo desiderato. Era l’ideale per spostarsi ma, come tutti gli incantesimi, la distanza percorribile dipendeva dall’energia e dal talento del mago.
Una volta smesso di ansimare a terra, alzò la testa. Si trovava nei pressi di un villaggio e, da dove era, riusciva a scorgere una foresta. Non aveva idea di dove fosse.
“Tutto bene?” Ilia, che si trovava vicino a lui, si era chinata per controllare le sue condizioni.
“Direi che il teletrasporto non è decisamente la tua magia preferita” gli disse con un sorrisetto furbo stampato in volto.
“Ma non mi dire…” le rispose Sandir “comunque, dove siamo? E perché non hai usato la magia di teletrasporto prima, se ne sei capace?”
“ Siamo nei pressi di un villaggio, dall’altro lato della foresta di Shan, rispetto al castello di Anthemis. Questo villaggio in linea d’aria si trova più a nord-ovest rispetto al castello”
Sandir aveva capito dove si trovava: ironicamente era la meta successiva del suo viaggio. Quel villaggio, nel regno di Anthemis, era a due giorni di cavallo a nord del villaggio in cui si trovava la sera prima, ma lui era stato costretto ad andare ad est nella foresta, avvicinandosi inevitabilmente al castello, a solo una giornata da esso.
Il suo problema più grande era che ora non aveva più la pietra con sé.
“E per rispondere alla tua seconda domanda” continuò Ilia “ i maghi del castello hanno eretto una barriera in grado di interferire con questo tipo di magie, a meno che non si abbia l’artefatto giusto, ovvio. Volevo essere il più lontana possibile dal perimetro del castello prima di tentare l’incantesimo, per ridurre i rischi…”
Sandir i rischi li conosceva bene e scoppiò “ Mi stai dicendo che potevamo finire chissà dove, o in due luoghi diversi o addirittura finire con metà corpo da una parte e metà da un’altra?”
“Esatto. Vedo che hai capito” gli rispose Ilia imperturbata.
Sandir rimase senza parole. Non sapeva come prendere quelle informazioni e soprattutto come prendere la maga.
Ilia gli porse una mano e lui la prese per aiutarsi ad alzarsi e si accorse che lei lo stava fissando pensierosa.
“Cosa c’è?” le chiese.
Lei si sfilò il mantello e glielo porse “È meglio se indossi il mio mantello. I tuoi vestiti sono in condizioni decisamente peggiori della mia tunica. Non penso che tu voglia che qualcun altro sappia che sei un Darman. Alcune persone non sono ben disposte nei confronti della tua gente”
Non aveva tutti i torti, così Sandir si mise il mantello sulle spalle e si assicurò di coprire bene i suoi vestiti strappati. Non fu difficile: il mantello era ampio ed era munito di due tasche esterne. Per fortuna non era messo così male come aveva pensato inizialmente.
“Andiamo alla locanda del villaggio. Forse riusciremo a suscitare la pietà di qualche anima pia” disse la maga e si mise in cammino con Sandir subito dietro di lei.
Una volta entrati nella locanda, la donna dietro al bancone si accorse subito di loro; in fondo all’interno c’era solo un altro cliente.
La donna, con un’espressione preoccupata in volto, si rivolse a loro “Per Sol, che cosa vi è successo?”
“Siamo due poveri viandanti e lungo la strada siamo stati attaccati da una banda di briganti. Ci hanno preso tutto, tranne i nostri vestiti” le rispose prontamente Ilia, con una scusa pronta.
La locandiera li guardò con compassione “ Viaggiare è diventato sempre più pericoloso di questi tempi, nessuno è più al sicuro con tutte queste guerre fra regni. Vi porto subito qualcosa da mettere sotto i denti; non vi preoccupate per il conto, offre la casa”
“Per fortuna esistono ancora brave persone come lei” le disse Ilia, con un sorriso sulla faccia.
La maga fece cenno a Sandir di seguirla verso il bancone. I due si sedettero, e Sandir prese posto vicino all’unico altro cliente, un uomo alto, con capelli castano chiaro di media lunghezza, raccolti in una coda, e gli occhi azzurri.
Ben presto la locandiera portò loro due ciotole di zuppa fumante. Sandir non si era reso conto di avere fame fino a che non sentì il profumo della pietanza e ci si avventò contro come se nulla fosse più importante.
Ne aveva passate tante negli ultimi due giorni e stava ancora cercando di digerire tutto quello che era successo. I soldati, la pietra, le prigioni, Ilia… ma il suo viaggio non era finito, aveva ancora una missione da compiere.
Una volta finito di mangiare Ilia si rivolse a lui sottovoce “ Bene, direi che qui le nostre strade si dividono. Addio” quindi si alzò e si diresse verso la porta della locanda, senza dare a Sandir il tempo di replicare.
