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Autore: Gloria Gerald    03/03/2017    5 recensioni
Quando Georgie udì quegli spari e lo vide accasciarsi al suolo pensò con orrore di averlo perso per sempre. Ma a volte la vita riserva una seconda chance...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Georgie Gerald
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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20 - Un incontro inaspettato
 
 
- Georgie, se non ti sbrighi faremo tardi! – urlò Abel spazientito mentre aspettava seduto sul calesse la moglie che, ancora in camera da letto, si stava preparando per uscire.
Poco lontano, Arthur se ne stava seduto sulla staccionata che recintava la loro proprietà, ridacchiando mentre con la mano faceva saltare in aria una mela.
- Ahh, le donne! – commentò divertito Arthur – Eternamente in ritardo! -.
Abel guardò il fratello con aria di sfida – Non prendermi in giro, tu! – sbuffò esasperato – Oggi è un giorno molto importante per me. E’ arrivato dall’Inghilterra il sig. Abbott, un collaboratore del sig. Allen, e dovremmo incontrarci per parlare degli ultimi dettagli per poter aprire finalmente il mio studio, ma se andiamo avanti cosi arriverò al porto al tramonto! - .
Arthur afferrò con decisione la mela che aveva ancora una volta lanciato per aria e scese con un balzo dalla staccionata.
Raggiunse il calesse sopra il quale era seduto Abel e, ridendo, disse – Lo so perfettamente! Non è il caso che me lo ripeti ancora. Non sono io quello che ti sta facendo fare tardi. Prenditela piuttosto con la biondina che non si decide ad uscire di casa! -.
Abel guardò verso l’uscio della camera da letto, sperando di vedere Georgie uscirne, ma ancora niente.
Sospirò impotente e rivolgendosi ad Arthur chiese – Ma perché fa cosi? Lo sa quanto sia importante per me -.
Il fratello fece spallucce e rispose – E chi lo sa! Te la sei sposata tu. Dovresti conoscerla -.
Abel scrollò la testa e disse – Già ci pensa lei a farmi spazientire e ora ti aggiungi pure tu che continui a prendermi in giro! -.
Arthur non potè trattenersi e rise – Scusami Abel, ma è più forte di me – poi si fece più serio e aggiunse – Dai, non è poi così tardi. Cerca di calmarti. Vedrai che a breve sarà pronta. Vorrà solo farsi carina per non farti sfigurare con il sig. Abbott, anche se sappiamo entrambi che non ne ha assolutamente bisogno -.
- Io non la capisco – sospirò Abel – Ultimamente è molto insicura -.
Arthur sorrise e, abbassando il tono di voce per essere sicuro che Georgie non lo sentisse, gli disse – Sta vivendo un momento particolare della sua vita. Noi certe cose non possiamo capirle. Le donne in gravidanza hanno sbalzi d’umore e non sempre sono a loro agio con loro stesse. Cerchiamo di capirla. Tu più di me che sei suo marito e devi starle vicino, dandole il tuo appoggio -.
Abel sorrise al fratello e annuì. Aveva ragione. Georgie stava attraversando un cambiamento, fisico e mentale. Doveva capirla ed essere meno severo. Arthur lo aveva fatto ragionare.
Ultimamente era tornato l’Arthur di sempre. Più sereno, più tranquillo e sembrava stesse lasciandosi alle spalle i brutti ricordi di Londra. Era passato più di un mese da quando lui e Georgie avevano fatto ritorno a casa e, a parte lo scontro iniziale, Arthur sembrava aver giovato della loro presenza.
Abel ne era felice. Suo fratello stava lentamente tornando la persona di sempre. Il ragazzo buono, generoso e saggio che tutti amavano. Come avrebbe potuto fare senza il suo adorato fratello? Era grato di averlo potuto ritrovare. Non si sarebbero più lasciati.
Mentre era preso da questi pensieri, Abel non notò che una figura femminile li aveva raggiunti.
Volse lo sguardo e vide Georgie in piedi davanti a loro due. Era bellissima, semplicemente bellissima, avvolta in un delizioso abito color rosa cipria.
Abel e Arthur rimasero per un istante senza parole, con gli occhi fissi su di lei e la bocca aperta per lo stupore. Era incantevole.
Non aveva più importanza l’aver aspettato, ne era valsa la pena.
- Ora voi due dovete essere sinceri con me – tuonò improvvisamente Georgie, con fare insolitamente imperativo – Non fate giri di parole e siate onesti….. Vi sembro grassa? -.
Arthur aggrottò la fronte, spiazzato da quella domanda a cui non sapeva dare un senso, mentre Abel sbattè le palpebre come per cercare di capire se era in preda ad un’allucinazione o se aveva capito bene.
- Che cosa stai dicendo, Georgie? – chiese Abel, spiazzato da quella domanda.
Georgie sbuffò spazientita e rispose – Sto dicendo se ti sembro grassa. Non è difficile rispondere. Io ci ho provato in tutti i modi a farmi carina per te, ma questa pancia ormai non si può più nascondere. Non voglio che al sig. Abbott tu debba presentare una balena come moglie, ma più di così non sono riuscita a fare. La pancia è troppo prominente -.
Abel rimase senza parole e guardò il fratello, incapace di rispondere.
- Questo è affare tuo, mio caro Abel – disse sarcastico Arthur – Per me è splendida come sempre, ma credo che tocchi a te convincerla. Te l’ho detto che le donne in gravidanza sono difficili da trattare… -.
Gerogie guardò Arthur indispettita per quelle parole e poi si rivolse nuovamente ad Abel – Allora, cosa ne pensi? – disse spazientita mordendosi il labbro inferiore.
Abel comprese che sua moglie stava attraversando una fase di profonda insicurezza e che non poteva sottovalutare le sue richieste. Non era un gioco, lei aveva davvero bisogno del suo parere.
