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Autore: Rumenna    27/02/2017    1 recensioni
[BOYS LOVE] Ivan studia disegno ed è innamorato di Tina. Tuttavia il suo look lascia molto a desiderare. Si farà consigliare dall'esperto Rosemund. Ma cosa potrebbe accadere se un consiglio dopo l'altro i due si avvicinassero sempre di più?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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«Oh… scusa, hai pensato male. Volevo dire che è ogni volta che ci siamo salutati in giro per scuola eri sempre da solo, isolato dal mondo, con la tua espressione concentratissima… solo questo, non intendevo offenderti o qualcos’altro.»
«Mh…» Quindi Tina ha sempre fatto caso alle mie abitudini? Devo stargli davvero simpatico visto che mi ha fatto anche una caricatura… forse riuscirò ad avvicinarmi a lei stasera…! Devo assolutamente mandare un messaggio a Rose! O forse è meglio di no… meglio non disturbare… sarà troppo impegnato a trovare le parole adatte… o forse sarà troppo preso dalla conversazione e io lo interromperò soltanto... meglio aspettare che sia lui a contattarmi.
«Oh, guarda quanta gente, Ivan!»
Ho alzato lo sguardo: la piazza è completamente affollata di giovani, si sente un fastidiosissimo brusio in giro… l’idea di infilarmi là in mezzo non mi piace affatto. Improvvisamente mi sento sconfortato… mi sta lentamente passando la voglia di questo appuntamento giovanile. Io sono stato sempre da solo, quindi non ho l’abitudine di frequentare luoghi del genere e mi sento molto a disagio… le risate dei giovani mi ricordano i tempi delle scuole superiori, in cui erano usate principalmente come arma di scherno. É vero che i tempi sono cambiati, che io sono cambiato e che adesso mi sono un po’ aperto al punto da avere anche un migliore amico… ma anche in compagnia di Rose sono abituato a frequentare luoghi chiusi e “sicuri”, visto che siamo sempre a casa dell’uno o dell’atro.
«Ci sono Lapo e Maria! Ciao ragazzi!»
Che bello… «Ciao.»
«Chiao Ivan! Shembri in forma shtashera! Bravoh, ho proprio voglia di feshteggiareh! Yeeeh!»
Guardo Lapo allibito mentre inizia a saltellare in giro con la bottiglia di spumante tra le braccia… ha davvero una faccia tosta… si ripresenta così come se niente fosse in vena di far festa, come se sparendo non avesse procurato alcun danno alla sfilata di Rose.
Mi squilla il cellulare! Forse è Rose? L’ho sfilato velocemente dalla tasca della giacca e ho letto sullo schermo la voce “papà”. Spero che non sia successo niente di grave. «Voi andate avanti, vi raggiungo subito!» Mi sono allontanato per riuscire a sentire meglio ed avere un po’ di tranquillità: «Pronto? Papà?»
«Ivan, cosa c’è?»
«Mi hai chiamato! É successo qualcosa?»
«Oh… d-devo aver schiacciato qualcosa per sbaglio! Non ti ho chiamato di proposito! M-ma già che ci siamo… tutto bene?»
Sta mentendo, sa bene come usare un cellulare lui. Per questo mi fa ancora più piacere sentire la sua voce al telefono… non sono ancora abituato a questo nuovo rapporto che stiamo cercando di mettere su con molto imbarazzo, ma amo il fatto che mio padre, impacciato ed imbranato com’è, si stia impegnando con tutte le sue forze. Si sarà preoccupato per me.
«Sì, tutto bene. Sono appena arrivato in piazza, c’è un sacco di gente… a te come va la serata? T-ti sei trovato un buon posticino al bancone?»
«Certo, certo! Ho già bevuto un paio di drink e adesso sto per iniziare una partita a biliardo! Lo sai che sono molto bravo a biliardo!»
«S-sì, lo so.» Vuole fare sempre il forte, ma risulta ancora più vulnerabile con questo tono di voce a metà tra l’incertezza e la voglia di dimostrare a tutti i costi di star bene. Chissà se sta pensando alla mamma… che domande, certo che ci starà pensando.
