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Autore: Emmastory    04/03/2017    1 recensioni
Anche se il tempo continua a scorrere, le cose nell'un tempo bella e umile Aveiron sembrano non cambiare. La minaccia dei Ladri è ancora presente, e una tragedia ha ora scosso l'animo dei nostri amici. Come in molti hanno ormai capito, quest'assurda lotta non risparmia nessuno, e a seguito di un nobile sacrificio, la piccola ma coraggiosa Terra sembra caduta in battaglia, e avendo combattuto una miriade di metaforiche e reali battaglie, i nostri eroi sono ora decisi. Sanno bene che quest'assurda e sanguinosa guerra non ha ancora avuto fine, ma insieme, sono convinti che un giorno riusciranno a mettere la parola fine a questo scempio, fatto di sangue, dolore, fame, miseria e violenza. Così, fra lucenti scudi, affilate spade e indissolubili legami, una nuova avventura per la giovane Rain e il suo gruppo ha inizio. Nessuno oltre al tempo stesso sa cosa accadrà, ma come si suol dire, la speranza è sempre l'ultima a morire.
(Seguito di: Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo XVI

Tacere il vero

Con estrema lentezza, i giorni continuavano a susseguirsi, e ben altri sette erano ormai scomparsi. Per fortuna, nonostante gli avvisi e i saggi avvertimenti di Lady Fatima, oggi le cose sembrano andar bene. Rose e Terra crescono, Stefan ed io siamo ottimisti, e Samira ha ripreso ad alimentarsi a dovere, non dimenticando mai di accompagnare con un bicchier d’acqua le sue pillole. Come c’è d’aspettarsi, sono felice per lei, perché pare aver finalmente compreso la gravità della sua malattia, ma ad ogni modo, un’altra cosa mi preoccupa. L’ho vista prendere quelle medicine moltissime volte, ma da poco, ho iniziato a notare qualcosa di strano. Le assume ogni giorno, come il dottor Patrick le ha consigliato, ma mai in presenza di Soren. Non so perché, ma guardandola, mi interrogo senza riuscire a trovare una risposta. So bene che mi ha parlato incoraggiandomi a scrivere, vivere e far ciò che mi riesce meglio, ma in questo preciso istante, mille pensieri collegati a lei e alla promessa che le ho fatto mi vorticano in testa. Come ho già detto a Stefan, una promessa deve sempre rimanere tale, ma data la situazione, sto davvero iniziando a credere il contrario. Parlandomi, Samira mi ha confessato di non stare ammettendo nulla al solo scopo di non far soffrire Soren, e la capisco, ma credo fermamente che un giorno lei dovrà farlo. Per sua indole, è sensibile, e dopo quanto è accaduto in passato, non vuole riportare la sofferenza nella vita di nessuno. In fin dei conti, abbiamo ben altro a cui pensare, ma come forse non capisce, la stabilità del gruppo è più importante di ogni battaglia. Ora come ora, è mattina, e dopo la colazione, ho deciso di invitare Samira a raggiungermi nella mia stanza. “Vengo subito.” Mi ha fatto capire con un gesto, inghiottendo velocemente l’ennesima delle pillole prescrittele dal dottor Patrick. Passarono quindi alcuni secondi, e non appena mi raggiunse, chiusi la porta. Ciò che stavo per dirle era di vitale importanza, e ad essere sincera, non volevo che nessuno ci sentisse. Guardandola negli occhi, mantenni il silenzio a lungo, temendo di arrivare a porle la questione in termini troppo duri. “Samira, ascolta. Non voglio incolparti di nulla, ma stai tirando la corda.” Le dissi, sperando segretamente che riuscisse a capire quanto fossi preoccupata per lei. “Lo so, ma non me la sento! Non posso dirglielo!” replicò, intuendo quasi subito dove volessi andare a parare. “Gli spezzerei il cuore!” aggiunse poi, con la voce corrotta da un dolore che aveva tenuto dentro per troppo tempo, e che solo ora stava lasciando libero. Ascoltai le sue parole senza interrompere, ma fu allora che risposi. “E il tuo cuore? Non pensi a ciò che potrebbe accaderti? Io ti voglio bene, e fidati, devi farlo. Prima che sia troppo tardi.” Continuai, tentando per l’ennesima volta di metterla in guardia sul suo futuro. “Ma Rain, io…” biascicò, non riuscendo a completare quella frase perché spaventata da qualcosa. Ci fu quindi una pausa di silenzio, e rompendolo come vetro, la porta si aprì. Qualcuno ci aveva sentite, e fissando il mio sguardo in direzione della porta stessa, lo vidi. Era Stefan. “Ha ragione.” Disse, entrando e avvicinandosi a lei. “Ve l’ho detto! Non ce la faccio!” rispose, sempre più sconvolta dal dolore e dalla paura di fallire. “Inoltre, questo non è il punto.” Continuò, parlando in tono mesto e fissando con aria triste il pavimento. “Cosa? Che vuoi dire?” non potei astenermi dal chiederle, incredula. “Soren non ne ha idea, ma