- Georgie – disse dolcemente scendendo dal calesse e avvicinandosi a lei – Ma davvero hai bisogno che io ti dica quanto sei bella in questo momento? Sei stupenda, non potrei essere più orgoglioso di presentarti al sig. Abbott. Smettila con questa assurda storia che sei grassa. Non lo sei, amore mio. Sei incinta, è diverso. La pancia non si può più nascondere perché il bambino dentro di te sta crescendo e io ne vado fiero. Smettila con questi assurdi pensieri. Non è da te. Non sei mai stata una persona che si ferma alle apparenze. E non puoi lasciarti turbare dalla gravidanza. Sei meravigliosa mentre porti in grembo nostro figlio. Non c’è proprio niente da nascondere e di cui vergognarti. Non voglio più sentirti dire certe sciocchezze. Capito?-.
Georgie arrossì leggermente. Si sentiva una stupida. Abel aveva ragione. Che male c’era se la pancia si notava? Era il loro bambino ed era una cosa meravigliosa.
Ma allora perché si sentiva tanto insicura riguardo il suo aspetto fisico, ora che la gravidanza era evidente? Detestava ammetterlo, ma il motivo era Abel.
Anche se razionalmente sapeva che erano solo sciocchezze, il suo io più profondo nascondeva la paura di non piacere più a suo marito. Ed era assurdo, perché Abel la amava, era cosi da sempre ed ora non solo erano felicemente sposati, ma aspettavano un bambino. Per quale ragione aveva il timore di non piacergli più?
La verità era che guardandosi allo specchio e vedendo le sue forme arrotondate, aveva il timore di non tornare più come una volta dopo il parto. Se così fosse stato, chissà se Abel avrebbe continuato a desiderarla. Lui era sempre stato molto fisico e molto passionale con lei, ma se la sua bellezza fosse sfiorita lui avrebbe continuato a desiderarla? Erano pensieri stupidi, ma non riusciva a fare a meno di esserne turbata.
Quando lo guardava, vedeva un uomo bellissimo. Alto, muscoloso, prestante. Un giovane dagli occhi blu come l’oceano e dal sorriso gentile e affascinante. E non poteva non notare come le ragazze lo guardavano e apprezzavano.
Era sempre stato così, è vero, ma ora per lei era profondamente diverso. Ora lui era suo marito e lei era incinta. Il suo corpo stava cambiando. E non era certa di poter tornare ad essere la Georgie di sempre. La Georgie di cui Abel era innamorato e attratto.
Se le cose fossero cambiate, cosa ne sarebbe stato di loro?
Erano queste le paure che teneva nascoste e che la rendevano così insicura ultimamente. Così stramba agli occhi di Abel e Arthur.
Era impaurita, insicura e gelosa del marito. Ed erano sentimenti del tutto nuovi per lei e non la facevano stare bene.
Tuttavia le parole che le aveva appena detto Abel la rassicurarono un poco. Aveva ragione. Stava andando tutto per il meglio e non avrebbe permesso alle sue insicurezze di rovinare il loro rapporto.
Gli regalò uno dei suoi più raggianti sorrisi e disse – Grazie. A volte mi comporto proprio come una bambina -.
Abel ricambiò il sorriso e la baciò a fior di labbra – Non farti più venire in mente questi stupidi pensieri. E ora andiamo che siamo già in ritardo -.
Arthur li guardava in lontananza e sorrise tra sé e sè. Abel e Georgie erano davvero fatti per stare insieme e lui era felice di essere riuscito ad andare avanti e permesso loro di vivere la loro vita. Se lo meritavano.
- Passate una buona giornata – urlò Arthur, mentre il calesse si allontanava con Georgie sopra che da lontano lo salutava con il braccio per aria, proprio come quando erano bambini.
Aspettò di vederli sparire all’orizzonte e poi si diresse verso la fattoria. Aveva molto lavoro da fare.
 
 
Era una splendida giornata. Il sole illuminava la campagna australiana che si estendeva intorno a loro, fino a perdersi all’orizzonte, regalando uno spettacolo mozzafiato. Georgie era rapita da quella meraviglia. Quanto le erano mancate quelle verdi praterie e quei colori così vivi e accesi. L’ Inghilterra era spesso grigia e fredda e lei ogni tanto chiudeva gli occhi e ripensava alla sua adorata Australia per riuscire a tirarsi su di morale. Era così bello ora essere tornata a casa e poter godere nuovamente di tutta quella bellezza.
Ma riprendendosi da quelle considerazioni, mentre si stavano avvicinando al porto, Georgie notò che Abel era silenzioso. Lo fissò e chiese – Sei preoccupato per l’incontro con il sig. Abbott? -.
Abel si ridestò dai suoi pensieri e le sorrise – Sì, un po’. E’ molto evidente, vero? -.
Georgie gli sorrise e disse – Beh, sì, un pochino. Ma non devi temere. Vedrai che andrà tutto bene -.
Abel sospirò e rispose – Sì, lo spero. Spero che sia tutto a posto. Ho davvero molta voglia di iniziare a lavorare e desidero fare buona impressione al sig. Abbott. Mi manca guardare l’oceano dalla finestra, progettare navi, disegnare. Fa parte di me. E’ una cosa che mi viene naturale e non vedo l’ora di mettermi all’opera -.
Georgie lo abbracciò e gli sussurrò – Ma certo che è tutto a posto. Non preoccuparti. Presto il tuo studio aprirà l’attività e tu potrai dedicarti finalmente alla cosa che più ami fare al mondo -.
Abel la guardò contrariato e disse – La cosa che amo di più al mondo è stare con te, ricordatelo sempre scimmietta -.
Risero divertiti e si baciarono.
Poi Abel aggiunse – Grazie per il supporto. Lo apprezzo. E visto che sei così carina con me, ti prometto che dopo aver incontrato il sig. Abbott faremo un giretto nel porto. Ricordi che giorno è oggi? E’ giorno di mercato. E sbaglio o tu adori il mercato?-.
A quelle parole Georgie sgranò gli occhi e spalancò la bocca come una bimba a cui hanno appena fatto un regalo. Era adorabile e Abel sentì di amarla più che mai.
- Davvero mi ci porteresti! – esclamò lei entusiasta – E’ tanto tempo che non ci vado. Mi piacerebbe moltissimo, mi ricorda quando ci andavamo da bambini-.
