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Autore: Daleko    27/02/2017    0 recensioni
[Il coraggio e la sfida]
[Il coraggio e la sfida]“Come dev'essere seccante e quanto dev'essere meraviglioso compiere il proprio dovere”.
Fanfiction tributo per uno dei miei film preferiti. Un breve, bravissimo momento di una chiave di lettura quasi nascosta nella storia ma che, come il restante intreccio più evidente nel corso del film, colpisce e resta ancorato al cuore.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash, Crack Pairing
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il chiavistello

 
“Come dev'essere seccante e quanto dev'essere meraviglioso, compiere il proprio dovere”.

I pantaloni di pelle nera gli fasciavano elegantemente le gambe magre. Era attraente, era temuto, deteneva il potere lì a Quantana... Eppure sentiva il vuoto della solitudine scavare dentro di sé.
Valentino sedeva all'interno del saloon, intento a bere un bicchiere di mezcal e a dondolare debolmente il piede destro. Gli stivali calzavano perfettamente, così come la camicia scura e il cappello a falde larghe riposto, al momento, sul tavolo davanti a sé. Il Messico era caldo, caldissimo, ma la sua vanità gli impediva di confondersi con gli altri: Valentino era speciale, si sentiva speciale e per tutta la vita aveva provato a godere di quella sua solitudine, imparando a disprezzare gli altri e a porsi non solo distante da loro, ma al di sopra di essi. 
Almeno fino a quel giorno. 

La giovane Linda uscì sgambettando dalla casa del parroco. I capelli biondi della ragazza erano ben sistemati e Valentino ne apprezzò la figura femminea. Prese un altro sorso della bevanda alcolica, poi poggiò il bicchiere sul tavolo e prese il cappello, alzandosi. «Capo, dove vai?» gli domandò uno dei suoi tirapiedi, intento a giocare a dadi da qualche parte all'interno del saloon. Valentino si sistemò il cappello, poi i guanti del medesimo colore del restante vestiario e aggirò il tavolo, occhi nocciola alla finestra, attratto apparentemente dalla figura di Linda de Cortinez e ignorando le parole del suo sottoposto. Uscì spingendo le porte del saloon, venendo colpito dal sole abbagliante e dal calore mortifero della mattina. Le suole scricchiolavano sulla terra battuta mentre si dirigeva verso quella che lui chiamava "la casa del prete", alla parte opposta della strada. La cintura gli oscillava in vita e la presenza della pistola al suo fianco, come al solito, lo rassicurava in qualche modo poco salubre. Fregandosene di quei ragionamenti e delle convenzionali buone maniere afferrò la maniglia davanti a sé, aprendo la porta cigolante e scivolando all'interno della casa silenziosa.
Ombrata e lievemente più fresca di quanto si aspettasse, Valentino avvertiva comunque la sua naturale repulsione verso qualunque cosa avesse a che fare con la Chiesa. Si voltò verso il cucinino, osservando le spezie ordinate al di sopra del lavello, e un sorrisetto fece capolino sul suo bel viso. A mento alto, con una postura fin troppo rigida ed elegante per un bandito, si diresse verso la camera da letto –nonché ufficio– del parroco, dove bussò alla porta con un lieve movimento delle nocche. 
«Avanti!» esclamò, ovattata dal legno, una voce a lui familiare. Valentino aprì la porta, richiudendola dietro di sé dopo un passo. Non disse nulla per giustificare la sua presenza in quella stanza, restando a guardare in silenzio l'uomo attempato seduto alla scrivania. I suoi penetranti occhi azzurri erano fissi nei suoi e le labbra sottili, solitamente stirate in un benevolo sorriso, erano schiuse in un'espressione di stupore. Batté le palpebre. «Valentino, buongiorno. Prego, accomodati» lo invitò a sedersi davanti a sé con un gesto gentile della mano. L'uomo dai capelli neri e dal vestiario inconsueto scese un paio di scalini, poggiandosi brevemente alla balaustra. «Buongiorno, padre» rispose cortesemente togliendo il cappello. Una mano stringeva il legno su cui poggiava il bacino, l'altra portava il cappello al petto: la pettinatura era perfetta e le basette gli allungavano elegantemente il volto. Valentino era consapevole del suo bell'aspetto e lo mostrava, fiero, scendendo gli ultimi due scalini con una flemma che vibrava nell'aria. Padre Michael non fiatò finché l'altro non raggiunse la sedia davanti a sé, sedendosi con un sorriso sornione in volto. Il laccio del cappello venne infilato al collo, lasciando l'accessorio a mo' di ornamento sulla schiena, e le mani s'intrecciarono sul ginocchio della gamba accavallata. Valentino non aveva fretta e padre Michael aveva giunto le mani, poggiandone il taglio sul bordo della scrivania e ignorando momentaneamente le carte davanti a sé. Il contatto visivo, nel frattempo, non era stato mai abbandonato. 
«Insisto nel dirLe che tenere la porta di casa aperta può essere pericoloso» esordì Valentino. Finalmente padre Michael sorrise. «Insisto nel risponderti che questa casa dev'essere a disposizione di chiunque cerchi conforto in Dio» rispose con tono pacato. Valentino assunse un'espressione divertita. «Non credo che Dio si offenderebbe se usasse un chiavistello» ribatté. Padre Michael sospirò, abbassando lo sguardo sulle carte davanti a sé. «Valentino, sei qui per discutere della mia sicurezza o volevi parlarmi di qualcosa?» domandò andando dritto al punto. 

