Anime & Manga > Bleach
Segui la storia  |       
Autore: Manto    27/02/2017    2 recensioni
◆ Arco narrativo principale: tradimento di Aizen; i personaggi e gli avvenimenti verranno ripresi e leggermente modificati dall’aggiunta di due personaggi originali.
Tsuki e Hoshi non stravolgeranno gli eventi: solo le persone con cui entreranno in contatto, causando risate e lacrime insieme ai loro compagni. Fatevi prendere per mano da loro, vi porteranno a conoscere le storie e il cammino che intraprenderanno sotto l’egida dei Quattro Cavalieri.
Il dolore, l’amore, il potere: venite a scoprire ciò che i personaggi non vi hanno mai raccontato, e la differenza che uno solo può portare sulle sorti di molti.
NOTE: Storia scritta a quattro mani con Flos Ignis.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Kuchiki Rukia, Nuovo personaggio, Renji Abarai, Shūhei Hisagi, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fatta eccezione per le OC Tsuki e Hoshi, i personaggi qui trattati non ci appartengono. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.


Era una tranquilla giornata alla Soul Society.

Tsuki si spostò un ricciolo ribelle dalla fronte, e si perse con lo sguardo nel cielo: la serenità del primo mattino, l’azzurro puro della volta appena intaccato dall’ombra della luna erano così intensi da proteggerla dalla confusione che già dilagava tra le strade del Seiretei.

Questo era così ribollente di voci, ordini e persone da renderlo un inferno che lei poteva ammirare dal suo angolo di paradiso, lì su quella dolce collina.

- Me ne starei qui per tutta l’eternità -, sussurrò la Shinigami, - ma il dovere chiama. - A quel punto, con un sospiro, si voltò per guardare il meraviglioso ciliegio che dominava quel luogo e chi dormiva beatamente sotto di esso.

Gattonando fino a questi, gli scoccò un leggero bacio sulla guancia, per poi strofinarvi contro il naso: - Buon riposo, mio Capitano -, gli sussurrò, per poi rimanere a guardarlo ancora un istante. Dormiva veramente, o faceva finta?

La voglia di sdraiarsi al suo fianco stava per prendere possesso di lei, quando delle urla che conosceva fin troppo bene le fecero cambiare completamente idea. - Sì, decisamente il dovere mi chiama… e anche a voce alta! -, mormorò con un sospiro sconsolato. Si scrocchiò le dita, ben consapevole di ciò che l’aspettava di lì a poco, e si diresse a passo spedito sul sentiero che la portò ai piedi dell’altura; ma lì si bloccò e fece un ghigno diabolico: - So però chi potrebbe darmi una mano a svolgerlo! -, esclamò, iniziando a correre per raggiungere più velocemente il suo obbiettivo.


 


 

La figura sotto il ciliegio aprì gli occhi.

Senza che la giovane se ne accorgesse o potesse solo sospettarlo, lui la seguì con il suo sguardo glaciale, un ghigno sempre più ampio sul suo volto, finché lei non scomparve.


 

*****


 

Era una tranquilla giornata alla Soul Society… ma anche no.

Una giovane Shinigami dalla fulva chioma stava in bilico sulle punte dei piedi, ben attenta a non toccare neppure per sbaglio la pila di documenti che ingombravano la scrivania e i suoi dintorni, rendendole difficoltosi i movimenti. Era quasi certa che quel maledetto si fosse costruito apposta quella muraglia difensiva!

Intinto un pennello nell’inchiostro viola che aveva appena comprato, lo poggiò il più delicatamente possibile sopra i tatuaggi che adornavano il volto dell’amico. Si rammaricò appena di poterli ricalcare solo sul lato destro, ma a quel testardo piaceva renderle le vita complicata, e proprio quella mattina si era addormentato sul tavolo con metà del volto sepolto tra le braccia, invece che sul divanetto situato dall’altra parte della stanza come faceva di solito.

Poco male’, si disse lei, trattenendo il respiro per un grugnito che era scappato dalla bocca dell’ignara vittima della sua arte, pregando il suo sonno pesante di resistere ancora per un po’, ‘vorrà dire che sembrerà ancora più squinternato con i tatuaggi bicolore: peggio per lui!’

Una cosa era certa: lui non ne sarebbe stato per nulla contento e avrebbe cercato di staccarle la testa a morsi, ma la sua era una giusta vendetta, e non aveva intenzione di demordere proprio ora.