Abel sorrise teneramente e le risposte – Certo che ti ci porto. Ti porterei ovunque tu volessi andare. Non c’è cosa che non farei per te, Georgie – e nel dire queste ultime parole la voce si fece più seria, incupita dal desiderio e dell’amore che provava per lei.
Georgie cambiò espressione, comprendendo i sentimenti che stava provando Abel in quel momento e avvicinandosi alle sue labbra gli disse in un sussurro – Ti amo -.
Ad Abel non ci volle molto per capitolare e la tirò a sé in un bacio appassionato.
Si resero conto di essere ormai vicini al porto e si staccarono, guardandosi negli occhi per un istante e cercando, poi, di ricomporsi.
Tra loro era così. Un momento di tenerezza, poi uno scherzo e poi la passione. Non potevano farne a meno.
Ma quello non era né il luogo, né il momento giusto per abbandonarsi all’amore. Avevano un appuntamento importante. Avrebbero rimandato a più tardi. Tanto ormai nulla poteva dividerli.
 
 
-E’ uno studio bellissimo – disse soddisfatto il sig. Abbott, guardandosi intorno – Me lo aveva detto il sig. Allen che eri un giovane in gamba, ma non mi aspettavo di trovare già tutto pronto. Direi che possiamo partire il prima possibile -.
Abel sorrise soddisfatto e un po’ in imbarazzo. Non si aspettava tanto entusiasmo.
Il sig. Abbott era un uomo di mezza età, alto, in carne. Un tipo molto diretto e deciso. Un gran chiacchierone e sicuramente molto simpatico. Pensò che sarebbe stato senza dubbio un socio in gamba. Gli piaceva.
- Bene, mi fa piacere – disse Abel – Allora possiamo definire gli ultimi dettagli e decidere una data per iniziare -.
Georgie era felice per Abel. Anche se non capiva molto del suo lavoro, aveva intuito che aveva fatto breccia con il sig. Abbott e che le cose stavano andando bene.
Si allontanò per un attimo da loro, presi com’erano dai loro discorsi, e si avvicinò alla grande finestra posta davanti al tavolo da disegno.
Da lì si poteva ammirare tutto il porto. Il mare, le navi, la gente che animava la banchina. Era una vista stupenda.
Di sicuro le sarebbe piaciuto andare a trovare Abel quando lo studio avesse iniziato la sua attività. Pensò che ormai avevano davvero ottenuto tutto ciò per cui avevano lottato ed era felice, perché comprese che non ci sarebbero stati più ostacoli per loro.
Trasalì all’improvviso, perché il bimbo che era nel suo grembo le aveva appena dato un calcetto. Sorrise intenerita e posò una mano sul suo ventre prominente.
- Sei felice anche tu? – pensò teneramente tra sé e sé.
Si rese conto di quanto era stata stupida quella mattina a sentirsi a disagio per via della pancia. Era fiera di quella pancia. Era il frutto dell’amore di lei e Abel e non avrebbe mai più permesso alle sue insicurezze di farla stare male. Amava Abel e lui amava lei. E presto avrebbero avuto il loro bambino a cui donare ancora più amore. Al diavolo le paure e la gelosia!
 
 
- Dai Abel, sbrigati! – disse Georgie felice, mentre, tenendo Abel per mano, si faceva largo tra i passanti – Voglio assolutamente vedere la bancarella dei profumi, è sempre stata la mia preferita, anche da piccola! -.
Georgie era incontenibile quando poteva andare al mercato. Le metteva buon umore e frenesia e ad Abel faceva piacere vederla così felice ed eccitata. Non riusciva a starle dietro e la cosa lo divertiva.
- Georgie calmati – ridacchiò mentre la seguiva, trascinato da lei tra la folla – Le bancarelle andranno via solo a sera. Non ha senso avere fretta! -.
Lei si girò a quelle parole per guardarlo fisso negli occhi e mettergli le mani sulle spalle.
- E’ tutta la mattina che ascolto te e il sig. Abbott parlare di cose che nemmeno comprendo. E’ arrivato il mio momento ora e non puoi tirarti indietro – disse con espressione vittoriosa.
Abel rise e le cinse le braccia attorno alla vita per attirarla a sé e rispose – Lo so, tesoro, che per te è stato noioso. Ma era necessario. Le cose sono andate bene e ora mi sento più sollevato -.
Georgie gli sorrise dolcemente e poi in modo civettuolo disse – Bene, sono felice per te. Quindi ora è arrivato il momento di festeggiare. Portami subito dalla bancarella dei profumi e non protestare più -.
Abel la strinse ancora più forte e disse – Non riesco proprio a resisterti – e la baciò appassionatamente, incurante delle persone che avevano intorno.
Georgie ricambiò quel bacio e poi rise, rise felice per la spensieratezza e la gioia che provava in quel momento.
- Dai, ora andiamo – disse impaziente, staccandosi da lui – Stiamo perdendo tempo! -.
Abel sbuffò scherzosamente, rise e si lasciò nuovamente trascinare dalla moglie in quel turbinio di persone, luci, colori e odori che era il mercato del porto.
Georgie era radiosa e se visitare la bancarella dei profumi la rendeva felice, beh allora ce l’avrebbe portata pure in braccio pur di accontentarla.
Dopo poco arrivarono dai tanto agognati profumi e Georgie si diresse subito verso le boccettine in esposizione, per assaporarne le fragranze.
- Mmmm Abel – disse con gli occhi socchiusi – Senti questa fragranza com’è delicata -.
Abel ridacchiò e l’accontentò. Era troppo bello vederla così felice.
Anche Georgie notò quanto Abel fosse premuroso e dolce con lei. Sapeva benissimo che a lui dei profumi non interessava nulla, ma stava al gioco per farle piacere. E si sentì fortunata.
Improvvisamente la mente le ricordò un giorno a Londra, quando lei e Lowell capitarono in un mercato di quartiere. Come fu diverso allora.
Benchè lei fosse felice di trovarsi lì, Lowell non era a suo agio, anzi era quasi infastidito e non riusciva a dissimularlo. Erano profondamente diversi, lo si poteva intuire anche nelle piccole cose. Non sarebbe mai potuta essere felice con lui.
Con Abel invece…. beh, con Abel era completamente un’altra cosa.
