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Autore: MaryS5    27/02/2017    2 recensioni
Carlos è un bravo ragazzo che vive felice con la sua dolce metà. Sembra andare tutto bene. La vita fila liscia, ma un giorno qualcosa turberà l’animo del giovane. Sarà costretto ad affrontare una prova che metterà a dura prova i suoi nervi. Sarà affiancato dai suoi migliori amici, ma ….Riuscirà a farcela?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alexa, Big Time Rush, Carlos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per tutta la strada di ritorno James si strofinò il polso sul collo arrossandolo di conseguenza. Gli altri invece cominciarono a fare battutine per infastidirlo, ma gli esprimevano anche la loro gratitudine. << Potresti fare il poliziotto, sai? Magari sotto copertura, peccato che la tua faccia è tanto famosa sennò … avresti potuto avere tante donne ai tuoi piedi >>, << Sta zitto Logan o giuro che di do un pugno così forte da farti sbattere la testa sul finestrino >>, << Oh oh, non puoi farlo, sto guidando, pensa a come potremmo finire male! >> disse ridacchiando. << Ah si? Ti faccio vedere io e ti pentirai di ciò che hai detto!! >> e si sporse come a volerlo prendere seriamente a schiaffi. << Basta! Basta ragazzi! >> li riprese Kendall. << A parte lo scherzo, sei stato molto bravo James >> disse Carlos. Anche gli altri due confermarono. << Senza di te non avremmo mai potuto ottenere niente >> << Sì, è vero, chissà quanto tempo ci sarebbe voluto! >>.
James fece il modesto, ma anche lui riconobbe l’efficacia della sua prontezza.
Appena furono a casa i tre cuccioli li accolsero come se fossero stati via per anni. Giocarono un po’ con i cani e nel frattempo si riposarono guardando la televisione. Carlos però non riusciva a puntare lo sguardo sullo schermo, aveva paura. Un’infondata paura sul fatto che avrebbe potuto sentire la notizia della morte della sua fidanzata. Era un po’ assurdo, ne era consapevole, ma non poteva farci niente. Riuscì a resistere solo qualche minuto, poi annunciò di essere stanco e andò in camera sua. Aveva una mezza idea di portare con se Sasha o Sidney in modo tale che potessero dormire con lui e fargli compagnia, ma aveva sempre insegnato loro a non salire sui letti e poi non voleva che l’odore di Alexa sparisse così in fretta, ora che ne aveva tanto bisogno.
Quindi andò da solo. Si mise mogio il pigiama e poi fece per buttarsi sul letto, ma qualcosa lo trattenne, ovvero il pensiero della sua ragazza. Ogni volta che ci pensava la immaginava sola, chiusa in uno stanzino buio, bendata e legata, mentre scuoteva la testa cercando di chiamare qualcuno, nonostante il fazzoletto legato alla sua bocca le impedisse di poter parlare. Chissà che le stavano facendo in realtà.

Voleva chiedere aiuto, sia per lei che per se, in modo tale da poter sopportare quell’orribile situazione. Così si inginocchiò ai piedi del letto e giunse le mani chiudendo gli occhi. << So che è da molto che non prego … >> cominciò a sussurrare, << Da quando Alexa è sparita ripensandoci. Scusa, è che non ho avuto proprio tempo … anzi … non ho avuto voglia … … sai che intendo dire, no? Questa cosa mi sta facendo impazzire … n-non ce la posso fare … devi aiutarmi o …. O non potrò reggere … … >> scoppiò a piangere, ma non smise di parlare e pregare.
La verità è che anche invocare Dio gli procurava dolore. Gli ricordava quando pregava insieme ad Alexa, prima di mangiare, o di andare a dormire, in effetti era proprio in chiesa che si erano conosciuti. Lei lo aveva accolto in un momento difficile della sua vita e si erano innamorati perdutamente. Chiunque, guardandoli da lontano, avrebbe potuto definirli una splendida coppia. Non litigavano mai, se non per qualche piccola banalità, ma finivano sempre per fare pace. Ogni volta che si baciavano era come la prima e ogni sguardo era carico d’amore e di profondo affetto.
Rimase in quella posizione per quasi un’ora, ma non se ne rese conto. Poi decise di stendersi, ma non voleva dormire. Quella “chiacchierata” con Dio lo aveva fatto sentire meglio. Allungò la mano in un cassetto del comodino di Alexa e ne prese la Bibbia che cominciò a leggere, proprio come faceva di solito accanto alla sua dolce fidanzata. Finalmente, dopo giorni, riuscì a sentirsi tranquillo, a non pensare. Era completamente immerso nella lettura che non si rese conto nemmeno del tempo che passava. Fu completamente estraniato dal mondo.

