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Autore: Moon9292    01/03/2017    6 recensioni
Gabriel Martin ha tutto dalla vita.
E' ricco, è bello, è attraente, è intelligente ed ha una bella famiglia. Ha una fidanzata modella bellissima, ed è a capo della sua cerchia di amici. L'università è un gioco da ragazzi per lui. Tutti lo amano, tutti lo desiderano e tutti lo vogliono.
Kyra Smith è una ragazza comune.
E' semplice, non ha a disposizione i soldi di famiglia, e per andare avanti all'università è costretta a dare ripetizioni ai ricchi figli di papà. La sua massima aspirazione, oltre quella di diventare avvocato, è essere invisibile agli occhi di tutti.
Questi due ragazzi conducono vite separate, e l'unica volta in cui si trovano uniti, è solo per prendersi in giro e farsi i dispetti come stupidi adolescenti.
Un giorno, però, le cose cambiano e Gabriel si vede costretto a chiedere aiuto proprio all'ultima persona al mondo alla quale avrebbe chiesto qualcosa. E, come uno scherzo del destino, due anime opposte si troveranno a condividere attimi di eterna felicità.
Che la vita fosse imprevedibile, questo era chiaro, ma poteva davvero diventare così assurda? Evidentemente si...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 12 - A cuore aperto

 

 

Kyra sorseggiava un bicchiere di cocktail analcolico sulla sdraio fuori in veranda.
Con gli occhiali da sole, e la vista puntata verso il cielo sconfinato, le sembrava di stare in paradiso. Quasi come se tutti i suoi desideri di pace e felicità si fossero realizzati.
E tutto grazie ad una stupida bugia.
Non faceva che pensare alla conversazione avuta con Samuel quella mattina. Come avesse descritto Gabriel, e raccontato del suo amore per la fotografia.
Era una descrizione che non corrispondeva per niente al ragazzo che lei aveva conosciuto.
Anche se, ad essere onesti, in quei giorni aveva completamente cambiato opinione su di lui.
Era come se nella sua mente ci fosse una distinzione ben netta del Gabriel di tre settimane prima, e del Gabriel con cui aveva a che fare adesso.
Gabriel stronzo. Gabriel gentile.
Gabriel vanitoso. Gabriel imbarazzato.
Gabriel egoista. Gabriel supereroe.
Non sapeva più a cosa pensare. A quale sfumatura di quel ragazzo credere.
Ma sentiva nel profondo, che aveva ancora tanto da scoprire. Era certa che, come lei, Gabriel avesse i suoi segreti oscuri e profondi.
Prese un altro sorso del suo cocktail, continuando a fissare il cielo, azzurro come gli occhi di Gabe.
Occhi bellissimi, doveva ammetterlo. Capaci di farti perdere in luoghi mai esplorati.
Ancora sentiva sulla bocca, la morbida consistenza delle labbra del ragazzo, il sapore dei suoi baci, il cuore galoppare al vento libero finalmente di seguire un sentimento mai provato e ancora incompreso.
Istintivamente portò una mano alla bocca, toccando i contorni, per cercare di percepire ancora la bellezza di quel bacio. Ma non era la stessa cosa.
E quello che più la sconvolgeva era che, nel profondo, desiderava ardentemente riavere su di se le labbra di Gabriel.
Sospirò affranta. Non sapeva cosa le stava accadendo e perché. Era tutto troppo nuovo per lei, e inoltre la sua infanzia rubata non le permetteva di vivere in maniera serena cose come i sentimenti o emozioni.
Aveva bisogno di sentirsi dire che tutto sarebbe andato bene.
Aveva bisogno di sentire una voce amica darle tutto il suo conforto e dirle che era amata, nonostante tutto. Ma Gabriel era uscito con la sorella, i genitori Martin per quanto simpatici fossero, erano estranei. Inoltre entrambi erano impegnati con faccende di lavoro.
In quell’istante, sentì il telefono squillare. Lo prese dalla tasca dei pantaloni, guardò il nome sullo schermo, e sorrise commossa. Come aveva potuto dimenticarsi dell’unica persona con cui condivideva la sua anima, l’unico di cui non avrebbe mai potuto fare a meno. L’unica persona capace di percepire, anche a chilometri di distanza, il suo cuore incrinarsi.
<< Pronto >>, rispose con voce incrinata.
<< Dolcezza, sappi che questa è solo una chiamata per avvisarti che sto per richiamarti, e dovrai avere a che fare con la brutta versione di me, chiaro? >>, esclamò Sean con tono mellifluo.
Poi attaccò. Kyra rimase perplessa. Non aveva capito assolutamente cosa fosse appena successo. Chiamata per avvisarti? Da quando Sean la chiamava per lasciarle dei messaggi manco fosse una segreteria telefonica? Poi il telefono squillò nuovamente. Sul display lo stesso nome.
<< Sean ma che accidenti stai combinando? >>, domandò confusa appena risposto.
<< Io? IO? Starai scherzando, Kyra. Sono due dannatissimi giorni che non ti fai sentire. Aspettavo una tua chiamata per avere notizie dalla famiglia Sawyer, ma niente. Ho seriamente temuto che, appena arrivata, ti avessero portato nel loro seminterrato per staccarti la faccia e farne una maschera da usare durante i party di halloween. Mi hai fatto prendere un colpo! >>, sbottò tutto d’un fiato, infuriato come non mai.
<< Sul serio, Sean? “Non aprite quella porta”? Ne abbiamo già parlato, non puoi guardare film dell’orrore. Sei altamente impressionabile >>, commentò divertita Kyra.
<< Non cambiare argomento! Ero sul serio preoccupato, Kyra. Ho avuto paura che qualcosa fosse andato storto >>
<< Hai ragione, mi dispiace. Avrei dovuto chiamarti ieri pomeriggio. Ti giuro che avevo programmato di chiamarti. E che poi sono accadute delle cose, avvenimenti incontrollabili, situazioni, discorsi e tante altre cose che mi hanno fatto dimenticare tutto il resto. Devi credermi >>
<< E sentiamo quali sarebbero queste cose cosi importanti da farti dimenticare la mia magnifica persona? >>, domandò Sean sarcastico.
<< Ehm, la famiglia di Gabriel che è come un tornado. Sul serio, ti prendono nel loro vortice e non ti fanno più uscire. Poi c’è stata la questione stanza da letto e il fatto che la mamma satana è di larghe vedute e decide di farci dormire insieme. Poi è venuto Adam che, caspita, è davvero bello e fa strage di cuori ed è simpatico e vuole che siamo alleati contro Gabe e la cosa mi fa divertire. Poi i programmi, shopping, sfilate, ricevimenti con noi come attrazione della serata, e poi c’è stato il bacio e poi la confessione del padre e di… >>, cominciò a sproloquiare come se dovesse vomitare ogni cosa. Non aveva un freno.
Ma dall’altra parte ci fu, inizialmente, un silenzio sospetto. Troppo sospetto. Seguito dal rumore di uno che trattiene forte il fiato, e poi esplose la bomba.
<< COSA? >>, urlò Sean nell’orecchio di Kyra.
La ragazza allontanò l’apparecchio dal suo sistema uditivo, sperando di non aver compromesso il suo timpano a vita.
<< Sean è ufficiale. Sono appena diventata sorda >>
<< Hai baciato Gabriel Martin? >>, esclamò scioccato il ragazzo.
E Kyra si rese conto di quello che aveva appena confessato nel suo mare di parole. E si morse forte il labbro. Non solo per le emozioni che la investirono nuovamente, ma anche perché quella era una notizia che andava detta con un minimo di precauzione, o comunque con una spiegazione prima.
