4
L’Arcadia vibrò
paurosamente e Harlock fu costretto a sterzare in modo brusco e repentino.
Tutto l’equipaggio, colto di sorpresa, venne sbalzato da un lato all’altro
della nave. Qualche brontolio si levò sommesso, mentre Yattaran e Yuki, indefessi
e piantati a terra come due blocchi di granito, affiancavano il loro Capitano
nelle manovre.
«Individuato lato abbordabile» dichiarò il primo ufficiale, mentre una serie di
dati decriptati scorreva velocemente sul suo monitor e lui li memorizzava seguendoli
con lo sguardo.
«Appena lo ritieni opportuno darò il via per lanciare le anchor cables» gli
fece eco Yuki visionando, in formato elettronico, lo scheletro della nave
nemica che campeggiava stilizzata sul suo schermo.
Harlock, che era concentrato nel manovrare la sua nave, di colpo lasciò andare
il timone e l’Arcadia gli obbedì docile, compì un mezzo giro e si allineò alla nave nemica, per facilitare
l’abbordaggio.
«Ora!» comandò imperioso il Capitano riafferrando
fermamente la barra per le razze, con i piedi inchiodati al pavimento e i
muscoli tesi nello sforzo.
Kei afferrò l’interfono e, concitata dall’approssimarsi dello scontro, avvisò
Maji di procedere. Immediatamente l’altra nave fu arpionata e subito si
aprirono i varchi per permettere all’equipaggio di abbordarla.
I pirati dell’Arcadia, fulminei, si mossero nella loro quasi totale interezza.
Il comandante, invece, come sempre era rimasto sul ponte della sua nave,
fiancheggiato da un gruppetto sparuto dei suoi e da Meeme, che però stazionava
nella sua cabina. Tutti gli altri si erano catapultati a espugnare la nave
assaltata. Harlock era, come da prassi, in contatto radio con Yattaran e tutto
sembrava procedere nella norma, quando un rumore catturò la sua attenzione.
«Chi va là?» chiese perentorio estraendo il suo Gravity Saber.
Dal cono d’ombra uscì alla luce Portia. La donna si piazzò davanti a lui, le
mani puntate sui fianchi in gesto di sfida.
Harlock alzò il sopracciglio dell’occhio buono e la fissò in modo
indecifrabile.
«Sono Portia Lin, comandante della Raza, suppongo che tu sia Harlock» gli disse
guardandolo con aperto interesse.
«Come hai fatto a entrare?» gli chiese avvicinandola minaccioso per poi
sovrastarla con i suoi quasi due metri di altezza.
Le labbra carnose della donna si piegarono in un mezzo sorrisetto e lei
continuò a fissarlo, per nulla intimorita. «Per essere un pirata spaziale sei
lento e un po’ tardo» lo provocò.
«Sei sola?» le chiese ancora, ignorando il suo evidente sarcasmo.
«No, guercio, siamo tutti qui» gli rispose per lei Marcus Boone, nome in codice
“C”, seguito a ruota da Ryo Tetsuda, nome in codice “D”, Griffin Jones, nome in
codice “F” ed Emily Kolburn, nome in codice “E”.
La pupilla color miele di Harlock ebbe un guizzo.
«Benvenuti sull’Arcadia, vi stavo aspettando… » disse e poi, prima di
concludere la frase, toccò un micro pulsante che accendeva una ultra micro
trasmittente, nascosta sotto un suo guanto e scandì: «Manca solo l’androide,
procedete».
«Capitano? Che significa?» chiese uno dei pirati rimasti con lui a guardia
dell’Arcadia.
Harlock si girò lentamente verso di lui e con aria severa rispose: «Che il mio
fiuto non mi inganna mai. Era una trappola!».
***
Yattaran, nel frattempo, in simultanea con ciò che stava accadendo dall’altra
parte, nella sua nave, affiancato da Kei e seguito dal resto della ciurma, si
stava addentrando nella Raza.
Si rese subito conto che era morfologicamente diversa dall’Arcadia, che infatti
si estendeva in lunghezza, mentre questa in larghezza. Era assai grande e molto
più moderna della loro, ma non per questo più potente. Sapeva che probabilmente
era comandata da un sofisticato sistema informatico, di ultima generazione, che
veniva gestito e controllato da Android,
l’unica che era certo si trovasse sul ponte di comando a dirigere l’intera
operazione, ma non era quel luogo il loro obiettivo primario.
Si stavano in realtà dirigendo verso una camera a tenuta stagna che Kei aveva
individuato dal suo monitor, grazie al sistema di scanner a raggi Fos1 (dal greco fos: spia), che
scannerizzando la superficie di una nave erano capaci di penetrarne all’interno
e di mapparla fino negli angoli più reconditi, svelandone ogni segreto più
nascosto.