«Come dici, domani? Va bene!»
«Eh? Cosa? Papà, non ho capito! Puoi ripetere quello che hai detto?» Forse perché c’è troppa gente qui.
«Cosa? Ti stavo rispondendo! Non mi hai chiesto di pranzare insieme domani?»
«Oh…» Mi si stringe il cuore pensare che è arrivato ad usare questi mezzucci per invitarmi a passare del tempo con lui… io e mio padre siamo simili sotto questo aspetto, quindi chissà per quanto ci avrà pensato su… «Sì! Domani!»
«A-adesso devo chiudere, sta per iniziare la partita! N-non bere troppo! Non mi piacciono i ragazzi sballati!»
«Va bene.» Parlare con lui mi ha smosso il cuore. Sento un misto di emozioni dentro di me: un po’ di amarezza per come sono andate le cose, ma felicità per la piega che stanno prendendo. Sono comunque degli ottimi segnali per un nuovo inizio, è davvero una coincidenza che capiti proprio nell’ultimo dell’anno.
Dal momento in cui mi sono allontanato per telefonare, manderò un messaggio a Rose. “Come va? Qui tutto bene per ora! Tu sei riuscito a calmarti un po’?” Così dovrebbe andare, sarà meglio raggiungere gli altri adesso.
A fatica ho visto Lapo, comodamente seduto sulle spalle di Tina a farmi dei segnali. Mentre con estrema difficoltà mi sono fatto largo tra la folla, rumorosa e carica di mille odori diversi, il concerto è iniziato. Le prime canzoni sono trascorse in fretta, tutti erano allegri, saltavano e cantavano insieme agli ospiti sul palco, che io non conosco minimamente. Sono rimasto come un beota con la busta degli alcolici tra le mani, spintonato da tutte le parti, aspettando il momento migliore per stappare la prima bottiglia… ma qui tutti saltano e cantano insieme senza fermarsi… e a me tocca anche far finta di divertirmi per non sembrare un asociale senza senso di aggregazione quale sono. Quando finalmente è terminata quella che questa gente chiama “canzone” e tutta la piazza ha smesso di saltare estasiata, ne approfitto per tirare fuori il cellulare e controllare se Rose mi ha risposto. Sì!
“Qui la tensione è molto palpabile! Riesco a tenere su un discorso, ma l’atmosfera è davvero elettrica! Se continuiamo a guardarci così tutta la sera il padrone del locale ci caccerà fuori a pedate per chiudere la serranda!
Quindi sta andando bene… sono contento per lui, anche se non riesco ad immaginare Mr. Responsabilità immacolata che fa gli occhi dolci a Rose… che diavolo di scena potrà mai essere? Che tipo di faccia disgustosa potrà fare quel Giulio? E Rose come lo guarderà?
Forse si aprirà una leggera fessura tra le sue labbra quasi impercettibile e avrà gli occhi scuri che gli brillano…
 “saresti felice se ti dicessi di amarti?”
… Ma cosa mi viene in mente adesso…? E soprattutto, cos’è questo batticuore? Ah, ho visto troppi film gay, ecco qual è la verità! Stappiamo la bottiglia!
«Lapo, vuoi bere?»
«Oh, shi! Ci pensho io!»
Come un castoro, Lapo ha liberato la sua bottiglia dall’involucro protettivo con i denti, e alla stessa maniera ha tirato via il tappo di sughero, che gli è finito incastrato negli enormi incisivi. «Eccoh!»
Maria ha preso i bicchieri e ne ha distribuito uno ciascuno. Tina non sembra molto contenta di bere il primo sorso.
«Dai Tina, oggi è festa! Dobbiamo bere!»
«Maria, lo sai che poi divento ingestibile… non farmi aggiungere altro!»
“Non farmi aggiungere altro”, eh? Quindi Tina se beve un po’ di più sarebbe capace di fare “questo e quello” con me? È un’ottima occasione per me allora. «Dai Tina, oggi è festa!» meglio insistere, se insisto anche io sarà costretta a cedere per non sembrare asociale come me.
«Uhm… va bene, ma solo un po’!»
