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Autore: Emmastory    01/03/2017    1 recensioni
Anche se il tempo continua a scorrere, le cose nell'un tempo bella e umile Aveiron sembrano non cambiare. La minaccia dei Ladri è ancora presente, e una tragedia ha ora scosso l'animo dei nostri amici. Come in molti hanno ormai capito, quest'assurda lotta non risparmia nessuno, e a seguito di un nobile sacrificio, la piccola ma coraggiosa Terra sembra caduta in battaglia, e avendo combattuto una miriade di metaforiche e reali battaglie, i nostri eroi sono ora decisi. Sanno bene che quest'assurda e sanguinosa guerra non ha ancora avuto fine, ma insieme, sono convinti che un giorno riusciranno a mettere la parola fine a questo scempio, fatto di sangue, dolore, fame, miseria e violenza. Così, fra lucenti scudi, affilate spade e indissolubili legami, una nuova avventura per la giovane Rain e il suo gruppo ha inizio. Nessuno oltre al tempo stesso sa cosa accadrà, ma come si suol dire, la speranza è sempre l'ultima a morire.
(Seguito di: Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo XIV

Nuovi orizzonti

Prima che potessi accorgermene, dieci giorni se n’erano già andati, e di Lady Bianca neanche l’ombra. Il tempo continuava a scorrere, e nell’attesa, lo ingannavo scrivendo. Anche se da poco, avevo ripreso in mano il mio diario, continuando a scriverci e annotarvi qualunque cosa mi accadesse. Tenendolo aperto sulla mia scrivania, rileggevo ogni riga che avevo scritto fino a questo momento. Nel farlo, mantenevo il silenzio, ma inevitabilmente, finii per farmi prendere la mano dalle mie stesse emozioni, e pur non piangendo, sentii gli occhi bruciare. Le mie lacrime volevano uscire, ma io non volevo permetterglielo. In fin dei conti, Terra giocava felice nella stanza accanto, e ad essere sincera, non volevo che mi sentisse. Sedendomi sul letto, continuai a leggere, notando per caso alcune righe dedicate a Stefan. Ricordavo bene di aver scritto più è più volte quanto lo amassi, e mentre i minuti continuavano a scorrere, decisi di chiuderlo e smettere di leggere. Non potevo farcela. Troppi ricordi, troppe frasi, troppe emozioni, troppo. Decisamente troppo. Richiudendo quindi quel piccolo quaderno nel cassetto della mia scrivania, mi sedetti di nuovo sul letto, e poco dopo, sospirai. La malinconia era tornata ad essere la mia unica compagna, e benché fossi felice delle fortune e delle gioie riservatemi dalla vita negli anni, ora sentivo di avere di nuovo il morale sotto le scarpe. Sospirando ancora, fissai lo sguardo sulla porta della stanza, notando poi qualcosa. La maniglia si abbassò lentamente, e dopo un singolo attimo, Samira fece la sua comparsa sulla scena. “Rain, va tutto bene?” mi chiese, incerta e dubbiosa. Muta come un pesce, non risposi, e non facendo altro che guardarmi, la mia amica ebbe l’unica reazione di sedersi accanto a me. “Dai, parlamene. Starai subito meglio, vedrai.” Mi pregò, in tono quasi supplichevole. “Vedi, Stefan ed io… ne abbiamo passate tante insieme, ed io sono stanca. Non voglio più vivere tutto questo dolore, e tutti in questa Casa lo sanno, perfino la Leader.” Piagnucolai, guardandolo negli occhi e sentendo la mia voce spezzarsi come un fragile ramoscello. “Allora reagisci. Alzati da questo letto e fa qualcosa che ti renda felice.”  