Il ragazzo non poteva lasciarla andare: non aveva più niente, e da solo non sarebbe riuscito a riprendere la pietra e a portarla dove doveva; lei era l’unica che poteva aiutarlo. Così si alzò per raggiungerla ma non fece molta strada poiché le sue gambe cedettero. Le ferite che gli avevano inferto i soldati il giorno prima si stavano facendo sentire, ma per fortuna l’uomo seduto vicino a lui si mosse fulmineo e arrestò la sua caduta.
“ Tutto bene, ragazzo?” gli chiese.
“Sì, tutto a posto. Ora devo andare” gli rispose lui, sperando che il suo volto non facesse  trapelare le emozioni che lo stavano attraversando.
Fuori dalla locanda raggiunse la maga e richiamò la sua attenzione.
“Aspetta, non andartene! C’è una cosa di cui voglio parlarti”
“Sii breve” gli disse lei, fermandosi per ascoltarlo.
“Il motivo per cui mi hanno messo in prigione… Io ed il mio compagno di viaggio stavamo trasportando un oggetto di grande valore ed è della massima importanza che giunga a destinazione. Non posso dirti di che cosa si tratta, posso solo dirti che Anthemis voleva impossessarsene e io l’ho nascosto. Quindi ti prego, aiutami a recuperarlo, poi non ti chiederò più altro” le disse.
La maga lo guardò e gli rispose “ Io ho già fatto abbastanza per te. Sei fuori di prigione, ti basti questo” e fece per andarsene, ma Sandir la bloccò afferrandole un braccio.
“La persona che viaggiava con me ha dato la vita per far sì che quell’oggetto giungesse a destinazione. Era come un padre per me…” era sull’orlo delle lacrime. Ricordava tutto quello che Bog aveva fatto per lui. Non poteva deluderlo.
“Ti prego, aiutami” e si inginocchiò davanti a lei, supplicandola.
Dopo un silenzio che a Sandir parve infinito, la maga gli rispose “ E va bene, hai vinto. Ma sia chiaro che questa è l’ultima volta che ti aiuto”
Sandir si tirò su con un sorriso sulle labbra.
“Dove hai lasciato quello che cerchiamo?” gli chiese lei sbrigativa.
“Nella foresta qui vicino” le rispose lui.
“Ti ricordi bene come è fatto il punto in cui si trova?” chiese Ilia.
“Sì, perché?” Non capiva dove volesse andare a parare.
“Perfetto. Mi basterà guardare nella tua mente e poi trasportarci lì. Ora rilassati e pensa a quel luogo”
Sandir fece come lei gli aveva detto e vide Ilia protendere una mano verso la sue fronte.
“Ora chiudi gli occhi” aggiunse lei e Sandir obbedì.
Non ci volle molto perché avvertisse la mano della maga allontanarsi dal suo volto e prendergli la mano.
Stavolta era pronto per il teletrasporto.
 
Una volta che aprì gli occhi si ritrovò nella foresta, nel punto esatto in cui aveva nascosto la pietra. Si rese conto che la notte precedente non aveva notato uno strapiombo che dava su un fiume vicino a dove Ilia lo stava aspettando, e si ritrovò a ringraziare nuovamente Sol per non essere andato incontro ad una morte prematura.
Senza perdere tempo si prodigò per recuperare la pietra. L’aveva nascosta sotto un albero dal fondo cavo, circondato da cespugli di rovi.
Facendo attenzione a non tagliarsi, fece scivolare una mano sotto l’albero dove, guardando con attenzione, riusciva a scorgere una flebile luce.
Finalmente la sua mano raggiunse la catena del pendente in cui era incastonata la pietra e riuscì a tirarlo fuori.
La pietra era di nuovo nelle sue mani e si permise di sentirsi ottimista. Poteva farcela, poteva compiere la missione, anche per il suo amico.
Sorridente si voltò verso la maga con l’intenzione di ringraziarla, tenendo il pendente per la catena, ma quando lei scorse l’oggetto che il giovane teneva in mano, si fece scura in volto.
“No…” mormorò lei.
“Come?” le chiese Sandir e cominciò a muoversi verso di lei.
Ma per ogni passo che faceva verso la maga, lei ne faceva uno indietro, verso lo strapiombo.
“Tieni quella cosa lontana da me! Non voglio…” Ilia aveva alzato la voce e lo guardava spiritata.
“Non capisco… Che ti prende?” lui non riusciva a capire il motivo della sua reazione.
“Stammi lontano! Agh…”
Ilia, che stava lentamente arretrando, improvvisamente si bloccò.
La mente di Sandir non riuscì a processare quello che i suoi occhi stavano vedendo: sul petto di Ilia si stava allargando una macchia rossa e lei cominciò a tossire sangue dalla bocca, ma non capiva come fosse possibile.