Maria gli ha sorriso tutta felice, io non so se il mio viso sta rispecchiando le mie idee confuse: voglio davvero fare un passo avanti con Tina stasera, ma non sono davvero dell’umore oggi. No, non devo pensare così! È la mia grande occasione! Anche se poi Tina non si ricorderà niente, devo farlo per guadagnare punti ai suoi occhi! Com’è che ha detto Rose…? Se può servirmi, mi ubriacherò anch’io!
«Shcusha Thina! Possho farti una domandha pershonaleh?»
Tina con un visetto imbarazzato da cerbiatta abbassa il suo bicchiere: «Sì! Dimmi Lapo!»
«Ma il thuo verho nome è Thina?»
Lapo ha fatto una domanda intelligente, chissà qual è il nome completo di Tina.
Tina ha fatto una risata nervosa, i suoi occhi scuri si sono assottigliati brillanti come sempre: «Posso evitare di rispondere? Il mio nome non mi piace per niente!»
«I-intanto bevi un altro sorso!» ho approfittato del momento per riempire il suo bicchiere fino all’orlo.
«Ehi, ehi! Volete proprio mettermi alle strette stasera? Ivan, ti ho detto che non mi piace bere!»
«M-ma oggi è festa! Guarda, bevo anche io!» Mi sono versato in tutta fretta lo spumante nel bicchiere, facendomelo cadere addosso e risucchiando la schiuma bianca con ben poca grazia. Io e le mie magre figure...
«C-Costantina… mi chiamo Costantina! Va bene?»
Oh, Costantina… capisco.
«E tu? Sei Ivan Ivan o ti chiami Ivano?»
«I-Ivan all’anagrafe.»
«Che sfortuna, tu si che hai un bel nome! Ecco uno dei motivi per cui ti invidio!»
Mi invidia? Ma cosa c’è da essere invidiosi di me? Di avere una madre che va via di casa con uno molto più giovane di lei? Di essere sfigato? È vero che Tina mi ha confidato di non avere un padre… ma a me sembra cresciuta molto bene, è una ragazza solare e piena di vita… vorrei essere io come lei in verità.
Il terreno sotto di noi ha iniziato a tremare ai salti di tutti, al ritmo di una canzone molto famosa, la prima che riconosco. Tengo stretto il bicchiere per non far versare lo spumante, quando Tina poggia la sua mano fredda ed esile sulla mia, sfilandomelo di mano e porgendolo sulle sue labbra e bevendo a grandi sorsi mentre con le lunghe ciglia mi guarda in maniera curiosa. Che le prende? L’alcol le ha già fatto effetto…? Mi ha ridato il bicchiere e mettendomi una mano sulla schiena ha iniziato a saltare e cantare.
Forse dovrei soltanto lasciarmi andare e divertirmi anche io… se solo ci fosse più musica decente… anche Rose non è stato molto fortunato con la location di stasera, quello lì sembrava un locale con DJ, ed entrambi non impazziamo per la musica elettronica, house, che si chiami come la si chiami, la musica moderna da discoteca non rientra nei nostri gusti. Sarebbe così bello andare in un bel piano bar… a Rose farebbe senz’altro piacere… chissà se si sta divertendo. Secondo me tra un po’ si annoierà di certo… cos’avranno mai da dirsi un medico playboy vanitoso ed un ragazzo semplice commerciante? Non hanno interessi in comune...! Forse non c’è bisogno di avere interessi in comune quando ci si vuole semplicemente accoppiare… in fondo che bisogno c’è di parlare quando tra due persone c’è chimica a volontà? Però quest’idea non mi piace per niente… non voglio che Rose si fidanzi con quel verme… spero che l’appuntamento sia un fiasco, o se proprio debbano arrivare oltre… spero che ce l’abbia piccolo e moscio, così Rose non vorrà più vederlo se non per il gatto! Ma a Rose importerà davvero che il verme faccia schifo a letto? Lui che si è accontentato anche di una persona fredda ed insensibile… accidenti a lui, dovrebbe essere un po’ più esigente! Adesso gli mando un messaggio, così controllo la situazione! Oh, ne ho ricevuto io uno da parte sua! Dice: “Accidenti, qui l’atmosfera diventa sempre più delicataaaa!!! MI HA DETTO CHE GLI PIACCIO!!!
