Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: foschi    28/02/2017    0 recensioni
Dal cap.1 ~
«Oh, ti sei svegliato »
Il biondo rivolse uno sguardo sofferente verso la figura che gli si stava facendo incontro. Riconobbe la figura di una donna alta, slanciata. I tratti delicati e lo sguardo fiero di chi otteneva ciò che voleva, sguardo di una dominatrice.
«Chi.. sei..? » rantolò il biondo accorgendosi di avere la gola secca.
«È irrilevante.. ricorda solo il mio nome, Arthur Pendragon » la donna si chinò su di lui con un sorriso maligno e malizioso «Irene Adler »
L’uomo si sporse in avanti, le mani unite sotto il mento «Chi è lei? »
Il ragazzo alzò lo sguardo lucido e determinato «Merlin Emrys »
I due presero tempo a guardarsi un momento. Sarebbe successo qualcosa, lo sapevano entrambi. Non sapevano il perché di quella reciproca curiosità ed attrazione…
«Non credi sia mio compito. Si rivolga a Scotland Yard» l’uomo si alzò e gli passò accanto, ma Merlin lo fermò trattenendolo dal polso, una stretta salda.
«Lo trovi, per favore, signor Sherlock Holmes »
[Cross-over: Merlin, Sherlock (BBC)]
Genere: Sentimentale, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

If Destiny wants it…

 

 

Avee!! :D

Eh nulla, questa storia si è così radicata in me e mi costringe a scrivere senza sosta.. purtroppo per voi! xD

Ne sono successe di cose nel precedente capitolo, ora calmiamo le acque e concentriamoci sui sentimenti e pensieri dei personaggi! ;D

Ringrazio di cuore Relie Diadamat e Marty_Winchester  per le recensioni! ♥

Bene, ora mi taccio. Buona lettura!! :D

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cap.4 – Help

 

 

 

 

 

Image and video hosting by TinyPic

 

 

 

 

 

 

Merlin era lì immobile a guardare le fiamme che crepitavano nel camino scuro, gli occhi velati da frustrazione, rabbia e tristezza. Il rosso del fuoco si univa al blu bagnato dei suoi occhi mostrando i sentimenti che si agitavano in lui.

L’aveva avuto lì, davanti agli occhi; l’aveva avuto a pochi passi da lui. Sarebbe bastato correre più velocemente, anche se il corpo gli avesse chiesto pietà; sarebbe bastato che Sherlock non lo fermasse per poterlo raggiungere e salvarlo.

Corrugò la fronte come colto da una consapevolezza, era colpa di Sherlock se non l’aveva raggiunto.

Non importava se quella donna l’avesse sparato, l’avrebbe salvato anche con un buco nel petto: gli faceva più male saperlo di nuovo tra le mani del nemico che un proiettile nel corpo.

Certo, si stava dimostrando ingrato: Sherlock gli aveva salvato la vita, ma tutto quello che voleva era avere Arthur tra le sue braccia; a quello era appesa la sua vita. Gli mancava, gli mancava terribilmente. Gli mancavano i suoi occhi, la sua voce, le sue labbra, il suo odore, la sua pelle..!

Sospirò. Si sentiva distrutto senza di lui, come un albero spoglio e con le radici secche; si sentiva abbandonato e per rinascere aveva bisogno di lui. Oh, come necessitava di lui! Come avrebbe voluto dirgli che gli mancava e che non poteva vivere senza di lui..!

Il ricordo della sua voce, delle dolci parole d’amore che gli riservava, lo accompagnava in quel momento di disperazione; era l’unica cosa che non l’aveva ancora fatto crollare, l’unica cosa che, quando chiudeva gli occhi, glielo faceva immaginare ancora lì con lui, tra le sue braccia. E poteva immaginarsi uniti in quell’abbraccio consolatorio, poteva percepire tutto quel calore che gli mancava tremendamente.

Una lacrima cristallina gli solcò la guancia scavata: si sentiva morire lentamente da quando si erano rivisti; sentiva il suo cuore rompersi, non voleva più vivere in sua assenza! Quell’assenza che era diventata una tortura… Ah! Come aveva bisogno di averlo lì..!

