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Autore: FunnyYoungMe    02/03/2017    0 recensioni
Spesso la gente deve seguire altri in una strada dove non vogliono camminare: per affrontare una verità che fa male e per fare tutto ciò con una faccia seria, perché ti sei già arreso; o per nascondere il senso di vuoto con un atteggiamento doloroso di non essere te stesso...
Kyuhyun lotta per mantenere chi è diventato, mentre invece Yesung si dà per vinto nella sua vinta. Entrambi hanno bisogno dell'altro per essere chi sono veramente...
N.d.A: Ciao a tutti. Questa non è la solita storia d'amore KyuSung e quello che voglio davvero è, per tutti quelli che si prenderanno il tempo di leggerla (spero le diate una possibiità), che vi piaccia!!!
DISCLAIMER: Non mi appartengono Kyuhyun e Yesung, anzi, non mi appartiene nessun Super Junior menzionato. La storia non è mai accaduta nella realtà; è solo un prodotto della mia immaginazione, per cui a me appartiene solo la trama.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Un po' tutti, Yesung
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Salve carissime :) 
Sono tornata con il nuovo capitolo e ho appena finito di tradurre un altro... Mi piacerebbe commentare con voi questi capitoli; se mi lasciate recensioni, vi rispondo sicuramente. Anche a domande, curiosità e quant'altro ;)
Senza ulteriori indugi, vi lascio alla storia.

Buona lettura 3.3 

 


Mi sostituisci così facilmente?!


 

In un pub

 

Era certo che doveva fare qualcosa. Un pensiero continuava a tormentarlo nel profondo della sua mente, ma cosa riguardasse Kyuhyun non ne era sicuro né se lo ricordava bene. Il castano aveva la stessa sensazione di quando le madri chiedono di comprare qualcosa di ritorno a casa e ce ne si dimentica poco dopo.

Cosa dovevo fare? O ancora meglio, dove dovevo trovarmi? erano le domande che continuavano a tormentarlo, anche se lui le scacciava dalla mente, e non gli facevano godere la serata. Quell’insignificante turbamento riuscì a farsi sentire sopra la musica ad alto volume e anche se la testa gli pesava ed era annebbiata dal bere, quella preoccupazione era abbastanza limpida per lui. Incapace di ignorare quel presentimento fastidioso ancora a lungo, uscì quasi correndo dal locale, ma la sbornia lo colpì più presto di quanto fosse possibile, portandolo a svuotare lo stomaco di fianco all’entrata del pub.

 

Camera di Yesung

 

Come non era mai successo prima d’ora, letteralmente, Kyuhyun tornò a casa a piedi, con l’aria fresca che gli schiariva la mente. Almeno era abbastanza lucido da salire sul tetto del suo garage di casa per scavalcare il balcone del vicino, entrando quindi nella stanza del nanerottolo strano. Quello che vide era qualcosa che non aveva mai pensato possibile: il suo migliore amico stava attaccando qualcosa sulla testata del letto del moro e dopo, come un amico premuroso, sistemò la coperta che era caduta.

“Che fai qui?” Domandò Ryeowook. “Pensavo fossi occupato a divertirti, per questo non sei venuto nemmeno al nostro appuntamento...”

“La vera domanda è… cosa ci fai tu qui?” Kyuhyun non era più fermo alla portafinestra, ma aveva fatto qualche passo in avanti. Il sopracciglio inarcato si nascondeva sotto le ciocche di capelli che gli avevano coperto la fronte, mostrando al suo amico quanto fosse scontento.

“Sei venuto a stare da Yesung anche se sei ubriaco?!” Ryeowook scosse il capo con disapprovazione, non facendo caso allo sguardo torvo del suo dongsaeng ed ignorando la sua domanda.

“Non mi sembra si stia lamentando, mentre invece tu dovresti solo andartene ora”, e in qualche modo, nel suo stato semi-ubriaco, riuscì ad indicargli la portafinestra.

Ryeowook, però, decise di uscire dalla porta, come una persona normale, inquieto all’idea di lasciare il suo amico ubriaco con il moro, anche se sapeva che era impossibile opporsi a Kyuhyun, soprattutto nello stato in cui si trovava.