Aprì gli occhi. Si era addormentato, ancora con la Bibbia fra le braccia. Solo allora ricordò distintamente, in un lampo, tutti i momenti più belli passati con lei. Il suo sorriso innocente gli si presentò davanti. Un colpo allo stomaco lo prese alla sprovvista e si accucciò piangendo disperato. Pianse in modo così veemente che fu preso da una crisi di singhiozzi che gli mozzavano il respiro. Il viso si era arrossato e aveva gli occhi gonfi che non riusciva ad aprire del tutto.

Sentì un insicuro tocco sulla porta. Provò a far smettere i singhiozzi che gli percuotevano tutto il corpo, solo per non farsi vedere in quello stato, ma non ci riuscì. Rimase in silenzio nonostante il bussare si ripetesse. Era girato, quindi non riuscì a vedere la timida figura aprire appena la porta ed entrare.
Quando la parte del letto dietro di lui si abbassò capì che qualcuno si era seduto. Non si girò a controllare chi fosse sapendo che prima o poi si sarebbe rivelato. Non riuscendo a fermarsi continuò comunque a singhiozzare e a liberare le lacrime che sostavano nelle sue palpebre offuscandogli la vista.
Una mano leggera gli si posò sul fianco. << Non puoi lasciarti andare adesso >> era la voce di Logan. << Stiamo per riuscirci. Possiamo trovarla >> << N-no .. m- ….m-mi manca t-troppo >> mugugnò tirando su col naso. Logan strinse la presa. << È proprio per questo che non puoi arrenderti >>. Carlos voleva rispondergli. Avrebbe voluto girarsi e urlare che non aveva più nessuna speranza, che era certo non ce l’avrebbero fatta, ma avrebbe mentito. Si limitò a stringersi di più e a serrare gli occhi.
Sentì l’amico sospirare e lasciare la presa. Credeva che stesse andando via, il che gli dispiaceva un po’. Ma percepì il letto abbassarsi ancora. Si era steso accanto a lui, << Ce la farai, ne sono sicuro >> . Carlos sorrise ricordando il sogno del giorno precedente.
Piano piano i singhiozzi stavano cominciando a scemare. La presenza di Logan lo calmava. Si rese conto solo in quel momento di quanto avesse bisogno di qualcuno che lo sostenesse e gli stesse accanto. Allora riconsiderò l’idea della sera prima di portare con se uno dei suoi cani. Ridacchiò appena a quel pensiero.
Finalmente decise di girarsi. << Grazie >> disse all’amico che aveva le mani dietro la nuca e osservava il soffitto pensieroso. Logan stava per rispondere, ma una piccola figura scattante lo interruppe saltando proprio sulle sue gambe.
<< Fox!! Fox!!!! Fox! Quante volte ti ho detto che non devi scappare in questo modo!! >> urlò James spalancando la porta e individuando subito il cucciolo. Appena vide anche gli altri due si bloccò << Ehmm .. ho interrotto qualcosa? >> disse trattenendo una risata. << Ma smettila! >> gli urlò Logan tirandogli un cuscino. Carlos riuscì a liberarsi in una grossa risata. L’amico accanto a lui continuò rivolgendosi a James << E lascia stare questo povero cane! >> e accarezzava Fox che tremava leggermente per via delle urla del suo padrone. << Venite qua ragazzi! >> ordinò il latino preso da una grande euforia. I tre si strinsero in un grande abbraccio, ma furono subito interrotti dai latrati di Sasha e Sidney che erano entrate scodinzolando trascinando Kendall. Appena quello li vide si fermò un secondo a fissarli divertito, ma poi fu invitato dai ragazzi ad unirsi all’abbraccio.
Quelli non erano solo i suoi amici, erano i suoi fratelli, erano la sua famiglia. Naturalmente quel semplice abbraccio si trasformò in tante brutali manate alla schiena, un gioco che non facevano da tempo, ormai. Carlos si trovò molto sollevato.
Quando riuscì a convincerli ad andare via, sistemò la stanza per bene. Ogni cosa doveva essere al suo posto, odiava il disordine. Chissà come avevano fatto gli altri a non avergli ancora distrutto tutta la casa, tanto erano caotici. Poi si cambiò, si lavò il viso e scese in cucina dove trovò tutti. Rinunciò a fare colazione. Erano le dodici e mezza. Pranzarono direttamente. Nessuno aveva voglia di cucinare, così scaldarono qualcosa di congelato al microonde e si servirono.