«Mi manchi, Arthur » sussurrò mentre il fuoco continuava a crepitare.

 

 

*****

 

 

Mycroft alzò le sopracciglia, perplesso e stupito:  di certo non si era aspettato che Sherlock, insieme al fidato John, piombasse lì da lui. Ma ciò che lo aveva davvero meravigliato però era il suo discorso: ovviamente sapeva di cosa stesse parlando il minore, lo sapeva per la posizione che aveva e che, modestie a parte, lo faceva anche gongolare di soddisfazione.
Ma comunque, quella situazione – di cui era uno spettatore a distanza – si faceva più rischiosa se anche suo fratello si era intromesso.

«Ricapitoliamo: Irene Adler è in circolazione, ha rapito il figlio di Uther Pendragon, personaggio influente del Governo Inglese e tu stai chiedendo a me informazioni? Sinceramente Sherlock, non so di che parli »

Il minore degli Holmes alzò gli occhi al cielo, visibilmente seccato da quella risposta. Sapeva che suo fratello stava mentendo, per questo si era esposto verso di lui «Sai che sono esigue, se non nulle, le possibilità che io ti creda quindi dimmi tutto quello che sai. E, per la precisione, non è stata proprio lei a rapire il giovane rampollo ma suo padre che lo tiene da qualche parte insieme alla Adler » mormorò a denti stretti.

Mycroft lo guardò severo negli occhi. Da una parte voleva sorvegliare suo fratello che si stava mettendo in una situazione alquanto pericolosa, d’altra parte invece voleva rimanerne fuori: se essa non nuoceva al Governo, perché se ne doveva preoccupare? Ed il corrente stato di cose andava più che bene…!

«Carina e plausibile questa tua ipotesi, fratellino, ma sfortunatamente » si alzò ponendosi di fronte al fratello, un falso sorriso mesto sul volto «non so nulla, mi dispiace »

E l’occhiata che gli riservò – e che John non aveva colto – fece intendere molte cose a Sherlock che sospirò, lasciando fintamente perdere, in realtà aveva capito perfettamente la situazione.

«D’accordo, Mycroft. Farò a modo mio » si avviò verso la porta «Passa una buona giornata »

John guardò perplesso prima la porta aperta e poi Mycroft: gli era sfuggito qualcosa, sicuramente. Altrimenti a cosa si doveva quell’improvviso cambiamento di comportamento di Sherlock? Come odiava quando quei due parlavano in codice tagliandolo fuori facendogli fare la figura del fesso!

Ancora confuso, dopo aver balbettato qualche saluto, raggiunse la porta, sperando che l’amico non fosse corso via.

«Ah, John » lo chiamò Mycroft, seduto nuovamente, prima che chiudesse la porta «Mi faccia un piacere: dica a Sherlock di non mettersi in pericolo, per favore »

L’ex soldato annuì, richiudendo la porta alle sue spalle: Mycroft sorseggiò un po’ di brandy dal bicchiere, evidentemente preso da quella situazione che trovò anche interessante. Chi l’avrebbe vinta? Suo fratello o loro?

Sorrise «Che vinca il migliore » sussurrò

 

 

 

*****

 

 

 

La porta dell’appartamento si aprì cigolando e Merlin si asciugò in fretta gli occhi, senza però nascondere del tutto le tracce di pianto.

«Scoperto qualcosa? » voleva sembrare sicuro, ma un singhiozzo lo tradì.

John lo guardò desolato «Nulla di utile. Nemmeno Mycroft sapeva nulla del ritorno della Adler »

Merlin abbassò lo sguardo, ancora più frustrato. Possibile che si fossero dissolti nel nulla? Che nemmeno Mycroft Holmes, Mr. Governo Inglese, sapesse nulla? Lacrime di rabbia minacciavano di uscirgli di nuovo.

«È troppo sentimentale » la voce di Sherlock fece voltare i due.

«Come? » una nota di ira serpeggiò nella voce del giovane.

