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Autore: _NimRod_    02/03/2017    1 recensioni
In piedi nello stretto corridoio centrale del treno, il ragazzo guardò il sedile accanto a sé. La tizia con il taglio alla Semola e gli anfibi si esaminava le unghie smaltate di rosso scuro. Era quasi certo ci fosse un girone speciale dell’Inferno riservato unicamente a coloro che nell’ora di punta occupavano la seduta di fianco alla propria con giacca e borsa, costretti per l’eternità a rimanere scalzi, in piedi su braci ardenti, impossibilitati a sedersi per via delle giacche e delle borse inamovibili che ricoprivano ogni superficie rialzata del girone. Aveva un quarto d’ora scarso di treno davanti, era mattina presto e si moriva di caldo: non aveva per niente voglia di mettersi a sindacare e probabilmente dover discutere per uno stupido sedile per una questione di principio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Valentino sentì il rumore di un’auto fermarsi e spegnere il motore. Premette ripetutamente il tasto per abbassare il volume del portatile e rimase in ascolto, posando l’evidenziatore aperto accanto al libro.

Silenzio.

Si spinse all’indietro facendo scorrere le ruote della sedia sul parquet della propria camera e raggiunse la finestra: scrutò oltre il vetro, attento a non esporsi troppo. L’auto di Michele era parcheggiata davanti al vialetto della casa vicina. Si aprirono entrambe le portiere anteriori e lo stomaco di Valentino si attorcigliò su se stesso alla vista di quella checca viscida di Claudio Lorenzi. Michele stava ridendo di gusto e raggiunse l’amichetto trotterellando attorno alla propria automobile.

Valentino si alzò, prese il primo libro a portata di mano dalla scrivania, spalancò la finestra e lo scagliò in direzione dei due, che sobbalzarono all’unisono quando il tomo precipitò sull’erba a un paio di metri da loro.

Appena Michele vide Valentino alla finestra, scosse la testa e tirò l’altro per un braccio. Claudio stava guardando anche lui verso la finestra, ma non accennava a voler proseguire lungo il vialetto.

“Vaffanculo!” esclamò Valentino mostrando il dito medio.

“Ferri, non renderti patetico”, gli sorrise Michele con aria compassionevole.

“Lo sapevo che c’era quella merda di mezzo!”

Claudio si staccò dalla presa dell’altro con un movimento brusco del braccio: “Perché non vieni un attimo giù?”

“Volentieri!”

Valentino sbatté i vetri della finestra, afferrò l’Ibanez nero a cinque corde appoggiato alla libreria e uscì a passo svelto dalla propria camera: si trovò di fronte la madre, con uno sguardo spaventato in volto e la sorellina con i capelli ancora umidi dal bagnetto in braccio. Le guardò entrambe negli occhi per qualche istante e deglutì, sentendosi investire da un’ondata di panico che aveva sommerso e diluito l’adrenalina del momento. Dovette stringere il manico del basso anche con l’altra mano e sistemare il corpo sulla spalla, dato che il peso dello strumento si era fatto improvvisamente concreto.

“Titti, sei arrabbiato?” cinguettò Ilaria.

“Valentino, lasciali stare.”

“Mi aveva giurato che non gli piaceva.”

“Che differenza può fare, se non state più insieme?”

Valentino sentì la gola contrarsi e gli occhi riempirsi di lacrime: “Me l’aveva giurato. Ma io lo vedevo come si guardavano, certe volte.”

La mamma gli sorrise dolcemente: “La gelosia è un sentimento infame, fa male sia al soggetto che al ricevente. Assolutamente peggio dell’odio, che logora soltanto chi lo prova.”

Il ragazzo sospirò e si diresse verso la porta d’ingresso: la fissò per qualche istante e appoggiò il basso contro al la parete prima di aprirla. Michele lo stava aspettando seduto sul bordo del vaso di pietra all’inizio del vialetto, soppesando il voluminoso libro che Valentino gli aveva tirato.

“Mi volevi proprio ammazzare con Guerra e Pace, un mattone sarebbe stato meno pericoloso. Letture leggere come al solito, eh?”

“E’ per un esame. In realtà è molto bello, te lo consiglio”, disse Valentino.

