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Autore: Gocce di Assenzio    26/02/2017    3 recensioni
Yuuri si comportava in modo strano quel giorno.
Genere: Erotico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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È una promessa?

 

Yuuri era strano quel giorno: Victor se ne era reso conto appena lo aveva visto quella mattina; ovviamente aveva fato finta di niente, preferendo osservarlo mentre metteva in pratica la sua routine quotidiana e fingendo di comportarsi con leggerezza, com’era suo solito – perché sì, lui lo faceva di proposito anche se non sembrava, e in effetti l’essere puntiglioso era una prerogativa riservata agli allenamenti sulla pista-, così facendo si rese conto che il ragazzo aveva lo sguardo basso e sempre, sempre, sempre concentrato, che si trattasse di versarsi un bicchiere di latte o allacciarsi le scarpe. 
Si era preparato con scrupolosità e lui lo aveva lasciato fare, anche se ci stava mettendo più tempo del previsto, ma non glielo aveva fatto notare.
“Andiamo” aveva detto tempo dopo, una volta allacciata la zip del giubbotto e, ancora una volta, Victor si era limitato ad assecondarlo, con un sorriso tranquillo in volto, lo sguardo fisso su di lui.
Yuuri si sarebbe dovuto esibire di lì a poco e ancora non aveva spiccicato parola, mentre i suoi colleghi si preparavano e gli passavano accanto, scambiandosi convenevoli e battute come al solito.
Possibile che nessuno si rendesse conto che c’era qualcosa che non andava in lui? Troppo silenzio, eppure non era teso, non aveva terrore in volto; allora qual era il problema? Victor si scompigliò i capelli e sbuffò, prese per mano il ragazzo e se lo trascinò indietro, sotto le luci del corridoio chiaro, dove le persone si diramavano e camminavano senza fare caso a quella scena; proseguirono finché non arrivarono davanti a una porta metallica e lì si fermarono.
“Si può sapere che c’è?” sbottò infine il russo, perché voleva risolvere la situazione prima che il ragazzo si esibisse, perché quello sguardo era in qualche modo pericoloso, poteva significare tante cose: poteva trasformarsi in qualsiasi cosa, dalla catastrofe di uno stress esploso al momento sbagliato o alla più completa freddezza sul ghiaccio, sommergendo la parte artistica con l’aspetto tecnico e sminuendo in questo modo tutti gli sforzi fatti fino a quel momento. 
“Non so di che cosa parli” disse semplicemente l’altro, poco dopo, facendogli schioccare la lingua , dopodichè gli lanciò un'occhiata sprezzante “Certo, quindi è tutto a posto? Non sei serio e silenzioso? Mi sono immaginato tutto?” la sua voce si era tinta di velato sarcasmo “A quanto pare si “ fu l’unica risposta che ricevette, ma dall’espressione posata di Yuuri era ovvio che quella situazione non fosse normale: si sarebbe aspettato ben altre reazioni in un momento come quello, dopotutto era il giorno in cui si sarebbe deciso tutto, il loro futuro, così come la carriera di Yuuri. Era il giorno dell’oro.
“Non è così, sei strano!” sbottò ancora mentre l’altro lo guardava in silenzio “Quello strano sei tu” disse, infatti, mentre la serietà diventava più grave “Non hai fiducia in me vero? Cos’è cambiato dall’altra sera?” gli disse e Victor aggrottò le sopracciglia “Non ti capisco proprio” 
“Sei tu quello strano, io sto bene, pensi chissà che cosa, ma in realtà quello che è in ansia per l’oro sei tu” gli disse semplicemente e Victor sentì un colpo al petto. Perché Yuuri gli diceva quello? 
E mentre le persone percorrevano il corridoio, il ragazzo gli afferrò il braccio e aprì la porta metallica, chiudendola malamente una volta entrati e rivoltandolo contro la parete, spalle al muro.
“Non capisci che quello che ha avuto paura per tutto questo tempo sei stato tu?” gli disse poi, mentre Victor spalancava gli occhi “Non ho paura, il mio compito è supportarti, siamo arrivati fino a qua..-” “Sei tu che hai imposto il limite della medaglia d’oro, lo sai vero?” “Che cosa c’entra o…-” “C’entra perché mentre io sono più che certo di fare una meravigliosa esibizione grazie a ciò che mi hai insegnato, tu sei in ansia perché pensi che io non possa farcela, per cui mi guardi in modo apprensivo da vari giorni a questa parte. Sei terrorizzato”

