Fanfic su attori > Jared Leto
Segui la storia  |       
Autore: Jump And Touch The Sky    28/02/2017    0 recensioni
-"Per cui, che aveva fatto? La prima cosa che le era venuta in mente, la cosa più intelligente che avrebbe potuto fare... Aveva scritto una letterina a Babbo Natale."-
Uno scherzo cretino. Una studentessa disperata. Una reputazione da salvare. Una strana letterina di Natale. Una serie di fortunate coincidenze. Il Natale di Jared forse non sarà tranquillo come spera...
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Stella stellina, il C.I.M. si avvicina…
 


«Studentessa universitaria pubblica racconto su Babbo Natale: è dibattito tra i fan»

«La guerra delle fangirl: Babbo Natale ha davvero rapito Jared Leto?»

«“Caro Babbo Natale”, un invito a non scrivere più letterine?»


Strano ma vero, Valentina da un po’ di tempo aveva il terrore delle edicole.
Non ci passava davanti nemmeno per sbaglio, le evitava come la peste.
Per fortuna che non c’erano foto sue stampate sulle prime pagine dei giornali. Al massimo in quarta, quinta pagina.
Sui trafiletti.
Ma era inquietante lo stesso.
Se avesse saputo che quella che a tutti gli effetti era –o almeno, sembrava- una fanfiction demente su Jared Leto che si trovava in una improbabile avventura, appunto, da fanfiction, avrebbe scatenato quel putiferio, non l’avrebbe mai e poi mai pubblicata.
 
Era appena reduce da tutte le emozionanti avventure di quel Natale strampalato, quando le era balenata in testa la –nefasta- idea di raccontare per iscritto tutto quello che era successo nei giorni precedenti.
Fortuna che doveva laurearsi, aveva dato tutti gli esami ed era a buon punto con la tesi, altrimenti quella sessione sarebbe stata un disastro epocale per il suo percorso di studi.
Non poteva certo uscirsene davanti a tutta la commissione con un “Non ho studiato e non ho preparato la tesi perché sono stata impegnata a inseguire Jared Leto in giro per la Francia”.
L’avrebbero istantaneamente buttata fuori.
Dalla finestra.
 
In ogni caso, aveva suddiviso tutto il materiale in capitoli e poi le era venuta un’idea ancora più brillante, se possibile, di quella precedente, ovvero quella di pubblicare il tutto.
 
Non in cartaceo, ovviamente. Erano anni che aspettava di partorire qualcosa di degno di essere pubblicato in cartaceo, non era certo quella robetta la candidata ideale.
Però l’aveva pubblicata su internet, su una di quelle piattaforme di scrittori e lettori che ormai spopolano in rete.
 
Non pensava di avere tutto quel successo.
 
All’inizio aveva pochi lettori, sempre quelli, fidatissimi, ma poi le cose avevano iniziato a degenerare.
Con le visualizzazioni erano aumentati i voti, ed era salita in classifica, così da attirare ancora più lettori, e così via, in un circolo vizioso di stelline e commenti.
 
Ma la cosa che veramente non si sarebbe mai aspettata era che nascesse un fandom dedicato ai suoi personaggi.
Quella era veramente una cosa inquietante.
 
Ebbene, questi fan avevano iniziato a fare congetture sulla storia.
Sembrava tutto troppo realistico, troppo dettagliato, per essere finto.
E così alcuni avevano iniziato a sospettare che ci fosse qualcosa sotto, un fondo di verità.
 
Prima una domandina a caso tra i commenti, che Valentina aveva liquidato con una risata e una smentita.
“Ovviamente è tutto finto! Non vi sembra troppo assurdo per essere successo davvero?”
Evidentemente no.
 
-Non ci posso credere.
Valentina fu obbligata a fermarsi davanti a quell’edicola.
Uno dei soliti giornaletti che non aveva mai letto in tutta la sua vita la fissava da un espositore, ficcato tra Focus e Cose di Casa.
 