Erano molto simili loro due, erano cresciuti insieme, nello stesso ambiente, amavano le stesse cose e comunque Abel faceva di tutto per accontentarla, per assecondarla, anche quando si trattava di argomenti ai quali non era interessato. Come i profumi, ad esempio.
Lui era speciale. E lei era fortunata ad averlo accanto.
- Dai, scegline qualcuno da portare a casa – disse Abel con voce gentile – Non possiamo privare Arthur di queste dolci fragranze! – aggiunse sarcastico.
Georgie rise divertita e gli disse – Grazie, sei un tesoro – e lo baciò dolcemente sulle labbra.
Abel la guardò innamorato come non mai, perdendosi nei suoi meravigliosi occhi verdi.
- Non farmi questo in mezzo alla gente – disse quasi imbarazzato – Che poi mi vengono certi desideri e qui non posso proprio sfogarli -.
Georgie arrossì a quelle parole e rise imbarazzata – Dai Abel, non fare lo stupido –.
Abel la strinse a sé e le sussurrò – Te l’ho già detto che ti amo?- e lei sorridendo rispose – E io te l’ho già detto che ti amo ancora di più? -.
Ripresero a baciarsi, incuranti della folla, incuranti del mercato. C’erano solo loro due. Solo questo contava per loro.
- Ma che coppietta meravigliosa! – disse una voce femminile alle loro spalle.
Abel e Georgie si staccarono da quel meraviglioso bacio, riportati alla realtà da quelle parole.
Si voltarono contemporaneamente per vedere chi stesse parlando con loro e non poterono nascondere lo stupore sui loro volti quando videro di chi si trattava.
Avvolta in uno sgargiante e provocante abito rosso, i capelli neri sciolti sulle spalle nude, truccata di tutto punto, Jessica li stava guardando con aria a metà tra la sorpresa ed il sarcasmo.
Georgie si sentì gelare il sangue nelle vene. Quella era l’ultima persona che aveva bisogno di vedere quel giorno.
Tuttavia, non riuscì a fare a meno di squadrarla dalla testa ai piedi.
Jessica era in splendida forma. L’abito rosso le avvolgeva il corpo, esaltandone la sinuosità.
Dalla gonna uno spacco lasciava intravvedere una gamba, lunga, snella. Indossava scarpe rosse con i tacchi alti che la rendevano ancora più slanciata.
La vita era sottile e la scollatura generosa dell’abito, contornata da un bordo di pizzo, metteva in evidenza il seno abbondante.
I capelli, in quella splendida giornata di sole, erano più neri che mai e sembravano quasi risplendere per la loro setosa lucentezza.
Il viso era bello. Il trucco aveva valorizzato i suoi occhi scuri da cerbiatta e quelle labbra carnose, rosse come il fuoco.
Quella donna era sensuale e affascinante. Georgie non potè non notare che Jessica non era affatto indifferente agli uomini che passavano di lì in quel giorno di mercato.
La guardavano tutti e si capiva che apprezzavano. Quegli sguardi erano pieni di desiderio e Georgie capì che una donna come lei faceva un certo effetto agli uomini.
Jessica teneva il suo sguardo dritto e fiero verso la coppia che aveva di fronte, quasi come fosse una sfida. E in un certo senso per lei lo era davvero.
- Vedo che siete tornati sani e salvi dall’Inghilterra – disse avvicinandosi a loro sinuosa – Mi fa piacere -.
Georgie si strinse ad Abel. Si sentì improvvisamente debole e inferiore a quella donna così bella e sicura di sé.
Abel le passò un braccio intorno alla spalla, per infonderle sicurezza e con tono secco rispose – Sì Jessica. Siamo tornati. Piacere nostro di constatare che stai bene anche tu. Ora se non ti dispiace dobbiamo andare -.
Jessica rise fragorosamente e, appoggiando una mano sul torace di Abel con fare malizioso, disse – Quanta fretta, marinaio! E’ così che ci si comporta quando si incontra una cara amica dopo molto tempo? -.
Guardò Georgie con aria severa, quasi sprezzante e rivolgendosi nuovamente ad Abel incalzò – Cosa c’è? Sei riuscito finalmente a conquistare la tua sorellina? Finalmente si è accorta di quanto sbavavi dietro alle sue sottane? -.
Abel strinse ancora più forte Georgie a sé e alzando la voce rispose – Basta Jessica! Non ti permetto di mancare rispetto a mia moglie -.
Jessica trasalì a quelle parole e indietreggiò, quasi fosse stata schiaffeggiata.
Non poteva crederci. Moglie? Si erano sposati?
Ma come era possibile? Era convinta che l’amore malato di Abel non sarebbe mai stato ricambiato da quella ragazzetta insipida. Che cosa era successo per portarli addirittura al matrimonio?
Avrebbe voluto urlare loro tutto il suo disprezzo, ma decise di calmarsi e controllarsi. La vendetta, del resto, era un piatto che andava gustato freddo e lei avrebbe aspettato l’occasione giusta per affondare il suo colpo. Non le piacevano le scenate, da gran signora quale era.
Cercò di recuperare una parvenza di serenità e sorrise. E poi in tono adulatorio aggiunse – Beh, ma allora devo farvi i miei più vivi complimenti -.
Georgie abbassò il capo a quelle parole. Era in evidente disagio davanti a Jessica e non sapeva come controllarsi.
Quel gesto non sfuggì alla donna, che si sentì vittoriosa su quella contadinella. Ma nel abbassare lo sguardo sulla figura di Georgie,  notò un particolare che prima le era sfuggito e che le fece perdere ogni controllo.
- L’hai messa incinta? – tuonò furiosa, guardando Abel.
Lui dal canto suo non battè ciglio e con tono molto freddo rispose – Non sono affari tuoi -.
Jessica lo guardò incredula.
- Ma non vi vergognate? – disse a quel punto spazientita – Siete cresciuti insieme come fratelli e ora lei aspetta un figlio da te? Ma non provate ribrezzo per voi stessi? Questo è un incesto. E’ la cosa più vergognosa che abbia mai visto! -.