Kyuhyun si avvicinò al letto fissando Yesung con un piccolo broncio in viso, le sue dita accarezzarono le guance del dormiglione. “Mi sostituisci così facilmente? Continua così e prima o poi mi vendico...”, sbuffò Kyuhyun, dando un colpetto sulla fronte del moro.

Yesung si mosse un po’ mentre il più giovane indietreggiò, colpendo la parete, e stava per dare una strigliata all’altro, ma quando Kyuhyun vide che il moro non si era svegliato, sospirò di sollievo e si lasciò andare al sonno.

 

 

Un trillo irritante risuonava nella sua testa come un martello e Kyuhyun, frustrato, si alzò estendo gli arti che gli facevano male per la posizione scomoda nella quale aveva dormito, appoggiato contro una fredda parete.

Sul comodino c’era un telefono e la luce rossa di notifica continuava ad accendersi per sua sfortuna, infastidendolo fino a quando non premette il tasto destro e lesse il messaggio. “Perfino il suo telefono non ha senso”, brontolò Kyuhyun seccato, infastidito e pure arrabbiato per il contenuto del messaggio. Perfino il suo odore era insopportabile e niente poteva rimetterlo in sesto se non un bagno.

 

 

I suoi occhi si aprirono di scatto. Qualcosa non andava. Yesung era rilassato e aveva dormito molto bene… Suo padre non lo aveva svegliato e quello era strano. Era un giorno feriale, quindi non era normale che l’uomo non fosse ancora arrivato. Yesung si appoggiò sui gomiti e vide il sole splendente fuori e quello gli confermò che era abbastanza tardi.

“Forse dovrei andare visitarlo”, sussurrò a se stesso, togliendosi le coperte di dosso, ma si bloccò sul posto, con una gamba fuori dal letto. La ragione dello sbalordimento era alla porta: il vicino, con i capelli umidi, aveva delle gocce d’acqua che gli solcavano il viso bellissimo, scendevano lungo il collo e sparivano sotto il colletto della camicia che indossava.

“I ragazzi sono veramente belli quando escono dalla doccia”, pensò Yesung, incapace di spostare gli occhi dal corpo del giovane,

“Ti piace quello che vedi?” Disse Kyuhyun, sogghignando nella maniera più arrogante possibile.

“No, in realtà no. Più che altro mi domandavo… Primo, cosa diamine ci fai qui? Secondo, chi ti ha dato il permesso di docciarti a casa mia? E terzo, perché stai indossando i vestiti di Heechul?” Mentre diceva quelle parole ed elencava ogni domanda con le dita, il moro aveva già risistemato il letto. Odiava il caos.

“Rispondimi”, aggiunse con un tono esigente e scosso allo stesso tempo. “Perché sei qui? E se mio padre entrasse? Un momento...”, i suoi occhi si spalancarono come facevano quando entrava in panico. “Dov’è lui, mio padre?”

“Mi lasci rispondere o devo zittirti? Ho dei metodi interessanti per riuscirci e potrebbero piacerti.”

“Stronzo ragazzino”, mormorò Yesung a bassa voce, ancora allarmato per l’intera situazione.

“Ti rimangerai le tue parole e ti sentirai male per aver insultato il tuo guardiano dal cuore tenero”, disse Kyuhyun fingendo un’espressione ferita e portandosi una mano sopra il cuore.

“Sputa fuori quello che sai, ora!” Esclamò Yesung con le braccia incrociate sul petto, mostrandosi tosto quando invece era impaziente di sapere la verità.

“Il tuo grande padre insensibile ha lavorato durante la notte e per questo non è tornato. Ti ha mandato un messaggio ieri notte, alle tre...”, sottolineò l’ora, “… e mi ha svegliato. Siccome non sopportavo andare a dormire che puzzavo d’alcool...”

“Questa è nuova. Non la parte dell’alcool, ma il fatto che tu non potessi dormire per quello.”

“E...”, urlò Kyuhyun, bloccando Yesung, per niente meravigliato dell’interruzione del più basso e la sua osservazione irriverente.