Mi rispose, evitando di staccare il suo sguardo dal mio e regalandomi un luminoso sorriso. “Ovvero?” azzardai, ponendole quella semplice domanda. “Inizia uscendo da questa stanza. A te piace scrivere, quindi perché non farlo? E poi pensa, hai due bellissime bambine, un marito che ti ama, un’intera famiglia pronta a sostenerti. Passa del tempo con loro. Fallo per me, e vivi.” Questa fu la sua risposta, che ascoltai in religioso silenzio, carpendone ogni parola. Attendendo una mia qualsiasi reazione, Samira sorrise di nuovo. In quell’istante, semplicemente vederla sorridere mi riempiva di gioia, e concedendomi del tempo per pensare, capii che aveva ragione. In fondo, perché dovevo continuare a lasciare che il dolore consumasse lentamente ogni cellula del mio corpo? Me lo chiedevo spesso, capendo solo ora che non c’era alcuna ragione di farlo. Ora come ora, la mia amica si era dimostrata saggia, riuscendo, con quelle semplici parole, a fornirmi un utile consiglio, che sicuramente avrei seguito. Poco tempo dopo, lei tornò a guardarmi, parlandomi stavolta con aria affranta. “Dovrei dirglielo?” biascicò, attendendo in silenzio una mia risposta al suo quesito. “Dire cosa?” non potei che chiedere, colta inspiegabilmente alla sprovvista. “Il segreto. Dovrei rivelargli tutto?” chiarì, poco dopo, rompendo il silenzio che intanto si era creato nella stanza. A quelle parole, quasi sbiancai. Anche se per poco, mantenni il silenzio, e riprendendo la parola, le dissi la verità. “Samira, ascolta. Tu stessa hai detto di non voler vedere Soren soffrire, e credo che dirglielo sistemerebbe tutto. Lui ti ama, è innamorato di te da sempre, e fidati, ti aiuterà, e insieme supererete anche questo.” Le parole che pronunciai non furono che sincere, e nel sentirle, la mia amica mi abbracciò. Sorridendo, la lasciai fare, e poco dopo, la vidi lasciare la stanza. Da quel momento in poi fui sola, e riprendendo in mano il mio diario, vi annotai anche questo. Inutile è dire che anche questa volta, il nero inchiostro della penna non mi risparmiò le mani, ma come sempre, non ci badai. Non appena mi accinsi a chiuderlo, qualcosa accadde. Per puro caso, mi ritrovai in mano uno dei disegni di Terra, lo stesso che mi aveva regalato. C’eravamo tutti, e sorridevamo. Molti dicono che nei disegni dei bambini non ci siano che inutile scarabocchi insensati, ma non sono di quest’avviso. Non lo dico solo perché è mia figlia, ma perché è vero. L’arte è un dono, e a quanto sembra, le è stato fatto alla nascita. Certo, il suo talento deve ancora sbocciare, ma poco importa. Ora come ora, sono di nuovo felice, e tutto grazie a Samira. Siamo diverse, ma lei è comunque una mia amica, e in quanto tale anche per lei, sono e sarò sempre pronta, come lei ha fatto per me, a offrirle il mio aiuto e tenderle una mano qualora ne abbia bisogno. Non so ancora se abbia davvero deciso di vuotare il sacco riguardo alla sua malattia, e mentre il tempo scorre, mi perdo nei miei stessi pensieri. Sembra sciocco, ma mi concentro su Rose e Terra. Sono la loro mamma, e le amo più della mia stessa vita, ma nonostante tale consapevolezza, un’altra verità, più dura della prima, si fa spazio nella mia mente. Le amo, certo, ma come una volta mi disse Rachel, non potrò proteggerle per sempre. Presto o tardi, entrambe dovranno imparare a combattere le loro ardue battaglie da sole, e benché io sarò sempre al loro fianco, non potrò fungere da scudo in eterno. Un’ora è passata, Stefan mi ha raggiunta, e mentre siamo entrambi occupati ad ammirare il tramonto fuori dalla finestra, ci baciamo, sperando ardentemente nel profilarsi, proprio davanti ai nostri occhi, di nuovi e luminosi orizzonti.
   
 
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