Georgie si sentì salire le lacrime agli occhi. Tremò alla durezza di quelle parole e se non fosse stato per Abel che la sorreggeva forte e protettivo come sempre, sarebbe senz’altro caduta.
- Non ti permetto di giudicarci! – rispose Abel arrabbiato.
I suoi occhi fiammeggiavano e aveva perso la pazienza – Non azzardarti a dire altro. Lasciaci in pace. Georgie ed io non siamo fratelli. Non c’è niente di male nel nostro amore. Non sono affari tuoi, Jessica. Dico sul serio. Stai lontana dalle nostre vite, lo dico per il tuo bene -.
Jessica incassò quelle dure parole, ma non perse la baldanza. Non poteva accettare un simile affronto, da una ragazzetta poi.
Rimasero per un istante in silenzio, immobili, come se l’atmosfera tra loro si fosse raggelata. Era davvero una brutta situazione.
- Abel, figliolo, finalmente ti ho trovato – urlò una voce dietro le loro spalle.
Era il sig. Abbott, che si faceva largo tra la folla, cercando di raggiungerli.
Rimasero tutti e tre a disagio, come se si fosse rotto qualcosa tra loro, in attesa che il sig. Abbott si avvicinasse.
- Scusami se ti disturbo ancora, ma prima ho dimenticato di parlarti di una cosa molto importante – e con il suo solito garbo, si rivolse alle due donne dicendo – Signore, vogliate perdonarmi se vi rubo Abel per parlare ancora di lavoro. Prometto che non ci vorrà molto -.
Il sig. Abbott prese Abel sottobraccio per portarlo un po’ in disparte, in modo da poter parlare tranquillamente.
Abel avrebbe voluto reagire, restare accanto a Georgie. Sapeva che la presenza e le parole di Jessica l’avevano molto turbata, ma non poteva dire di no al sig. Abbott. Del resto era solo per pochi minuti.
Georgie lo guardò spaesata. Sapeva di doverlo lasciare andare, ma rimanere sola con Jessica la impauriva.
Lo guardò con gli occhi sgranati e imploranti. Lui le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio – Stai tranquilla amore. E’ solo per pochi minuti. Tu non ascoltare quella megera, lo sai che è solo invidiosa di noi. Io ti amo, hai capito? -.
Georgie lo guardò e annuì con il capo. Avrebbe voluto essere più convinta, ma il disagio che provava innanzi a Jessica la rendeva insicura.
Lo guardò mentre si allontanava tra la gente, trascinato dal sig. Abbott che continuava a parlargli incessantemente. Lui si voltò ancora una volta per guardarla, per farle capire che avrebbe voluto rimanerle accanto e portarla via da quella situazione. Poi scomparve e lei rimase sola, conscia del fatto che Jessica era dietro di lei. Ostile e furiosa.
Si girò per incrociare il suo sguardo. Aveva deciso di congedarsi da lei. Tanto di cosa mai avrebbero potuto parlare loro due? Non si piacevano. Era ovvio. In qualche modo la vita le aveva rese avversarie. Non aveva senso stare lì e subire le sue parole cariche d’ira. Doveva andarsene e aspettare Abel per fare ritorno a casa.
- Ti saluto Jessica – disse con voce poco decisa – Tra poco rientreremo a casa -.
Ma non ebbe modo di fare un passo che Jessica l’afferrò per un polso e la trattenne.
- Eh no, mia cara Georgie – iniziò risoluta la donna – Abbiamo modo di fare due chiacchiere. Non sprechiamo l’occasione -.
Era decisa a parlare con Georgie. Era molto arrabbiata e doveva vendicarsi. Non poteva fargliela passare liscia a quella ragazzetta di campagna. Come aveva osato portarle via Abel in quel modo?
Georgie trasalì a quelle parole e si liberò dalla sua presa, facendo un passo indietro. Che cosa voleva quella donna da lei?
- Non aver paura, Georgie – iniziò con tono canzonatorio Jessica – Mica ti mangio, sai. Prima ho perso un po’ la pazienza, ma ero talmente stupita…. Voglio dire… un figlio….con Abel poi. Permetti che la notizia mi abbia sconvolto? -.
Georgie annuì. Aveva paura di quella donna, ma le sembrava si fosse calmata un poco. Conveniva non farla infuriare. Voleva solo parlare del resto. Chissà, magari potevano addirittura chiarirsi una volta per tutte. Tanto Abel era suo ormai e lei lo doveva accettare. Non poteva farci niente.
- Devo farti i miei complimenti, sai – iniziò con fare falsamente amichevole Jessica – Mi hai sorpresa ragazzina. Ti facevo ingenua e incapace, ma vedo che hai saputo sfruttare l’occasione e hai incastrato Abel -.
Georgie non capiva che cosa stesse dicendo la donna. Cosa voleva insinuare?
Jessica notò l’espressione confusa di Georgie e rise. – Dai su – aggiunse con tono ilare – Non fare la santarellina. Hai capito a cosa mi riferisco. Sembravi una ragazzina così morigerata, pudica e invece alla fine ci sei andata a letto -.
Georgie arrossì di colpo a quelle parole. Ma cosa stava dicendo? Come si permetteva?
- Guarda che non ti sto giudicando – continuò Jessica, sicura di sé come non mai – E’ comprensibile. Insomma, sì è un po’ strano perché tu e Abel siete cresciuti praticamente come fratelli, ma sai ti posso capire. Lui è così bello. Qualsiasi ragazza sarebbe disposta a cedergli e tu non fai eccezione. E’ normale. Ti capisco. Eccome se ti capisco. Diciamo che anche se non siamo mai state molto amiche, io sono la persona che meglio ti può capire -.
Quel discorso stava prendendo una strana piega e Georgie si sentì a disagio più che mai. Avrebbe voluto risponderle che non voleva sentire altro. Avrebbe voluto andarsene. Ma era come pietrificata. Non riusciva a muoversi. Rimase lì immobile, a guardarla.
In realtà dentro di lei, nel suo profondo, aveva anche bisogno di sapere. Tutte le sue paure, i pensieri che in passato aveva fatto su lei e Abel ora potevano trovare riscontro. E per qualche strana ragione aveva bisogno di ascoltarla.