Jared Leto smentisce: mai stato a Parigi con quella tizia. Non sono stato rapito, ero in vacanza.
L’italiana non poteva davvero credere ai suoi occhi. Comprò subito il giornale e iniziò a sfogliarlo alla velocità della luce, bypassando le storie sulla villa di Justin Bieber e sulla scollatura di Rihanna, dribblando da professionista l’intervista a Taylor Swift e il racconto shock di Ariana Grande sulla sua parrucchiera daltonica che le aveva fatto diventare i capelli color puffo.
Più o meno al centro della rivista c’era l’intervista a Jared.
Valentina si sentì mancare quando lesse le domande.
-Forse tutta questa faccenda mi è sfuggita di mano…- pigolò, quando ebbe finito di leggere l’articolo.
Mentre tornava a casa, si fermò a meditare come una povera derelitta sullo scalino della Loggia dei Lanzi, in Piazza della Signoria.
Quando i piccioni non la assalivano per colpa delle cinesine che lanciavano manciate di briciole di pane in giro era uno dei suoi punti di meditazione preferiti.
Era talmente persa nel compianto delle sue scelte disastrose da non accorgersi che alcuni turisti l’avevano persino fotografata, credendo che fosse tipo una statua di cera o un’artista di strada che giocava a stare immobile con quell’aria talmente addolorata da risultare comica.
Le squillò il telefono e nemmeno se ne accorse.
Lo tirò fuori dalla tasca del cappotto e nemmeno guardò il display, rispose in automatico.
-Pronto- mugolò, disconnessa del tutto dalla realtà. Forse era il direttore del C.I.M..
-Adesso che tutto il mondo parla del mio rapimento sarai contenta. Hai combinato il solito macello, stupida italiana pasticciona che non sei altro.- la rimproverò la voce all’altro capo del telefono, in inglese.
Valentina sbiancò, quasi le cadde il telefono di mano.
Avrebbe voluto dire qualcosa, ma le riuscì solo di emettere una sfilza di suoni disarticolati mentre apriva e chiudeva la bocca senza soluzione di continuità.
-Ah, non parli, eh? Forse è meglio. Almeno parlo io e ti sottopongo la questione del giorno- fece quello che doveva essere un Jared Leto particolarmente infuriato e spaventoso. –Come diamine ti è venuto in mente di scrivere quella storia?!- tuonò, tanto forte che Valentina dovette allontanare il telefono dall’orecchio per non finire assordata.
-J…Jared… come… come fai ad avere il mio numero?- balbettò, quando riuscì a ricordarsi come si parlava.
Un attimo di silenzio.
-Cioè, fammi capire- esordì Jared: -Io mi sto seriamente impegnando per risolvere il guaio che tu hai causato, che rischia di raggiungere proporzioni apocalittiche se non insabbiamo il tutto, con una chiamata intercontinentale che, tra l’altro, mi sta costando un patrimonio, e tu ti chiedi come faccio ad avere il tuo numero? Solo perché tu non puoi avere il mio non significa che io non possa trovare il tuo, chiariamo questo fatto.
Valentina prese un respiro profondo.
-Okay. Che facciamo?
-Che facciamo devi dirmelo tu, visto che quella storia l’hai scritta tu. Non voglio farti causa, anche se forse dovrei, quindi vediamo di trovare un’altra soluzione. Ma mettiamo in chiaro che la vera vittima di tutto ciò sono io.
-…e io no, scusa?
-Chi l’ha scritta la letterina a Babbo Natale, l’anno scorso? Chi è che si è ubriacato come una zucca, l’anno scorso, e ha iniziato a blaterare cose ancora più insensate del solito?
-Io.
-Ecco, l’autoevidenza del ragionamento ti riduce al silenzio.- concluse Jared, non senza soddisfazione.
L’italiana sospirò e si passò una mano sul volto.
-Stavo leggendo la tua intervista a…
-Sì, lo so. Ho dovuto mentire per forza.- fece Jared, senza nemmeno farla finire.
Lei annuì, sfogliando pigramente e del tutto a caso il giornale che aveva sulle ginocchia.