Sherlock si voltò a guardarlo, i suoi occhi di ghiaccio lo scrutavano severi  «Se si fa prendere dai sentimenti, non salverà mai Arthur Pendragon »

«Ma cosa sta dicendo? » sbottò il giovane «Lei come si sentirebbe se gli portassero via la persona a cui tiene di più? »  la rabbia che provava nei confronti di Sherlock trasparì da quelle parole; una rabbia violenta che gli tingeva il volto di un rosso acceso.

Sherlock alzò gli occhi al cielo «Per carità, che domanda idiota » si sedette sulla sua poltrona sfogliando distratto un giornale «I sentimenti sono un difetto chimico che distolgono dalla visione della realtà. Chi si lascia soggiogare da essi è inevitabilmente destinato a soccombere »

John irrigidì la mascella. Sapeva da tempo come la pensava il suo amico ma sentirglielo dire ogni volta era come ricevere un pugno nello stomaco. Come aveva fatto ad innamorarsi di quell’uomo di ghiaccio..?

Merlin lo guardò furioso «Ah, è così allora? Le auguro di trovare qualcuno che le insegni ad amare! E, per quel che mi riguarda, troverò Arthur anche senza di lei! »

La porta sbatté violentemente alle sue spalle; John sospirò sedendosi davanti al consulente, tremendamente impassibile come suo solito. Anzi, sembrava ignorare la situazione, come se non lo toccasse affatto.

«Va’ a chiedergli scusa » ordinò con una finta calma.

«Perché? Ho detto la verità »

«Cristo Santo, Sherlock, questa volta hai esagerato! Ti rendi conto che la persona che ama è stata rapita e che lui stesso è in pericolo? Va’ a chiedergli scusa prima che finisca male! »

Sherlock alzò gli occhi al cielo «Sei noioso, John »

«Va bene questo è troppo » il medico si alzò «Tu non sai che cosa vuol dire amare e spero che, nel momento in cui lo capirai, nessuno ti voglia. Rimani nel tuo mondo di isolamento, poi ne riparliamo quando ne avrai bisogno »

Sherlock lo guardò perplesso per quella scenata e John si accorse troppo tardi di quella cattiveria gratuita, ma quando ci voleva, ci voleva!  Gli rivolse un’occhiata di compatimento mista ad ira ed uscì dall’ appartamento.

Per un momento, lo stomaco di Sherlock si contorse: cosa significava quell’occhiata e perché ora gli dispiaceva così tanto averlo fatto arrabbiare..?

 

 

 

*****

 

 

Con la schiena poggiata al muro e seduto sul pavimento freddo, Arthur guardava fisso davanti a lui, un lieve sorriso malinconico sul volto.

Non era riuscito a scappare, ma almeno aveva rivisto il suo Merlin: l’aveva trovato sano e salvo e questo gli bastava; seppur in un momento critico, il suo cuore era esploso di amore quando l’aveva visto slanciarsi verso di lui. Ed aveva temuto quando aveva sentito il rumore dello sparo: per un momento aveva pensato che Merlin fosse stato colpito; doveva ringraziare quell’uomo che l’aveva salvato. Chissà se l’avrebbe mai visto per poterlo ringraziare...

Sì perché lui era stanco. Era stanco di quella situazione; stanco di non sapere dove fosse e che cosa volessero da lui. Era stanco e frustrato, vittima innocente di quella situazione.

Sospirò pesantemente poggiando la testa al muro: era tutto finito, ormai era rassegnato a quel destino di prigionia. Sapeva di star tradendo Merlin che, sicuramente, stava lottando con tutto sé stesso per salvarlo ma era stanco di inutili tentativi di fuga. Il suo cuore non ne poteva più di quei fallimenti, il suo corpo non ne poteva più di quelle ferite da frusta che si stavano cicatrizzando sulla schiena. Lì, in fondo alla stanza, c’erano ancora tracce scarlatte del suo sangue. Lì, in quella stanza, c’erano ancora le grida trattenute e che i suoi carnefici – per ironia le stesse guardie che aveva atterrato – cercavano di strappargli sogghignando ed incitandosi l’un l’altro.

Una lacrima solitaria gli solcò la guancia nivea pensando al suo Merlin. Come gli mancava!

Gli mancava come mancano le notti senza stelle, le mattine belle. Oh  Dio, che danno gli faceva il non stare lì con lui! Lui non poteva nemmeno immaginare come gli mancava in quei momenti che si susseguivano tutti uguali… ah, come si sentiva morire!