Un unico pensiero gli attraversò la mente: non di nuovo.
 
Lentamente, sul petto della maga, si materializzò una spada. Era quella che le aveva inferto la ferita, realizzò Sandir.
Ben presto sull’elsa della spada comparve una mano e a seguire un braccio fino a che, dove fino ad un attimo prima non c’era niente, si trovava un uomo.
Era girato verso Ilia e così Sandir non riuscì a vedere altro se non i suoi capelli, di un biondo quasi bianco, e le sue vesti, di evidente pregiata fattura.
L’uomo si rivolse alla maga “ Sei stata scortese ad andartene senza salutare, mia cara” e sfilò la spada dal petto di Ilia, che cadde a terra.
Era morta, Sandir era certo di quello. L’aveva trafitta al cuore, nessuno avrebbe potuto sopravvivere ad una ferita del genere.
L’uomo si voltò verso di lui, così da permettergli di vederlo bene: era giovane, occhi azzurro ghiaccio accompagnavano capelli chiari e una pelle così bianca da sembrare diafana. Alle dita della mano destra si potevano vedere diversi anelli con pietre preziose, ma uno in particolare colpì il giovane. Su di esso era inciso lo stemma della casata reale di Anthemis.
Sandir si bloccò dov’era. Aveva capito chi si trovava di fronte: l’uomo che era il terrore di tutti i regni, il sanguinario conquistatore, il sovrano di Anthemis in persona.
Il re mosse un passo verso Sandir, che arretrò. Purtroppo per lui il mantello che portava si impigliò su un ramo, il che lo fece cadere a terra, riaprendo una sua ferita, che macchiò il mantello del suo sangue. Provò a tirare il mantello per liberarlo dalla presa del ramo ma alla fine si arrese e se lo sfilò di dosso, continuando ad arretrare carponi, cercando di ritardare il suo inevitabile destino.
“Come…?” si ritrovò a chiedere, anche se non si era accorto di aver aperto bocca.
“Come ho fatto a trovarvi?” disse il re “è semplice. Mi è bastato questo” e da una tasca tirò fuori un pezzo di stoffa.
Il ragazzo non poteva credere ai suoi occhi: quello che il giovane re teneva in mano era un brandello dei suoi vestiti, che doveva essersi staccato mentre era in prigione.
“È bastato questo ai miei maghi per localizzarvi. Devo ammettere che non mi aspettavo una fuga, in futuro starò più attento a non circondarmi di incompetenti. È proprio vero che se si vuole un lavoro ben fatto, bisogna farlo da soli. Se te lo stai chiedendo, la guardia è stata punita per la sua inadempienza, e ha pagato con la sua vita”
Il re stava avanzando verso di lui “per quanto riguarda il mio essere qui e l’essere invisibile, mi è bastato avere gli artefatti giusti” e sollevò una mano, alle cui dita brillavano pietre che evidentemente erano molto più che semplici gioielli.
Il re aveva ormai raggiunto Sandir, che si trovava con la schiena contro un albero, senza via di fuga.
“Dammi la pietra, e la tua sarà una morte rapida e indolore” disse il re, sollevando la spada.
Sandir strinse la pietra tra le mani e chiuse gli occhi.
“Come preferisci” sentì dire il re.
Il ragazzo sentì l’ arma fendere l’aria, ma il colpo non arrivò. Udì il suono della spada del re che cozzava contro qualcosa, quindi aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu una altra spada, a bloccare quella del re.
Spostò lo sguardo lungo il braccio del suo salvatore fino ad arrivare al suo volto. Occhi azzurri e capelli castano chiaro raccolti in una coda. Era l’uomo della locanda.
“E tu chi saresti?” sentì dire il re “No, non ha importanza. Chiunque si frapponga tra me e la pietra andrà incontro alla morte!”
I due ingaggiarono battaglia e il ragazzo rimase a fissarli. Non riusciva a muoversi, le sue gambe erano paralizzate dal terrore. Stava succedendo tutto troppo in fretta.
Il re e l’uomo della locanda si scambiarono colpo su colpo ma, poco a poco, il re  iniziò ad  avere la meglio, e infine, con un colpo ben assestato, riuscì a spezzare la lama del suo avversario.
Sembrava che ormai il re avesse vinto lo scontro quando venne sbalzato via da una forza invisibile e sbattuto contro un albero.
Era stata una magia, non c’era alcun dubbio, ma chi poteva essere stato a salvarli questo Sandir non lo sapeva.
“Da questa parte, presto!”
Sandir riconobbe quella voce. Era quella di Ilia, ma non riusciva a capire come fosse possibile. La sua ferita era mortale.
Alzò lo sguardo ed era dove l’aveva vista l’ultima volta, ma in piedi, e stava guardando con insistenza il ragazzo e l’uomo che lo aveva salvato.
