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Autore: Maty66    03/03/2017    3 recensioni
James Tiberius Kirk. Un eroe, figlio di un eroe. Burattino di tutti anche nella morte.
Genere: Angst, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Romulani, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EROE
Capitolo 22 
Capitano o mio capitano

“Spock” balbettò Jim, mentre abbassava il phaser ed indietreggiava barcollando.
“Maledetto folletto… mai stato più felice di vederti in vita mia” fece McCoy uscendo dal suo nascondiglio, quasi euforico.
Ma l’attenzione del vulcaniano era tutta per Jim.
Il viso era sempre imperturbabile, negli occhi si leggevano sollievo, sorpresa e… dolore.
“Come hai fatto a trovarci?” chiese emozionato il medico.
“Sull’Enterprise abbiamo registrato le esplosioni. Di conseguenza ho deciso di prendere la navetta e ho localizzato l’unico  segnale di vita umana che  c’era sul pianeta. Il suo dottor McCoy, gli altri sono evidentemente criptati” spiegò Spock, continuando a guardare fisso e apparentemente senza emozioni, Jim.
“E’ bello vederti” provò a dire il capitano, mentre gli altri si radunavano.
“Avremo tempo per parlare… ora suggerisco di lasciare subito questo posto. La navetta si trova a  150 metri a nord est”
Tutti si avviarono verso l’uscita.
“Non vorrai portare anche lei…” obiettò Gary, lanciando sguardi di fuoco verso Nuhir.
“Smettila Gary, posso nutrire  molti più sospetti su  di te che su di lei” chiosò il capitano, avviandosi anche lui verso l’uscita, barcollando leggermente.
“Andiamo Jim, ti voglio in infermeria appena possibile” borbottò McCoy, mentre lo reggeva per un braccio.
 
Il viaggio fu sorprendentemente tranquillo.
I romulani, troppo occupati a cercare  i fuggiaschi sul pianeta, fecero poco caso alla navetta che attraversava la zona neutrale per raggiungere l’Enterprise che attendeva ai margini.
Nessuno parlò molto durante il viaggio, Jim era troppo debole e dolorante per intavolare una qualsiasi discussione, anche con McCoy che gli aleggiava intorno come una chioccia, tormentandolo di tanto in tanto con un hipospray.
“Per ora è sufficiente, ma appena arriviamo voglio una scansione cerebrale completa” annunciò McCoy rivolto a Susan che lo seguiva da vicino.
“Ti ho detto che ha la testa dura…” sorrise la donna, guardando verso Jim.
Proprio in quel momento Spock fece capolino nella piccola cabina sul retro della navetta.
“Volevo informarmi sulle condizioni del capitano” chiese formale.
“Ha la testa dura” risposero in coro i due medici.
Il vulcaniano continuava a fissare intensamente Jim.
“Beh forse è meglio che voi due parliate un po’” chiosò McCoy alzandosi ed uscendo, seguito subito dopo da Susan.
“Chi c’è ai comandi?” chiese Jim mentre Spock si posizionava davanti a lui rigido ed immobile.
“Il comandante Mitchell”
“Non è il caso di lasciarlo da solo”
“Nuhir è con lui. Ho intuito che ti fidi di lei”
“Sì, ma se li lasci nella stessa stanza per molto tempo quei due finiranno per uccidersi a vicenda”
Il tono di Jim era leggero, ma contrastava con l’espressione greve che il vulcaniano aveva sul volto.
Dopo un paio di minuti di silenzio imbarazzante Jim sospirò.
“Senti, so di aver probabilmente combinato un casino… ma io… insomma mi spiace. So di aver fatto del male a tutti voi…”
“Al di là dei tuoi riferimenti a luoghi ove si  pratica prostituzione,  se intendi dire che la situazione  mi ha emotivamente sconvolto, hai ragione”
Kirk distolse lo sguardo, sentendosi in colpa.
“Tuttavia devo rilevare che l’impatto emotivo maggiore l’ha subito il dottore. Al di là della sofferenza per la tua ‘morte’, si è sentito ‘tradito’ come dite voi umani”
“Mi spiace, ma credimi ho solo  cercato di proteggervi”
“Avremo tempo di discutere  della cosa, la condizione attuale non ci consente  distrazioni” continuò freddo il vulcaniano.
Jim si limitò ad annuire, senza avere il coraggio di guardare negli occhi il suo primo ufficiale.
Mentre stava per uscire dalla cabina Spock si voltò a guardarlo.
“In ogni caso, è  estremamente gratificante vederti in vita” disse piano, con una leggera increspatura delle labbra.
 
Jim aveva il cuore a  mille mentre Spock compiva  le ultime manovre per l’attracco e poi spegneva i motori.
Fu l’ultimo ad uscire sulla passerella e fu accolto da un silenzio attonito.
Uhura stava ancora abbracciando McCoy, ma fu la prima ad avvicinarsi.
“Maledetto stronzo...” inveì con le lacrime agli occhi mentre praticamente lo soffocava in un stretta.
“Sì, anche io sono felice di vederti” borbottò Jim.
“Per la miseria, ragazzo, hai idea di quanto ti abbiamo cercato? Che avevi in mente?” urlò  Scotty con il suo forte accento scozzese. Le parole erano però in contrasto con il gran sorriso che aveva sulle labbra.
Jim pensò che era andata meglio di quanto previsto, mentre abbracciava Sulu, sino a che non incrociò lo sguardo di Chekov.
Il ragazzo si limitò ad un “bentornato” appena sussurrato, prima di uscire precipitosamente dalla sala teletrasporto.
“Pavel, aspetta…” balbettò Jim cercando di raggiungerlo.
“Dove credi di andare?” lo intercettò McCoy, trascinandolo praticamente di peso nel corridoio.
“Ora vieni con me in infermeria…” borbottò il medico e al giovane capitano non restò altro che seguirlo nei corridoi di quella che era stata la sua casa.
 
