Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: nikita82roma    01/03/2017    4 recensioni
Rick ha detto a Kate che non sarebbe stato a guardarla mentre buttava via la sua vita. È tornato a casa dopo la consegna del diploma di Alexis quando sente bussare alla porta del loft. Ma non è Kate, è Esposito che lo avvisa che Beckett è in ospedale gravemente ferita. Si parte da "Always" ma il percorso poi è completamente diverso.
FF nata da un'idea cristalskies e con il suo contributo.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Rick Castle, William Bracken | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fuori dalla sala interrogatori Kevin, Kate e Nick avevano raggiunto Javier. Volevano sentire anche loro cosa aveva da dirgli Castle, perché il cellulare di Kate lo aveva seguito nei suoi spostamenti subito dopo il fatto.

- Certo, così tutto torna. - Esordì Price che era rimasto, pensieroso, in silenzio, fino a quel momento, attirandosi gli sguardi perplessi degli altri tre.

- Cosa è che torna Nick? - Chiese Kevin.

- Castle. Tutto quello che ha fatto. C’è lui dietro tutta questa storia! Andiamo ragazzi, come avete fatto a non pensarci? Tu Kate irrompi per caso nella sua vita e lui casualmente decide di seguirti, facendoti da ombra in tutto quello che fai. Diventa vostro amico, ti fa riaprire il caso di tua madre e ti è sempre vicino. 

- Cosa vuoi dire Price? - chiese aggressivo Esposito

- Ho studiato e fatto ricerche. Quante volte Castle ha rischiato di morire? Eppure ne è uscito sempre illeso. Con Cooman che ti ha costretto ad ucciderlo. Si è accorto guarda caso troppo tardi del cecchino, è sopravvissuto all’agguato prima e all’esplosione della sua auto poi, per miracolo. Quanto è fortunato quest’uomo? È possibile? 

- Nick, ma cosa stai dicendo? - chiese Kate adirata con lui per quelle insinuazioni.

- Pensaci Kate, non si sa nulla di lui, chi è suo padre? E se ci fosse lui dietro questo? Se in realtà tutto quello che sta facendo è per quella parte misteriosa della sua famiglia? Come fai ad essere così sicura di lui, Kate? Sei sempre sicura di lui! - sembrò quasi rimproverarla per questo e lei stava per rispondergli infastidita dal suo atteggiamento, quando arrivò la Gates.

- Signore, c’è una cosa che dovrei dirle. - Esposito aveva bloccato la Gates poco prima che andasse ad interrogare Castle. Voleva farlo personalmente, convinta di essere l’unica, tra loro, che sarebbe riuscita a mantenere imparzialità: Esposito e Ryan erano suoi amici e Price gli era palesemente ostile.

Il capitano si fermò seccata dell’interruzione del suo detective.

- Qualunque cosa sia, me la dirà dopo, Esposito. Ora devo interrogare il signor Castle. - Fece un gesto con la mano per spostarlo ma lui le si parò davanti.

- Aspetti, Capitano. Riguarda proprio questo. Sono stato io a portare il cellulare di Beckett a Castle. 

I quattro lo guardarono allibiti, la Gates indietreggiò di un passo fissando il suo detective negli occhi.

- Cosa ha detto Detective Esposito?

- Ho preso il cellulare di Beckett e l’ho portato io a Castle. - Ripeté l’ispanico cercando di darsi forza da solo.

- C’è un valido motivo per cui lo ha fatto? - chiese tagliente il Capitano.

- Sì, signore. 

- E sarebbe Esposito?

- Una cosa privata che riguarda il detective Beckett e Castle, ma…

- Nessun ma, Detective. Mi segua nel mio ufficio. 

 

Esposito ne uscì qualche minuto dopo. Sospeso per 2 settimane senza stipendio e poi la commissione degli affari interni avrebbe giudicato la sua posizione. Kevin era sinceramente dispiaciuto per il suo amico, mentre Price sembrava che lo fosse di più perchè Castle non era immischiato. Kate prese da parte l’ispanico, voleva delle spiegazioni e le voleva subito.

- Mi dispiace Beckett. Io… ho letto il tuo messaggio, quello che non avevi ancora inviato. Per questo ho portato il telefono a Castle. Tu eri molto grave e lui era giusto che sapesse.

- Non dovevi farlo Javier. Non dovevi metterti in mezzo in questa cosa. - lo rimproverò.

