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Autore: Calipso19    27/02/2017    0 recensioni
Un viaggio infinito che racconta l'ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una storia vissuta sulle ali della musica, respinta dalla razionalità umana, colpevole solo d'essere troppo anomala in una civiltà che si dirige alla deriva. La rivisitazione di un esempio da seguire.
( Capitolo 4 modificato in data 14 marzo 2016)
Dalla storia:
- Sono cambiate tantissime cose da quando guardavamo le stelle nel guardino a Gary.
- E ne cambieranno altrettante Mike. Se fra quarant'anni saremo ancora insieme te ne accorgerai.
Insieme.
Michael ripetè nella mente quella parola più volte, come una lezione da imparare, e concluse quel bellissimo quadro con un sorriso.
- Certo che saremo ancora insieme, non dire sciocchezze.
- Ci credi davvero Michael? - lei lo guardò con occhi seri e sinceri. - Le persone attorno a te arrivano e se ne vanno come niente.
- Certo che lo credo, anche se non so dirti in che modo. E dovresti crederci anche tu Jackie, avere un po’ più di fiducia.
Abbassò gli occhi per vedere le proprie mani cingere la vita di Jackie, scorse una piccola macchia di pelle bianca sul polso.
Chissà quanto ancora si sarebbe allargata.
Tutto cambiava, senza sosta.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ritrovarti è stato come tornare a vivere. 

 

Spagna, Donostia

Suspira Por Carretera, 84

1983, pieno gennaio

 

- Non credo che sia saggio raccontarti. Credo che Guglielmo raccontarti.

 

Lupe le aveva versato una tisana bollente e dal colore scuro in una tazza enorme e l'aveva guardata con gli occhi gonfi di lacrime emozionate.

Jackie capì che quella novità l'aveva colpita. 

 

- Sei molto gentile Lupe. - le disse.

 

La donnina sorrise e la fece accomodare in sala.

 

- Riposa. Il viaggio è stato lungo? Sdraiati e preparati per l'arrivo di Guglielmo. Entro sera sarà di ritorno.

 

Jackie annuì, e anche se le domande che voleva porle erano innumerevoli e turbavano la sua mente.

 

- Lupe! - la chiamò ancora. - Ma tu… ma… tu sei la moglie di Guglielmo? - e mentre parlava, le guance di colorarono di mille sfumature di rosso.

Così come quelle di Lupe.

La donnina la guardò un secondo con gli occhi sgranati e poi scoppiò in un allegra risata.

 

- Oh nina mía! No matrimonio. Sono solo la sua domestica! - e, ridendo ancora di gusto, sparì in cucina, dove Jackie la sentì canticchiare.

 

Approfittando di quell'attimo di pace si mise più comoda, attendendo con ansia il ritorno del fratello.

Per ingannare il tempo, prese dalla borsa un piccolo foglio stropicciato e una penna quasi del tutto consumata. 

 

Mamma,

finalmente ti scrivo dalla Spagna. Hai visto che ce l'ho fatta? 

Sto per rivedere Guglielmo, e sono quasi del tutto sicura che tutto si sistemerà.

Vedrai che riusciremo a riunire tutta la famiglia.

 

 

Poche righe, e la penna cadde sul pavimento.

Jackie aveva lasciato la presa, rapita dal sonno e dalla troppa stanchezza.

Quella lunga giornata non era ancora finita, ma le forze l'avevano già abbandonata.

 

---

 

Los Angeles,

Studi cinematografici Epic

pieno gennaio 1983

 

Il set era affollato, diversamente da tutte le altre volte dove lui, ed esclusivamente lui, solo protagonista, dominava la scena.

La folla non gli era mai piaciuta particolarmente, ma i ballerini, (che non erano veri e propri ballerini, ma autentici accattoni, sgrinfie e bulli pescati dalla strada) al contrario delle aspettative, erano simpatici ed educati.

Michael si era sentito bene con loro, anche se aveva notato una maggiore attenzione da parte dei suoi BG, in particolare Albert.

Nulla sfuggiva agli occhi di quegli uomini super addestrati e grandi come armadi.

Era evidente che non si fidavano, e la sua sicurezza era la priorità assoluta.

Anche Quincy, che ogni tanto assisteva alle riprese per dare il suo buon consiglio, non sembrava particolarmente tranquillo.

Tuttavia, il lavoro procedeva.

E le vendite salivano, salivano...

 

Ma in quell'orchestra dall'atmosfera così intensa e gioiosa come poteva non esserci una sola nota stonata?

Ogni ora Michael la ricordava, e un pensiero volava fino a lei, oltre oceano, accompagnato forse da un bacio e una carezza. E ogni sera, probabilmente, versava per lei anche una lacrima.

Era via da troppo tempo, veramente.

Jackie doveva tornare.

 

---

 

Italia

Firenze, Villa Flint

pieno gennaio 1983

 

Con la lentezza di un'agonia dolorosa, Fabiana gettò una patata appena sbucciata nel secchio pieno d'acqua alla sua sinistra e ne colse un'altra dal cestino alla sua destra.

Dietro di lei, Luca se ne stava seduto al tavolo, chino in avanti, reggendosi la testa coi gomiti e le mani strette fra i capelli, come se volesse strapparli.

Di fronte a lui, nonno Andrew fumava la pipa con lo sguardo perso nel vuoto, le dita che battevano ritmicamente sul tavolo in legno d'acero.

Sul divano lì accanto, zia Caterina lavorava la lana distrattamente, graffiandosi più volte le dita rugose con l'uncinetto aguzzo.