Oh merda, si piacciono. 
Ho appena sentito un colpo nello stomaco come se qualcuno mi avesse appena preso a pugni… non credo che sia lo spumante bevuto a digiuno… adesso che faccio? Io uno come quello non lo voglio per cognato… devo pensare… devo pensare! L’ultima buona idea mi è venuta quando mi sono ubriacato, quindi devo ubriacarmi! Ho tirato fuori con foga una bottiglia dalla busta di plastica e ho cercato di aprirla: non si apre, dannazione!
«Ivan, vuoi una mano ad aprirla?»
«Lascia perdere, Tina! Ce la faccio da solo!»
«Non scuoterla in quella maniera, finirai per fare la doccia a tutti e sprecare lo spumante!»
«Mettiti a ballare, stai tranquilla!» il tappo di sughero è schizzato via a tutta velocità colpendo i capelli ricci di Lapo, che sono così fitti che l’hanno fatto rimbalzare e mi è finito sul naso… no! Non devo sprecare questo liquido prezioso! È il mio liquido pensante, mi serve! Mi sono attaccato selvaggiamente alla bottiglia come un assetato, iniziando ad ingerire schiuma e tossendo in maniera ben poco aggraziata, poi ho iniziato a buttare giù grandi sorsi.
«Ivan, che ti è preso all’improvviso? Così finirai per star male!»
«Ivan ha ragione, Tina! Dovresti festeggiare anche tu con lo stesso vigore!»
«Ma lui dopo non deve guidare?»
«Non preoccuparthi, guidho ioh!»
«Guida Lapo, hai sentito? Lasciatemi in pace, devo pensare!»
«Pensare?»
«Sì! Devo riflettere sul nuovo anno che sta arrivando! E dovresti farlo anche tu!»
«Forse hai ragione, bere mi libererà la testa… passami l’altra bottiglia!»
*
«YEEEEEAAH!! YEH! YEH! YEH! YEH!» Restare in movimento mi concilia i pensieri, saltare e festeggiare con tutta la voce che ho mi aiuta a cacciare via rabbia e preoccupazione... IDEA!! É ARRIVATA, FINALMENTE! Bell’imbusto, ti farò vedere io se non riuscirò a renderti questa serata memorabile! Brutto serpente a sonagli,  adesso chiamerò alla tua clinica e ti farò tornare indietro a gambe levate, così metterai giù la tua pelle viscida dal mio Rose! Toh, ho ricevuto un messaggio: “A te come sta andando? Spero non abbia avuto il tempo per rispondere perché ti stai divertendo! Se leggi il messaggio rispondimi!” Vuole che gli risponda… e che dovrei rispondergli? Meglio fare l’indifferente, altrimenti potrebbe scoprire il mio piano! “Tutto bene! L’alcol scorre a fiumi come previsto, sono stracarico! Da te come procede?” Vediamo un po’ se adesso non mi dai una risposta negativa, Rose… rubrica, rubrica… eccolo qui: il numero della clinica del mio pesce all’amo. Giulio Lisbona, detto Mr. Reputazione immacolata: prevedo un bianco capodanno per te! Sta squillando, speriamo in bene…
«Pronto?»
«Pronto? Polizia? Carabinieri? Veterinario? É successa una tragedia!!»
Tina mi ha messo una mano sulla spalla, chiedendo cosa c’è che non va: non è il momento adesso, sono impegnato qui! L’ho rassicurata facendo un gesto amichevole ed è subito tornata a ballare insieme agli altri.
«Qui è la clinica veterinaria Lisbona, cosa è successo?» Che strano, questa non sembra la sua voce… questa voce è troppo sottile per essere quella del lumacone!
«Il mio pesce rosso sta male! É sdraiato a pancia all’aria e galleggia sul filo dell’acqua, che posso fare?? É davvero grave, signor Giulio Lisbona!»
«Il suo pesce sta galleggiando?... Allora è morto... mi dispiace, vi faccio le mie condoglianze... quando torna il dottore gli riferirò l’accaduto.»