-Ma non potrò continuare a lungo. Prima o poi indagheranno, potrebbe veramente nascere uno scandalo, se si scoprisse la verità.- continuò lui, con tono preoccupato.
Valentina sentì improvvisamente una stretta allo stomaco.
-I paparazzi di Parigi…- farfugliò, terrorizzata, appena il ricordo del loro pranzo al ristorante seguito da corsetta digestiva di quel giorno le riaffiorò alla coscienza.
Sentì Jared sospirare. –Appunto. Proprio quello che intendevo.
Cadde un silenzio teso, ma Valentina lo ruppe all’improvviso. Aveva un’idea.
-E se noi…
Jared capì al volo quello che intendeva. Avevano avuto contemporaneamente la stessa illuminazione.
-Non credo sia una buona idea… potrebbe portare ad altri guai… pensa all’ultima volta.
Ma Valentina ormai era lanciata.
-Posso salvarmi dal C.I.M.!- esclamò, scattando in piedi e lanciandosi di corsa verso casa, attraversando un tappeto di piccioni, che nel frattempo erano stati attratti dal panino del solito cinese sprovveduto che lanciava briciole in giro. Non si rendevano conto di che belve quegli animali potessero essere.
Valentina attraversò di corsa mezza Firenze solo per lanciarsi in casa, diretta in sala, dove tirò fuori carta e penna e iniziò a scrivere. Senza nemmeno levarsi il cappotto.
Caro Babbo Natale,
è successa una catastrofe. O meglio, un’altra catastrofe.
È iniziato tutto quando mi è balenata in testa l’idea di mettere per iscritto le nostre vicende, e…
Valentina alzò un attimo la testa.
Forse quella non era la soluzione giusta.
O forse sì. Andiamo, Babbo Natale aveva dei poteri magici, se c’era qualcuno che poteva risolvere la situazione, quello era senz’altro lui.
Era il ventidue dicembre, l’avrebbe letta di sicuro, quella lettera.
Mentre rifletteva sulla data di quel giorno, Valentina si ritrovò con lo strano sospetto che fosse successo qualcosa per cui ogni santo venti-ventisei dicembre dall’anno precedente fino alla fine dei suoi giorni si sarebbe ritrovata a fare cose assurde.
La aspettava una vita di strane giornate di Natale e affini.
Ma la domanda che più la spaventava era un’altra: e se avesse iniziato a trovarsi nei guai anche a Pasqua?
Decise di non pensare a quell’eventualità per non angosciarsi più del dovuto e continuò a scrivere la sua letterina.
Firma, data, indirizzo, francobollo. Bastava imbucarla e dritta in Lapponia!
-Là, ce l’ho fatta!- esclamò l’italiana, tra sé, dando alla cassetta della posta una pacca amichevole mentre contemplava la sua opera con aria soddisfatta.
All’improvviso le parve di sentire in lontananza la voce di Jared che esprimeva –pacatamente e in un linguaggio alto e forbito- il suo biasimo.
Le ci volle poco per rendersi conto che la voce proveniva dalla tasca del suo cappotto.
-Cavoli… il telefono… Jared, pronto? Missione compiuta, siamo salvi!- trillò, estraendo il telefono dalla tasca.
Jared era già abbastanza seccato per tutta quella situazione, in più era da almeno quaranta minuti collegato in una chiamata intercontinentale che gli stava costando un patrimonio. Fece del suo meglio per mantenere la calma. Non fu abbastanza.
A Valentina quasi cadde il telefono di mano per la potenza con cui l’americano espresse tutto il suo disappunto, senza risparmiare né corde vocali, né polmoni, né diaframma.
Quando si calmò, a Valentina fischiava l’orecchio.
-Ho capito. Hai ragionevolmente espresso la tua opinione in merito alla mia soluzione.
-Posso rimarcare il concetto, se non ti è chiaro.- fece Jared, in tono minaccioso.
-No!- esclamò l’italiana, terrorizzata dall’eventualità di perdere anche l’uso dell’altro orecchio. –Cioè… volevo dire… insomma, non importa. Tu sei forse fornito di altre idee? Perché basterebbe che le manifestassi affinché fossero prese in considerazione.