Non gettata li nel vortice delle notizie. Sean non avrebbe mai potuto farsi scappare una cosa simile. Non era nella sua natura. Specie dopo tutto quello che la ragazza aveva passato, dopo il suo passato, non poteva ignorarlo.
<< Sean stai calmo. Adesso ti spiego >>.
E passò i successivi dieci minuti a raccontare le circostanze che l’avevano portata a limonare con il suo finto fidanzato davanti alla sua famiglia. Stranamente Sean rimase in silenzio per tutto il tempo.
<< … E quindi ci siamo baciati davanti a tutti >>, concluse, cercando di scacciare le immagini del bacio dalla sua mente.
Dall’altra parte del telefono vi era ancora il silenzio più profondo. Kyra guardò lo schermo del display, credendo che fosse caduta la linea, ma non era cosi. Poi sentì un sospiro forte.
<< Kyra, tu stai bene? Sei sicura di quello che hai fatto? >>, domandò Sean preoccupato e serio.
Troppo serio. La ragazza non riusciva a capire quel suo atteggiamento. Era certa che avrebbe dato di matto, che l’avrebbe investita di parole, e che avrebbe voluto sapere ogni dettaglio. Non si aspettava di trovare la versione in preda all’ansia di Sean.
E poi capì.
Quel bacio, il bacio dato a Gabriel, dato dopo tutti gli anni passati in solitudine, con la paura della sua stessa ombra. Con la paura che in realtà quell’ombra fosse il suo patrigno pronta ad aggredirla di nuovo.
Terrore di dover ricadere nel baratro della disperazione, dell’anoressia e della depressione.
Sean aveva paura. Paura per lei, e di come quel bacio, date in circostanze straordinario e non consone, potesse agire sulla sua psiche.
Ma lei stava bene. Molto bene. Era felice di quel bacio, anche se non riusciva ancora ad identificare quei sentimenti. Non si sentiva violata, ne sporca, ne altro.
Era certamente stato dato contro la sua volontà, ma non in maniera negativa. Era lei ad aver voluto farlo. E non si pentiva di niente.
<< Si Sean, sto bene. Va tutto bene. Stai tranquillo >>, rispose con calma e convinzione.
Voleva che l’amico capisse che non doveva temere niente. Che lei non sarebbe più tornata l’ombra di se stessa. Voleva che capisse che lei finalmente, dopo tanti anni, stava vivendo davvero.
<< Ne sono contento >>, affermò Sean commosso.
Sentiva tirare su col naso, segno che il ragazzo stesse trattenendo le lacrime. Kyra cominciò a sentire un magone in gola. Doveva tanto a Sean. Gli doveva la sua vita.
Senza di lui, probabilmente a quell’ora non sarebbe stata sdraiata al sole a sorseggiare un cocktail, ma sepolta sotto dieci metri di terra.
<< Grazie Sean >>, disse dolcemente
<< Di niente, dolcezza >>, rispose con lo stesso tono.
Entrambi rimasero in silenzio per qualche minuto, cercando di calmare i sentimenti tormentati. Dovevano darsi un contegno, altrimenti quella conversazione sarebbe finito in un bagno di lacrime.
<< Bene, appurato che non sei morta e che non sei stata costretta a fare nulla contro la tua volontà, voglio i dettagli! E quelli piccanti, ovviamente. Non di serie B, a cui possono accedere anche i minorenni. Voglio quelli importanti >>, esclamò rinvigorito Sean.
<< Sul serio Sean? Pensi che mi sia data al sesso perverso in casa altrui, con Gabriel Martin? >>, rispose sbuffando Kyra.
Guardò l’orologio che aveva al polso notando che era quasi mezzogiorno e mezza, e che preso sarebbero tornati i due fratelli insieme ad Adam. Sospirò pensando alla conversazione che avrebbe avuto col ragazzo. Voleva parlargli, ma non immaginava di cosa. Forse voleva fare il tipico discorso da ‘feriscilo, e ti spezzo le gambe’, ma era poco probabile.
<< No dolcezza, voglio i dettagli sulla meravigliosa bocca che si ritrova quel bellissimo biscottino. È davvero morbida come sembra? >>
<< Sei malato Sean. Penso sul serio che tu debba farti curare. Ti accompagno. Giuro che sarò vicino a te in ogni passo di questo lungo percorso che ti porterà verso la guarigione dalla tua perversione >>
<< Sei davvero spiritosa, dolcezza. Noto che la famiglia Martin ti ha contagiata con il loro macabro senso dell’humor >>, sbuffò sarcastico il ragazzo.
<< Sicuramente tra te e loro, ho avuto degli ottimi insegnanti >>, affermò divertita la ragazza.
Quelle discussioni la facevano sempre sorridere. Inoltre avrebbe evitato di dover raccontare all’amico i dettagli del bacio, salvandola. Non era ancora pronta a rivivere con la memoria la sensazione di avere le labbra di Gabriel sulle proprie, la loro morbidezza e la consistenza. Era davvero troppo presto.
<< Disturbo? >>, domandò una voce alle sue spalle, facendola voltare di scatto.
Adam le sorrise divertito e anche un pochino dispiaciuto per lo spavento.
<< Non figurati >>, rispose velocemente, sentendo i battiti accelerare.
Era giunto il momento della conversazione più imbarazzante di tutta la sua vita.
<< Con chi stai parlando dolcezza? >>, chiese Sean dall’altra parte del telefono.
<< Con Adam. Ora devo andare, Sean. Ci sentiamo >>, cosi dicendo chiuse la conversazione, ignorando le proteste dell’amico.
Adam prese posto nella sedia a sdraio accanto alla sua e osservò silenzioso il panorama.
La piscina, gli alberi, il cielo splendente, il suono della primavera di sottofondo.
Sembrava di essere in Paradiso, senza la parte brutta dell’essere morti.
<< Sai, sei diversa da come ti immaginavo >>, esordì dopo qualche minuto di silenzio Adam.
A Kyra venne un colpo al cuore. Ecco, decisamente non partivano nel migliore dei modi.
<< Ah si? E come mi immaginavi esattamente? >>, chiese agitando nervosamente le mani sul pantalone.
Presto avrebbe dovuto asciugarle dal sudore. La tensione non le faceva bene.
Avrebbe dovuto chiedere consiglio a Samuel su come affrontare i problemi.
Infondo, il suo sogno era quello di diventare avvocato, e sudare davanti al giudice e dimostrarsi nel panico non erano doti propriamente favorevoli in un tribunale.
<< Innanzitutto ero convinto fossi bionda >>, esordì sorridendo continuando a fissare il cielo.
Primo punto a suo favore. Amelie era davvero bionda.
<< Non credo mi doni il biondo >>, commentò non sapendo cos’altro dire.
<< Ti facevo molto più snob e come dire, antipatica. Senza offesa >>.
Secondo punto per il ragazzo belloccio. Oltre ad un bel viso, aveva anche un bel cervello. Amelie era la più grande stronza sulla faccia del pianeta.
<< Perché mi hai visto con la luna buona. Ma quando scendo dal lato sbagliato del letto, mi trasformo in un piccolo lupo mannaro pronto a sbranare chiunque odori in modo strano >>.
Adam rise divertito per quel commento. Ottimo, forse faceva ancora in tempo a conquistarlo.
<< Già, immagino. Ed ultimo punto, ti facevo meno intelligente. Invece i tuoi occhi sprizzano fame di sapere, furbizia, ingegno e anche sarcasmo. Doti davvero rare per una ragazza come te >>
<< Come me? >>, domandò confusa e anche stupita di quanto ci avesse preso in pieno. Senza occhiali, forse, i suoi occhi trasmettevano tutto quello ed altro.