“Dovevo indossare qualcosa, o preferivi che restassi nudo?” Le sue sopracciglia si sollevarono in modo canzonatorio. Il moro sbuffò a quel commento e scosse il capo al pensiero ‘orribile’ di lui nudo.

Kyuhyun sentì all’improvviso una stretta in entrambe le braccia mentre qualcuno lo trascinava.

“Con poche semplici parole sei diventato così avido di me, è così...”

“Stavi sgocciolando sul parquet della mia stanza, per cui sgonfia un po’ il tuo enorme ego; non tutto ha a che fare con te”, e detto ciò, Yesung gli diede le spalle, uscendo sul balcone. Il sentimento trascurato si fece di nuovo strada dentro Kyuhyun, facendolo arrabbiare con il ragazzo solitario.

Quando Yesung entrò in camera sua, il vicino non era più lì e lui sapeva perfettamente dove si trovava per cui, prima di raggiungerlo, controllò la stanza e notò qualcosa: sulla testiera del letto c’era un disegno. Incuriosito, dimenticandosi di ciò che voleva fare, si avvicinò al letto e mentre prendeva in mano il pezzo di carta, si sedette d’istinto sul cuscino.

Il disegno lo ritraeva addormentato, un gioco di luci e ombre che lasciava intravedere le sue emozioni, rendendo il ritratto affascinante. Riusciva a percepire la stanchezza e perfino tutti i sentimenti nascosti che aveva accumulato negli ultimi mesi; anche l’artista doveva aver notato questi particolari, per essere stato capace di rappresentarli fedelmente.

Yesung, vedendo se stesso sotto quella prospettiva, aveva avuto una fitta al cuore perché lo addolorava, anche sapere che qualcun altro aveva intravisto il suo dolore. Non sapeva se sentirsi sopraffatto dall’emozione o solamente depresso perché entrambi avrebbero significato il suo tracollo.

“Perché mi sono ridotto a… questo?” Sussurrò prima di mettere il disegno sotto il cuscino, sia per tenerlo al sicuro che per nasconderlo, come fosse una verità dolorosa e non fosse mai esistito. “Non riesco a sopportare quello che sono diventato.”

 

 

Lentamente, per non fare confusione dato che sapeva quanto sono sensibili i ragazzi quando giocano ai videogiochi, perché anche il più minimo rumore e lo schiacciare del pulsante sbagliato sarebbe significato diventare l’obiettivo della loro ira funesta, Yesung entrò nella stanza di Heechul. Si sedette sul bordo del materasso, in silenzio, a guardare il gioco proiettato sullo schermo della televisione.

Il vicino non era così male, anzi, era eccezionale, il miglior giocatore che avesse mai visto giocare, anche se Yesung gioì quando il livello di vita si abbassò. Il moro ridacchiava ogni volta che la barra si abbassava, fino a quando Kyuhyun buttò a terra irritato il joystick e si girò a trucidare con lo sguardo l’altro. Se gli sguardi uccidessero, Yesung sarebbe più che morto.

Il più basso alzò le spalle e disse indifferente: “Cosa?”

“È colpa tua… Non potevi solo… Quelle risatine… Ho perso e tu continuavi a fare rumore e a distrarmi!” Esclamò incoerentemente Kyuhyun. Era talmente arrabbiato che non riusciva a parlare bene e in modo sensato.

Solo dopo aver sospirato profondamente, e aver rilasciato tutta la frustrazione, riuscì a parlare. “Sì, è colpa tua. Non sai quando stare zitto, ma non parli quando devi… Non riesci a fare qualcosa bene?”

“Io?! Mi stai accusando di fare qualcosa in modo giusto! Non è colpa mia se sei un patetico perdente che non riesce a vincere un videogame! Hai perso per la tua incapacità e incolpi me, con una giustificazione pessima. Tsk.”

“Tu...”, sibilò frustrato Kyuhyun. “Taci e basta...”

“Solo perché ho ragione...” Yesung si ritrovò con le spalle al muro, il vicino che lo sovrastava con le sopracciglia contratte e la mano sopra la bocca del moro, zittendolo. Il più piccolo era scioccato per quel capovolgimento della situazione e quella posizione.