Il pomeriggio il poliziotto si fece sentire. << Pronto? Si, mi dica … >> Carlos mise il vivavoce mentre i ragazzi gli si sedevano intorno. << Salve. Abbiamo altre novità … per prima cosa il numero che ci ha dato la ragazza è registrato con un nome falso, ma ci siamo accertati appartenesse proprio all’uomo che stiamo cercando. Lo abbiamo individuato e alcuni agenti lo stanno controllando, ma non possono dare troppo nell’occhio. Per sicurezza anche la ragazza è sorvegliata, non possiamo permettere che gli parli di ieri sera… >>, << Perché non lo arrestate direttamente e lo interrogate!?! >> urlò Kendall spazientito. Il poliziotto continuò << Assolutamente no. Quest’uomo ha sicuramente dei complici e se venisse arrestato non direbbe nulla, mentre gli altri scapperebbero all’istante portando via le ragazze. Non possiamo rischiare. Non abbiamo abbastanza prove nemmeno per trattenerlo a lungo. Il nostro piano è un altro: controlleremo i suoi spostamenti e le sue chiamate, fino a quando non scopriremo il nascondiglio. Prenderemo lui e i suoi complici con le mani nel sacco >>. << Ma ci vorrà del tempo! >> aggiunse James sfinito. << Probabile, ma è il modo più sicuro per tutti. Dobbiamo avere prudenza, potrebbe scoprire che lo stiamo controllando >>.
Carlos non ne poteva più di sentirlo parlare, << Grazie tante. La prego ci informi se ci sono novità >> disse. Salutò e chiuse la chiamata.
Attesero tutto il pomeriggio. Nonostante le pressanti richieste degli amici di uscire a svagarsi un po’, il latino non accettò. Quelli dovettero uscire, ma fecero in modo di non lasciarlo mai solo. Gli amici si incaricarono anche di chiamare parenti e conoscenti, informarli e rassicurarli. Alcuni sapevano già tutto grazie ai media e avevano chiamato molte volte, ma nessuno aveva risposto loro. Fu un lavoro duro e stancante, ma la sera arrivò.
Fu triste per Kendall, l’unico in quel momento ancora in casa, vedere Carlos accasciato sul tavolo della cucina. Teneva il braccio disteso e tra le dita aveva un cellulare a cui accarezzava lo schermo. Con finta disinvoltura si mise dietro di lui in modo tale da poter vedere la figura di Alexa risaltare nel piccolo apparecchio. Non sapeva come fare a consolarlo, ma non poteva vederlo in quello stato, così gli si sedette accanto.
<< Vorrei fosse qui >> confessò il latino. << Lo so… ci vorrà del tempo, ma non demordere >> non era molto bravo a consolare la gente, per quanto ci provasse non riusciva a dargli forza, provava un’empatia così grande da non potergli dare supporto. << È che il pensiero di lei in mano a quegli schifosi mi fa infuriare >> disse ancora l’altro. << Già… anche a me manca molto … l-la polizia sta facendo tutto il possibile >> azzardò. Carlos accettò comunque la buona volontà e sorrise. << Grazie amico >>.










Angolo dell'autrice: Salve a te! Mi sono fatta aspettare eh? Beh pazienza, l'importante è che adesso sono qui, no? Eheheh
Questo è, più che altro, un capitolo di passaggio, ma a me piace molto; non so perchè, forse il senso di affetto e famiglia che trasmette ( lasciatemi perdere oggi sono stanca e confusa ahahah). Non avevo voglia di aggiornare, ma immaginando ( che fantasia che ho) qualche possibile lettore interessato e magari impaziente mi sono fatta intenerire e ho deciso di continuare, quindi non fatemene pentire, ok?
Vi lascio con una frase ( che forse non c'entra niente, ma che un po' di tempo fa mi ha colpita): "Quando ti viene nostalgia non è mancanza. È presenda di persone, luoghi, emozioni, che tornano a trovarti" cit. Erri De Luca
Buona giornata ( o serata\ o mattinata\ o nottata) a tutti!
  
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