«Mi manchi, Merlin » sussurrò.

Avevano fantasticato un po’ troppo sulla loro vita insieme, in quelle sere di primavera stretti l’uno all’altro. Avevano immaginato una vita insieme piena di amore ma tutte le loro promesse si erano infrante con il tempo, tutto era finito: i loro sogni si erano persi nell’oblio, stroncati brutalmente.

Ma doveva ammettere a sé stesso che sperava ancora di tornare accanto a lui, nonostante le sue energie si fossero dissipate. Era la sua metà e sapeva per certo che Merlin sarebbe tornato da lui, sperava solo prima che fosse troppo tardi…

 

 

 

*****

 

 

 

Sherlock lo trovò lì, seduto su una panchina nel parco. La testa rivolta verso il basso, le spalle curve e le guance umide per le ultime lacrime versate.

Quell’umore stonava con la bella giornata di primavera. I raggi del Sole, filtrati dalle verdi foglie del grande albero, sembravano accarezzargli quelle guance scavate, come se lo volessero confortare. Ma Merlin non voleva essere confortato, voleva solo mettere fine a tutta quella storia.

«Secondo te perché ci sta succedendo tutto questo, Sherlock? »

Il consulente si sedette accanto lui, sospirando e socchiudendo gli occhi «Non lo so.. prova a chiederlo al Cielo. Forse saprà risponderti »

Il consulente aveva cercato di essere rassicurante, ma di fronte ai sentimenti non sapeva proprio come comportarsi. Lo destabilizzavano; forse perché era sempre troppo concentrato su sé stesso per provare di capire gli altri con risultati evidenti.

Merlin guardò in alto, verso il cielo: chissà se c’era Qualcuno che potesse rispondergli.

Chissà se gli poteva dire perché quelle cose succedevano contro la loro volontà. Si sentiva come un grattacielo che precipitava e l’impatto vanificava tutto quello che c’era stato.

Sarebbe stato meglio non farsi promesse perché non erano stati in grado di mantenerle. Tutto quello che c’era stato fra di loro andava perdendosi; avvertiva dentro di sé un vuoto che avanzava divorandolo.  

«Non so cosa e chi ci sia dietro a  tutto questo, ma prometto che troverò Arthur Pendragon e scoprirò tutto » sussurrò Sherlock distogliendolo dai suoi pensieri in un imbranato tentativo di confortarlo.

Merlin sollevò la testa e sorrise malinconicamente, aveva capito che, a modo suo, l’uomo stava cercando di chiedergli scusa «Grazie » sussurrò.

Sherlock accennò un sorriso e stringendosi nel lungo cappotto nero si incamminò «Bene, muoviamoci. Arthur non si salva da solo »

Merlin si alzò per seguirlo ma il sorriso, acceso da una nuova, flebile speranza, sparì lasciando spazio ad un’ espressione confusa, un improvviso dolore al petto. Sgranò gli occhi terrorizzato e si portò una mano sulla ferita: rosso sangue scarlatto dipinse le sue dita .

«Sherlock.. » rantolò prima di crollare a terra.

Il consulente, richiamato da quel rantolo, fece appena in tempo a vedere Merlin ripiegarsi su di sé prima di correre da lui e sorreggerlo.

«Merlin, ehi » lo chiamò per mantenerlo sveglio «Rimani sveglio, okay? »

Il ragazzo lo guardava con occhi confusi e sempre più spenti; sentiva la testa sempre più leggera, la voce di Sherlock gli arrivava ovattata; un dolce ronzio che gli risuonava nelle orecchie ed il freddo che pian piano si impossessava di lui. Cercò di concentrarsi sul volto, sulle labbra di Sherlock: non doveva soccombere adesso, non poteva! E lottò davvero per cercare di rimanere sveglio, ma per un attimo, l’immagine di Arthur occupò la sua mente, poi l’incoscienza lo trascinò con sé..