Ancora uno svolazzo, e la sua opera poté dirsi conclusa.

- Evvai! -

Si maledisse mentalmente, mordendosi la lingua. Era talmente esaltata da quello scherzo così ben riuscito che si era lasciata un po’ troppo andare, e ora il suo strillo aveva certamente ridestato l’attenzione delle guardie che aveva evitato accuratamente meno di mezz’ora prima.

Si trovava pur sempre senza permesso nell’ufficio di un Vice-Capitano di una brigata che non era la sua, e nonostante non fosse ufficialmente proibito ai vari seggi si spostarsi tra i rispettivi uffici, era quantomeno considerato un atto decisamente scortese non farsi annunciare. Non era mai stato importante prima, quando il suo migliore amico faceva parte dell’Undicesima Brigata erano i suoi stessi membri ad aiutarla a mettere in atto scherzi ai danni di Renji, ma dubitava che nella Sesta avrebbe trovato spiriti altrettanto goliardici. Specie considerando che il loro Capitano era un nobile dalla punta dei capelli a quella del suo Sembonzakura… che sinceramente non aveva voglia di conoscere da troppo vicino.

Ergo, devo filare via alla velocità massima che il mio shunpo permette!’

Alla faccia del suo ruolo di terzo seggio però, la fretta le fece inciampare rovinosamente. Non che fosse una novità, il vederla cadere o inciampare sul nulla: nonostante in battaglia non le fosse mai accaduto, nella vita quotidiana quella scena era molto frequente.

- Ma che diavolo… Hoshi! Che ci fai qui? E che è tutto questo casino? -

Lo sguardo di fuoco di Renji non prometteva nulla di buono, e sentì un po’ di dispiacere all’idea di avergli scombinato un’intera pila di fogli dall’aria terribilmente importante… ma vedere la faccia del suo migliore amico appena destato, con gli occhi cerchiati dalle occhiaie e i tatuaggi per metà neri e ora per metà viola… unisci i capelli rosso sangue sfuggiti alla coda mentre dormiva…

- Sembri un pagliaccio! -, disse Hoshi, e detto questo scoppiò a ridere talmente di gusto che il suo tentativo di rialzarsi in piedi fallì clamorosamente, facendola accasciare nuovamente a terra.

- Ma cosa cazz… - Poi Renji sembrò di colpo collegare i neuroni: la sua amica era entrata nel suo ufficio all’alba, chiaramente non l’aveva svegliato di proposito perciò doveva essere intenta a combinarne una delle sue, e guardandola bene in mano teneva…

- Ti consiglio di guardarti la faccia amico! -

Il ghigno della giovane non prometteva nulla di buono, perciò si sbrigò ad estrarre la sua zampakuto per vedere il suo riflesso, per quanto sommario, sulla lama.

L’urlo che lanciò in quel momento, Hoshi se lo godette appieno insieme alla sua faccia indignata e furiosa, per poi decidere che sarebbe stata una mossa saggia svignarsela finché ancora ne aveva la facoltà, visto che le intenzioni dell’altro erano cristalline: l’avrebbe fatta a fette.

- ULULA, ZABIMARU!! -

Come se la prende per un po’ di colore sui tatuaggi…’

Ciò che avvenne nei cinque minuti successivi fu una replica fedele di ciò che ogni Shinigami del Seiretei era costretto a sopportare almeno una volta a settimana da quando quei due si erano diplomati: le figure di quei due ragazzi sfrecciavano velocemente tra i vicoli, una ridendo a crepapelle e l’altro ringhiando insulti e minacce di morte che nemmeno scalfivano la soddisfazione sul volto della prima.


 

*****


 

- Oggi hanno iniziato insolitamente presto il loro rituale di affetto. -

- Amico mio, come sempre ogni tua frase gronda malizia. -

- Un dono di natura, Ukitake! -

- Tuttavia… dubito fortemente che tu abbia ragione su di loro. -

- Oh, ma sono perfettamente consapevole che sarebbero un completo disastro come coppia. Sono troppo simili! -

- Da quando questo sarebbe un limite, Kyoraku? -

- Si tratta di carattere, amico mio. Alcuni stanno bene con i loro simili, altri hanno bisogno di complementarietà. Si deve capire di cosa si ha veramente bisogno. -

- Come mai così filosofico questa mattina? -

- Deve essere il sakè… -

- Nanao-san non ne sarà felice quando lo scoprirà. Non dovresti bere così tanto. -

- A quest’ora lei starà ancora dormendo, e poi esagera sempre… -

- Cosa esagero, esattamente, Capitano? -

Il Taichou dell’Ottava Brigata sospirò, triste per la fine che avrebbe inevitabilmente fatto la bottiglia appena iniziata accanto a lui. E dire che era di un’annata così buona…

Puntuale come un orologio, la sua affidabile Vice gliela requisì, ammonendo persino il Capitano Ukitake per essere troppo condiscendente verso il suo vecchio amico, visto che era uno dei pochi che sapeva farsi ascoltare veramente da lui.

