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Autore: lost in books    03/03/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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4
 
16 anni prima
 
In una splendida mattina di sole una figura si stava avvicinando alle porte di un castello.
Era incappucciata e, arrivata davanti all’ingresso protetto dalle guardie, fu costretta a fermarsi.
“È necessario un lasciapassare o un invito per entrare nel castello. Se è in possesso di uno di essi è pregato di mostrarmelo” disse una delle guardie.
La figura non esitò a tirare fuori dalla sua sacca una lettera che consegnò alla guardia. Una volta letto il contenuto della missiva la guardia si rese conto di chi si trovava davanti a lui ed era evidente la curiosità sul suo volto. Si rivolse ad un’altra guardia che subito si allontanò per tornare poco dopo con le informazioni di cui aveva bisogno il suo collega.
“La stavamo aspettando. Il re la riceverà nella sala del trono” disse infine la guardia lasciando passare la figura incappucciata.
Al suo passare lei notò che le guardie le rivolgevano un breve inchino. Dopo tutto quel tempo le faceva ancora uno strano effetto vedere come la gente reagiva quando la riconosceva; questo era uno dei motivi per cui preferiva indossare vestiti in grado di mascherare la sua identità quando si recava in luoghi in cui poteva essere riconosciuta. La popolarità non faceva proprio per lei.
La figura si ritrovò a percorre i lunghi corridoi del castello: era un luogo imponente, costruito per durare nei secoli. Era dotato di alte torri, sopra le quali dei soldati controllavano la situazione nelle vicinanze. Ma il castello era anche dotato di meravigliose vetrate e ampie finestre per far entrare più luce possibile. L’interno era ben curato, non si riusciva a trovare neanche un granello di polvere, si potevano vedere svariate composizioni floreali, meravigliosi arazzi e splendidi tappeti.
Era uno dei castelli più belli che avesse mai visto, e lei ne aveva visti molti.
Arrivata davanti alla sala del trono le guardie al suo esterno aprirono le pesanti porte e la figura si ritrovò a camminare lungo un tappeto, sul quale era intessuto un fiore di camomilla dai petali bianchi, fino ad arrivare davanti ad un trono sul quale sedeva un uomo alto, con chiarissimi capelli biondi e occhi scuri, una pesante corona sul capo. Leggere occhiaie segnavano i suoi occhi, la sua schiena era incurvata: sembrava che il peso che gravava sulle sue spalle cominciasse a pesare sulla sua salute, come spesso succedeva alle persone che ricoprivano il suo stesso ruolo.
Re Frederick di Anthemis alzò la testa e guardò la figura davanti a lui abbassare il cappuccio dalla sua testa e inchinarsi davanti a lui. Era una donna.
Si alzò rapido “Non c’è alcun bisogno che lei si inchini davanti a me, anzi dovrebbe essere il contrario, dovrei piegarmi io al suo cospetto” e le fece un rapido inchino.
La donna allora gli disse “Come desidera. Ora, perdoni i miei modi diretti, ma potrei sapere il motivo per cui mi ha convocata qui nel suo castello?”
“Certamente. Devo dire che la sua presenza qui mi ha sorpreso. Non pensavo si sarebbe scomodata, ma ho voluto fare un tentativo, a quanto pare fortunato” osservò il re.
Nemmeno lei sapeva perché fosse venuta. Forse era troppo annoiata, o aveva paura di diventare troppo apatica nei confronti del mondo che la circondava. Così si era ritrovata lì, al cospetto del re.
“La ho chiamata qui oggi per una questione delicata e a me molto cara” le disse il re risedendosi sul suo trono.
“La ascolto” disse la donna.
“Una persona dotata della sua conoscenza e con la sua esperienza del mondo è ideale per l’ incarico che vorrei affidarle” e la guardò fisso negli occhi “La ho chiamata qui per chiederle di diventare la tutrice di mio figlio” le confidò il re.
La donna rimase senza parole: era per questo quindi che l’aveva fatta chiamare. In tutta la sua vita non le era mai successo che qualcuno le chiedesse una cosa del genere, ed era decisamente più vecchia di quello che sembrava.
Il re approfittò del suo silenzio per continuare.
“Il suo compito sarebbe occuparsi dell’istruzione di mio figlio. Vorrei che in futuro, quando prenderà il mio posto, conosca bene tutto ciò che è importante sapere sul nostro mondo e le sue genti, e che governi all’insegna della giustizia. Ma vorrei anche che lei svolgesse la funzione di guardiana per lui, una sorta di guardia del corpo. È il mio unico figlio ed erede e non posso permettere che gli accada qualcosa. Non riuscirei a perdonarmelo, ma, come ben sa, è facile che altri regni belligeranti cerchino di colpire regni pacifici come questo puntando contro chi ha, o avrà, posizioni di potere. Mio figlio ha già dovuto affrontare situazioni del genere ed ha solo cinque anni; finora la fortuna gli ha sorriso ma, se posso ridurre al minimo i rischi alla sua incolumità, allora voglio tentare tutto il possibile”
La donna continuava a fissarlo basita “Non so cosa dire…”
“La prego di prendere in considerazione la mia richiesta. So che è chiedere molto ma confido nel suo buon cuore” la implorò il re, andando verso di lei e prendendole una mano tra le sue.
La donna ci pensò su e infine sospirò. Il tempo doveva averla resa più malleabile perché disse
“Non posso darle una risposta affermativa ora. Tuttavia lo stesso vale per una negativa.
Devo incontrare vostro figlio prima di poter prendere una decisione”
Il re parve sollevato e speranzoso “Ma certo. La scorterò personalmente dove si trova”