- Se lo hai scritto volevi mandarlo, no? Se quando pensavi che stavi per morire hai pensato solo a lui vuol dire che lui era importante, non è vero Kate? Beh, per me doveva saperlo e non mi importa delle conseguenze.

- Dovevi dirmelo subito. - gli disse con rabbia.

- Non spettava a me farlo. Non puoi prendertela con me. 

Mentre Esposito se ne andava mestamente Kate sentiva il suo stomaco rimpicciolirsi. Tutte le sensazioni provate in quel vicolo tornarono prepotenti nella sua mente. Stava per morire e voleva far sapere a Castle che anche lei lo amava, e avrebbe solo voluto avere del tempo per dimostrarglielo. Lo aveva avuto, lo aveva amato come non pensava poter essere in grado di amare. Aveva tempo, adesso, ma non poteva avere lui, non doveva volere lui. E si sentiva morire, proprio come in quel vicolo.

 

 

Dove lo avevano portato non era una stanza per gli interrogatori. Qualche volta era stato lì con Kate per parlare con alcuni testimoni o parenti delle vittime, però, in sostanza si differenziava solo per l’assenza del vetro di osservazione: c’erano 4 sedie ed un tavolo e questo era tutto. Castle se ne stava seduto da una parte le mani ammanettate poggiate sul piano cercando di muoversi il meno possibile per evitare ulteriore fastidio. Quando la porta si aprì questa volta sì girò di scatto e sentì un corto circuito interno quando i loro occhi si incrociarono brevemente prima che lei spostasse lo sguardo. Appoggiò un fascicolo sul tavolo e si sedette davanti a lui. Gli osservò le mani e prese le chiavi per liberarlo: fu un attimo, ma come si avvicinò, Rick invece che sperare che lo facesse presto fermò la mano di Kate prendendola con la sua. Guardavano entrambi le loro mani unite, con la sensazione stupita che fosse naturale. Beckett fu sorpresa ma non riuscì immediatamente a liberarsi, sentire le sue dita sfiorarla ancora, le loro mani unite ancora era un tuffo in quel passato che voleva, doveva, dimenticare ma non ci riusciva, né a lasciare la sua presa né a dimenticarlo. Le sue dita erano sempre così morbide e solo quando inavvertitamente toccò l’acciaio delle manette si ricordò cosa doveva fare. Come Rick la sentì muoversi lasciò la presa e Kate gli fu intimamente grata per non dovergli chiedere altro. Aprì le manette e gli accarezzò i polsi per sfilarle, molto più di quanto avesse intenzione di fare nella sua mente, ma le mani sembravano seguire indicazioni dettate da altri, non da lei, da qualcuno che preferiva accertarsi che stesse bene e deglutì rumorosamente quando vide il segno rosso lasciato sul suo braccio sinistro. Riuscì con fatica a resistere alla tentazione di accarezzarlo di nuovo focalizzandosi sul perché era lì, su quello che gli doveva dire ma non riusciva a parlarci. Tutta la sua sicurezza si era sciolta nel momento in cui lui aveva preso la sua mano, e con un semplice tocco aveva sgretolato di nuovo le poche macerie del muro che era riuscita a fatica a provare a ricostruirsi intorno, ma aveva troppe crepe ed era troppo facile per lui trovare il modo di arrivare a lei, era sempre troppo facile per Castle aggirare le sue difese.

Beckett si sedette davanti a lui, stando bene attenta a non incrociare mai il suo sguardo: aveva aperto il fascicolo davanti a se e teneva gli occhi ben fissi su quello, alzandoli solo di sfuggita per vedere cosa stesse facendo. Lo vide massaggiarsi i polsi, sembrava distratto e noncurante di essere lì e del perché.

Il silenzio tra loro cominciava ad essere imbarazzante. Doveva essere lei a parlare, ma si trovò nell’insolita sensazione di non sapere cosa dire o fare. Quello non era un interrogatorio, lei non aveva nemmeno la possibilità di farlo non essendo ancora tornata a lavoro. La Gates le aveva concesso quel confronto, in quel luogo sarebbe stato più facile.

- Grazie - le disse Rick rompendo il silenzio ma lei non ripose. - Le avevano strette un po' troppo. Preferivo quando me le mettevi tu.

Kate sentì il suo cuore sparire per qualche istante dal suo petto. Stava lasciando che lui portasse avanti la discussione sui suoi binari e non poteva permetterlo, perché sapeva che avrebbe minato le poche certezze che si era imposta.