Jessica capì di avere la sua totale attenzione e sorrise soddisfatta. Le avrebbe fatto capire chi si trovava davanti. Avrebbe dato una bella lezione di vita a quella ragazzina insolente.
- Tanto è inutile girarci intorno – iniziò Jessica – Sappiamo entrambe che Abel ed io siamo stati amanti, prima che lui ti corresse dietro in Inghilterra. Lo sanno tutti qui al porto. Eravamo molto chiacchierati, sai? Del resto è normale. Eravamo proprio una bellissima coppia. Ci invidiavano tutti -.
Jessica tenne molto alta l’attenzione, per capire l’effetto che le sue parole avevano su di lei.
- Ah, se solo la camera sopra la locanda potesse parlare… – continuò alzando gli occhi al cielo, ricordando il passato – Lì abbiamo trascorso momenti davvero infuocati. Mai nessuno è stato così con me. Lui era davvero unico, speciale -.
Georgie si sentì morire dentro. Quelle parole avevano un effetto devastante su di lei. Eppure continuò a stare lì, a guardare quella donna in tutta la sua sfolgorante bellezza, mentre crudelmente le stava raccontando quanto suo marito fosse stato un amante appassionato con lei.
- Cielo, se ci penso mi vengono ancora i brividi – continuò Jessica, portandosi una mano al seno – Quanto ardore! Non è facile avere un’intesa così profonda. Eravamo come due selvaggi. Lui soprattutto. Sapeva lasciarmi senza fiato. Ma del resto, so che mi capisci. Proverai le stesse cose con lui. Perché Abel è così. E’ un amante appassionato, ribelle, esigente. Non si accontenta di cose da poco. Voglio dire… non è il tipo da poter avere una relazione banale. Lo conosco bene. Lui ha bisogno di esperienza. Di una compagna che sappia il fatto suo. E io ero brava ad accontentarlo, lui me lo faceva capire…. Eccome se me lo faceva capire! -.
Poi, guardando la povera Georgie con un misto di crudeltà e malizia, aggiunse – Beh, che te lo dico a fare? Immagino lo capirai. Voglio dire…. Ora sei sua moglie, quindi per poter stare con lui e far fronte alle sue numerose esigenze dovrai anche tu essere…. Beh … esperta e capace come me. Per forza deve essere così, altrimenti non si spiegherebbe come lui potrebbe accontentarsi di rimanere con te, dico bene? -.
Georgie deglutì a fatica. Aveva un enorme nodo in gola. Era attraversata da mille emozioni diverse, tutte negative. Quella donna le stava descrivendo un Abel che lei non conosceva. E le stava sbattendo in faccia quanto lei fosse ingenua.
- Devo essere sincera. Non ti credevo all’altezza, sai? – proseguì Jessica – Insomma, per poter soddisfare un uomo come Abel bisogna averla qualche esperienza. E io ero convinta che tu fossi un’ ingenua verginella. E invece mi sbagliavo. Posso essere sfrontata e chiederti se hai avuto molti uomini prima di lui? -.
Georgie si sentì sul punto di piangere, ma non cedette. Non volle dare soddisfazione a quella donna, che la stava insultando nel modo più becero.
- No, Jessica – rispose con un filo di voce – Non ho avuto uomini prima di Abel. Lui è stato l’unico e ti dico la verità, non me ne vergogno affatto. E so che Abel mi ama anche per questo -.
Jessica la guardò stupita ed esplose in una fragorosa risata.
Georgie la guardò senza scomporsi. Sperava solo che Abel ritornasse al più presto per portarla via da lì.
- Tesoro mio – iniziò nuovamente Jessica – Ma io ti facevo un po’ più avvezza alle cose di mondo. Mia cara, ma pensi davvero che agli uomini piacciano le ragazzine impacciate? Non voglio mancarti di rispetto, cerca di capirmi. Ma ormai sei grande e certe cose le devi imparare. Gli uomini, specialmente quelli forti e prestanti come Abel, amano le amanti esperte, perché è solo con loro che possono essere veramente liberi e soddisfare le loro esigenze. Le santarelline come te sono molto graziose, ma non saranno mai davvero desiderabili come le donne con esperienza. E’ un dato di fatto. Lo sanno tutti. Tu forse sei ancora giovane e ingenua e credi nelle favole, ma bella mia, la vita è tutt’altro. Quelle come te vanno giusto bene per sposarsi e mettere su famiglia. Ma sono quelle come me che tengono gli uomini caldi tra le lenzuola. Non so se mi sono spiegata -.
Georgie si sentì pervadere da un moto di rabbia. Che ne poteva sapere Jessica di quello che c’era fra lei e Abel?
- Scusami ma non sono d’accordo – rispose contrariata Georgie a quel punto – Tu sarai più esperta di me e più brava nelle arti amatorie, non lo metto in dubbio. Può darsi che ci siano uomini che ragionano come dici tu, però non Abel. Non lui. Lui mi ama e non mi mancherebbe mai di rispetto. Io mi fido di lui e so che quello che c’è tra noi è speciale. Lui è felice con me! -.
Jessica esplose nuovamente in una fragorosa risata, che lasciò Georgie spiazzata.
- Oddio Georgie, quanto sei tenera – disse tra le risa che non accennavano a smettere – Ci credi così tanto che quasi mi spiace spezzare le tue convinzioni -.
Poi si fece più seria, la guardò spietata e avanzò minacciosa verso di lei – Ma vedi, bella mia – continuò Jessica – Le cose non vanno così purtroppo. Quelle sono le favole a cui credono le bambine ingenue come te. La realtà è tutt’altra cosa. Abel ora ti ama e ti adora, non lo metto in dubbio. Ti correva dietro da che era un ragazzino e per te aveva una bella infatuazione. Lo ammetto. Ma ora ha soddisfatto il suo capriccio, la sua voglia proibita. Ti sei concessa finalmente e lo sfizio se lo è tolto. Ora, dopo tanto desiderio, ora che si è tolto la curiosità, gli è rimasta tra i piedi solo una ragazzetta inesperta per moglie. Una che conosce da una vita intera, che non ha più nulla di nuovo da offrirgli. Scusami se sono sincera, ma temo per te che la vita che lui vivrà al tuo fianco sarà pesantemente banale e ripetitiva. Ormai la novità sta pian piano sparendo, lasciando spazio alla noia -.