Harlock era quasi sicuro che fossero tutti lì e Yattaran dovette ammettere che,
come sempre, il suo comandante non sbagliava mai un colpo.
La sua radio gracchiò, era Maji.
«L’androide è fuori combattimento, è bastata una scarica elettrica e qualche
fusibile deve esserle saltato, dovrebbero aprirsi le porte… adesso!».
E così fu. Magicamente la camera stagna fu decompressa e loro vi penetrarono.
Era proprio come aveva immaginato Harlock.
Entrarono e si attennero scrupolosamente al piano precedentemente studiato
sull’Arcadia.
***
«A quanto pare non sono l’unico a essere prevedibile» commentò senza tradire
alcuna emozione il Capitano.
Portia si spinse in avanti, quasi fino a toccarlo, ma non fece in tempo neanche
ad aprire bocca, che, come se avessero interrotto un collegamento, la sua
proiezione ologrammata, seguita a ruota da tutte le altre, gracchiò sfrigolando
appena e scomparve, come quando a un monitor viene tolta d’improvviso la
corrente.
I pirati rimasero a bocca aperta. Conoscevano gli ologrammi, ma questa era
tutt’altra cosa, sembravano davvero persone in carne ed ossa. Era incredibile,
la tecnologia, senza che se ne fossero resi conto, aveva fatto passi da
gigante.
Non molto tempo
dopo sopraggiunse Yattaran tenendo sotto tiro, con l’ausilio di Yuki e degli
altri pirati, l’intero equipaggio della Raza, questa volta in carne ed ossa,
Android compresa, che sembrava frastornata ma che si muoveva da sola, non
avendo riportato danni eccessivi dovuti alla carica elettrica ricevuta da Maji.
Portia, quella vera, guardò nuovamente Harlock, era una donna intelligente e
sapeva riconoscere quando l’avversario era più forte, almeno per il momento.
«Te lo concedo, ci hai fregati alla grande e guarda che non è facile prenderci
per il naso. Come facevi a conoscere le nostre intenzioni e il trucchetto delle
proiezioni?» gli disse fissandolo dritta nell’occhio.
«Sapevo che era stato modificato il processo ologrammatico per rendere non
distinguibile la figura umana dalla figura virtuale. Sapevo anche che, se ti
avessi toccata, mi saresti sembrata vera, ma che in realtà, di fatto eri nei
cocoon2, dentro la tua nave, per il resto tutta la storia mi
puzzava di fregatura lontano un miglio».
«Ma che bravo il cieco spaziale, ha
fatto i compiti a casa!» disse pungente Marcus «Sai, vorrei sfidarti a duello,
ma vista la tua evidente disabilità mi sentirei un vigliacco» lo provocò
apertamente.
Harlock non gli rispose neppure e rinfoderò il suo Gravity Saber.
«Che ne facciamo di loro?» chiese Yattaran, dando uno spintone a quel
chiacchierone di Bone, a cui prudentemente aveva anche legato le mani dietro la
schiena, così come al resto dell’equipaggio fatto prigioniero.
«Buttali nella stiva, dentro le celle» gli disse il Capitano e poi si girò per
lasciare il ponte e dirigersi verso la sua cabina.
«Tutti meno il comandante, lei viene con me» aggiunse poi a sorpresa.
***
Fin da quando entrò Portia si rese conto che la cabina
di Harlock era davvero particolare. Non aveva mai visto nulla del genere e ne
rimase, suo malgrado, affascinata. Intanto si domandava come fosse possibile
che un Cassero di Poppa3 in stile e legno vero (o almeno così pareva ad occhio
nudo) fosse perfettamente costruito, incassato ed armonico con la struttura di
una nave spaziale. Era una cosa decisamente miracolosa che la stupì ed
affascinò non poco.
L’alloggio era grande e dotato di un’enorme vetrata che copriva lo spazio di
un’intera parete e che si affacciava direttamente nello spazio. Dava a tutto
l’ambiente un tocco di gran classe. Era semplicemente maestosa, con una vista
mozzafiato. L’arredamento, tutto di foggia antica e sempre in stile, era
ricercato, ma allo stesso tempo molto spartano e sobrio. Harlock l’aveva fatta
accomodare a un grande tavolo di legno, su una sedia di legno con la seduta
imbottita di velluto rosso vermiglio. Le aveva offerto da bere, dopo averle
ovviamente liberato le mani, mostrandole rispetto e dandole fiducia. Portia
aveva accettato il vino di buon grado, anche per rilassarsi un po’, non era
certo una passeggiata per lei essere stata battuta e presa in ostaggio da
quella che avrebbe dovuto essere la sua preda. A servirli era stata una
creatura aliena molto particolare, dai capelli pervinca e gli occhi gialli
luminosi senza pupille, che non possedeva la bocca come loro umani, ma che era
in grado di parlare e farsi capire perfettamente. Si era subito mostrata
gentile e amichevole con lei e, nonostante la sua natura diffidente, si era
sentita a suo agio con Meeme. L’avevano trovata nella cabina del Capitano, una
cosa strana e atipica, ma Portia non se ne curò. Harlock le parve cordialmente
distante e molto empaticamente capì che quel giovane uomo, dai modi spicci, ma
cordiali, non fosse segnato solo nella pelle del viso da una vistosa cicatrice,
ma che probabilmente anche la sua anima dovesse avere qualche strappo. Sembrava
emanare inquietudine e forza, ma anche determinazione velata però da qualcosa
che in qualche modo lo rendeva lontano, inarrivabile, come se avesse un muro
invisibile che lo proteggesse da ogni contatto troppo ravvicinato con ciò che
lo circondava.
