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Autore: Fielda    01/03/2017    4 recensioni
“Non puoi vergognarti per qualcosa che ha trasceso lo spazio e il tempo! Qualcosa che è venuto prima di loro!”
“Se voglio sotterrarlo non è perché me ne vergogno” ribatté lei, mantenendo la calma. “Le nostra strade si sono divise tempo fa. È inutile rivangare quello che avrebbe potuto essere”
“Quello che avrebbe dovuto essere!” sbottò lui al culmine dell’ira, alzandosi e andando a piantare le mani nella balaustra del balcone, come a voler sfogare contro il mondo il veleno che covava dentro.
***
Tratto dall’ultimo capitolo:
“Rukia, vuoi dirmi qualcosa?”
Rukia tornò a guardarlo. Aveva gli occhi lucidi e le labbra tremavano dai pensieri che non riusciva a buttare fuori.
“Non lo so”
- Spudoratamente Ichiruki -
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inoue Orihime, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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NdA: Innanzitutto scusate il ritardo di aggiornamento, ma la revisione del mio romanzo mi ha distolta da questa piacevole distrazione! Riprendo ringraziando le anime gentili che mi hanno lasciato una recensione e annunciandovi un cambiamento nella trama, ispirato dalla novella “We will knot always love you”: Ichigo e Orihime NON sono sposati! Nei precedenti capitoli ho accennato a questa cosa ma adesso orgogliosamente me la rimangio! Il perché è piuttosto ovvio, ma vi lascio al proseguo...
 
 
 
 
 
Renji era crollato addormentato pochi istanti dopo aver adempiuto ai suoi piacevoli doveri coniugali e Rukia era rimasta in sua contemplazione, cullata dal suo debole russare anche se divertita dall’espressione poco sveglia che suo marito assumeva in posizione supina, con bocca aperta e capelli attorcigliati intorno al volto, alcuni dei quali persi all’interno delle sue fauci.
 
Si domandò come potesse aver sventato il soffocamento per secoli, mentre delicatamente scostava le ciocche liberandogli il viso da quei sottili attentatori.
 
Il caldo sentimento che nutriva per lui si palesava in momenti come questo simile a una protezione fraterna; crescere con lui, allontanarsi e poi riunirsi, affrontarsi come nemici e condividere le battaglie come alleati, proprio come due fratelli che, cresciuti abbastanza per prendere strade diverse, scelgono di schierarsi in fazioni opposte, salvo poi tornare sui propri passi grazie a un amico comune che apre loro gli occhi.
 
Era Renji il primo ad ammetterlo: se non fosse stato per Ichigo, loro non si sarebbero mai ritrovati. Era solo merito suo se lui ora giaceva al suo fianco come compagno della sua vita e padre di sua figlia. Ed era per questo che Renji si sentiva sobbarcato come da un debito nei confronti dell’amico.
 
Eppure lei, pur trovandosi nella medesima condizione, non avvertiva lo stesso peso.
 
Rukia scostò le coperte con delicatezza e uscì dal letto, attenta a non destare il suo sposo; anche se l’ora era tarda il sonno sembrava volerla schivare, e la gola arsa da una sete opprimente la costringeva ad andare alla ricerca di acqua. Si recò in cucina e, vedendo sul fornello una teiera abbandonata, decise di mettere su il thè e godersi la quiete del giorno che silenziosamente nasceva.
 
Mentre versava in una tazza l’acqua bollente udì dei passi leggeri scendere le scale. Si precipitò a sedere, dimenticando persino la bustina di thè, e fissò lo sguardo fuori dalla finestra a dissimulare ciò che i suoi sensi le avevano segnalato. Fu una chioma arancione a fare capolino dall’uscio, ma non quella che lei sperava.
 
“Non riesci a dormire, Rukia-chan?”
 
Rukia si finse sorpresa nel vederla, anche se il sentimento che provava non era la sorpresa.
 
“Stavo morendo di sete. A quanto pare Renji ha bevuto per tutti e due, ieri sera”
 
Orihime sorrise, e le occhiaie che solcavano il suo volto suggerivano che anche lei avesse faticato a trovare sonno, ma non per merito suo.
 
“Basta l’acqua calda a placare la tua sete?” domandò senza malizia, riempiendosi una tazza d’acqua e recuperando due bustine di thè. Rukia sussultò, “Hai ragione, che stupida”
 
La padrona di casa consegnò la bustina all’amica e prese posto di fianco a lei.
 
Rukia preferì non indagare sul motivo della sua insonnia. In fondo, Orihime era una donna e aveva la naturale capacità di giungere a conclusioni molto più vicine alla realtà di quanto avrebbe fatto Renji.
 
Eppure, se non quello, non trovava davvero nessun argomento di conversazione con lei, tanto più quando notò che Orihime imperversava nello stesso imbarazzo in cui affogava anche lei.
 
Rimasero qualche interminabile istante in silenzio, prima che una delle due prendesse parola.
 
“Devo ringraziarti per quello che fai per Ichigo”
 
Orihime alzò la testa, stupita.
 
“Dopo tutte le sofferenze che ha dovuto subire è bello vederlo finalmente sereno”
 
Forse non pensava davvero quelle cose, ma sentiva che proferirle poteva aiutare l’amica a sentirsi meglio con sé stessa. E con lei.
 