c’è qualcos’altro che dovrei dirgli.” Quella fu la sua risposta, che ci lasciò entrambi interdetti. In quell’istante, Stefan si ritrasse, rivolgendole, prima di farmisi più vicino, un’ultima frase. “Qualsiasi cosa accada, fa sempre quello che ritieni giusto, d’accordo?” le disse, tendendole la mano perché la stringesse e stipulasse con lui quella sorta di patto. “D’accordo.” Le fece eco lei, sorridendo felice. In quel momento, Stefan sorrise a sua volta, e rimanendo in piedi accanto a me, continuò ad ascoltare. “Dì, che intendevi prima?” stavolta fu Stefan a fare domande, e lei, con la paura ancora negli occhi, rifiutò di rispondere. “Nulla.” Disse soltanto, quasi pentendosi di aver parlato troppo. In silenzio, tutti e due la guardammo, e Stefan non potè evitare di spingerla a farlo, commettendo un grave, gravissimo errore. “Non può essere vero. Se non fosse nulla non staresti così male, non credi?” le disse infatti, incalzandola e continuando ad attendere una sua risposta. “Ragazzi, basta! Non voglio parlarne!” gridò poi, ferita e delusa, fuggendo dalla stanza e imboccando il corridoio. “No, aspetta! La pregai, provando a seguirla. Muovendo un singolo passo in avanti, tentai di farlo, ma Stefan mi afferrò un braccio. “Lasciala andare, ho esagerato.” Confessò, in tono mesto. Spostando lo sguardo su di lui, non dissi nulla, e liberandomi dalla sua presa, raggiunsi la porta. Non ne uscii, ma vidi ciò che decisamente non mi aspettavo. Erano in due, Samira e Soren, al centro del corridoio. “Ti ho sentita gridare, che è successo?” le chiese lui, preoccupato. “Soren, no, io… non è niente, tranquillo.” Rispose, trascinando le parole a causa del pianto che aveva iniziato e che ora non riusciva a domare. Dettò ciò, Samira tentò di sfuggirgli, ma lui la bloccò stringendole un polso. “Non ti credo.” Sibilò allora, adirato più che mai. Tremando di paura, lei non disse nulla, ma poco dopo, crollò come un castello di carte. E va bene! Mentire non ha più senso ormai.” Gridò, continuando a piangere e rifugiandosi fra le sue braccia. “Mentire? Ma cosa… Fu la conseguente domanda, inevitabile e istintiva. “Sì, è vero. Ti ho mentito per tutto questo tempo, ma devo dirtelo, ora o mai più.” Continuò lei, seria e rigida come un’asse di legno. Confuso, il suo amato continuò a guardarla, e dopo una pausa di silenzio, lei riprese la parola. “Io sono malata. Si tratta del mio cuore, ed è per questo che prendo le pillole.” Confessò, lasciando i loro sguardi incatenarsi l’uno all’altro. “Sto male, e non volevo dirtelo perché… perché avresti sofferto troppo, ecco.” Concluse, scivolando nel silenzio e attendendo una qualunque reazione da parte di Soren. Colpito o forse sconvolto, questo non proferì parola. Quel silenzio la rendeva sorda, e non volendo altro che sentire la sua voce, Samira fece un ultimo tentativo. “Soren, ti scongiuro, parlami, e perdonami se puoi.” Lo pregò, conservando la segreta speranza che ciò accadesse. Di lì a poco, non si sentì altro che silenzio, e proprio quando tutto tacque, assistetti alla scena più bella al mondo. Innamorati come sempre, i due si baciarono, e beandosi di ognuno di quei momenti, lei lo lasciò agire. Incantata da quella scena, non potei che sorridere, e scambiandomi con Stefan una veloce occhiata d’intesa, non dissi nulla. “Ce l’ha fatta.” Pensai, parlando con me stessa e continuando a guardarli. “Grazie.” Soffiò lei al suo amato, non appena il loro bacio ebbe fine. “A te.” Rispose lui, cogliendola alla sprovvista. “Per cosa?” non potè che replicare, incerta e piena di dubbi. “Di esistere.” Continuò Soren, sorridendo e baciandola ancora. “Ti amo.” Si dissero a vicenda, sentendo i propri cuori gonfiarsi di amore e gioia. ancora impegnata a guardarli, mi lasciai commuovere, e lasciando una singola ma affatto amara lacrima, mi voltai verso Stefan. “Hai visto? È finita bene.” Mi disse, guardandomi fisso negli occhi. “Come speravo.” Risposi, poco prima di ergermi sulle punte e baciarlo. Il nostro fu un bacio veloce, ma non ci badai. Finalmente, l’incubo di Samira aveva avuto fine, e proprio come nella migliore delle ipotesi, Soren aveva accettato quella confessione. Ne ero felice, ma ora un dubbio sorgeva spontaneo come il sole nella mia mente. Che altro aveva da dirgli? Non lo sapevo, e una parte di me voleva scoprirlo, ma dall’altra, mi dissi che non importava. Difatti, l’unica cosa a contare davvero era una. Nonostante la sua grande sensibilità, Samira aveva dimostrato di saper essere forte, e di non riuscire mai, per quanto si sforzasse, a tacere il vero.
   
 
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