Senza dubbio ciò che si favoleggiava su di lui e sul suo carisma non era
esagerato, anche se non dubitava che all’occorrenza si sarebbe trasformato in
un vero pirata e in un uomo spietato, pronto a tutto per la sua causa.
Nonostante ciò, anche se era dichiaratamente sua prigioniera, si sentiva
tranquilla in quella cabina, anche se era conscia che non era stata portata lì
per sorseggiare vino con lui e basta.
«Noi aspettavamo voi, ma voi aspettavate noi, non è vero?» le chiese
distogliendola dalla matassa ingarbugliata dei suoi molti pensieri.
«Sì» gli rispose senza esitare.
«Suppongo che avreste dovuto catturarci e consegnarci, vivi o morti, per poi
ottenere una sorta di grazia» aggiunse frugandola con lo sguardo.
«No. Il patto era consegnarvi vivi, o non avremmo avuto nessuna grazia» replicò
seria, quasi interdetta.
Harlock sospirò.
«Quindi è noi che in realtà volevano catturare, voi eravate solo la nostra
esca» commentò il pirata a voce alta.
Portia si rabbuiò di colpo, scolò il vino e si alzò di scatto.
«Maledetti bastardi! Ecco perché ci hanno fatto evadere, ci volevano incastrare
per bene!».
Harlock continuò ad osservarla. Era davvero furiosa
«Ti prego di sederti, non ho ancora finito il mio vino» le disse poi con calma,
invitandola con un gesto della mano a obbedirgli. Portia lo trapassò con
un’occhiata che pareva una rasoiata.
«Se credi che mi farò portare al macello zitta, buona e mansueta ti sbagli!».
Harlock era a conoscenza del fatto che Portia Linn era capace di uccidere un
uomo a mani nude se solo avesse voluto, ma questa cosa non lo impensieriva
minimamente né tanto meno lo spaventava.
«Non ho intenzione di consegnarti» la rassicurò, facendole nuovamente cenno di
sedersi, e le versò altro vino.
«Perché? Hai forse un piano?» gli chiese allora tornando sulla sedia e
afferrando il calice di nuovo colmo.
«No» le rispose secco spiazzandola prima di finire di bere a sua volta.
«Però questa proposta mi è stata fatta da una persona che ha fatto da tramite e
vorrei scambiare due chiacchiere con lui» le spiegò riferendosi a Nagol, nonostante
tutto non era convinto che li avesse traditi.
«Se ti interessa c’è qualcuno che potrebbe darci ulteriori informazioni e
chiarificazioni in merito» aggiunse Portia.
«Chi?».
«Colui il quale ci ha proposto l’affare. Un mediatore».
Harlock si stizzì.
«Allora è vero quel che si mormora di voi? Che accettate lavori dalla
Coalizione!».
«Così dicono. Anche se io non lo ricordo3» rispose la donna, per nulla intimorita dal disprezzo
letto nello sguardo del Capitano.
«Un po’comodo dimenticare le proprie
malefatte, non credi?» la schernì sarcastico.
«Purtroppo non dipende da me. Sei mesi fa ci siamo risvegliati da una
criogenesi ante morte4, senza sapere dove fossimo, senza ricordare chi
fossimo e perché ci avessero ibernati vivi, le poche informazioni che abbiamo potuto
reperire sulla nostra esistenza antecedente la criogenesi, le abbiamo trovate
per pura fortuna, ackerando per sbaglio un file durante una missione».
Harlock ascoltava e non commentò, né fece trasparire alcunché, niente che
avrebbe potuto dare qualche indizio sul suo pensiero.
«E dove sarebbe questo procacciatore d’affari da interrogare?» le chiese infine
adombrato.
«Sulla mia nave: la Raza»».
Note
1 SCANNER
A RAGGI FOS (dal greco fos: spia) Sistema informatico spionistico inventato completamente
da me con la libertà puramente estetica e naïf di sottolineare la s che nella parola greca reale non esiste, ma
mi piaceva e ho preso questa licenza “letterale”.