-Allora, prima di tutto non usare quel tono da intellettuale con me. E poi no che non ho altre proposte, altrimenti avremmo seguito quelle e niente sarebbe stato lasciato all’iniziativa di un’italiana esaurita come te.- rispose Jared, facendo del suo meglio per non urlare di nuovo.
Valentina decise di non offendersi. Tanto ormai avevano fatto come diceva lei e non c’era motivo di arrabbiarsi.
-Allora- disse, molto pacatamente: -sta’ zitto. Ho usato un linguaggio troppo forbito per te?
-No- mugugnò Jared, dall’altro capo del telefono. –Sei stata abbastanza chiara.
-Perfetto. Ora dobbiamo solo aspettare che Babbo Natale riceva il nostro SOS e corra a salvarci.- dichiarò Valentina, per tutta risposta, con aria solenne.
-Sembra la trama di uno di quei filmetti di Natale per bambini… ma purtroppo non lo è.
-Jared, smettila. Porterai sfortuna, a forza di lamentarti.
Jared sospirò e di nuovo ringraziò di non aver fisicamente davanti quell’italiana psicopatica, o l’avrebbe strozzata senza pensarci due volte.
-Come faremo a sapere che il vecchietto lappone ha ricevuto “il nostro SOS”?- domandò, reprimendo con un grandissimo sforzo di volontà quei poco natalizi pensieri omicidi.
La domanda colse Valentina alla sprovvista.
-Be’… si manifesterà, in qualche modo.
-E se non dovesse farlo?
-Allora ce la caveremo da soli.
Jared le ordinò di contattarlo appena fosse successo qualcosa, ma ovviamente non le diede il suo numero di telefono –che si era premurato di occultare con lo sconosciuto quando l’aveva chiamata, circa un’ora e mezza prima-, per cui scelsero Facebook come mezzo di comunicazione, dopodiché salutò e riagganciò senza complimenti.
Aveva già speso abbastanza.
Rimasta sola con la cassetta della posta, Valentina decise di aspettare lì finché un postino non fosse passato a ritirare la sua letterina. Era troppo importante per restare lì dentro, abbandonata e dimenticata da tutti.
Non aveva calcolato che il postino sarebbe passato solo la mattina seguente, all’alba, per cui rischiò di congelarsi e di morire di noia e alla fine, a ora di cena, cedette e se ne tornò a casa.
Dopo cena si posizionò davanti a una finestra, su una sedia, per controllare da lì la cassetta della posta.
Riuscì a resistere per un’ora.
Poi crollò addormentata.
La mattina dopo la svegliò il campanello. Era il postino. Con una lettera per lei!
-Ammazza che velocità…- commentò fra sé Valentina, mentre si rigirava tra le mani la busta, proveniente dalla Lapponia, che gli era appena stata consegnata.
Forse le letterine per Babbo Natale si teletrasportavano automaticamente a destinazione appena venivano imbucate. Solo che nessuno lo sapeva perché di solito Babbo Natale non risponde.
 
Cara Valentina,
siamo spiacenti di comunicarle che Babbo Natale non è al momento disponibile a risolvere il suo problema, in quanto è recentemente fuggito dalla Lapponia perché ha deciso di andare in pensione.
Ci faccia il piacere di avvertirci se dovesse ritrovarlo.
Il Natale rischia di essere un fallimento, quest’anno.
Cordiali saluti
Il Segretario Natalizio
 
Quando ebbe finito di leggere, Valentina rimase per un paio di minuti a fissare la lettera, incredula, incapace di formulare pensieri di senso compiuto.
Quando si riprese dallo shock, accese il computer e scrisse a Jared.
Dovevano assolutamente ritrovare Babbo Natale. 




Note dell'autrice

Ta-daaaan! Sorpresa! C'è anche lo special!
Doveva essere di Natale, ma va be', facciamolo di Carnevale e non se ne parli più :')
Vi sembrava troppo bello che me ne fossi andata, eh?
E invece no, muahahaha.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Jared Leto / Vai alla pagina dell'autore: Jump And Touch The Sky