 

Sherlock invece continuò a chiamarlo, invano; stava cercando di mantenere la calma anche perché, se si fosse fatto prendere dall’agitazione, Merlin avrebbe rischiato di morire dissanguato. Cercò tra la folla che si era radunata attorno a loro il colpevole, ma questo era stato veloce ad allontanarsi, mimetizzandosi tra la gente.

 Imprecò, dov’era John? Era lui il medico tra loro! Lui poteva limitarsi solo a bloccargli il sangue copioso che continuava ad uscire dalla ferita, sporcando i vestiti del giovane. Fortunatamente, qualcuno aveva appena chiamato un’ambulanza…

 

 

 

*****

 

 

John stava tornando al 221b di Baker Street dopo esser stato, per mezza giornata, in ambulatorio. Era distrutto e non solo per il lavoro: quella situazione era alquanto stressante ed anche lui voleva venirne a capo il più presto possibile.

Sospirò. Da quando aveva conosciuto Sherlock, la sua vita era un susseguirsi di eventi strani e, per di più, ci si metteva anche il suddetto Sherlock con i suoi atteggiamenti impossibili! Chi gli dava la pazienza necessaria per sopportare il detective, John non lo sapeva ma avrebbe davvero voluto ringraziarlo.

Dio, quanto lo odiava quando si comportava così! Certo, Sherlock ed i sentimenti erano due mondi incompatibili e lui ancora si chiedeva come potesse solo sperare che il moro si accorgesse dei suoi. Continuava a dire che lui “guardava senza osservare”, ma la verità era che lo stesso Sherlock non si accorgeva di nulla! Ma non riusciva a smettere di amarlo; era la sua dannazione.

Rassegnato, non si era accorto che i suoi passi l’avevano trascinato stancamente davanti al loro appartamento e stava per aprire la porta quando una voce in lontananza chiamò il suo nome.

«Dottor Watson! »

Perplesso, John si voltò: una giovane donna si avvicinava a lui correndo. Sembrava preoccupata visto che aveva gli occhi lucidi e gli  parlava in maniera concitata.

«Dottor Watson! H-ho bisogno del suo aiuto..! » ansimò la donna per la corsa.

«Si calmi e prenda fiato.. sta bene? » la sostenne John cercando di farla calmare.

Ella annuì guardandolo angosciata «Dottor Watson, la prego mi aiuti.. »

«Certo, ma chi è lei? »

Gli occhi verdi della donna si fissarono in quelli castani e preoccupati del dottore. Il cuore che le batteva fortemente per la corsa e la preoccupazione. «Sono Morgana Pendragon. So dov’è Arthur, ma ho bisogno di lei per liberarlo »

Morgana l’aveva seguito da quando era uscito dalla clinica, ma lui non se ne era accorto, troppo preso dai suoi pensieri. In realtà la donna si stava recando dalla polizia quando l’aveva riconosciuto: chi non conosceva il famoso duo, Sherlock Holmes e John Watson?

La speranza le era rinata in petto quando l’aveva visto: loro avrebbero sicuramente potuto aiutarla ed aiutare suo fratello prima che fosse troppo tardi. Nemmeno lei sapeva come stesse Arthur, non l’aveva visto, ma aveva scoperto dove si trovava grazie ad un giro nella grande casa di Irene.

 

John annuì ed in quel momento il telefono squillò «Sherlock? » rispose

«John » esclamò uno Sherlock fintamente calmo dall’altra parte del telefono «Vieni subito in ospedale. Merlin è.. »

John e Morgana si scambiarono uno sguardo preoccupato. Il gioco stava prendendo una brutta piega.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Angolo Autrice

 

Buon salve! :D

E come avete potuto vedere, questo capitolo è a metà tra il tono introspettivo e calmo e la suspense. Che ne dite? Ho rappresentato bene i sentimenti dei vari personaggi?^^”

Come avete potuto vedere, anche John in questo capitolo ha avuto la sua parte e c’è un piccolo accenno di Johnlock.. per i fan di questa coppia (che io shippavo in precedenza, poi ho conosciuto Moriarty e Sherlock è irrimediabilmente tra le braccia della nemesi xD)

Bene, passo e chiudo. Vi aspetto al prossimo capitolo per scoprire cosa succederà! ;D

Baci a presto,

Olivier_Rei=)

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: foschi