- Perché lo hai fatto Castle? - disse con la voce più autorevole che riusciva a fare, ma ne venne fuori qualcosa che sembrava più una supplica.

- Io… io non ho fatto nulla Kate. Andiamo, non puoi denunciarmi per aggressione per quella sera in hotel, lo sai non ti farei mai del male. Credimi. - Era addolorato e triste e lei dovette fare uno sforzo incredibile per non andarlo a consolare, a dirgli che lei gli credeva, che non poteva mai credere a nessuna accusa nei suoi confronti. 

- Non si tratta di quello, Castle. Stiamo parlando del mio ferimento. Perché hai tu il mio cellulare? - disse tutto d’un fiato con lo sguardo fisso altrove. Si era alzata ed appoggiata di lato al tavolo. Non lo guardava, non era forte abbastanza.

- Io… non è come sembra Kate. Non puoi credere che io sia coinvolto in questo. Kate… guardami. Non puoi pensarlo.

- Voglio solo sapere perché lo hai tu e perché non mi hai detto nulla.

Rick sentì il gelo nella sua voce e si irrigidì a sua volta.

- Credo che sia meglio che chiami il mio avvocato adesso. - Sospirò mestamente

- Non sei in arresto Rick, questo non è un interrogatorio ed io non sono un poliziotto. Voglio solo sapere il perché. Mi devi delle risposte almeno.

Castle sembrò confuso. La guardava cercando lui delle risposte. Perché era lì allora? Non poteva tradire Esposito, avrebbe passato dei guai e non sarebbe stato giusto. 

- Esposito ha detto che è stato lui a portartelo. Perché non mi hai detto nulla Rick? Perché? - si era voltata e lo guardava negli occhi dall’alto in basso. Vedeva negli occhi di lei un luccichio che ben conosceva, di quando faticava a trattenere le emozioni.

- Cosa dovevo dirti? Che sapevo che anche tu mi amavi? Che quando stavi per morire avevi cercato me? Dio mio Kate! Ti sembrava così strano che avrei voluto sentirmelo dire da te? Lo sai come sono stato in quei giorni quando i medici non sapevano se ce l’avresti fatta? Lo sai quante volte mi sono sentito in colpa, mi sono chiesto se ti avessi risposto subito se tu ti saresti salvata?

- Cos’è Castle, una vendetta? Dato che io ti avevo detto di non ricordare le tue parole tu hai fatto finta di non sapere del mio messaggio? Volevi rendermi lo sgarbo? È su questo che si è basata la nostra storia? Su uno scambio di bugie?

- Cosa stai dicendo Kate? E poi adesso che senso ha parlare su cosa si è basata una storia che per te evidentemente non ha avuto alcun significato? Forse le bugie erano altre, erano quelle dette visto come hai spazzato tutto via, come hai cancellato noi con un colpo di spugna.

- Non cambiare discorso Castle!

- Cambiare discorso? Perché ti preoccupa tanto sapere che io avessi letto il messaggio eh? Perché quando uno sta per morire o sta per perdere la persona che ama è sincero? Ti spaventa la sincerità Kate? Allora la vuoi la mia sincerità? Io ti amo. Ti amo e volevo passare tutta la mia vita con te.

Le si voltò di nuovo interrompendo il loro contatto visivo.

- Vedi? Hai paura della mia sincerità. O forse ti faccio pena, perchè mi sono illuso che importasse anche te di noi? Io ti credevo quando dicevi di amarmi, sono stupido eh? Dovevo saperlo che era troppo per essere vero.

- Basta Castle.

- No Kate, adesso mi ascolti. Non sono io che ti ho lasciato senza spiegazioni e tu pretendi delle risposte da me? Potevi almeno essere sincera, dirmi che avevi solo bisogno di qualcuno che ti facesse compagnia, senza implicazioni. Ti sarei stato vicino, ci saremmo divertiti ugualmente, ma non mi sarei illuso.

- Pensi veramente questo? - Chiese non sapendo se essere dispiaciuta o sollevata.

- Cosa dovrei pensare? Una persona che ti ama non ti lascia come hai fatto tu. Non ti dice che quello che c’è stato tra noi è tutto finto. Mi hai detto che è finto, capisci Kate? Che i nostri baci erano finti, che quando facevano l’amore era finto, che quando ti addormentavi su di me e ti abbracciavo era finto, quando mi prendevi il volto tra le mani e mi guardavi prima di baciarmi era finto. 