Orihime sorrise, imbarazzata. “Non devi ringraziarmi. È una serenità reciproca”
 
“Sì, lo so” ammiccò Rukia. “Però volevo lo sapessi. Mi fa molto piacere vedervi uniti e felici”
 
Orihime la scrutò, un’ombra di amarezza sul volto illuminata da un bagliore di fiducia. “Lo apprezzo davvero tanto. Non tutti al tuo posto sarebbero così maturi. Non dopo... ciò che c’era tra te e Ichigo”
 
Rukia si affrettò a smentire, aiutata da un gesticolare piuttosto vivace. “Che dici? Non c’è mai stato niente tra me e Ichigo, a parte una sincera amicizia”
 
“Lo so” disse lei, e Rukia si placò, sperando che tanta animazione non avesse indotto il sospetto che fino a poco prima non esisteva; “Però ho sempre pensato che, alla fin fine, sareste finiti insieme... e ho l’impressione che anche Ichigo lo pensasse”
 
Era già successo, Rukia lo ricordava bene; Orihime si era accorta molto tempo prima che il suo legame con Ichigo era più profondo di quanto sembrasse a occhi estranei. E, pur non essendone mai convinta appieno, sarebbe stata subito pronta ad accettarlo e accantonare ogni dolce sentimento in onore dell’amicizia che condivideva con entrambi, senza alcun rancore e con la gioia più spontanea.
 
Rukia venne aggredita da un feroce senso di colpa. Orihime era la persona più buona e sincera che avesse mai conosciuto, un’anima pura e leale che mai avrebbe fatto volontariamente del male a qualcuno, nemmeno a un nemico. Ogni sentimento per Ichigo si oscurò per un istante, ottenebrato dalla volontà di proteggere l’amica da una cocente delusione; “Orihime, ascoltami attentamente” pronunciò, posando una mano sulla sua; “Se Ichigo e io avessimo dovuto finire insieme, sarebbe successo in altro momento che ‘alla fin fine’. E non è successo, perché non doveva succedere” mentì; “Il destino mi ha promessa a Renji fin da quando eravamo piccoli, ben prima che voi nasceste; e ha promesso te a Ichigo, ben prima che noi ci conoscessimo”
 
Orihime sembrò abbandonare lentamente l’alone di tristezza che annebbiava i suoi occhi dolci; sorrise, finalmente per la gioia. “Grazie, Rukia-chan. Per me è vitale sentirtelo dire”
 
Rukia ricambiò con calore il sorriso, anche se il destino aveva qualcosa in serbo per lei; Orihime infatti era meditabonda, covando pensieri che necessitavano una spinta di coraggio per venire fuori, spinta che lei stessa le aveva involontariamente dato.
 
“Sai, Rukia-chan, Ichigo non ne è il tipo, e ormai non è più l’uomo a doversi fare avanti...” annunciò, con solennità e insieme timidezza, “e quindi pensavo... che forse è arrivato il momento anche per noi... di compiere il grande passo”
 
Rukia spalancò la bocca in un’espressione di pura gioia, mentre qualcosa dentro di lei moriva. “Vuoi proporglielo tu? Ma è fantastico! Non vedo l’ora di assistere al vostro matrimonio!”
 
“Sai, ci stavo pensando da tanto tempo, e volevo assicurarmi che a te non pesasse...” continuò la donna, fattasi seria. Rukia la interruppe con una risata nervosa: “E perché dovrebbe? In fondo sono sposata anch’io, come può pesarmi che anche lui si sposi?”
 
Orihime la fissò, impassibile, mentre cercava di decifrare ciò che aveva sentito.
 
Rukia si morse la lingua, maledicendo quell’abnorme scheletro nell’armadio che ogni tanto faceva capolino dall’anta e invadeva il suo spazio vitale.
 
Per sua fortuna Orihime sorvolò, fedele ai suoi principi di non pensare mai male degli amici. “Rukia-chan, ti offenderesti se nominassi Tatsuki mia testimone?”
 
Rukia finse di non aver mai detto quella castroneria. “Certo che no, Orihime. So quanto sei legata a Tatsuki e comprendo i motivi della tua scelta”
 
“Anche perché probabilmente sarai quella di Ichigo” aggiunse la donna, sfoggiando un sorriso con la vena di imbarazzo che sembrava ormai dissipato dal discorso di poco prima dell’amica.
 
Orihime lo conosceva molto bene, e così anche lei; e proprio per questo non poteva che concordare la previsione sulla futura scelta di Ichigo.
 
 
Rukia venne distratta dai doveri di amica e riportata alla brutale realtà. La logica e il buonsenso avrebbero imposto a Ichigo di scegliere Renji, o magari Uryu, come suo testimone; ma Ichigo, come spesso era accaduto, se ne infischiava della logica e del buonsenso, preferendo lasciarsi guidare dal cuore e dall’istinto. Ed entrambi avrebbero propeso per lei, come testimone delle sue nozze.
 
Si morse il labbro, preoccupata. Sperava solo che ciò non avrebbe portato a situazioni potenzialmente pericolose.
   
 
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