<< Già, una modella di successo come te. Inoltre Gabe non ha mai avuto buon gusto con le ragazze. Snob, viziate e superficiali. Volevano tutte apparire e basta. Nessuna che andava più nel profondo, nessuna che cercava di scoprire chi era veramente Gabriel Martin. Tu invece non sei come loro >>, sospirò malinconico Adam. Kyra si chiese perché avesse quell’aria non esattamente triste, ma neanche felice. << Tu lo hai conosciuto per quello che è, lo prendi per la testa e non per le palle. Lo stuzzichi e ci litighi costantemente, tenendolo sempre attivo. Non lo fai perdere dentro il mondo che si è costruito >>
<< E questo lo hai capito ieri pomeriggio in quelle poche ore che siamo stati insieme? >>, chiese divertita.
<< Oh, l’ho capito da quelle poche ore passate insieme, e dai racconti di Gabe di stamattina >>
<< Che ti ha detto? >>, sbiancò la ragazza, immaginandosi già quali potevano essere stati ricordi tirati fuori.
<< Beh, mi ha raccontato del vostro appuntamento con la pizza in camera tua. Delle uscite dove anche un semplice caffè diventava una sfida. Mi ha raccontato del tuo odio per l’attività fisica, e della scommessa persa. A proposito, spero che tu abbia fatto un video della scena, perché devo ricattarlo a vita >>, rise divertito Adam.
Kyra ingoiò un magone gigantesco. Gabe aveva raccontato all’amico non delle favole inventate per rendere la loro relazione più interessante e romantica.
Aveva parlato dei singoli momenti che i due avevano vissuto insieme nelle due settimane precedenti, durante la loro conoscenza. Era stato sincero.
Non aveva creato una Kyra finta, montata e creata appositamente per quella situazione.
Aveva descritto la reale Kyra, con pregi e difetti.
Si sentì commossa e felice. Improvvisamente desiderò avere accanto Gabriel. Non sapeva per fare cosa, ma un flash del loro bacio apparve immediatamente nella sua mente.
Cavolo! E quello cosa significava? Che diamine voleva dire quel ricordo sbucato improvvisamente?
Che volesse ripetere nuovamente… No! Si impose mentalmente di dimenticare quel pensiero e quel bacio dato sotto ricatto.
Non voleva ribaciare Martin! Per nessuna ragione al mondo voleva riassaporare quelle meravigliose labbra morbide, leggermente screpolate, e sentire il sapore spettacolare del ragazzo, e provare le emozioni travolgenti che…
<< Ti senti bene? >>, domandò Adam, improvvisamente, riportandola alla realtà.
Kyra sentì il cuore battere furioso. Che diavolo le prendeva? Stava decisamente perdendo colpi.
<< Niente, scusa >>, rispose schiarendosi la gola.
Adam la guardò per un altro istante, poi scosse le spalle e tornò a guardare il panorama.
<< Senti >>, esordì Kyra ritornando sul discorso precedente. << Visto che sono cosi diversa da quello che ti aspettavi, significa che non sei deluso giusto? >>
<< No, assolutamente >>, confermò il ragazzo.
<<< E allora perché volevi parlarmi? >>
<< Perché volevo scoprire quanto Gabriel fosse cambiato >>.
Kyra lo fissò per qualche instante confusa da quelle parole.
<< Non capisco >>
<< Vedi, Gabe quando è partito per Stanford, era diverso. Sono il suo migliore amico, ma a volte c’erano dei suoi atteggiamenti che proprio non riuscivo a capire o addirittura a tollerare. Pensavo, però, che non sarebbe mai cambiato. E infondo gli voglio bene cosi com’è, pregi e difetti >>
<< E adesso non è più quello di un tempo? >>, domandò confusa la ragazza.
Molto confusa, visto che tre settimane prima lei e Martin si odiavano reciprocamente.
<< No, non lo è. È cambiato. In meglio! Voglio dire, siete andati in un locale gay, e lui non ha dato di matto. Anzi, si è divertito ed ha ballato con un tuo amico. Lo ha difeso! Hai idea di cosa voglia dire tutto questo? >>, rispose velocemente Adam.
Nei suoi occhi una luce di speranza brillava. Quasi come se non credesse neanche lui a quello che stava dicendo. Sembrava tutto troppo bello. Le domande su Gabriel aumentarono, e Kyra aveva bisogno di risposte.
<< Adam, sinceramente non so che Gabe tu conosca, ma so quello che conosco io. Ed è una persona davvero gentile, e altruista. Ha un cuore davvero grande >>
<< Lo so. Ma è la prima volta che lo dimostra. Vuole bene alla sua famiglia e vuole bene a me. Ma davanti ad altri, agli estranei, lui diventa un’altra persona >>.
Kyra doveva ammettere che quelle parole erano vere. Prima di conoscerlo, era certa che Gabriel fosse senza cuore. Un grandissimo figlio di puttana. Ma, conoscendolo meglio, aveva dovuto ricredersi. Tutto quello che aveva visto, era solo apparenza. Il ragazzo che le aveva chiesto di accompagnarla in quella follia, era un ragazzo speciale.
<< Senti, mi togli una curiosità? >>, chiese dopo qualche momento.
<< Dimmi >>, rispose Adam.
<< Mi sai dire perché Gabriel odiava i gay? Ora non li odia più e ha fatto amicizia con il mio migliore amico, che è appunto gay. Ma non ho mai capito il perché di questo suo astio >>.
Il ragazzo inspirò forte, tormentandosi una mano dalle dita affusolate. Sembrava essere diventato triste.
<< Vedi >>, esordì dopo qualche momento di silenzio. << Alle medie, io e Gabe non eravamo un duo meraviglioso. Eravamo un trio. Con noi c’era sempre un altro ragazzo >>
<< Non ne sapevo niente >>
<< Lo avevo immaginato. Gabe non ama parlare di quello che successe tra lui e Paul. Comunque, tutti e tre eravamo migliori amici. Eravamo sempre insieme, uscivamo insieme, dormivamo tutti i weekend insieme. Poi un giorno successe una cosa >>, a quel punto il tono di Adam divenne ancora più malinconico e triste. A Kyra quasi si spezzò il cuore. << Vedi, non eravamo ancora popolari o chissà che a quei tempi. Eravamo dei ragazzini normali che volevano solo giocare ai videogiochi. Però nella nostra scuola vi era un gruppetto di bulli, che si divertivano a prendere in giro e a tormentare chi gli dava fastidio. Ed un giorno capitò che Paul urtò il capo di questo gruppetto, facendogli cadere addosso una bottiglina d’acqua che stava bevendo. E questo segnò la fine per lui >>.
Kyra sospirò tristemente, sentendo una valanga di ricordi piombargli addosso. Anche lei era stava vittima, per tutto il tempo a scuola, dei bulli di turno.
<< Gli hanno dato il tormento, immagino >>, affermò guardando di sottecchi Adam.
<< Già. Lo hanno preso in giro per moltissimo tempo. Inizialmente erano stupidi scherzi, tant’è che noi tre scherzavamo su quello che gli capitava. Poi un giorno lo scherzo divenne pesante. Lo portarono negli spogliatoi e lo costrinsero a vestirsi da donna. Non puoi immaginare l’umiliazione che provò Paul, anche perché da poco aveva rivelato di essere bisessuale, e quei ragazzi lo sapevano. Gabe quando vide quella scena, si ribellò. Non poteva più sopportare di vedere il suo amico soffrire. Ma non immaginò quali sarebbero state le conseguenze per lui. Il capetto, sentendosi per la prima volta sfidato, decise che doveva impartire la più grande delle lezioni >>.