Poi la guardò da capo a piedi con fare sprezzante e continuò – E diciamocela tutta. Avere un figlio è una cosa meravigliosa e bla bla bla…. Ma che sarà di voi quando la notte non riuscirete a dormire, né ad avere un po’ di intimità, perché ci sarà un marmocchietto urlante e piangente che non vi darà tregua? Pensi che questo farà bene al vostro rapporto di moglie e marito? Tesoro, lasciatelo dire da una che ha consolato una marea di mariti con bambini piccoli e mogli nevrotiche: la risposta è no! E poi pensi che il tuo corpo sarà ancora tonico dopo la gravidanza? Pensi di poter ancora essere attraente agli occhi di tuo marito? Insomma, ti sei vista ultimamente? Le gravidanze sono impietose, sai cara? E questa è solo la prima. Pensa a come sarà se ne dovessi affrontare altre! -.
Georgie si strinse le mani al ventre e si morse il labbro per non piangere. Quella donna le stava sbattendo in faccia tutte le sue paure e lei si sentiva sola, incredibilmente sola e indifesa.
- Vuoi sapere come andrà a finire tra voi? Non sbaglio mai. Ne ho viste a centinaia di coppie come voi – continuò Jessica – Finirà che la vostra vita piano piano si appiattirà. Amore e ardore si spegneranno. Tu passerai le giornate dietro ai figli e alla casa. Alla sera quando arriverà tuo marito sarai stanca morta e non sarai più in grado di soddisfarlo, ammesso che i bambini vi lascino del tempo da trascorrere da soli. Il tuo corpo cederà al peso delle gravidanze e sfiorirai lentamente. Abel non proverà più attrazione per te e inizierà a dirti che la sera deve lavorare. Ma in realtà cercherà altrove lo svago che tu non sarai più in grado di dargli e sai che succederà allora? -.
Georgie la guardò con gli occhi lucidi di lacrime. La crudeltà di quelle parole l’aveva paralizzata. Avrebbe voluto urlarle di smetterla, che non credeva ad una sola parola. Ma non lo fece, perché infondo una vocina dentro di lei le stava dicendo che Jessica aveva ragione.
Jessica comprese di aver messo Georgie alle strette. L’aveva colpita, ora doveva solo farla affondare.
Avvicinò il volto al suo e con molta calma e freddezza proseguì il suo discorso – Succederà che lui tornerà da me, bella mia, e mi troverà. Mi troverà pronta per lui, accogliente come non mai. E alla mogliettina scialba di campagna, sostituirà l’amante bella e focosa della locanda. E riprenderemo la nostra storia esattamente da dove avevamo interrotto. E posso assicurarti che non mi risparmierò per lui. Gli darò tutto ciò di cui avrà bisogno. E te ne accorgerai. Ti accorgerai che Abel ti starà tradendo con me, perché lo sentirai più distante, più indifferente. Perché anche quando sarà a casa con te, la sua mente volerà da me. Perché non avrà voglia di toccarti nemmeno con un dito. Vorrà solo me. Solo io saprò tenere alto e vivo il suo desiderio. Esattamente come lui sa fare con il mio. Non c’è notte che non lo sogni. Che non sogni l’ardore che ci univa. E presto lo riavrò e sarà tutto per me. Rimarrà il tuo maritino, sarà il padre dei vostri figli, certo. Ma vorrà solo me come amante. E tu non potrai farci nulla. Non puoi competere con me, bambina -.
Georgie sentì una lacrima rigarle il volto. Quelle parole l’avevano gettata nello sconforto più profondo.
Jessica rise soddisfatta, fiera di quella vittoria.
- E’ un indomabile. Ha bisogno di me. Me lo ricordo ancora quando mi amava con passione e io che gli dicevo di non fermarsi. Era come rapito da me e io da lui. E sono certa che quei meravigliosi momenti li ha bene impressi nella memoria, come me del resto. E vorrei tanto sapere cosa pensa dei noiosi momenti passati con te…. Non potrai mai reggere il confronto, bella mia, mai! Ora lui fa lo scorbutico con me, ma è normale. Crede ancora nel vostro matrimonio. E poi non vuole mancarti di rispetto in maniera così palese. Ma anche quando è arrabbiato con me, nel suo sguardo io vedo la passione che un tempo ci univa. Non riesco ad essergli indifferente. Questo ricordatelo bene -.
Georgie si asciugò le lacrime e non ebbe la forza di risponderle. La detestava. Detestava quanto le aveva detto. L’immagine che le aveva dato di Abel. Un uomo così diverso da quello che conosceva lei. Non poteva essere così, non poteva. Ma se invece Jessica avesse avuto ragione?
Si sentì debole, stupida, insignificante e inadeguata. Ogni certezza, ogni felicità erano state calpestate da quella donna che ora la stava guardando con un ghigno malefico. Trionfante nella sua bellezza prorompente. Mentre lei si sentiva piccola piccola. Indifesa. Sola.
Improvvisamente sentì che qualcuno le stava afferrando un braccio alle sue spalle.
- Scusami se ci ho messo tanto, ma il sig. Abbott non smetteva più di parlare. Tutto a posto, tesoro?.
Era Abel, era tornato. Era lì vicino a lei, ma in quel momento si sentì sola comunque.
Poco più in là c’era Jessica, che li guardava soddisfatta. Era riuscita nel suo intento e ora si limitava ad aspettare. Aspettare che la loro unione si sgretolasse, sotto il peso enorme del dubbio che aveva appena insinuato in Georgie. Doveva vincere lei. Doveva! Rivoleva Abel ad ogni costo.
Dal canto suo Abel notò che Georgie era turbata e la guardò preoccupato. Poi si rivolse a Jessica con tono severo – Spero che tu l’ abbia lasciata in pace! Te l’ho già detto, devi stare alla larga da noi. Addio, Jessica -. E con queste parole prese Georgie sotto braccio, voltò le spalle alla donna che li osservava a distanza e se ne andò con suo sua moglie.