“Hai un modo molto particolare di consigliare libri”, sorrise Michele porgendogli il libro.

Valentino lo prese, facendo attenzione a non sfiorare le dita dell’altro. “Scusami per la sclerata.”

Michele diventò serio in un istante.“Ti scuso. Vorrei solo non sentirmi alla Big Brother is watching you, è triste e doloroso per entrambi. In più mi crea delle rotture di scatole non indifferenti con Claudio, e tu sai meglio di chiunque altro quanto poco mi goda scoglionarmi. Sì, mi sono consolato in fretta. C’è altro?”

“Lo porti già in casa?” chiese freddamente Valentino.

“I miei sono fuori. Domani comunque lo sapranno dato che i vicini si saranno allertati per gli schiamazzi. Ascolta, io capisco perfettamente che sapermi con qualcun altro ti infastidisce più del fatto che non stiamo più insieme. Io vorrei che tu restassi single per sempre, figurati. Immaginarti con qualcuno che non sia io mi fa venire voglia di rimettermi con te, pur sapendo che non andiamo d’accordo. Credo di essere tornato indietro un buon ottanta percento di volte per questo motivo, un dieci per cento perché sei bello e il restante ulteriore dieci percento perché mi facevi tenerezza. Però funziona così, il successivo prende il posto del precedente e ogni volta si ricomincia da capo. Cerca di non essere triste per me, non ne vale la pena.”

Sempre così schietto da essere irritante, Michele si alzò e si avviò verso casa propria. Valentino tornò in camera, abbassò completamente la tapparella della finestra esattamente in corrispondenza della stanza da letto di Michele e si raggomitolò sul letto. Quante notti d’estate passate a chiacchierare seduti pericolosamente sul davanzale. Quante volte si erano guardati e desiderati prima di trovare il coraggio di creare qualcosa insieme. Come motivo per ritornare indietro non aveva nominato l’amore, ma sulla questione dell’amore e dei ti amo avevano discusso talmente tante volte che Valentino si era fatto andare bene a fatica che Michele non lo esprimesse a parole e che avesse un modo tutto suo di dimostrarlo, fatto di carezze e sorrisi. Da sbronzo sì che glielo diceva, continuamente, ma non contava. A Michele bastava bere un paio di birre di troppo per perdere i già scarsi freni inibitori che possedeva. La litigata definitiva era stata proprio per una frase infelice detta da ubriaco, che fatalmente comprendeva anche Claudio.

I cuori sono stati infranti. Come quando durante una partita a Hearts sul PC sei costretto a giocare cuori non avendo altra scelta. Come Quando Fuori Piove. L’aveva mandato al diavolo, a quel paese, a fare in culo. Dovunque l’avesse mandato, Michele era sempre tornato indietro. Fino ad allora.

Meglio così. Chi se ne frega, alla fine. Morto un Papa se ne fa un altro. Inutile piangere sul latte versato. Si chiude una porta, si apre un portone. Qui una volta era tutta campagna e non ci sono più le mezze stagioni. Stronzate, tutte stronzate.

Pianse sommessamente con il cuscino premuto sopra la testa, immaginandosi di sentire rumori che nella realtà era impossibile arrivassero fino alle sue orecchie.

La mamma si sdraiò accanto a Valentino e lo abbracciò da dietro; Ilaria si infilò sotto il suo bracciò e si accoccolò contro il petto del fratello. I capelli della bambina sapevano di camomilla.

“Tra quanto passa?” chiese lui, sottovoce.

“Appena decidi di smetterla di starci male”, rispose la madre.

 


 N. d. A.

Toccata e fuga per aggiornare, per colpa del periodaccio infernale non ho nemmeno tempo per rispondere alla valanga di recensioni che mi avete lasciato. Ma giuro che nel weekend mi metto in pari, continuo a rileggerle e ad andare in brodo di giuggiole soffrendo contemporaneamente per non riuscire a scrivere in risposta. Per ora un collettivo, simbolico ma assolutamente sincero GRAZIE, GRAZIE E MILLEMILA VOLTE GRAZIE. Non avete idea, non potreste mai riuscire a immaginare quanto mi rendiate orgogliosa, garantito.

A (molto) presto!

N.


 

   
 
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