Kyra si sentì raggelare. Sapeva quali erano le conseguenze per chi sfidava apertamente il capo di un gruppo di bulli. Lo aveva visto succedere ad un suo compagno di scuola, e non era stato bello. Diamine, era successo anche a Sean di subire la vendetta di uno di loro.
<< Che successe? >>, domandò temendo il peggio.
Adam sospirò tristemente, come se quel ricordo gli facesse ancora male. Era strano, come se in qualche modo quello che era capitato a Gabriel avesse toccato anche lui.
<< Un pomeriggio lo portarono in uno dei bagni della scuola. C’erano poche persone a quell’ora, cosi nessuno si accorse che era scomparso. Non so di preciso cosa gli fecero, so solo che quando lo trovai quattro ore dopo, era bagnato e dall’odore penso che fosse pipì, sporco di sangue e con i vestiti strappati. Volevo portarlo in ospedale, ma lui si rifiutò. Volle farsi accompagnare a casa, e per una settimana non lo vidi. Quando poi tornò a scuola, era diverso. Il suo sguardo era diverso >>, Adam si voltò verso Kyra e la guardò quasi con disperazione. << Devi capire che Gabe prima di quell’incidente, era buono con tutti. Non aveva mai preso in giro con cattiveria nessuno. Tra di noi ci facevamo degli scherzi, ma erano cose divertenti. Aiutava chiunque fosse in difficoltà, a discapito anche di se stesso. Ma dopo quell’incidente, per un mese, non parlò né con me né con Paul. Quando andai a casa sua, i genitori mi dissero che dovevo avere pazienza, perché Gabriel stava metabolizzando ciò che gli era capitato. E nel frattempo, a mia insaputa, prendeva lezione tutti i giorni di arti marziali o roba simile. Dopo un mese, venne vicino a me, col solito sorriso sulle labbra, ma con lo sguardo spezzato. Non vedevo più la solita luce che lo contraddistingueva. Mi disse che era tornato e che avevamo un compito da svolgere. Quel pomeriggio fece a botte col capo dei bulli, battendolo e diventando il nuovo capo >>.
Kyra annuì tristemente, conoscendo bene le dinamiche di quei gruppi. Poi rifletté un momento, trovando un pezzo mancante in quella storia.
<< Scusa, ma questo cosa c’entra col suo disprezzo verso gli omosessuali? >>
<< C’entra, perché qualsiasi cosa gli hanno fatto in quel bagno, hanno fatto sorgere in lui sentimenti di rabbia e di disprezzo per chiunque fosse diverso, specialmente i gay. E infatti, dopo essere diventato il nuovo capo dei bulli, la prima cosa che fece fu picchiare violentemente Paul accusandolo di essere solo un frocio di merda. La parola merda veniva ripetuta continuamente. Lo fermai con qualche difficoltà, cercando di farlo ragionare, ma mi disse che non voleva più essere amico di Paul. Voleva solo me al suo fianco >>, spiegò abbassando lo sguardo vergognandosi di quei momenti.
Kyra rimase scioccata. Cosa gli avevano fatto per portarlo ad odiare in quel modo il suo stesso amico?
Gabriel era davvero un mistero costante. Non avrebbe mai immaginato di poter scoprire cosi tanti segreti oscuri di quel ragazzo.
Più entrava nel mondo di Gabe, più veniva sopraffatta.
<< Paul cambiò città una settimana dopo, senza farsi più vedere ne sentire. Mi sono sentito cosi male per lui, oltre che cosi in colpa per quello che gli avevamo fatto. Lo avevamo abbandonato su due piedi. Siamo stati delle persone orribili >>, commentò Adam, disgustato anche da se stesso.
<< Perché tu sei rimasto accanto a Gabriel? >>, chiese confusa Kyra.
<< Gabe è sempre stato come mio fratello. Ci conosciamo da bambini, ed io lo seguivo ovunque. Non riuscivo e tutt’ora non riesco ad immaginare una vita senza di lui. È una parte troppo importante di me stesso. Separami da lui, sarebbe come separarmi da un rene. Posso sopravvivere, certo, ma avrei sempre un pezzo in meno insostituibile >>.
E Kyra capì che Adam aveva ragione.
Se Sean fosse impazzito improvvisamente, lei non lo avrebbe abbandonato. Sarebbe rimasta al suo fianco, come avevano sempre fatto. Perché lei non esisteva senza il suo migliore amico.
Poi le venne in mente un altro pensiero.
<< Ma scusa, da come parli sembra che solo Gabriel detesti ciò che ritiene diverso, in particolar modo i gay. Ma lui mi ha raccontato che tu sei, praticamente uguale a lui. Qualcosa non torna >>, affermò Kyra guardando confusa il ragazzo.
E in quel momento, quando Adam abbassò lo sguardo, colpevole di aver commesso il più efferato dei crimini, capì.
Quasi come se una luce fosse stata accesa nel momento più buio della notte.
I commenti fatti da Mike.
L’insistenza di Adam nel sapere se Gabriel sarebbe venuto dai suoi.
Il suo voler parlare con lei.
Lo sguardo che le rivolgeva in quel momento.
Tutto tornò.
La risposta era tanto semplice quanto folle. Non avrebbe mai potuto immaginarla, neanche solo pensarla.
Eppure, dopo aver avuto a che fare per tutta la vita con Sean, doveva aver sviluppato anche lei un radar. Ma, come tante cose che le erano successe, anche quello doveva essere difettoso.
Dopo qualche altro momento di silenzio, non riuscì più a tenere per se la scoperta appena fatta.
<< Tu sei gay >>, sussurrò ancora scombussolata.
Adam sembrò diventare piccolo, quasi minuscolo.
Incurvò la schiena, portando la testa ancora più nascosta dalle spalle.
Non osava alzare lo sguardo, vergognandosi immensamente. Era folle e sbagliato quel momento.
Kyra non riusciva ad immaginare cosa volesse dire nascondere per tutto quel tempo un peso cosi grande col proprio migliore amico. Anzi, con tutto il mondo.
Lei aveva avuto delle persone a cui appoggiarsi, dopo quello che era accaduto col patrigno.
Adam invece no.
Era rimasto completamente solo.
Kyra provò una grande pensa per quel ragazzo, cosi allungò una mano e la posandola sulla sua, stringendola e cercando di dargli un po’ di conforto.
<< Ehi, va tutto bene >>, provò a consolarlo.
<< No che non va bene. Ho mentito al mio migliore amico per tutto questo tempo. Come posso anche solo guardarlo negli occhi, specialmente ora che sembra essere tornato nuovamente quello di un tempo >>, si lamentò il ragazzo. La sua voce era incrinata, quasi come se stesse trattenendo le lacrime.
<< Puoi guardarlo negli occhi, perché hai fatto una scelta, esattamente come l’ha fatta lui >>, rispose con forza Kyra, attirando lo sguardo di Adam. << Gabriel ha scelto di voler odiare chiunque ritenesse diverso, perché ha subito delle violenze psicologiche. E tu hai scelto di rimanergli accanto, nascondendo ciò chi sei, per il bene di entrambi. Anche lui ha le sue colpe, cosi come le hai tu. Ma adesso avete l’occasione di chiarirvi, di poter essere finalmente onesti l’uno con l’altro. Non è una cosa meravigliosa l’occasione che vi è stata data? >>.