Sandir sentì l’uomo afferrargli un braccio, tirarlo in piedi, e correre verso Ilia. Stringeva ancora il pendente in una mano.
“Fermi!” gridò il re, ancora accasciato a terra, ma che si stava riprendendo.
Ilia lo guardò, il suo era uno sguardo triste e carico di significato, che il re ricambiò con la stessa intensità. Poi la maga afferrò i due che aveva chiamato a sè e si lanciò nel vuoto, trascinandoli con lei nel fiume.
L’ultima cosa che Sandir udì fu un grido di rabbia.
 
Prima di colpire la superficie dell’acqua, i tre furono avvolti da una barriera che la maga aveva eretto intorno a loro.
Una volta nel fiume, vennero trascinati dalla corrente in un altro punto della foresta, per poi fermarsi, sempre grazie alla magia di Ilia, e riemergere.
Appena fuori, completamente asciutti grazie alla barriera ora dissoltasi, Sandir e l’uomo si accasciarono a terra mentre ilia si mise in disparte, evitando di incontrare il loro sguardo.
Ripreso fiato, il giovane si assicurò che il pendente fosse al sicuro e si rivolse all’uomo.
“Grazie, mi hai salvato, ma come sei arrivato lì e perché?”
L’uomo si alzò in piedi, lo guardò e gli rispose “sono un cavaliere appartenente alla Resistenza. Sono stato incaricato di assicurarmi che la pietra che hai in mano arrivi a destinazione. Dovevo incontrarmi con un mago anziano e un ragazzo in quella locanda domani. Non mi aspettavo una maga, ma tu corrispondevi alla descrizione che mi era stata data del ragazzo e,  viste le condizioni in cui sei arrivato alla locanda, mi sono insospettito. Così, quando ho arrestato la tua caduta, ti ho infilato di nascosto un artefatto localizzatore nella tasca del mantello”
L’uomo tirò fuori da una tasca dei pantaloni un pendolo con una pietra trasparente.
“Quando l’artefatto gemello di quello che ti avevo nascosto addosso ha cominciato a brillare di luce rossastra ho capito che eri in pericolo, così ho usato un altro artefatto per trasportarmi nel luogo in cui si trovava il localizzatore, e inevitabilmente tu”, continuò il cavaliere, poi mise per terra il pendolo e, con quello che rimaneva della sua spada, lo distrusse.
“Meglio essere prudenti. Non vorrei che ci localizzassero anche quelli di Anthemis”
Sandir pensò che finalmente le cose cominciavano ad andare per il verso giusto: la Resistenza era la sua destinazione; ma aveva ancora delle domande, e non erano per l’uomo.
Guardò Ilia e le disse serio “Come fai ad essere ancora viva? Sei stata colpita al cuore. E quell’uomo, era il re di Anthemis, ho visto il sigillo reale. Ti ha chiamata mia cara, perché? Che cosa ti lega a lui e al suo regno?”
Ilia lo guardò, sembrava combattuta, ma alla fine disse “Tempo fa ero la sua tutrice”
Sandir non poteva crederci “Come può essere? Sembrate avere quasi la stessa età”
“Sono più vecchia di quello che sembro” Rispose secca la maga a denti stretti, distogliendo lo sguardo “ma ora basta domande, tanto non otterrai altre risposte da me”
Sandir sapeva che esistevano maghi vanitosi che alteravano il loro aspetto per apparire più giovani, ma non pensava che quello fosse il caso di Ilia, e quello che aveva visto poco prima non faceva altro che alimentare i suoi sospetti su quale fosse la sua vera identità, perché ormai gli era chiaro che lei non poteva essere una maga qualunque. Comunque, vista la sua reazione decise di non indagare ulteriormente, almeno per il momento.
Improvvisamente Ilia si allontanò da loro.
“Aspetta, dove vai?” le chiese Sandir.
“Me ne vado. Ho fatto ciò che mi hai chiesto, quindi non ho più alcun motivo di restare in tua compagnia” rispose la maga.
Sandir stava cercando , senza grandi risultati, di pensare ad un modo per fermarla, quando l’uomo si rivolse a lei.
“Aspetti, perché non viene con noi? La base della Resistenza verso cui siamo diretti io ed il ragazzo non è molto distante. È all’incirca ad un giorno e mezzo di cammino da qui, dobbiamo ringraziare il fiume che ci ha portato nella direzione giusta. Lì potrà riposare e cambiarsi d’abito. In più non sarà localizzabile da chi la sta cercando”
Ilia si bloccò e sembrò riflettere sull’offerta del cavaliere; alla fine rispose “E va bene. Ma non mi tratterrò a lungo”
I tre si incamminarono, ognuno perso nei propri pensieri.
 
   
 
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