Valentino l'osservò a lungo. 
Le rughe segnavano la pelle abbronzata del parroco come onde di curiosità; gli occhi color ghiaccio ma di un immenso calore s'indurivano leggermente nel guardarlo, nel riconoscere una pecorella smarrita nel gregge della sua Chiesa. Il cuore di Valentino pulsava di rabbia e di vergogna mentre le sue labbra si stiravano in un enigmatico sorriso.
Linda aveva provato affetto per lui e adesso ne provava per il parroco giunto da pochi mesi in città. Aveva trovato ridicolo quel sentimento finché, affascinato dalla forza e dal coraggio dell'uomo che gli sedeva davanti, non aveva cominciato ad avvertire la medesima cosa. 

«Mi preoccupavo dell'integrità morale di una mia amica, padre. Ho visto Linda uscire da casa Sua piuttosto spesso, in questi giorni» insinuò, chinando al contempo lo sguardo per aggiustarsi i guanti neri. Padre Michael lo guardò con stupore. 

Quegli occhi azzurri, così profondi e dolci nel guardare i suoi concittadini e freddi, induriti nel guardare la sua figura. Niente timore nella sua espressione, nessuna paura; da subito gli aveva dato filo da torcere, da subito aveva minato la sua autorità e Valentino, nel sentirsi mozzare il fiato davanti a quell'uomo così diverso da lui eppure, in qualche modo, così degno di ammirazione, aveva ordinato che venisse fatto fuori quanto prima. Tanti tentativi andati a vuoto e omicidi compiuti per allontanarlo da sé, per indurlo a farsi odiare di più e per dimostrarsi un duro e crudele senzadio, una persona degna dell'Inferno che quell'uomo professava. Aveva fatto ammazzare un bambino senza pensarci due volte solo per allontanare quel sentimento indesiderato che provava e nel suo sguardo d'odio, nella rabbia di quel prete più basso e minuto di lui eppure enorme nei suoi pensieri, aveva trovato una sorta di soddisfazione malata. Aveva compreso di non poter ottenere alcun altro tipo di sentimento da parte sua e ora Linda, la piccola e dolce Linda, bella e piacente non solo nell'aspetto ma anche nell'animo, moriva per quell'uomo di Chiesa. 

«Valentino, ma sei impazzito? Cosa stai dicendo?» domandò incredulo padre Michael. Valentino sorrise beffardo, lanciando un'occhiatina eloquente al parroco indignato. 

Quelle labbra sottili, stirate per un'emozione che provava grazie a lui... 
Valentino si era presto reso conto che non gli importava se Padre Michael avrebbe pensato bene o male di lui: a lungo andare sarebbe rimasto comunque nei suoi pensieri e le sue azioni, per quanto terribili, avrebbero lasciato un segno che la scialba Linda non avrebbe potuto nemmeno sognare. Si ritrovò a sorridere divertito. 

«Come immaginavo, Lei è un uomo onesto. Mi dispiace averla disturbata» soffiò sottovoce nell'alzarsi.

Padre Michael era l'unico cui sguardo trovava difficile da sostenere. Il cuore vibrava con forza in sua presenza e riscopriva... Parti di sé che aveva celato nella solitudine, una solitudine forse troppo pesante da reggere da quando lo aveva conosciuto. Deglutì nel dirigersi lentamente verso la porta, salendo lentamente gli scalini nella speranza di udire ancora la sua voce. Un ultimo saluto, un cenno d'amore! ...ma non arrivò.

La giornata era afosa, il cappello indispensabile. 
Sorrise, enigmatico, alla bionda Linda che tornava con la spesa. Gli rivolse un'occhiata interrogativa, probabilmente confusa dalla sua presenza in quella casa, ma prima che potesse aprire bocca Valentino s'era già incamminato verso il saloon. 
«Valentino!» gli urlò dietro per richiamarlo. Il bandito non aveva forza di risponderle e continuò a camminare, allontanandosi da quel luogo demoniaco in cui i sentimenti avevano ripreso a sgorgare nel suo petto. I pantaloni di pelle gli donavano davvero tanto: Linda aveva però infine preferito la dolce tunica alle sue tenebre. Valentino la comprese perfettamente. 


 
   
 
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