Kyra rimase sorpresa di se stessa e delle parole pronunciate. Non era mai stata una grande ottimista, ma da quando conosceva Gabriel Martin, aveva scoperto che in realtà il famoso bicchiere poteva essere visto mezzo pieno e non mezzo vuoto.
Era semplicemente una questione di punti di vista.
E il suo, era cambiato irrimediabilmente.
Adam la guardò di sfuggita, ricambiando la stretta della sua mano.
<< Tu lo credi? >>, chiese timidamente.
<< Ne sono convinta. E scommetto che lo sei anche tu, vista l’insistenza con cui lo volevi qui. Forse in cuor tuo avevi deciso di essere onesto? >>, domandò divertita la ragazza.
Adam non rispose, ma dal piccolo sorriso che apparve sul suo volto, capì di aver indovinato.
<< Devo preoccuparmi? >>, esordì una terza voce, cogliendoli di sorpresa.
Entrambi si voltarono, trovando Gabriel appoggiato allo stipite della porta con un sopracciglio elevato.
Kyra non riuscì a trattenere un sorriso. Qualcosa, nel vederlo, la riempiva di gioia.
Improvvisamente il flash del loro bacio riapparve nella sua mente, portandola a desiderare di avere il bis.
Che fosse…?




Gabriel sorrise divertito alla scena a cui stava assistendo.
Kyra, Eve e Adam ridevano e giovano come scemi nel cortile di casa.
Si rincorrevano neanche avessero cinque anni a testa. Ovviamente tutto era partito da quella mente bacata del suo amico che, con aria spavalda, aveva sfidato la sua finta fidanzata ad una gara di corsa.
Va da se che la Smith non si tirava mai indietro ad una sfida, quindi aveva accettato di corsa, ed Eve si era aggiunta perché era una ragazzina di sedici anni che adorava la sua presunta cognata, anche se la conosceva solo da qualche giorno. Glielo aveva svelato quella mattina mentre passeggiavano per le strade del quartiere e si raccontavano un po’ le loro vite.
 
<< Sai, fratellone, sono davvero contenta che tu abbia trovato una ragazza simile >>, esordì Eve mentre raccoglieva un fiore per strada.
Gabriel sentì il cuore fermarsi in petto.
<< In che senso? >>, chiese cominciando a sudare.
<< Nel senso che mi piace. È intelligente, spiritosa, ti tiene testa e non ti lascia vincere facilmente. Avevi bisogno di una ragazza da considerare tua pari, e l’hai trovata >>, spiegò sorridendogli.
A quel commento, il cuore del ragazzo cessò definitivamente di battere.
Si sentì una vera merda, per quello che stava facendo.
Aveva mentito a tutti, ma di sicuro non si sarebbe aspettato che Kyra colpisse cosi positivamente la sua famiglia.
Erano tutti felici per lui, non facevano che fargli i complimenti, e ad ogni loro parola lui si sentiva morire un po’ di più. Era terribile quello che stava facendo, ma non aveva altre vie d’uscita.
Lo aveva capito quando aveva diciassette anni, sapendo che il suo destino era segnato.
Si era messo l’anima in pace, dopo quello che era successo. Ma quella situazione stava diventando insopportabile. Soprattutto perché lui aveva cominciato a sentire delle strane emozioni per Kyra.
Non solo quel bacio, ma anche da prima, si sentiva diverso nei suoi confronti. Voleva di più. Voleva sempre di più. E non sapeva da dove nascessero quei sentimenti, né il perché.
Sentiva solo che le sue emozioni erano fuori controllo, e che la Smith era la causa scatenante di tutto quello che provava.
Si schiarì la voce, tornando al presente e cercando di accantonare per quanto potesse quello che provava.
<< Sono felice che la pensi in questo modo >>, rispose giusto per non fare la figura dello scemo.
<< Stamattina Adam ti ha detto qualcosa? >>, domandò Eve continuando a guardarlo curiosa.
<< No, perché doveva dirmi qualcosa? >>
<< Non lo so. Ultimamente è un po’ strano. Sta sulle sue, è pensieroso, e mi ha dato un po’ il tormento a chiedermi se venivi o meno per la festa di mamma e papà >>, spiegò la ragazzina.
<< Ha dato il tormento anche a te? >>.
Eve annuì confusa.
<< Quello stronzetto non ha fatto che chiamarmi in queste settimane per sapere se, quando e come arrivavo. Dovrò farci una chiacchierata >>, meditò Gabriel. Poi cominciò a riflettere, e gli venne in mente una cosa. << E penso di dover fare una chiacchierata anche con te, sorellina cara >>.
Eve si gelò all’istante, senza voltarsi verso il fratello.
<< Ah si? >>, chiese preoccupata.
<< Si. Sappi che mi è stato detto quello che ti sta succedendo. Ora voglio sapere tutto. Nome. Cognome. Indirizzo. Che fa nella vita. Chi è la sua famiglia. Ogni cosa! >>, esclamò perentorio il ragazzo.
Eve dapprima ci pensò su, poi scappò di corsa.
<< Non esiste che io parli. Prima dovrai prendermi! >>, urlò divertita la ragazza.
A Gabriel scappò un sorriso felice. La sua sorellina non sarebbe mai cambiata ed era felice di questo.
<< Scappa, che tanto ti acchiappo >>, urlò di rimando.
Poi cominciò a correre anche lui, inseguendo una delle persone più importanti della sua vita.

Una risata forte, lo distrasse dai suoi pensieri.
Vide Kyra a terra con Eve addosso, mentre le faceva il solletico.
Successivamente, Adam si buttò di peso sulle due ragazze, facendole ridere ancora più forte.
Quel quadretto era davvero bello. Un po’ si sentiva geloso nel vedere la Smith ed il suo migliore amico interagire cosi bene.
Non aveva dimenticato di averli trovati mano nella mano in veranda.
Non sapeva bene da dove venisse quel sentimento di profonda gelosia e angoscia che lo aveva pervaso.
Sapeva solo di doverli separare, ed anche in fretta.
Cosi si era seduto sulla sdraio di Kyra e aveva fatto in modo che i due dovessero lasciarsi andare. Da quel momento non li aveva più lasciati da soli.
Si rendeva perfettamente conto di essere ridicolo, ma non riusciva a frenarsi.
Inoltre voleva sapere di cosa avessero parlato per tutto il tempo, visto che Kyra lo aveva guardato diversamente. Quasi con una nuova e strana consapevolezza.
Doveva assolutamente indagare.
Una mano andò a posarsi sulla sua schiena, riportandolo al presente.
<< Ehi figliolo >>, lo salutò il padre.
<< Ciao papà. Già a casa? >>, domandò Gabriel sorridendo al genitore.
<< Si. Ho deciso di uscire prima. Dopotutto, il mio primogenito preferito non viene spesso a casa, e devo approfittarne in quelle rare occasioni >>.
Gabriel si sentì in colpa. Il padre aveva ragione.
In quegli anni non era tornato spesso a casa, ecco perché aveva sentito tanto la loro mancanza. Ma non riusciva a farci niente. Una piccola parte di lui, seppur minuscola e sepolta dentro il suo animo, accusava i suoi genitori delle scelte prese. Del suo destino segnato.
Sapeva che era ridicolo quel suo pensiero, ma non riusciva a sopprimere completamente quella vocina che nella sua testa gli ricordava il passato.
Avrebbe tanto voluto sfogarsi con qualcuno, ma non poteva farlo. Avrebbe dovuto soffrire in silenzio, come sempre, e lasciare che le cose procedessero nella direzione che aveva imboccato.
<< A cosa pensi, figliolo? >>, chiese il padre riportandolo alla realtà.