Il silenzio sovrastava sulla villa, e solo qualche muggito proveniente dai pascoli all'esterno riportava la famiglia ogni volta alla realtà.

 

Stufa di quell'insopportabile calma, rotta solamente dalle lancette dell'orologio e dallo sbattere ormai quasi continuo delle dita di nonno Andrew, Fabiana esplose.

 

- Basta! Non ce la faccio più! - urlò sbattendo il coltello sul tagliere, che si spaccò fino a metà. 

Andrew e Caterina trasalirono.

 

- Che accade? - chiese lui, alzando la voce.

 

La giovane li guardava con gli occhi accesi di esasperazione.

 

- Sono solo poche ore che è partita, e noi ce ne stiamo qui come se non avessimo sue notizie da tempo! Non si può continuare così! E' ovvio che ci farà sapere qualcosa, oggi o domani! E poi, vi devo forse ricordare che siamo stati 9 anni senza di lei, senza poterle parlare o senza sapere come stava? E in tutti quegli anni perché non siamo rimasti come adesso? Come dei vermi che strisciano!

 

Fabiana sbuffò, concentrando la sua ira solo nell'aria che espirava.

Il nonno la guardò severo.

 

- Ora calmati nipote. Comprendo il tuo furore, ma ora stai esagerando. 

 

Luca, che fino a quel momento non si era mosso, si alzò di scatto.

 

- Hai ragione sorella. Non possiamo continuare così. Anche se vorremmo che Jackie restasse con noi, sappiamo che lei non lo farà mai. In America o in Spagna o Dio solo sa dove vuole portarsela, il suo posto non è qui.

 

Quelle parole bruciarono come carboni ardenti nella gola di tutti, poiché ognuno era consapevole che quella era nientemeno che la verità.

 

- E' una ragazza coraggiosa, che ha imparato a cavarsela da sola. Anche se sarei andato con lei in Spagna, le sarei stato d'intralcio.

 

Un'altra verità.

 

- Ora quello che mi chiedo - continuò il biondo - e se davvero riuscirà a riportare Guglielmo a casa…

 

Il silenzio crollò di nuovo.

Un silenzio muto di dolore ma anche pieno di speranza.

I due vecchi si ritirarono nelle loro attività, preoccupati per i continui eventi che assillavano gli amati nipoti, e Luca uscì in veranda a suonare la chitarra.

Doveva riordinare i pensieri e sfogare l'enorme vuoto che sentiva dentro al cuore: la mancanza di Jackie.

Fabiana invece reagì in modo più forte.

Lei aveva la capacità di trasformare il dolore e il fastidio in qualcosa di costruttivo. 

Si ritirò in camera sua, doveva aveva sempre dormito sin da quando era nata, e sedette alla scrivania.

Il blocco di fogli contente la bozza del romanzo che intendeva pubblicare, La Flotta Da Pesca, sembrava osservarla tristemente dal suo angolino, in attesa che lei lo continuasse.

La castana restò un attimo a pensare.

Poi, accompagnando il gesto della mano con un sorriso, estrasse un foglio bianco dal cassetto e cominciò a scrivere, ispirata.

Il titolo la faceva ridere di gusto.

Quanto costa una sorella?

 

---

 

Spagna, Donostia

Suspira Por Carretera, 84

1983, pieno gennaio

 

Era rimasta per quasi due ore in un fastidioso stato di dormiveglia che l'aveva resa ancor più stressata, quando udì il rumore di una porta che si apriva e una voce mai ascoltata, dal tono dolce completamente nuovo ma così familiare…

 

- Lupe! Soy qui! He vuelto! - Quella voce… Solo a una persona poteva appartenere.

 

Balzò in piedi come se fosse stata colpita a un fulmine. 

L'emozione che la devastava dentro e fuori era a pari livello dello stupore dell'uomo appena rientrato, che aveva visto comparire dal nulla quella sconosciuta così sconvolta, in casa sua, sul suo divano.

 

Nei pochi silenziosi attimi che seguirono, e che parvero eterni, i due si studiarono, vagando con le menti in direzioni opposte.

Jackie non respirava più, e guardava l'uomo con gli occhi sbarrati, ammaliata dalla sua sola presenza che tanto aveva bramato.

 

Guglielmo era alto e magro, come stirato, dalla corporatura secca e la pelle candida quanto quella di Lupe.

Fini capelli neri come la notte erano legati in una coda ordinata e due occhi scuri e profondi come laghi erano intenti a fissarla sbalorditi. 

Nulla nell'aspetto fisico li accomunava, ma il sangue li univa come un matrimonio.

Era rimasto in piedi, sulla soglia, immobile come una plastica plasmata nello stupore. 

 

Jackie non ebbe il tempo e la lucidità di pensare a cosa dirgli, come giustificare la sua presenza lì, il fatto che stava dormendo sul suo divano, che le parole pronunciate dal fratello stroncarono ogni sua forza, ogni energia rimasta, rinnovando quella del tornando d'emozioni che le aveva bloccato la mente e il respiro.

 

- … Jackie… Jaqueline, es usted? 

 

Si era forse sognata sentirlo pronunciare il suo nome?

Forse Lupe doveva essere comparsa dalla soglia della cucina e doveva aver annuito commossa perché Guglielmo le si avvicinò e l'abbracciò, incredulo quanto lei ma con un moto di convinzione nei gesti.

Non potendo più resistere, Jackie scoppiò in lacrime.

L'aveva riconosciuta, l'aveva abbracciata.

L'aveva ritrovato.

Non era tutto perduto. 

 

  
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