Il re e la donna quindi si incamminarono, il re guidandola lungo i corridoi del castello, fino ad arrivare all’ingresso di un giardino interno.
C’erano bellissimi fiori dai meravigliosi colori e profumi, tra i quali quelli di camomilla, simbolo di quel regno, e alberi in fiore. Al suo interno si trovavano anche delle panchine, sopra una delle quali era seduta una pallida donna dalle eleganti vesti, i capelli biondo ramato raccolti in un’elegante acconciatura e gli occhi di un azzurro quasi bianco. Sulla sua testa poggiava un diadema dorato. Doveva trattarsi della regina.
Vicino a dove era seduta si trovavano altre due figure: una era una giovane donna che portava semplici vesti e i capelli trattenuti in una treccia appoggiata sulla spalla destra. Stava sorridendo mentre un bambino le metteva un fiore appena colto tra i capelli per abbellirli.
La donna capì quindi che si doveva trattare del principe e di una donna a servizio nel castello; vista la giovane età non poteva trattarsi di una balia.
Quando la regina si accorse di essere osservata si alzò e si diresse in direzione dei due e al suo arrivo spostò lo sguardo prima verso il marito e poi verso la sua ospite, assumendo un’espressione contrariata e guardandola, con il suo naso all’insù, dall’alto in basso per poi tornare a guardare il re.
“Ti ho già detto cosa ne penso al riguardo Frederick. Non penso che lei sia la persona giusta per occuparsi dell’educazione di nostro figlio. Ha bisogno di imparare come proteggere il regno, e di questi tempi la miglior difesa è l’attacco, non la diplomazia. Hai sentito cosa sta succedendo ai regni limitrofi al nostro” disse l’algida regina.
“Isadora, come hai già detto tu, ne abbiamo già parlato e non lascerò che il nostro regno, da sempre baluardo della pace, si pieghi alla guerra, a meno che non sia strettamente necessario. Credo ancora alla diplomazia”  ribadì il re mettendole una mano sulla spalla, cercando di placare l’ira crescente della donna.
Le regina si scrollò di dosso la mano del marito e disse “Non sono d’accordo e non cambierò idea. Non è finita qui” guardò la sua ospite un’ ultima volta e si allontanò irata dal giardino con passo svelto.
Il re si rivolse alla donna “Come avrete capito, lei è mia moglie, la regina Isadora. Non è sempre così, è solo particolarmente nervosa per via di un recente attentato, quasi riuscito, alla vita di nostro figlio. Da allora non sembra tollerare discorsi sulla diplomazia, è convinta che non ci sia modo di trattare con chi attacca persino un bambino”
“Comprendo le ragioni della regina. Non si preoccupi per questo” gli rispose la donna, che poteva solo immaginare l’ ansia che doveva attanagliare la testa della regina.
“Bene, direi che è arrivato il momento di incontrare mio figlio” cambiò discorso il re.
“Certamente” disse lei, e il re si incamminò verso suo figlio e la giovane donna, che si alzò, si inchinò davanti al re ed al principe e poi si diresse verso l’uscita del giardino, rivolgendo un breve inchino anche a lei.
Il re le fece cenno di avvicinarsi e una volta lì disse, rivolto al suo erede: “Figlio mio, voglio farti conoscere una persona speciale. Che ne dici di parlare un po’ con lei?”
Il giovane principe la guardò curioso e rispose “Certamente padre”
Il re si allontanò lasciandoli soli per dargli il tempo di conoscersi.
La donna si chinò verso il bambino che aveva ripreso a giocare con i fiori. Aveva una carnagione chiara come quella della madre da cui aveva anche preso gli occhi. Il colore dei capelli invece lo aveva ereditato dal padre. Le sue manine erano all’opera raccogliendo fiori e assemblandoli in qualcosa di nuovo, ma la donna non poté fare a meno di notare il suo sguardo triste, che tanto le ricordava il suo quando si guardava allo specchio.
“Come mai così triste?” gli chiese lei.
Il bambino la guardò “Mia madre ogni tanto mi fa giocare assieme a qualche addetto alla servitù ma non mi lascia mai solo in quelle occasioni ed è sempre una persona diversa, non si fida di nessuno, non dopo quello che è successo…” La donna notò che il giovane principe si era portato una mano a stringere la spalla destra, su cui immaginava si trovasse una cicatrice, visto ciò che le era stato detto sugli attentati alla vita dell’erede al trono.
“Così nessuno mi è veramente amico, obbediscono soltanto agli ordini” le confidò il principe abbassando il capo “Avere un amico vero è tutto ciò che voglio ma ciò che sono me lo impedisce”
La donna sapeva come ci si sentiva ad essere soli, a non essere come gli altri intorno a te,
non avere nessuno in grado di capire il fardello di ciò che si rappresentava e si era. Era un peso troppo grande per un bambino.
Così prese la sua decisione.
Mise una mano sulla spalla del principe “Beh, da oggi potrai contare su un’amica”
“Davvero? Chi?” le chiese speranzoso il bambino.
“Ce l’hai davanti” gli disse.
“Vuoi davvero essere mia amica?” le chiese nuovamente. Era chiaro che non si fidasse, aveva paura che non fosse sincera.
“Davvero. Sarò un’amica, ma anche la tua tutrice. Tuo padre mi ha chiesto di occuparmi di te, quindi sono venuta a conoscerti. Stava a me  scegliere se restare o meno e ho deciso che resterò al tuo fianco. Passeremo molto tempo assieme, non ti lascerò da solo” gli disse lei sorridendo.
Il bambino la guardò e infine disse “Io mi chiamo Lucien” e le poggiò sulla testa la corona di fiori che aveva intrecciato “Tu come ti chiami?”
“Piacere Lucien. Il mio nome è Iliana”
 
   
 
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