2 COCOON
esistenti
nella versione canon del telefilm sono capsule a cui ho dato questo nome che in
inglese significa guscio/bozzolo.
3 CASSERO
DI POPPA Sulle navi, il cassero è una sovrastruttura (cioè una struttura
sopraelevata rispetto al ponte di coperta) che si estende parzialmente per la
lunghezza della nave, ma totalmente per la larghezza della stessa. I suoi
limiti trasversali sono cioè costituiti dal prolungamento delle murate. Se la
sovrastruttura non si estende per tutta la larghezza della nave, allora si
chiama tuga. A seconda della posizione, si avrà quindi il cassero di poppa, il
cassero centrale o il cassero di prua. Il cassero di prua viene anche chiamato
castello. Sui velieri il cassero si estende dalla poppa fino all'albero di
mezzana o più spesso fino all'albero maestro. La sua parte prodiera, dotata di
ringhiera, costituisce il ponte di comando della nave a vela. Lo spazio coperto
dal cassero è solitamente destinato agli alloggi. (Nda avevo già usato questo
termine nautico in altre mie storie, ma ho voluto rimettere comunque la
spiegazione. Fonte www.wikipedia.org).
4 CRIOGENESI
ANTE MORTE Canon, realmente usata nel
telefilm ma non denominata così. Praticamente l’equipaggio era ibernato,
ammesso che fosse davvero un equipaggio dato che tutti loro hanno perso la
memoria e si ritrovano a bordo della Raza senza sapere neppure il perché. L’ho
denominata Criogenesi ante morte,
perché nella realtà la criogenesi oggi è possibile solo post morte. Altre
spiegazioni su questo argomento le trovate sotto.
Spiegoni domande e risposte
¤
Buona serata e buon week end cari lettori vicini e lontani! Nuovamente in
anticipo sulla tabella di marcia arieccomi qui!
La storia mi sta prendendo molto e mi sto davvero divertendo un casino a
scriverla, il che come vedete mi spinge anche a fare prima del previsto, grazie
anche ad una serie di congiunzioni
astrali positive :D
Spero vi faccia piacere e che gradiate, così come spero che vi divertiate :D
Intanto vorrei specificare che quello che ho scritto per ora sulla Raza e sul
suo equipaggio è canon, ovvero corrisponde alla trama originale della storia anche
se ho fatto qualche lieve adattamento. Per esempio Dupont non si chiama Dupont.
L’evasione che hanno fatto dal carcere, quando sono stati traditi è stata
facilitata, ma non dal governo (almeno per ora sembra di no, la storia è ancora
in corso) e ancora non ne conosciamo
bene il motivo, così come non si conoscono un sacco di altre cose e così io
posso lavoraci di mio di fantasia.
L’equipaggio ha dei grossi buchi di memoria, ci sono diverse teste calde,
spesso ci sono divergenze e liti verbali, ma poi alla fine si sostengono l’un l’altro
e non si tradirebbero mai (almeno per ora non l’hanno mai fatto nella serie). Così Come Canon sono questi ologrammi che replicano proprio l'essere umano in tutto e per tutto facendolo sembrare vero e vivo, con cui si può interagire a livello fisico un po' come capitava in Avatar, con una sostanziale differenza che per ora non vi rivelo :P
Altre cose che per ora non posso e non voglio dirvi lo scoprirete nel tempo ;)
¤
Ringraziamenti Sparsi
Tanto love a tutti voi lettori che mi seguite con passione di capitolo in capitolo
( siete tantissimi, ma grazie!!!! :D) con un love un po’ più grande, un po’ più
speciale e molto grato a chi continua a recensire e darmi le sue impressioni! Vi
lovvo sapevaatelo!
Apro una parentesi “recensioni”.
Ero perfettamente consapevole, quando ho iniziato a postare questa storia che
non avrebbe avuto chissà quale seguito.
I motivi sono tanti, ma non sto ad elencarli anche perché alla fine non sono
così importanti. Invece a sorpresa da una parte sono stata piacevolmente
smentita, perché i numeri sono importanti e mi riferisco alle letture e ciò mi
basta e mi rende felice. Così sono molto grata per le recensioni che sto ricevendo
che mi appagano moltissimo e di cui vi ringrazio di ♥
Infine as awyas, grazie a chi ha messo la storia tra le
seguite/ricordate/preferite ♥!
Disclaimer
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Tutti i personaggi non originali; ovvero Capitan Harlock e i protagonisti di
Dark Matter, non mi appartengono, ma sono proprietà dei loro rispettivi
creatori e proprietari.
Invece la trama, così come i personaggi originali e qualsiasi altra cosa
inventata dalla sottoscritta, sono proprietà dell'autrice, cioè me :)
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Fan art by Jerome Alquie.
Graphic by me!
¤
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