- Su, su Nanao-chan… non essere così dura, ci stavamo solo godendo la solita baraonda… e tra poco arriveranno loro a farla smettere. Sento la nostra cara Tsuki avvicinarsi in fretta. -

Lei parve per un attimo sorpresa, prima di esclamare sollevata: - Dunque quei due irresponsabili finiranno di urlare come selvaggi non appena la vedranno arrivare, e forse staranno tranquilli per qualche giorno, se lei sfodera le maniere pesanti. Nessun altro riesce a placare quei due terremoti! -

- Sono giovani, devono essere così! - Kyoraku rise allegramente, ricordando la sua stessa adolescenza e narrando un paio di aneddoti di essa all’impassibile Nanao.

- Se è così che i giovani devono comportarsi, allora è una vera fortuna che Tsuki-chan abbia la testa sulle spalle! Per quanto stia prendendo il vostro brutto vizio di oziare stesa sull’erba… -

- Lei conosce il valore del riposo e della pace, sono così felice che almeno una delle mie più care subordinate condivida con me i momenti di contemplazione della natura! -

- Sei davvero entusiasta di lei, non è vero Shunsui? - Ukitake guardava sorridendo il suo amico, felice per lui e per Tsuki, promossa da qualche anno a Terzo Seggio dell’Ottava.

- Sono fiero di Nanao-chan e di Tsuki-chan come se fossero figlie mie -, ammise con uno sguardo più serio e dolce l’altro, approfittando del fatto che una delle due non fosse presente e l’altra fosse andata a nascondergli la bottiglia sequestrata. - Ora che ci penso, non hai mai assistito ad un suo diretto intervento nei battibecchi di Hoshi e Abarai-kun, vero? -

- Effettivamente no, ma ora che me ne parli ho sentito che quando i loro scherzi finiscono in combattimento c’è lei a fermarli, spesso insieme a qualcun altro… credo. -

- Lo trovo un interessante intrattenimento prima di colazione, verresti con me ad assistere? -

- Ormai mi hai incuriosito. Andiamo. -


 

*****


 

- MI HAI TINTO I TATUAGGI DI VIOLA! -

- MA DAI, NON ME NE ERO ACCORTA! PENSAVO CHE LA TUA FACCIA FOSSE UN BRUTTO STRACCIO E L’HO VOLUTO RENDERE PIÙ ALLEGRO! -

- IO TI FACCIO A FETTE! -

- PRIMA DEVI PRENDERMI, LUMACA! -

- RITIRA QUELLO CHE HAI DETTO, BASTARDA! -

- NON CI PENSO NEMMENO, TE LA SEI MERITATA! -

- VORRÀ DIRE CHE TI FARÒ RIMANGIARE PERSONALMENTE OGNI PAROLA! VAI, ZABIMARU! -

- HADOU 33: SOUKATSUI! -

I due continuarono a inseguirsi e lanciarsi colpi fino ai limiti più esterni della città delle anime, al confine con il bosco oltre il quale stavano i distretti del Rokungai Est.

Renji cercava di colpire Hoshi con la sua zampakuto, ma questa o schivava o rispondeva a colpi di kido. Nessuno dei due si fece nemmeno un graffio in quella mezz’ora di riscaldamento, come lo definivano loro, in compenso distrussero nuovamente molti muri innocenti, investendo nel mentre parecchia gente. Era una fortuna che nessuno si fosse fatto male, avevano solo rovesciato della merce o fatto cadere qualche collega.

Stavano per sferrarsi un nuovo colpo, quando intervenne qualcuno a bloccarli: - Ora BASTA! -

Si calmarono subito. Conoscevano quella voce, e sapevano che con essa sarebbe arrivata una predica con i controfiocchi… specie perché ne sentirono subito un’altra che l’accompagnava.