<< A niente >>
<< Sai stamattina, prima di andare in ufficio ho visto Kyra guardare le tue foto >>
<< Cosa? >>, esclamò sorpreso e spaventato.
Non aveva mai raccontato a nessuno del suo più grande amore. Solo la sua famiglia e Adam conoscevano la sua reale passione.
Probabilmente Kyra aveva passato la mattinata a chiedersi cosa significassero quelle foto, a farsi domande e congetture, e sicuramente appena fossero stati soli gliele avrebbe esposte.
Era davvero nei guai, oltre che leggermente nel panico.
Già sentiva il suo cervello pronto a sparare follie su follie per riuscire a sistemare la situazione. Quello di cui però era certo, era che non avrebbe dovuto dire la verità alla Smith. Doveva mentire, anche se sicuramente sarebbe stato scoperto.
Quella ragazza aveva un fiuto infallibile per le menzogne. Ma non doveva parlare. Se lo era promesso tanto tempo fa, e aveva sempre rispettato la parole. Non era possibile che una ragazza che in passato odiava, potesse sconvolgergli cosi tanto l’esistenza. Era una cosa che non tollerava.
<< Gabe, ragazzo, cosi mi spaventi. Sembra che tu a momenti alterni scompaia nella tua mente >>, affermò perplesso il padre.
<< Scusa papà. Non so che cosa mi prende >>, si giustificò prontamente il ragazzo, tornando alla realtà.
<< Non c’è bisogno che tu ti scusi. Non hai fatto nulla di male. Vorrei solo che tu fossi un po’ più sincero con i tuoi vecchi e pazzi genitori >>
<< Che intenti dire >>, chiese Gabriel, sentendo montare il panico. Possibile che lo avessero già scoperto? Non era possibile!
<< Voglio dire che è da quando sei tornato a casa da scuola, conciato davvero male, che non ci dici più cosa ti succede. Sai di quale incidente sto parlando, vero? >>.
Si, Gabriel sapeva molto bene di che cosa stesse parlando il padre.
Il giorno in cui tutto cambiò. Il giorno in cui perse un amico per non vivere più nella vergogna.
Ogni azione ha una sua conseguenza.
E lui le conseguenze delle sue azioni le aveva scontate per bene, su questo non c’erano dubbi. Ci aveva rimesso la sua anima, la sua integrità, ogni cosa per quella scelta presa in quel maledetto bagno.
Non aveva più pensato all’incidente successo quel giorno, ma da quando Kyra era entrata nella sua vita, alcuni flash di quel momento tornavano prepotenti, specie la notte quando sognava.
<< So a cosa ti riferisci. Ma papà, non succede niente per questo non vi parlo. Non ho nulla da dire >>, esclamò sperando di convincere il genitore. Sapeva di aver già perso in partenza, ma meglio tentare che abbandonare subito la partita.
<< Questa cosa che tu continui a mentire pensando di potermi prendere in giro, mi da di un fastidio immenso. Sono tuo padre, non un vecchio rincoglionito. Ti ho cresciuto, ti ho fatto il bagnetto, ti ho cambiato il pannolino quando facevi pipi o pupù. Ti ho parlato di sesso e di preservativi, nonostante il forte imbarazzo. Quindi gradirei non essere preso in giro, se proprio non vuoi dirmi la verità >>.
Quelle parole, dette con quel tono così duro, gelarono il sangue nelle vene a Gabriel.
Si sentì incredibilmente in colpa. Non voleva prendere in giro i suoi genitori ne ferirli in qualche modo.
Solo che non poteva dire loro la verità, non poteva raccontargli cosa gli passava nella mente, perché altrimenti avrebbe dovuto recriminare loro quello che lo avevano costretto a fare. E non era pensabile una cosa simile. Da allora, sapeva che avrebbe dovuto solo soffrire in silenzio.
L’unica cosa che chiedeva era quella di non costringerlo a rivivere in eterno quel momento.
<< Papà mi dispiace. Ti prego non parlarmi cosi. Lo sai che voglio bene a te e alla mamma. E sapete entrambi che verrei da voi se avessi qualche problema. Ma non è ho. Sto bene. Va tutto bene. È tutto perfetto >>
<< Davvero? E allora perché non prendi più una macchina fotografica? Perché non ha raccontato a Kyra della tua passione per la fotografia? >>, domandò caustico il padre.
Quelle parole ebbero la capacità di ferire profondamente Gabriel. Era come se gli fosse stato piantato un coltello nel fianco destro.
Non al cuore perché sapeva di poter sopravvivere senza la fotografia, solo che faceva male. Che se avesse potuto scegliere non si sarebbe privato di una cosa cosi importante per lui.
Prese un profondo respiro, cercando di trovare le parole, ma il padre lo bloccò.
<< Non provare a cercare delle scuse, figliolo. So che lo stai facendo. Ti conosco, e so come ragioni, perciò risparmiamelo. Voglio solo dirti una cosa. Un tempo, avresti passato il tempo a guardare scene come quella… >>, indicò con lo sguardo i tre ragazzo intenti a rotolarsi sull’erba. << …dietro ad un obiettivo, scattando foto su foto. Le avresti stampate nello studio che ti sei fatto costruire, e avresti appeso la più bella sulla parete della tua stanza. Un tempo avresti guardato una scena come quella, col sorriso sulle labbra e la voglia di immortalare i momenti migliori. Li chiamavi ‘scene di vita quotidiana che restano impresse nella mente e nel cuore’. Ora invece sei qui, triste e malinconico, ed osservi la vita che passa come uno spettatore. Non so cosa ti è successo, ma rivoglio mio figlio. E so che quella ragazza me lo può riportare >>.
Detto questo posò una mano sulla spalla tremante di Gabriel. Si sentiva male per tutte quelle parole, non voleva sentirle. Ma il suo cervello le aveva apprese, mandandole in continuazione nella sua mente come un loop. Era sconvolto e profondamente ferito.
<< Pensaci >>, aggiunse il padre, lasciandolo da solo sul balcone di casa.
E così fece. Ci pensò per tutta la giornata, anche quando fu coinvolto dai tre pazzi.
Ci pensò ad ora di cena, quando tutti passarono il tempo a raccontare cosa avevano fatto durante la giornata, e a programmare la giornata di shopping del giorno successivo.
Ci pensò quando si misero a guardare un film sul divano, col Kyra attaccata al suo fianco.
Ci pensò anche quando andò a prepararsi per la notte.
Non smise di pensarci un solo attimo. Ma lo stesso non trovò una soluzione per quelle parole.
Era convinto di aver vissuto la sua vita al massimo, mettendo sempre la quinta in ogni cosa che faceva.
Aveva dato tutto in ogni occasione. Ma evidentemente non era bastato, o non era vero.
In quel momento si rese conto che aveva solo fatto finta di vivere. Ma dentro era rimasto diviso dal resto del mondo dietro ad uno strato enorme di plexiglass.
Si rese conto che l’ultima volta in cui si era sentito felice, se stesso e pieno di energia era stato quando aveva scattato la sua ultima foto.
Forse, dopotutto, non era vero che poteva vivere senza macchina fotografica.
<< Sei silenzioso stasera >>, disse improvvisamente Kyra nel buio della loro stanza.
Erano stesi a letto da qualche minuto, con le luci spente, ma nessuno dei due dormiva.
Gabriel sospirò, sentendo già il peso di quello che sarebbe successo nei prossimi minuti. La Smith avrebbe voluto parlare, raccontarsi e in qualche modo svelarsi, e lui era troppo stanco. Non aveva le forze per affrontare niente di simile.