“Questa sì che è bella”, pensò Victor, perché aveva fatto di tutto per non farsi notare, aveva lasciato molto spazio tra di loro e lo aveva lasciato fare, finché Yuuri non si era chiuso a riccio; ora invece Yuuri gli stava dicendo che era causa sua?
“Perdonami, non intendevo metterti a disagio” disse poi, rendendosi conto di essere stato un idiota, poiché le paranoie che si era fatto avevano condizionato quella giornata tanto importante.
“Non mi hai messo a disagio, come ho detto sono tranquillo, ti ho già detto che non mi devi staccare gli occhi di dosso no?” disse in tono più dolce, mentre sentivano rumori più forti provenire dalla pista, poi continuò “Non hai ancora imparato a fare da allenatore, hai più ansia del tuo pupillo a quanto pare” “No, è solo che-” “È solo che vuoi stare con me e ti sei pentito di aver imposto il limite della medaglia d’oro, non è così?Hai paura che io non arrivi alla medaglia e di perdere l’occasione di stare con me” Victor era senza parole, chi era la persona davanti a lui? “Si può sapere che cosa ti è successo? Dov’è finito il porcellino insicuro che ha quasi sfondato la porta di corsa mentre facevo il bagno, quella volta?”
Yuuri sorrise e gli prese la mano tra le sue, prendendo a giocare con l’anello che gli aveva messo all’anulare tempo prima “Di chi credi che sia la colpa? Volevi che trovassi il mio Eros no? Ebbene queste sono le conseguenze” disse per poi afferrargli il viso e avvicinarsi con risolutezza “Vedi Victor, il motivo per il quale oggi non ho ansia, a prescindere da ciò che accadrà là fuori, è che, sia che io prenda quella medaglia o no, tu sei mio, lo sei stato da quando ti sei materializzato davanti ai miei occhi, perché mi hai dato la possibilità di sperare di avere qualcosa in più e ora nessuno potrà togliermi ciò, tanto meno tu” 
Lo baciò senza aspettare risposta, perché non ne voleva una, perché lui aveva deciso già cosa sarebbe stato di loro e Victor era talmente sopraffatto da ciò che stava succedendo che si lasciò baciare; ricambiò ovviamente, perché con una meraviglia del genere era impossibile non farlo, dopodiché si lasciò avvolgere da quelle braccia, lasciò che quelle dita scorressero sul suo corpo senza tregua, mentre la consistenza della stoffa che lo copriva diventava improvvisamente inconsistente, nonostante l’avesse ancora addosso, ma Yuuri lo toccava come se non ci fosse niente a separarli e questo lo fece eccitare.

“Yuuri, aspetta..” venne zittito nuovamente dalle sue labbra e non obbiettò ulteriormente, mentre il fatto che di lì a poco avrebbe dovuto esibirsi perdeva consistenza, facendogli dimenticare che ora fosse e della solita e indispensabile routine; emise un verso basso mentre sentiva la lingua umida che lo lambiva e tutto acquisì più urgenza e intensità di quanto non avrebbe dovuto in quel momento, per cui sospirò e gli afferrò i capelli, perfettamente tirati indietro per esibizione – c’era l’esibizione: il pensiero fu veloce, ma altrettanto breve e scivolò via di nuovo, come le dita sulla sua pelle-, gli afferrò il collo e se lo spinse contro, ora anche le sue dita lo toccarono e sentì il tessuto morbido della tuta brillante, così come anche la ruvidità dei brillantini freddi che avvolgevano una parte del suo torace. 
Si soffermò sui suoi fianchi e premette verso di lui, mentre là fuori le urla aumentavano, inconsapevoli di ciò che stava accadendo a qualche metro di distanza dalla pista. Poi Yuuri si staccò, così come aveva iniziato, e lo lasciò contro il muro, senza fiato e con gli occhi languidi e la bocca ingorda di baci. 
Un sorriso deliziato gli aveva illuminato il viso e Victor pensò che non era mai stato così bello 
“Scusa avevo le labbra un po’ secche “ disse poi il moro e a quel punto l’altro si mise a ridere, perché si era reso conto di aver creato un mostro: quel ragazzo era favolosamente assurdo e lui lo amava.

“Sarà meglio per te se prendi l’oro Yuuri, o non so se potrò rispondere di me” disse, infatti, improvvisamente smanioso di dimostrare che quel bellissimo ragazzo apparteneva a lui e a lui soltanto; Yuuri schioccò la lingua e aprì la porta, guardando sempre nella sua direzione
“È una promessa?”
Victor capì in quel momento che, oro o non oro, se lo sarebbe fatto quella sera stessa, perché ne aveva abbastanza di aspettare “Ringrazia che ti devi esibire, altrimenti non avresti più vestiti addosso”

“Aspetta solo di mettere piede in camera” gli rispose l’altro grave e Victor fu scosso da un brivido che percosse tutta la sua spina dorsale. Aveva talmente tanta voglia di farsi scopare da lui che quasi gli fece male lasciarlo andare verso la pista.
“È una promessa Yuuri?” gli aveva chiesto con un sorriso che gli fece socchiudere gli occhi per il divertimento, anche se vi era malizia nella sua voce; ciò che invece si sentì meno fu l’urgenza, così come la frustrazione, prontamente mascherate e messe da parte per il dopo gara.
“Oh, eccome se lo è” gli aveva risposto, poco prima di togliersi i copri lama dai pattini.
E anche se quella volta Yuuri non aveva ottenuto l’oro, entrambi sapevano che quell’esibizione era stata meravigliosa e, quando rientrarono in camera, quella sera, non vi erano  stati sensi di insicurezza, o colpa, perché quella notte se l’erano meritata entrambi.

Quando Victor si sentì scivolare gli abiti di dosso seppe che quella notte sarebbe stata perfetta, lo seppe perché vide quei brillanti occhi scuri che lo divoravano, centimetro dopo centimetro, così come sentì le labbra che lo vezzeggiavano in vari modi, riscaldandogli la pelle con il calore che rilasciavano e con i rumori umidi che emettevano, facendolo impazzire di piacere.
“Ma... Non eri ... Vergine?” disse tra un respiro e un altro, mentre la bocca di Yuuri si soffermava sul suo bacino e quegli occhi risalirono nuovamente verso di lui, impazienti e sensuali, mentre Victor sentiva la propria bocca secca e la mente venire meno, sensazioni che furono amplificate quando i denti del ragazzo lo morsero proprio sopra l’osso, tirando delicatamente la pelle e facendogli roteare gli occhi e il suo nome gli uscì dalle labbra assieme al suo ulrimo briciolo di ragione “Yuuri..” così l’altro si fermò per un attimo, per rispondergli “Sì, ma ho proprio voglia di scoparti ora, per cui perdonami, ma non credo che poter resistere ancora per molto, le lezioni teoriche la prossima volta, ok?”
Su una cosa Victor aveva avuto ragione fin dall’inizio: l’Eros di Yuuri era magnifico.

 

   
 
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