- A presto marinaio! – urlò Jessica dietro di loro, con voce soddisfatta ed eccitata.
Abel sbuffò infastidito da quella manifestazione inappropriata, ma non la considerò e si rivolse a Georgie – Spero che non ti abbia importunata più di tanto. Jessica sa essere spietata quando vuole, la conosco bene. Tu non devi darle retta, vuole solo separarci -.
Georgie annuì, ma non si sentiva affatto bene.
- Sì certo, non sono nata ieri, non ti preoccupare – rispose. Voleva dare al marito l’impressione che non fosse successo niente, ma non era molto certa di esserci riuscita.
- Hey, aspetta – disse Abel ad un certo punto, fermandosi tra la folla – Non volevi comprare qualche boccettina di profumo da portare a casa? -.
Georgie si fermò a fissarlo. Era confusa. Non aveva più voglia di niente, solo di andare a casa.
- No…. Beh non mi interessa più – disse distogliendo lo sguardo da lui.
Abel si stupì di quella reazione. – Ma come? Eri così felice di….. – ma non ebbe modo di finire il discorso che lei lo interruppe.
- No davvero, non ne ho più voglia. Sono stanca ora e voglio solo andarmene a casa – disse voltandogli le spalle e riprendendo a camminare in direzione della loro carrozza.
Abel rimase per un attimo a guardarla, preoccupato per quel repentino cambio di umore.
- Aspetta Georgie! – le urlò raggiungendola – E per qualcosa che ti ha detto Jessica? Perché se è così torniamo da lei e chiariamo tutto. Non le permetto di mancarti di rispetto. E comunque tu non devi crederle. Lei vuole solo mettere zizzania tra noi -.
Georgie si fermò e lo guardò dritto negli occhi. Abel notò un lampo di rancore in quello sguardo e ne rimase stupito.
- Non è per lei. Come devo dirtelo? Adesso improvvisamente ruota tutto intorno a Jessica? – rispose scocciata.
Abel non riuscì a capire. Perché improvvisamente Georgie era diventata così ostile con lui?
- Jessica non mi ha detto nulla – mentì spudoratamente lei – E io non sono una bambina che si fa intimidire da una come quella -.
Abel annuì, non aveva certo intenzione di litigare.
- Va bene amore, scusami, non volevo farti spazientire. E’ solo che mi sei sembrata turbata quando sono ritornato da te poco fa e ho temuto che ci fosse lo zampino di Jessica. Ecco tutto – si giustificò lui.
Georgie sbuffò – Per l’ennesima volta Abel, Jessica non c’entra nulla. E io non ero turbata. Ero solo stanca. Sono stanca anche ora a dire il vero e desidero ritornare a casa -.
Abel cercò di farla ragionare. Era inspiegabilmente irritabile e non capiva perché.
- Va bene. Andiamo a casa. Ci andiamo subito. E’ solo che trovo strano che fino a poco fa tu fossi allegra e affettuosa e ora sei arrabbiata con me e non so perché – disse esasperato.
- Non sono arrabbiata. Sono stanca. Non so più come dirtelo. Prima stavo bene e ora sono stanca. Alle donne incinta succede. Mi spiace, è solo l’inizio di una serie di nevrosi da parte mia. Se non ti sta bene faresti meglio a trovarti un’altra che…. – ma non riuscì a finire la frase, perché le lacrime le salirono agli occhi e la voce si spezzò. Cercò di riprendersi e disse – Andiamo, per favore -.
Abel rimase male innanzi a quella reazione. Non capiva. Se non era a causa di Jessica, perché ora era così fuori di sé? Forse per via della gravidanza, come aveva detto Arthur quella mattina?
Chissà, forse era per quello. Doveva solo assecondarla ed avere pazienza. Ma era turbato.
 
 
Risalirono la strada che dal porto riportava verso la campagna, verso la loro casa.
Rimasero in silenzio per tutto il tragitto e Abel non sapeva spiegarsi il perché di quella strana atmosfera che si era venuta a creare tra loro.
Era sceso come un muro e, come non capitava da parecchio tempo, la sentì incredibilmente lontana e questo gli fece paura. Moltissima paura. Ma non disse niente. Aveva capito che Georgie non aveva voglia di parlare e rispettò questa sua volontà, sebbene a malincuore.
Georgie, dal canto suo, si sentiva a pezzi. Guardava il paesaggio scorrere attorno a lei, mentre il calesse lentamente faceva il suo ritorno verso casa. Guardava i campi coltivati, le verdi praterie, il fiume, il sole che risplendeva nel cielo azzurro, ma non riusciva a gioire di quel tripudio di colori meravigliosi che la natura stava offrendo loro, come aveva fatto quella mattina, scendendo verso il porto.
Le parole di Jessica le risuonavano nella mente, così fredde, così crudeli. E non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di lui…con lei… No! Non voleva pensarci, non voleva sapere. Quello era l’inferno per lei!
Non riusciva nemmeno a voltarsi e a guardarlo in faccia, tanto era il disgusto che provava.
Sapeva che da un certo punto di vista il suo atteggiamento era assurdo, perché in realtà Abel era stato molto gentile per tutta la giornata e non si meritava quel trattamento. Ma sapere la reale sostanza della sua passata relazione con Jessica l’aveva disturbata molto. E poi c’era il dubbio che la donna le aveva sapientemente insinuato. La paura folle che lui potesse stufarsi del loro matrimonio e tornare da lei, per divertirsi come aveva fatto in passato.
Era gelosa, terribilmente gelosa.
Era seduta sul calesse accanto ad Abel, ma mai come prima lo sentiva così distante da lei.
Era un incubo e voleva solo che finisse, ma non sapeva come. Tra sé e sé, pregava che quel penoso tragitto verso casa finisse al più presto. Aveva il bisogno di staccarsi un po’ da lui.
Voleva solo chiudersi in camera sua, gettarsi sul letto e piangere fino allo sfinimento, sperando che il sonno potesse alleviare quel terribile dolore che provava dentro e che la stava dilaniando.
 
 
 
TBC…..
   
 
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