“Ti ho già avvertito di non interrompermi”, sussurrò Kyuhyun a denti stretti, ricevendo in risposta solo le sue parole smorzate e uno sguardo torvo.

“Non ho capito. Ripetilo.” Un sorriso divertito spuntò sulle labbra di Kyuhyun, agitando ulteriormente il moro.

Yesung, però, era famoso per la sua pazienza, almeno in passato, e anche se il vicino poteva decifrare le sue espressioni, non poté vedere il sogghigno sul viso del moro, ma sentì solo del bagnato e un solletichio sul palmo della mano. Scioccato dall’improvviso contatto, spostò la mano e si allontanò dall’altro di scatto, guardandosi la mano in assoluto shock.

Il moro rimase fermo e prese entrambi i joystick, porgendone uno all’altro giocatore, sorridendogli.

“Giochiamo insieme. Sono certo vincerò questa partita, perciò quando vinci, non buttare a terra il joystick perché è di mio fratello e non voglio mi urli contro...”

Passando da uno stato di shock ad un altro, Kyuhyun fissò Yesung prima di sfoderare il suo tipico sorrisetto. Si sedette con la schiena appoggiata contro i piedi del letto e, all’improvviso, strinse la gamba del moro e lo tirò giù. Yesung lo guardò confuso.

“Facciamo le cose per bene… e tu imparerai a non sfidarmi mai.” Kyuhyun soffiò le parole davanti al suo viso, che si arrossò per il respiro caldo. “Non di certo per la vicinanza dei nostri corpi”, pensò Yesung.

Dopo delle lunghe ore passate a giocare e a bere, niente di alcoolico, entrambi uscirono sul balcone per prendere una boccata d’aria, dato che sentivano le teste pesanti.

“Mi hai davvero stremato… Non avrei mai pensato avessi quello in te.” Un finto sorriso accompagnò le non così pure parole.

“Perché devi sempre essere così? È così difficile per te...”

“Sì, è veramente dura”, disse Kyuhyun con un sorrisetto beffardo.

“Ragazzino pervertito, smettila di essere così volgare. Comunque, torna alla realtà; non sono un così bravo giocatore, ma il fatto che io abbia vinto una volta significa che sei il peggiore nei dintorni.”

“Cosa hai intenzione di fare, vantartene dappertutto e ogni volta con chiunque?!” Kyuhyun era chiaramente seccato dalla presa in giro del più basso, ma non gli avrebbe permesso di continuare per molto. “Sono il migliore coi videogiochi. Per questo mi chiamavano GameKyu.”

“GameKyu?! Quanti anni hai, cinque?” Yesung scosse la testa e rise beffardo.

“Una volta sì, ma lo uso ancora… Quindi, ti vanterai di aver sconfitto il Re dei videogame?”

“No, non lo farò.” La sua voce conteneva una sofferenza nascosta che non venne ignorata dal castano. “Non ho nessuno a cui dirlo perché raramente parlo alle persone. Inoltre, non vado da nessuna parte.”

Quando Yesung alzò lo sguardo, il vicino aveva uno sguardo curioso e si rese conto che si era lasciato andare troppo, più del dovuto, per cui, per sbarazzarsi dell’atmosfera imbarazzante e delle possibili domande, aggiunse imbronciato: “In più, non c’è niente di cui vantarsi. Batterti e vantarmene lo considero vergognoso.”

Kyuhyun era accigliato e dopo qualche istante disse: “Perché?”

“Perché, cosa?”

“Sai cosa voglio dire… Perché ti chiudi in camera? Perché non hai nessuno con cui parlare? Perché sei così spaventato di stare da solo nella tua stessa casa?”

“Perché vuoi saperlo? Non hai nessuna motivazione per farmi queste domande e soddisfare la tua curiosità. In effetti, non dovresti essere curioso su di me e qualunque cosa mi riguardi; sono informazioni inutili e non necessarie per te.”

“Voglio solo sapere. È semplice curiosità e in questo modo, posso comprenderti meglio.”

“Be’, non c’è bisogno che tu mi capisca. Non insistere; non ti dirò niente, per cui puoi anche smetterla di domandare.”