- Ti prego Castle.

- Cosa c’è Beckett? Non può farti male qualcosa di finto, quindi ora non fingere che ti dispiace. Non voglio la tua pietà. Ho sbagliato a non dirti che sapevo del tuo messaggio, è vero. Ma io non ti ho mai mentito quando ti dicevo che ti amavo, che ti amo.

- Perché continui a dirmelo Castle? Che cosa vuoi da me adesso?

- Niente, non voglio più niente. Tu hai deciso per noi, per me e per te, di far finire tutto, ma non puoi decidere quando io smetterò di amarti e nemmeno impedirmi di dirtelo. Tanto per te non vuol dire nulla, quindi, non ti deve importare.

- Mi dispiace Castle.

- Di cosa? Di avermi illuso, preso in giro, mentito… Perché tu mi accusi di averlo fatto, ma la prima a mentirmi sei stata tu. O quando mi dicevi di amarmi o quando mi hai detto che è tutto finto. E non so cosa sia peggio.

Rick si alzò e arrivato alla porta della stanza prima di uscire si fermò a guardarla. Si stava mordendo il labbro inferiore come faceva sempre quando era troppo nervosa o… non voleva pensarci all’altro caso nel quale lo faceva. Teneva le braccia incrociate sul petto, chiusa a lui e al resto del mondo.

- Se non sono indagato, in arresto o niente di tutto questo io me ne vado. Addio Kate.

La lasciò lì, era lei che doveva metterlo in un angolo, lo aveva fatto lui. Aveva sentito nelle sue parole quella rabbia che sperava di sentire dall’inizio, quando invece c’era solo amore. Doveva esserne felice, era quello che voleva, che lui fosse arrabbiato con lei, che la odiasse fino a dimenticarla, eppure le faceva male: non c’era niente di più vero di quello che c’era stato tra loro, del suo amore per lui, dovergli far credere che invece non era così la lacerava ma era necessario per lui, per la sua sicurezza. Sapeva che dopo tutto questo tra loro non ci sarebbe potuto più essere nessun futuro, nemmeno se e quando avrebbe risolto il caso che prima era di sua madre ed ora era diventato anche il suo. Era una strada dalla quale non poteva tornare indietro, era un tunnel infinito di rimpianti, aveva buttato via la sua possibilità di felicità con la persona che amava di più e l’aveva fatto solo per preservarlo, perché lo amava di più della sua stessa felicità ma non poteva dirglielo. Aspettò qualche minuto ed uscì anche lei, Kevin e Nick la aspettavano fuori. Avevano visto andare via Castle come una furia, percorrere il corridoio ad ampie falcate fino all’ascensore chiamato premendo il pulsante con eccessiva violenza.

- Non è andata bene vero? - sì azzardò a chiedere Ryan.

- È andata come doveva andare. - sospirò Kate.

L’irlandese non disse altro, annuì senza aver veramente capito le parole della sua amica, tornando alla sua scrivania.

- Dovresti tornare a casa adesso - Price le porse un fazzoletto per asciugarsi gli occhi arrossati: non stava piangendo ma era un suo evidente gesto per farle capire che sapeva che lo aveva fatto.

- Sì, dovrei… È meglio. - Beckett si avviò verso l’ascensore senza accorgersi che Nick la seguiva. Quando si voltò e lo vide dietro di se lo guardò con aria interrogativa.

- Ti accompagno. - Non era una domanda quella del detective

- Non serve, c’è chi mi guarda le spalle. - Disse Kate sarcastica

- Non voglio guardarti le spalle, ma offrirti la mia per sfogarti.

- Non credo accadrà, Nick. - rispose secca

- Allora permettimi solo di esserti vicino. Come amico, naturalmente. Non ti fa bene stare sola, lo sai.

Beckett accetto sospirando. Non era la sua presenza che avrebbe voluto e sì, avrebbe preferito stare sola a macerarsi nel suo dolore, ma doveva cercare una via di fuga. Giunti al parcheggio si incamminarono verso la macchina di Price che aprì lo sportello a Kate per farla entrare mentre i suoi agenti di scorta la seguivano sull’altra auto. Nessuno si accorse che Castle era ancora lì, appoggiato alla sua auto ed aveva visto tutta la scena con i pugni serrati, la mascella contratta e il cuore in mille pezzi sull’asfalto.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: nikita82roma