<< Non provare ad ignorarmi, Martin. So che mi hai sentito, che vorresti mandarmi a fanculo e tutto il resto. Ma io sono stata onesta con te, e farlo mi ha fatto sentire bene. Quindi ti chiedo di essere altrettanto onesto con me, cosi magari ti sentirai meglio >>
<< Pensi che facendo una chiacchierata a cuore aperto, raccontando i nostri sentimenti e tutte quelle cagate li da libro Harmony possa servire a qualcosa? Io sto bene, non ho bisogno di parlare, ne tanto meno riflettere sui fottutti segreti del cosmo. Grazie tante >>, rispose duramente, voltandosi e dando le spalle alla ragazza.
Si sentiva un pezzo di merda, ma era stata una giornata dura e difficile.
E guardare la libreria dove erano conservate tutte le sue macchine fotografiche, non faceva che aumentare la sua angoscia. Desiderava cosi tanto poterne prendere una in mano e scattare anche solo una foto. Ma aveva promesso di non farlo mai più, e lui era un uomo di parola.
<< So già che mi pentirò >>, sbuffò stanca Kyra dietro di lui.
Poi improvvisamente due braccia lo avvolsero da dietro, posandosi una sul suo addome, un’altra sotto al suo collo posandosi sul suo petto. Dietro alla schiena avvertì un calore diverso, un calore umano. Un calore cosi forte, da farlo tremare. Sentì quello che era chiaramente un seno premere sulla sua schiena, e delle gambe lunghe incastrarsi con le sue.
Kyra lo aveva abbracciato a cucchiaio.
<< Che diavolo stai facendo? >>, domandò sconvolto.
Non riusciva quasi a respirare, figurarsi a muoversi.
<< Sta zitto. Non fare nessun commento, Gabe. Non hai idea di quello che mi sta costando fare una cosa simile >>, sibilò tra i denti, poggiando poi la fronte sul retro del collo del ragazzo.
Solo in quel momento Gabriel si rese conto che Kyra tremava, e anche tanto.
Una nuova consapevolezza entrò in lui.
La Smith non aveva più dormito con un uomo dall’epoca del patrigno, e i suoi contatti col sesso maschile erano pochi e limitati. Quindi per lei era tutto nuovo e sconcertante. Inoltre i dubbi, le paure e le incertezze dovevano starla assalendo.
Era stato un perfetto coglione per come l’aveva trattata. Inoltre il suo cuore, pur non volendo, prese a battere furiosamente.
Si sentì commosso e grato per la fiducia che la ragazza gli dimostrava costantemente. Voleva assolutamente esserne degno.
Posò il suo braccio su quello avvolto intorno al suo addome, andando cosi ad incastrare le dita delle mani tra di loro. Fortuna voleva che non potevano guardarsi negli occhi, o sarebbero morti dall’imbarazzo.
<< Non so cosa ti sia successo oggi, ma sappi che io ci sono. Sono qui per te, e non me ne vado >>, sussurrò con dolcezza Kyra, lasciando che il suo fiato andasse a riscaldare il collo del ragazzo.
Gabriel sentì il cuore battere ancora più furiosamente. Quelle emozioni provate durante il giorno, e lasciate nel dimenticatoio, tornarono con prepotenza.
Come tornò con prepotenza il flash del loro bacio.
Gli venne improvvisamente voglia di voltarsi, e riprovare a sentire quelle labbra sulle sue, per vedere se ricordava la reale consistenza.
Morbide e gustose. Come piacevano a lui.
<< Adama mi ha raccontato di Paul >>, sussurrò nuovamente la ragazza riportandolo al presente.
Quel commento lo fece raggelare.
Non era certo di poter affrontare quel ricordo, perché la ferita non si era mai del tutto sanata.
Spesso, quando meno se lo aspettava, tornava a sanguinare copiosamente.
<< Non devi parlare, se non te la senti. Sappi solo che eri un ragazzino, e che probabilmente quello che quei ragazzi ti hanno fatto, ti ha sconvolto a tal punto da non riuscire più a distinguere il bene dal male. Non è colpa tua, è solo la vita che ti prende e ti trascina negli abissi. Devi perdonarti >>
<< Come posso perdonarmi, dopo aver trattato in quel modo uno dei miei migliori amici? Che razza di persona sono? >>, esplose non riuscendo a trattenersi.
Una lacrima scivolò lungo la sua guancia. Per fortuna che non poteva essere vista, altrimenti si sarebbe chiuso a riccio, ancora prima di potersi confidare.
<< Puoi, perché tutti commettiamo degli sbagli. E tu sei stato portato a farlo. So che eri buono e altruista prima dell’incidente >>
<< Non ne voglio parlare >>
<< Gabe, farlo ti farà soltanto che bene. Per me così è stato >>.
Gabriel avrebbe voluto mandarla a fanculo, e tornare nel suo mondo fatto di pensieri e rimugini vari, ma non poteva. Semplicemente, quando Kyra gli parlava cosi, quando provava ad aiutarlo, quando gli offriva la mano per farlo alzare, doveva assecondarla. Era più forte di lui.
<< Mi piaceva dare ai miei amici tutto l’aiuto che necessitavano. Mi faceva sentire bene. Soprattutto quando potevo difendere Paul e Adam. E quando Paul fece coming-out, ero convinto che gli sarei rimasto accanto sempre. Anzi, lo avrei spronato a provarci con un maschio solo per fargli capire che andava bene qualsiasi scelta avesse compiuto >>, sputò fuori in un sussurro strozzato, sentendo sul volto altre lacrime. Era difficile parlare di quei momenti, di Paul e di tutto ciò che avevo portato le sue scelte. << Quando poi Paul finì addosso a quei ragazzi, lì per lì non mi preoccupai più di tanto. Che poteva succedere >>
<< Le ultime parole famose >>
<< Già. Più lo tormentavano, e più mi si spezzava il cuore. Quando poi lo umiliarono completamente per quello che era, non ci vidi più. E finì col subire la loro vendetta. Furono le quattro ore più brutte della mia vita, dove ero convinto che mi avrebbero sfigurato a vita, o addirittura ucciso. Sai, morire nell’acqua del cesso è davvero umiliante. E in tutto quel tempo, non facevano che ripetere che il diverso è male. Che essere diverso, risaltare sul resto della gente è sbagliato. Inoltre inveivano contro gli omossessuali, dicendo che loro erano i più diversi tra tutti. E che era colpa loro, e soprattutto del mio amico Paul, se io stavo subendo una simile punizione. Gli è bastato quattro ore per piegarmi. Una vita intera passata a proteggere e difendere il prossimo, spazzata via in quattro ore >>, sussurrò buttando fuori ogni cosa.
Kyra strinse forte la sua mano, come a volergli dire che era presente.
Che soffriva con lui. La sentiva tremare ancora, ma erano diversi quei tremori. Erano dovuti alle emozioni troppo forte, e Gabriel lo sapeva.
Perché aveva imparato a conoscerla, e sapeva quanto grande fosse il suo cuore.
Quindi, strinse anche lui la sua mano.
<< Mi dispiace immensamente, Gabe. Non hai idea di quanto mi si spezzi il cuore. Ma tu devi perdonarti, e andare avanti. Hai subito delle violenze, hai visto anche tu il peggio del mondo, e sei sopravvissuto. Lo vedo quanto tu stia cambiando. Mi hai difeso da Freddie, mi hai aiutato quando credevo che per me era finita. Sei stato un perfetto angelo custode. Ma finché non ci crederai anche tu, finché non ti perdoni, non potrai mai superare questo blocco nel cuore. E lasciatelo dire da una che si è costruita una muraglia altissima intorno al cuore >>.