“Non lo farò. Non sei così importante ed eccitante, non mi sveglio la mattina o respiro a causa tua… Non vivo per risolvere i tuoi problemi”, sentenziò offeso Kyuhyun. Non capiva come potesse osare parlargli in quel modo.

“Lo immaginavo… Comunque, ho fame. Dopo tanto tempo, sono io quello che vuole mangiare e non vengo forzato… e non ho niente.” Yesung stava per girarsi e andarsene quando sentì una presa sul braccio. Voltò la testa e Kyuhyun istintivamente rimosse la mano.

“Cosa ti piacerebbe mangiare?” Domandò piatto Kyuhyun.

“Galbijjim”, rispose subito. “Mi è sempre piaciuto quindi sì, galbijjim.”

“D’accordo, aspetta qui. Ti porto quello che hai chiesto.”

“Davvero?” Gli occhi di Yesung brillarono speranzosi e pieni di gratitudine.

Kyuhyun annuì prima di rientrare in camera, lasciando indietro il ragazzo meravigliato.

“Be’, mi sa che devo solo aspettare”, e dopo aver guardato un’ultima volta il cielo, si lasciò scivolare lungo la parete, con la testa appoggiata sulle ginocchia che teneva abbracciate.

 

 

“Ehi, ti sei addormentato in un attimo… Dai, sveglia.” Kyuhyun accarezzò i capelli del moro, il quale sobbalzò al contatto improvviso.

“Ho portato da mangiare”, disse il ragazzo sorridendo e mostrandogli il cibo.

Yesung sbatté gli occhi un paio di volte per abituarsi alla luce ed infine, senza tante parole, cominciò a riempirsi la bocca.

Ogni volta che c’è di mezzo il cibo, c’è sempre silenzio, ma stava andando oltre la loro ‘cena’. Kyuhyun vide che il moro stava tremando dal freddo senza fare qualcosa per coprirsi.

“Tieni”, disse Kyuhyun all’improvviso mentre copriva il moro con una coperta presa dal letto. “Non sei nemmeno capace di prenderti cura di te; sei troppo pigro perfino per prendere una coperta o anche solo di entrare in stanza?” Domandò, come una madre che sgrida il proprio figlio, prima di sedersi di fronte a lui, sempre con uno sguardo ammonitorio.

“Perché mi stai guardando in quel modo? Ho fatto qualcosa di sbagliato?” Chiese Yesung, anche se rimpianse di averlo fatto quando vide una vena pulsare rabbiosa sulla fronte del castano.

“Quindi, ancora una volta, ho parlato a me stesso e tu non mi hai sentito?”

“Scusa”, mormorò il moro.

Il vicino meritava almeno delle scuse; non sembrava solo arrabbiato per essere stato ignorato, ma Yesung percepì anche della tristezza e stanchezza nel modo in cui lo stava guardando per la maniera in cui aveva pronunciato le parole.

Kyuhyun venne preso alla sprovvista. Quella scusa era inaspettata e fece sì che il suo commento, “Certamente, a nessuno importerebbe di te quando neanche tu lo fai per te stesso”, che stava per dire, ma preferì pensarlo e basta.

“Se tu avessi prestato attenzione, avresti dovuto rispondermi, visto quanto tu sia un ‘ragazzo gentile’, anche se ti stavo solo rimproverando visto che ero divertito e… preoccupato”, Kyuhyun sussurrò l’ultima parte, sperando che il moro non l’avesse sentito, ma per sua sfortuna, Yesung aveva inteso la parola.

“Preoccupato?” Yesung ripeté più a se stesso visto che quella parola era la giusta causa scatenante delle sue afflizioni, o meglio, dei pensieri che aveva avuto ultimamente. O almeno da quando il vicino aveva cominciato a stare con lui ogni notte e anche ogni giorno. Per cui, quello era il momento giusto per lasciare da parte quei dubbi e forse, porre fine a qualunque cosa ci fosse tra loro.

“Sono curioso di una cosa, ma non sei obbligato a rispondermi… Uhm, sì, sarà così che te lo dico. Perché stai facendo tutto questo? Cosa stai cercando di ottenere comportandoti così? E con così intendo stare con me e perfino preoccuparti per me...”

 

   
 
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