- Avete dato nuovamente spettacolo. È mai possibile che non riusciate a rimanere tranquilli più di tre giorni prima di cercare di ammazzarvi a vicenda? Se proprio avete dei conti da regolare, vedete di farlo senza distruggere la città! -

- Shuhei! Qual buon vento! -

Il Luogotenente della Nona sbuffò, stufo di dover ripetere sempre le stesse cose con quella testa calda di Hoshi: - Ti ho detto mille volte di chiamarmi Hisagi, e che con queste battute sul nome della mia zampakuto non otterrai un duello con me. -

Lei mise il broncio, facendogli il verso un po’ scocciata: - Se non posso combattere con te, potreste lasciarmi finire il mio riscaldamento mattutino con Renji? Stavo per suonargliele e contemporaneamente fargliela pagare! -

A questo punto si intromise Tsuki: - Hoshi, che ha combinato stavolta il povero Abarai-kun? E a giudicare da quei segni viola, ti sei già vendicata abbastanza, no? -

A questo punto entrò in azione ciò che quello strano quartetto chiamava ‘doppia personalità’, una caratteristica particolare di Hoshi: non che avesse davvero due personalità, ma le capitava spesso di provare emozioni talmente contrastanti nello stesso momento e di uguale intensità da non riuscire a decidere quale atteggiamento adottare. - Buongiorno Tsuki! -

Si liberò del kido con cui l’amica aveva fermato il loro scontro per poi saltarle addosso e darle il suo buongiorno speciale. Lei lo meritava, era la sua migliore amica! Le scoccò un sonoro bacio sulla guancia, per poi stringerla in un caloroso abbraccio, mentre le diceva a raffica che le voleva bene e le era mancata… nelle ultime dieci ore in cui non si erano viste.

Poi prese il sopravvento il secondo temperamento, quello arrabbiato: saltò addosso a Renji e gli mise le mani al collo, mentre quello cercava di scrollarsela di dosso, senza successo. Si era abbarbicata alla sua schiena come un koala, solo che suddetto koala stava cercando di strozzarlo.

- Mollami subito, psicolabile folle! -

- Non finché non mi riterrò soddisfatta! Hai idea di quanto sia difficile togliere la tinta che hai usato per ridipingere tutte le mie lenzuola? -

- Oh andiamo, te la sei presa per così poco? Scendi che ti devo ancora una passata a fil di spada per lo scherzo che mi hai tirato stamattina! -

- Prima dovrai esalare l’ultimo respiro, perché le ho dovute bruciare tutte quelle lenzuola! Erano diventata degli abomini… rosa! -

A quel punto Tsuki pensò di aver sentito abbastanza per aver chiara la situazione.


 

*****


 

Hisagi aveva le sue paure, come tutti; alcune erano piccole, altre grandi, ma nessuna di queste superava quella di assistere allo spettacolo che la sua più cara nakama, Tsuki dal luminoso sorriso, dava di sé quando era furiosa.

Avendo strettamente condiviso con lei decenni di esistenza, il Tenente sapeva bene che finché rideva o era allegra non c’era niente da temere; il problema sorgeva quando un’improvvisa serietà le scendeva sul volto, accompagnata da uno strano baluginio dei grandi occhi scuri e da un lieve tremito delle mani. Le cause di ciò erano due: o era la tristezza a turbarla... oppure era veramente tanto, tanto arrabbiata. E allora... beh, ‘si salvi chi può’ era, più di un modo di dire, un consiglio da ascoltare con attenzione.

Così, avvicinandosi con molta cautela alla compagna, lo Shinigami le cinse le spalle con un braccio e le accarezzò dolcemente i riccioli. - Andiamocene. Questi due sono un caso perso... ormai irrecuperabile. -

L’occhiata che Tsuki gli lanciò in risposta quasi gli strappò un gemito, ma la sua fermezza gli impose di non staccarsi dal suo fianco; già quelle due teste di rapa avevano distrutto un quinto del Seiretei, non poteva permettere che lei ne radesse al suolo altri due terzi! Quindi la strinse con forza a sé, con l’intento di trascinarla via per fare una luuunga passeggiata, l’unico metodo efficace per far sbollire in fretta i suoi umori; e c’era quasi riuscito... quasi.

- Ahi! Questo ha fatto male, imbecille! -

- Gnégnégné, urla, urla forte, Signorina Lenzuolin… -

Il grido ferino che terrorizzò i meno coraggiosi tra gli Shinigami della Soul Society e fece tremare buona parte dei veterani – ma che succede? Un’orda di Hollow? – esplose nelle orecchie dei due contendenti senza dar loro alcuna possibilità di capire cosa stesse succedendo, quindi entrambi si ritrovarono a penzolare in aria, sollevati per le orecchie da una Tsuki divenuta il loro peggior incubo.