Jim provava emozioni contrastanti, mentre veniva praticamente trascinato da McCoy verso l’infermeria.
La sensazione familiare di essere finalmente a casa cozzava con il senso di solitudine che gli davano i corridoi deserti e poco illuminati.
Non si era ancora reso conto di quanto gli era mancata la sua casa, perché l’Enterprise era la sua casa, sino a che non vi aveva messo piede.
Una sensazione ancora più forte la provò quando McCoy praticamente lo scaraventò di forza sul biobed e gli sparò una luce negli occhi.
“Tieni ferma la testa e segui con gli occhi la luce” intimò burbero il medico.
“Bones…”
“Zitto e fai come ti si dice, almeno una volta”
“Bones… sto bene” protestò di nuovo Jim, pur obbedendo all’ordine.
McCoy si prese qualche minuto per controllare i risultati sul suo tricoder.
“Sì, stai bene. Solo una leggera commozione cerebrale” sibilò alla fine riponendo l’apparecchiatura.
“Possiamo parlare ora?” chiese Jim con voce sottile.
McCoy lo guardò negli occhi per  un secondo.
“Parlare? Non ti sembra un po’ tardi per parlare?”
“Ti prego Bones, non abbiamo molto tempo. Argertran ed i suoi stanno per completare l’arma”
“E cosa vuoi fare? Andare di nuovo allegramente incontro alla morte? Vuoi da me il permesso?” chiese il medico con voce amara.
“Ho sempre fatto solo quello che era necessario”
“Il che implica saltellare allegramente incontro alla morte senza alcun pensiero per chi lasci alle spalle. Beh devi crescere Jim, avere una famiglia significa pensare  in primo luogo ai loro bisogni”
“Cosa mi stai chiedendo? Di lasciare che tutto vada a rotoli senza intervenire? Che tutto l’equipaggio, voi tutti, la Terra,  Johanna o Eleanor scompariate risucchiati dalla materia rossa? Non puoi chiedermelo, sai bene che non lo farò”
“Puoi per una volta chiedere aiuto, fidarti di noi”
“Voi siete la mia famiglia, non c’è nulla che non farei per voi. Il mio unico scopo era e resta quello di proteggervi e tenervi al sicuro. Per questo non ho detto nulla, perché avreste sicuramente cercato di venire a salvarmi. Come è successo poi. Cosa credi che ho provato a vederti ferito, quasi morente, su Remus?”
“Beh…  di certo è meno della metà di quello che abbiamo provato noi nel crederti morto per un anno”
La rabbia di McCoy andava man mano scemando mentre parlava e vedeva gli occhi del suo amico riempirsi di lacrime non versate.
Meno di un mese fa avrebbe dato qualsiasi cosa per vederlo vivo, davanti a lui, ed ora invece ci stava litigando.
Il medico si sedette sul biobed accanto al suo amico.
“Accidenti Jim… cosa devo fare con te?” disse mentre gli metteva un braccio attorno alle spalle e lo stringeva in un abbraccio.
“Mi spiace … non volevo farvi soffrire” balbettò il giovane capitano nascondendo per un momento il viso nella scapola del medico.
“Mi sei mancato ragazzo, non puoi sapere quanto”
Un leggero fruscio interruppe la conversazione.
“Capitano, dottore, mi spiace interrompere. Ma se le sue condizioni lo permettono credo che dobbiamo decidere il da farsi”
Spock era comparso magicamente sulla porta.
“Certo” disse subito Jim, asciugandosi gli occhi e saltando giù dal biobed.
“Dove sono gli altri?” chiese poi avviandosi verso l’uscita.
“Sono tutti sul ponte” fu la risposta.
“Bene andiamo allora”
“Dopo di te, capitano” Spock si fece da parte per lasciarlo passare.
“Spock, io non sono più il capitano”
Il vulcaniano lo guardò intensamente.
“Jim, tu sarai sempre il mio capitano”
 
Il ponte cadde in un silenzio dopo il report della situazione.
Gary  Mitchel continuava a tamburellare le dita sulla consolle, tirando sguardi furibondi a Nuhir che sedeva tranquilla accanto ad Uhura.
“Cosa facciamo ora?” chiese Sulu con aria preoccupata.
Jim restò un attimo in silenzio a pensare.
“Signori penso che non abbiamo altra scelta: dobbiamo scoprire il loro gioco” annunciò.


Aggiornamento un po' più veloce.
Grazie sempre a tutti. Soprattutto alla mia beta, anche per il titolo
Ed ora come sempre qualche piccolo spoiler.

"Come fai ad essere sempre così coraggioso?" chiese il medico con la voce rotta dal panico al pensiero che quelle potevano essere le ultime ore che trascorreva in compagnia di Jim.
"Non è questione di coraggio. Piuttosto è questione di resistenza. Trovo sempre la forza di resistere pensando alla mia famiglia"
  
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