Dalla voce sembra il fratello, quel ragazzo esile e intontito come un salame. «Non è lei il dottore? Sto parlando con un incompetente? MI CHIAMI SUBITO IL DOTTORE, HA CAPITO? IL MIO GREGORIO STA MOLTO MALE E HA BISOGNO DI URGENTI CURE, HA CAPITO??» Che mi tocca fare per salvare la serata… ma penso di stare andando bene, dai.
«Lo farò immediatamente, non si preoccupi… ma se lei è sicuro che stia proprio galleggiando non credo che ci sia molto da fare ormai…»
«Sta ancora perdendo tempo a parlare? Chiami subito il dottore ho detto, o la denuncio per omissione di soccorso!» Ho interrotto la chiamata violentemente, inizio a sentirmi lo stomaco sottosopra... ma chi diavolo di dottore lascia un ragazzo di guardia al posto suo, per andarsene tranquillamente in giro a fare il verme con gente ingenua ed indifesa? Bleah, inizio a non sentirmi troppo bene… tutta questa puzza nell’aria mi sta facendo sentir male… c’è gente che si è portata dietro la frittura mista e sta imbrattando di olio tutta la zona… che schifo, meglio uscire da questo casino, prima di fare un macello sui cappotti degli altri.
«N-non mi sento bene, vado a vomitare da quella parte… voi restate qui…»
Maria mi ha guardato con aria schifata: «Stai tranquillo, non ci tengo a vederti vomitare!»
L’ho guardata con molta rabbia, ma ancora poca rispetto a quella che sto covando dentro di me. A spintoni cerco di farmi largo tra la folla esultante, che mi sbatacchia dovunque peggiorando le cose, prendendomi anche delle sonore gomitate un po’ dovunque. Ad ogni passo verso la strada davanti sento un po’ più di pace per le mie orecchie, mentre lo squillo del cellulare diventa sempre più forte. Lo estraggo dalla tasca e leggendo sullo schermo il nome “Rose” sento il mio cuore battere e lo stomaco che continua a rivoltarsi, ma per altri motivi differenti... attraverserò la strada, giusto per avere un po’ di meritata privacy, se non per la chiamata almeno per il vomito imminente. Adesso che sono lontano dalla folla, sento le sferzate di gelo colpirmi la schiena ed il collo, l’orecchino pendente a forma di sole continua a battere incessante sul mio viso come un picchio sul tronco nodoso di un enorme albero secolare.
«Pronto?» Spero che non gli sia successo niente, che mi abbia chiamato solo per dirmi che l’appuntamento è andato male grazie alla mia telefonata strategica.
«Ivan? Sono io!»
Sembra che stia bene, nonostante il tono basso della sua voce: «Perché parli a bassa voce?»
«Sono nei bagni del locale e sai com’è… voglio mantenere una certa discrezione per i miei fatti personali.»
Vuole mantenere una certa discrezione per i suoi fatti personali? É con quel verme da poco più di un’ora e già inizia a ragionare nella sua stessa maniera? Brutto segno.
«Volevo avvisarti che le cose stanno andando davvero bene…!»
«Questo me l’hai già scritto via messaggio… c’è qualcos’altro che devi dirmi? Per nasconderti nei bagni e chiamarmi come una ragazzina dodicenne dev’essere successo qualcosa… forse non sei sicuro di quel tipo perché ha dei tic strani che non sopporti? Ad esempio si tocca sempre la mascella e ti da fastidio?» Ti prego, fa che si metta le dita nel naso e poi spezzi il pane anche per gli altri…
«N-no, non è per questo… ma perché mi parli in questa maniera così rude?»
«Perché? Perché mi sta antipatico e lo sai perfettamente! Ma sono tuo amico e ti voglio bene, quindi farò il tifo per te… adesso dimmi cos’è successo perchè mi stai mettendo solo ansia!»
«…M-mi ha invitato a lasciare il locale e ad andare in un posto più tranquillo… s-sai, per… per stare un po’ da soli, ecco…»
«…» Mi sento come se mi avesse appena investito un’automobile… deve starmi davvero antipatico quel tipo.