- CHE COSA VI HO DETTO? BASTA! B-A-S-T-A!

Non ho alcuna intenzione di sentire le vostre bambinate per un altro istante, quindi ora o la finite o vi darò più di un buon motivo per urlare!

Oh, no, non ci provare nemmeno a replicare, sai, Abarai-kun? Purtroppo per te sono stata dotata di molta fantasia, quindi sono praticamente infinite le cose che potrei farti con la mia Togetsu! E ora, andate immediatamente a chiedere scusa a tutti quelli che avete disturbato con la vostra stupidità! Che non ne manchi uno! -

A distanza di sicurezza dal luogo del massacro, Kyoraku si abbassò l’inseparabile cappello sul volto e sospirò soddisfatto. - Ahhhh, Tsuki-chan è adorabile anche quando sta per scatenare l’Apocalisse... non è un bello spettacolo, Ukitake? -

Il Capitano della Tredicesima deglutì, per poi ridacchiare come per allontanare la tensione. - Direi... direi che è stata una rivelazione. -

- Avete proprio ragione, Kyoraku-san; la piccola è adorabile anche quando urla... anzi, direi soprattutto quando urla. -

I due capitani si voltarono all’unisono, scontrandosi con il sorriso sornione del Taichou della Terza Brigata.

- Ichimaru-kun -, lo salutò senza entusiasmo Shunsui, lanciandogli solamente uno sguardo prima di voltarsi di nuovo e decidere d’intervenire: quando le sfuriate di Tsuki superavano i cinque minuti anche un animo tranquillo come il suo iniziava a impensierirsi, quindi era decisamente il caso di andare a calmare il suo piccolo uragano.

Ukitake, invece, rimase a osservare la scena accanto a Ichimaru, scuotendo appena il capo e continuando a sorridere, fino a quando la voce dell’altro non lo raggiunse: - Dunque, Capitano Ukitake, se non sbaglio oggi è il giorno della partenza della vostra subordinata. -

- Non sbagli affatto: Rukia è già pronta. -

Il sorriso di Gin si tramutò lentamente in una sorta di ghigno: - State attento a non perdere anche lei, dopo Shiba-kun; il mondo umano è così insidioso… specie per una Shinigami inesperta come lei.-

Nonostante la palese provocazione, Ukitake sorrise spontaneamente: - Una volta fatta questa esperienza si renderà conto della sua forza, ne sono sicuro, e quando tornerà il vuoto lasciato da Kaien verrà riempito. -

Il Capitano Ichimaru fece una smorfia sarcastica, ma non commentò oltre: - La prego di riferire a Tsuki-chan che ero venuto per lei: ora è fin troppo impegnata, e non è da me distogliere la gente dal proprio lavoro -, terminò, andandosene senza attendere risposta. Di lui non rimase che un baluginio bianco, forse dovuto al mantello da Capitano, il quale si gonfiò per un istante nello scatto fulmineo in cui il suo proprietario sparì, portato chissà dove dal suo shunpo.

Il Capitano della Tredicesima sospirò, per poi raggiungere Kyoraku, che insieme a Hisagi era riuscito a compiere un’ottima opera di diplomazia e a salvare ben due vite; salutò il suo amico, annunciando che si sarebbe diretto al portale per il mondo degli umani, dove Rukia già attendeva, e disse al gruppo che chi voleva poteva accompagnarlo a salutarla.

A questo punto, sia Hoshi che Tsuki scattarono al suo fianco, un sorriso a trentadue denti sul volto e il litigio ormai alle spalle.


 

*****


 

Senkaimon.


 


 

- Kuchiki-san, mi raccomando fai attenzione! -

- Lo volevo dire io, Kiyone! -

- Sei stato troppo lento, Sentaro! -

- Ah sì, allora ti faccio vedere io! -

- Ah sì, provaci se ci riesci! -

- Ragazzi… ragazzi, calma… per favore, non litigate… -

- Rukia ha ragione ragazzi, non dovreste litigare. -

Il trio si girò, ed i due terzi Seggi si illuminarono: - Ukitake-Taichou! -, urlarono in coro, precipitandosi incontro al loro Capitano.

