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Autore: ZeldaFitzgerald    28/02/2017    0 recensioni
[Henrik Holm / Tarjei Sandvik Moe]
Fanfiction su Henrik Holm e Tarjei Sandvik Moe attori norvegesi protagonisti della terza stagione di SKAM. La chimica tra i due è talmente forte che non ho potuto fare a meno di immaginare qualcosa fra di loro al di fuori del set...
Ispirata dalle canzoni di Nas e dalla caratterizzazione dei personaggi Isak ed Even nella serie tv.
Il primo capitolo parla della prima volta che si sono incontrati.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Esci istintivamente dall’edificio, in cerca di aria fresca, di una possibilità per tornare a respirare. Cerchi ossigeno come se ti fosse venuto a mancare, un pugno in pieno petto che fa smettere ai polmoni di funzionare per quella manciata di secondi che basta a renderti incredibilmente vulnerabile, gli occhi spalancati, lo stomaco aggrovigliato. Di nuovo in preda all’istinto animale porti la mano destra sul fianco, delicata va a stringere la milza dopo una lunga corsa contro le emozioni che ti ha sfiancato e continua a succhiarti via linfa vitale. Non sarebbe stato forse più facile parlargli ? Chiedergli il perché del rifiuto? Cosa mai avrebbe comportato quel fianco scoperto se tanto gli organi ti stanno implodendo lo stesso?
Quanto vorresti essere un accanito fumatore per dare motivo ai tuoi polmoni di collassare senza sforzi, in totale libertà, quasi senza dolore… ma tanto tu il dolore non lo senti a meno che non abbia a che fare con lui, vero Tarjei?

 
Tiri su col naso, ti rimetti in posizione eretta e ti avvii verso la porta della tua scuola sempre tanto familiare eppure estremamente spaventosa nel grigio pomeriggio di Oslo.
 
 
Kebab? La sua voce calda ad accoglierti all’ingresso dell’edificio, ancora pochi metri e il tuo corpo sarebbe entrato a contatto con l’aria tiepida dell’atrio e invece ci ha pensato una voce a scaldarti, un suono tanto piacevole da farti arroventare il cuore istantaneamente, senza sforzi, senza possibilità di resistervi.
 

Mmm-h ti limiti a mormorare e inizi a seguire le sue lunghe gambe lungo il cortile che separa l’edificio dalla strada, stranamente deserta. Ti concentri sulla sinuosità del muscolo della coscia, sull’eleganza gelida del polpaccio che sfocia nella caviglia bianca lasciata volutamente scoperta, ne accarezzi platonicamente la rotondità dell’osso e torni immediatamente su, fisso su quell’unico ricciolo che fuoriesce dal cappello di lana blu e ne esamini le tonalità di grano provando a chiudere gli occhi quasi come se potessi sentirne la setosità.
 

Ci sei? Ti fa senza voltarsi. Una nota vulnerabile nella sua voce, il dubbio che tu potessi non essere dietro di lui, si è tradito. Come un serpente cogli il momento adatto per attaccare e senza pensarci due volte, sicuro, gli chiedi Perché hai rifiutato la parte?
 

Si ferma, uno scatto veloce, intuisci dal movimento delle spalle che si è concesso un momento per respirare. Strano come nelle situazioni in cui ci sentiamo più vulnerabili la prima cosa che venga a mancarci sia proprio il respiro. Cos’è a renderlo così insicuro? Cosa gli fa mancare l’aria?

 
Scoppia in una fragorosa risata mentre continua a darti le spalle, sembra che tutto quell’alone di insicurezza che lo aveva reso innocuo ai tuoi occhi fino a pochi istanti prima sia svanito annientato dalla luminosità del suo sorriso nascosto dietro la nuca. Nell’istante esatto in cui si gira verso di te hai la consapevolezza che mai sarà il tuo porto sicuro, sarà sempre l’onda anomala che scompiglia il tuo destino.

 
Effettivamente hai sempre detestato l’idea dell’amore che dà sicurezza, della calma piatta e della placidità statica che rende ogni rapporto dormiente nonostante la vivacità dei primi tempi. In soli diciassette anni di vita sai bene essere difficile farsi un’idea assoluta sull’amore ma se c’è una cosa di cui sei certo è che mai ti accontenterai della quiete se puoi avere la tempesta. Fatalista nell’animo inizi a credere di averlo trovato il tuo tsunami emotivo negli occhi blu di quel biondino sconosciuto e sei contento di essere null’altro che una zattera di legno in balia delle onde.
 

Schiarisci la voce e mentre stai per fargli la stessa identica domanda lasciata troppo a lungo senza risposta, una prima forte onda si infrange contro le pareti del tuo cuore, la mano di lui che stringe il tuo polso, i tuoi polmoni di nuovo in sovraccarico che annaspano cercando aria come dopo un’immersione troppo lunga. Alzi timido gli occhi in direzione dei suoi, la testa ancora bassa, il mento di lui di una spanna sopra i tuoi capelli.

 
Devo dirti una cosa, esclama serio interrompendo ancora una volta le tue parole a mezz’aria. 
   
 
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