«Ah… b-bene…!» Bene un corno… non voglio che Rose si metta con un tipo così…
«…I-immagino ti sentirai nervoso…»
«Sì, ho un sorriso stampato in faccia che non vuole saperne di andarsene… spero davvero che le cose vadano bene stasera!»
Non voglio che Rose guardi quel verme viscido con quel suo sorriso brillante e tenero… con quello sguardo profondo che quando si assottiglia rende il suo viso una morsa per il cuore degli altri…
«…s-sono contento per te… davvero.» Quel tipo gli piace così tanto…?
«Grazie… si può dire che è fatta ormai…no?»
«…M-mh...» Mi sento male… come se un grande masso mi stesse schiacciando… il mio stomaco, il mio petto, la mia gola… sento un continuo martellare…
«A te come sta andando? State bevendo molto?»
«…Mh. Sì, tutto bene… certo! Manca poco alla mezzanotte, ormai! C’è solo da festeggiare d’ora in avanti!» Non so se sto cercando di dare forza a lui o a me stesso… non voglio perdere Rose per colpa di una persona qualsiasi, vuota ed insignificante come quella…
«Scusa adesso devo andare, Giulio è venuto a cercarmi!»
Andare dove…? È perché sei un gay del cavolo che quel Giulio è libero di entrare nel bagno degli uomini quando vuole! E tu non dovevi chiudere la telefonata! Volevo parlare ancora con te… anche di queste cose, ma… volevo sentire la tua voce ancora un po’…
L’agitazione non ha fatto altro che velocizzare la già precaria stabilità che vi era nel mio stomaco. Tossisco con forza, mi fa male la gola, lo stomaco, il petto e anche la testa. Mi sento davvero male, mi sento persino le gambe vacillare, eppure i miei pensieri sono tutti rivolti a Rose.
«Ivan! Ma guardati, sei uno straccio! Non dovevi bere così tanto!»
La voce di Tina mi chiama alle mie spalle… se solo non fossi uscito con Tina… se solo non avessi perso tempo con questa inutile uscita senza senso, avrei potuto fare qualcosa per impedire che le cose finissero in questa maniera!
Il vento è gelido, ma queste lacrime bollenti, che scendono veloci e profonde come enormi solchi roventi, che mi irritano la pelle e mi procurano un grande male alla testa… mi risucchiano le forze, ma rendono la mia lente più limpida, un po’ alla volta.
«Ivan! Perché piangi così tanto? É successo qualcosa?»
La voce chiara di Tina riesce a salvare la mia mente dall’annebbiamento… mi chiede se è successo qualcosa.
Da adesso in poi Rose passerà molto tempo con qualcun altro piuttosto che con me...
Non potrò più essere ospitato in quella casa… in quella casa in cui non faceva entrare nessuno…
Non potrò più osservarlo mangiare, perché ci sarà qualcun altro seduto su quella sedia al suo piccolo tavolino…
Non potrò più scocciarmi del suo continuo parlare d’economia…
Non curerà più le mie ferite con tanta dedizione…
 “saresti felice se ti dicessi di amarti?”  Rivolgerà quello sguardo a qualcun altro...
Le sue mani grandi ed accoglienti saranno per qualcun altro…
… Io… io sto per perderlo.
Mi sono alzato con decisione mentre con le mani intorpidite mi strofino il viso con il fazzoletto conservato finora nel taschino, barcollando.
Tina mi trattiene prendendomi per un braccio: «Stai attento, Ivan!»
Metto a fuoco la strada stringendo gli occhi, dal quale fuoriescono le ultime calde lacrime, pungenti come veleno. Inspiro l’aria gelata di questa notte a pieni polmoni.
«Ti richiamo, Tina. Me ne sto andando.»
«Stai andando già via? Dove vai? Non puoi metterti alla guida, sei ubriaco!»
«Domani vengo a riprenderla.» Le ho lanciato le chiavi della macchina e senza voltarmi mi sono messo a correre più velocemente che posso.
Forse sono ancora in tempo per cambiare le cose.
   
 
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