Dopo la furiosa reprimenda di Tsuki, Hoshi era rimasta buona e tranquilla, ma non appena scorse la chioma corvina di Rukia non poté non mettersi a correre verso di lei ridendo come una bambina, finendo con il rovinarle addosso.

- Hoshi, ti pare il modo di salutarmi? Mi hai fatto cadere, baka! -, rise Rukia, mentre Hoshi affondò il volto nel suo ventre strusciandovisi contro, e poi facendole gli occhioni dolci rispose: - Scusami tanto Rukia, ma ho appena subito un brutto trauma e ho bisogno di conforto! -

Sentendo ciò, Tsuki scosse la testa e sospirò: - La solita melodrammatica… -, mormorò, ma a quel punto il disastro si abbatté su di lei, poiché Sentaro e Kiyone si erano accorti della sua presenza: - C’è anche Tsuki! -, urlarono, intrappolando la poverina in un morsa di coccole e abbracci.

Ukitake rise di gusto a quella scena, e in cuor suo avrebbe voluto che continuasse ancora a lungo; ma Rukia non poteva indugiare oltre. - Hoshi-chan, a meno che tu non voglia partire con Rukia-chan dovresti lasciarla andare. È tempo che lei parta: tra un mese tornerà, e potrà raccontarvi di ciò che ha visto nel mondo degli umani -, disse in tono gentile ma fermo.

- Capitano Ukitake, la ringrazio della fiducia! Non la deluderò! -, chinò il capo la mora, in segno di gratitudine e rispetto.

Quello sorrise: - Fai buon viaggio -, mormorò accarezzandole i capelli dolcemente, con l’affetto di un padre, a quel punto anche i suoi terzi seggi smisero di tormentare Tsuki e si rialzarono, riprendendo il loro contegno.

- Kuchiki-san, stia attenta! -

- Tra un mese la vogliamo con noi! -

E allora Rukia non poté fare a meno di sorridere, commossa dall’affetto che quei due cicloni le dimostravano: - Naturalmente, non mancherò! -, sussurrò appena prima che le braccia di Tsuki la circondassero in un abbraccio. - Mi mancherai, Rukia-chan. Ti penserò sempre. -

- Anche tu mi mancherai, Tsuki-chan. Prenditi cura di Hoshi in mia assenza, lo sai che le piace fin troppo cacciarsi nei guai. -

- Non temere, me la caverò in qualche modo! Ma tu sbrigati a tornare, che c’è bisogno anche di te per tenere a bada quella testa calda! -

Si staccarono con un pizzico di dispiacere, ma con il cuore la certezza della reciproca vicinanza.

- Rukia…- Hoshi aveva gli occhi lucidi, gonfi di tristezza.

- Fai la brava, e cerca di non piangere: sai come la penso. -

- “Le lacrime sono la prova che le emozioni hanno ferito il nostro corpo dall’interno”, lo so. Io non piangerò, ma tu vedi di tornare presto per assicurartene! -

- Non fare la baka, certo che tornerò! -

- Ah, lo spero bene per te! Se così non fosse, potrei anche decidere di metterti Renji alle costole. Lo sai, è diventato un cane selvatico senza la sua padroncina a tenerlo a bada! - Scoppiò a ridere, mentre un’arrossita Rukia, più irritata ma certo meno tesa, varcava finalmente la soglia.


 

*****


 

- Tsuki-chan… permetti due parole? -

La Shinigami bruna si voltò sorpresa verso il Capitano Ukitake, e congedandosi da Hoshi con uno sguardo, gli si avvicinò.

- Il Capitano Ichimaru mi ha chiesto di riferirti che era venuto a cercarti. -

Lei sgranò gli occhi, quindi arrossì. - Quando lo avete incontrato? -

L’altro sorrise. - Mentre tu eri troppo intenta a riprendere i tuoi amici -, rispose semplicemente, guardando poi la ragazza agitarsi e mettersi le mani nei capelli. Quel comportamento lo sorprese, ma non del tutto: era l’ultimo tassello di un mosaico che da tempo stava ricostruendo e di cui purtroppo ora doveva riconoscerne la realtà.

La giovane gli lanciò un sorriso di gratitudine e, congedandosi con un frettoloso inchino e un: - La ringrazio infinitamente! -, corse via sulle ali del suo shunpo; quanto a lui, rimase a fissare il punto in cui era svanita, il suo sguardo che diveniva via via più triste.

Un’innocente nelle spire di un serpente.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: Manto