Un sorriso amaro stese il cipiglio addolorato di Gabriel. Quanto avrebbe voluto poter credere a quelle parole, ma come poteva farlo se dalle sue scelte erano dipese le vite altrui?
<< Vorrei andare avanti, ma con quale diritto poi? Sai, due anni fa vidi Paul per strada. Aveva una cicatrice sul sopracciglio destro. Gliel’ho fatta io quella cicatrice. Ed evitava il contatto fisico con gli altri. Camminava a testa bassa e sembrava cosi miserabile. Ora tu dimmi con quale coraggio io posso permettermi di andare avanti, mentre lui deve convivere con i demoni delle mie azioni >>, rispose amareggiato.
<< Devi farlo perché tu puoi essere responsabile di un momento, non di una vita intera di una persona. Certo, quel momento può cambiarci profondamente, ma sta a noi riuscire ad affrontare la vita. Non saremo più gli stessi, ma essere deboli è una scelta nostra, non del carnefice che ci ha ferito >>, Kyra si strinse maggiormente alla corpo di Gabriel, trasmettendogli ancora più calore. << Tu sei stato debole quando ti hanno ferito. Paul è stato debole quando lo hai ferito tu. Io sono stata debole dopo essere stata ferita dal mio patrigno. Ma noi due stiamo cercando di migliorare, di imparare dal passato e guardare in avanti. E se Paul non l’ha fatto, è una sua responsabilità non tua. Il peso del mondo non grava sulle tue spalle >>
<< Si ma… >>, provò ad obiettare Gabe, ma fu bloccato all’istante dalle parole successive della ragazza.
<< Nessun ma. Devi imparare a rispettare la debolezza degli altri, Gabe, senza che ti senta responsabile per loro. Lo hai fatto anche con me, e ti sono grata per questo. Ma devo imparare a cavarmela da sola, ad affrontare i miei demoni senza l’aiuto di altri. È cosi che sono riuscita ad affrontare Freddie, ma ho ancora tanta strada da fare. Puoi darmi una mano, come puoi aiutare tutto il resto dell’umanità, o ferire chiunque ti capiti a tiro. Ma noi non siamo una tua responsabilità. Tieni a mente questo, e perdonati, perché sei una brava persona e te lo meriti. Hai fatto ammenda a sufficienza. Ora può bastare >>.
Quelle parole non lo convinsero del tutto, ma aprirono uno spiraglio nel suo vetro in plexiglass. Forse Kyra aveva ragione, e poteva finalmente perdonarsi, ma era un cammino lungo.
Doveva seguire il percorso senza scorciatoie, con la strada dissestata e tutto il resto. Ma alla fine sarebbe arrivato al traguardo col sorriso sulle labbra e il cuore più leggero.
<< Grazie Kyra >>, sussurrò sorridendo nel buio della notte.
<< Non c’è di che >>, rispose la ragazza.
Rimasero in silenzio ancora per qualche attimo, ognuno perso nei suoi pensieri.
I ricordi, affrontati ad una certa ora della notte, diventavano più profondi e oscuri.
Quasi come se un mostro si materializzasse sotto al letto, pronto a colpire quando meno uno se lo aspetta.
<< Posso azzardarmi a farti un’altra domanda? >>, esordì improvvisamente la Smith.
<< Posso impedirtelo? >>, rispose prontamente Gabriel.
Ancora non era riuscito a superare il peso che quella conversazione aveva portato con se, ma poteva provare almeno ad essere un po’ più spensierato.
<< Ovvio che no. Comunque la domanda è questa: come mai non mi hai detto della tua passione per la fotografia? >>.
Ecco un’altra domanda carica di sentimenti e ricordi.
Ma a quella non poteva rispondere.
Chiuse gli occhi, prendendo un profondo respiro. Quando lo rilasciò era pronto a bloccare subito il discorso, quando Kyra lo sorprese di nuovo.
<< Va bene cosi, Gabriel. Sento che non vuoi parlarne. Il tuo cuore ha preso a battere furiosamente, e questo è un chiaro segnale di ritirarsi. Ma ho perso una battaglia non la guerra. Perciò quando te la sentirai, quando vorrai aprirti io sono qui. Magari forse insieme, aiutandoci e supportandoci a vicenda, possiamo costruirci un presente degno di nota, capace di battere il nostro passato. Non possiamo cancellarlo o cambiarlo, ma possiamo fare in modo che non ci rovini la vita per sempre. Non può piovere per sempre, giusto? >>, domandò sfiorando con le dita il tatuaggio sul polso del ragazzo.
Gabriel sorrise, le guance nuovamente sporche di lacrime.
Quella ragazza era incredibile. Sapeva dire la cosa giusta al momento giusto.
E gli donava quello che non credeva fosse più possibile provare: la speranza.
<< Grazie. Di nuovo >>, aggiunse divertito, sentendo il nodo stretto intorno al cuore sciogliersi un po’.
<< Ma ti pare. Ah un’ultima cosa, poi dormiamo. Le tue foto sono stupende. Ma dove diavolo lo tenevi nascosto questo tuo lato artistico e romantico, eh Martin? >>, esclamò con impeto.
Una risata sgorgò dal petto del ragazzo.
Era bello parlare con la Smith.
Davvero bello.





 
signori non ci posso credere!!!!! 
ecco a voi un nuovo capitolo di "Una fidanzata per finta"!!!!! YEAHHHHHHHHH, e che capitolo.
ben 14 pagine di word, quindi mi aspetto qualche commentino giusto di apprezzamento ed incoraggiamente. solitamente i miei capitoli sono tra le otto e dieci pagine, quindi qui mi sono davvero superata...
tornando a noi, penso abbiate notato che sia un capitolo un po' più pesante, tipo come quello inerente alla confessione di kyra riguardo le sue violenze passate...
beh anche qui si svelano degli altarini, perciò ho voluto farlo un po' più serio, e meno folle come gli altri...non proeccupatevi, nel prossimo torna la follia più pura...vedrete XDXD
detto questo, scopriamo non solo che adam è gay (magari qualcuno lo aveva già immaginato, o magari no), ma che inoltre gabriel ha subito davvero una brutta esperienza che lo ha portato a diventare lo stronzo che è, specie con i gay...ragion per cui adam non ha fatto coming-out...
inoltre non so se qualcuno lo noterà, ma il pov di kyra finisce con una domanda...chi vuole provare a rispondere?? dai sbizzarritevi, magari indovinate anche...
vi anticipo però che non scoprirete la risposta di questa domanda nel prossimo capitolo, e neanche nei successivi, ma più in la..
volevo anche confermarvi che la storia varà un massimo di venti capitoli, escluso l'epilogo, quindi direi che ne mancano altri sei...
cominciate a prepararvi mentalmente, non solo alle follie miei e di questi personaggi ingestibili, ma anche al finale XD
detto ciò, chiedo ancora scusa per la mia assenza...chi conosce la mia pagina su fb, sa quali sono le mie ragioni...chi non la conosce, beh coglie l'occasione e ci passa XDXD
aggiungo anche che ho cominciato una nuova storia, a tematica omosessuale intitolata "Story of my life", che trovate nella mia pagiana...per ora c'è solo il prologo ma credo che domani dovrei riuscire a pubblicare il primo capitolo...quindi magari se vi va, passate anche da quelle parti (e lasciate un commentino U.U)
ora basta...
vi ho annoiato a sufficienza
ora vi lascio...
ci vediamo prossimamente su questi schermi XD
un bacio
Moon9292

 
   
 
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