_{Angolo me
Salve a tutti! Torno finalmente dopo un po’ di tempo con una nuova storia, sugli ultimi momenti del mio personaggio preferito in assoluto… non so esattamente come definirla, a metà fra un’ epitaffio, uno sfogo personale per questa morte ingiusta  e un fedele riportare i fatti tenendo conto delle sensazioni del povero malcapitato.
Ringrazio l’autrice del contest e vi auguro buona lettura!
Un bacio grande grande
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Or s’attenua ogni rumore

 

Or s’attenua ogni rumore

Una fitta al petto  e un tonfo sordo si susseguirono inesorabili, quel giorno funesto. Anticipati dal tintinnio di un cucchiaino che scivolato via dalle mani affusolate rovinava sul pavimento bianco e marmoreo. Il suo corpo esanime è steso in terra, ruba al mondo gli ultimi respiri.

Or s’attenua ogni rumore.

Gli occhi sono spalancati tanto da mettere in ombra le profonde occhiaie nere, le pupille immobili e nere come pece, proiettano una dopo l’altra le scene di tutta la sua breve vita. L’orfanotrofio prima, le prime investigazioni e i primi riconoscimenti poi. Pensa in un lampo che di quei pochi ventiquattro anni non avrebbe cambiato niente, neanche in quel momento che agonizzava, combattendo contro il suo cuore e pronto ad uscirne sconfitto, punito forse per essersi invischiato in un affare più grande di lui.

Or s’attenua ogni rumore.

Ricorda – e sorriderebbe se solo i suoi muscoli collaborassero – di come avesse messo al primo posto la giustizia. Essa sopra gli amici. Essa sopra il divertimento. Essa sopra le emozioni. Ma neanche questo è per lui fonte di rimpianto, perché in ogni omaggio, in ogni ringraziamento egli si ripagava, forse per estremo narcisismo, forse per lasciare di sé un’impronta nel mondo. E non sa ancora se rimpiangere il poco tempo avuto a disposizione o rallegrarsi per aver raggiunto la meta: aver messo alle strette uno shinigami. Forse ne era davvero valsa la pena.
Or s’attenua ogni rumore.
Sente distrattamente il corpo farsi pesante contro il pavimento, sprofondando fra le pieghe di quei pantaloni troppo larghi. Attorno a sé sente aleggiare il panico, lo sgomento, ma gli giunge tutto lontano e ovattato, a stento si accorge di essere tra le braccia di Light Yagami che dovevano aver attutito la sua caduta. Si chiede per un istante se debba ringraziarlo; non può in ogni caso, la gola è secca, le labbra paralizzate. Soltanto gli occhi si muovono a fatica mettendo a fuoco il rosso che colora la stanza prima e il volto del suo collega poi. E il ghigno storto che vede, trionfante tra le guance, come dipinto da un pazzo, non lo stupisce per niente. In un attimo si ricrede sull’intelligenza di quel giovane ragazzo che, dandosi vincente nella sua colpevolezza, dimentica d’un tratto che ogni fiore,  per dare frutto, è costretto a morire. Ma lui lo sa, sa che ancora non è finita.

Or si è spento ogni rumore

In pochi istanti il suo cuore, da scalpitante diviene muto. Gli occhi stanchi si socchiudono a riposar per sempre, il suo ultimo respiro abbandona le sue labbra e si disperde nell’aria. La sua missione termina così con la sua vita, ma la sua fama forse durerà in eterno. Lascia questo mondo che d’un tratto appare più sudicio, privo di luce, spoglio di purezza. Ma ormai non è più suo compito averne cura.
L Lawliet è morto. Con lui si congeda la giustizia.