Anime & Manga > Bungou Stray Dogs
Segui la storia  |       
Autore: Yumeji    04/03/2017    0 recensioni
UnderworldAU = Mondo del sottosuolo (non legato alla serie Underworld dei vampire e lupi mannari, ecc..), in queasto AU esiste una società sotterranea, conosciuta a tutti, al di sotto di quella della superficie. I Ratti - cui aspetto non è quello di roditori ma umano -, ai quali si fa riferimento sono una delle popolazioni che abitano nella città del sottosuolo.
---
Il magazzino era avvolto dalle fiamme, divorato sino al punto da essere ridotto ad un esile scheletro: le pareti e la strutture interne, fatte in legno, erano state del tutto consumate dal fuoco; i vetri alle finestre invece erano esplosi a causa dell'eccessivo calore.
A breve distanza da quello sfacelo – dall'alto di un tetto di una fabbrica costruita nell'immediato dopoguerra e fallita subito dopo -, Akutagawa assisteva alla scena, chiedendosi come potessero quei miseri resti non essere ancora crollati su se stessi. Non rimaneva quasi più nulla della struttura originale e mancava poco che l'incendio si propagasse anche verso gli edifici adiacenti, aiutato e alimentato anche dall'aria tirata dal mare.
Genere: Commedia, Dark, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Atsushi Nakajima, Osamu Dazai, Ryuunosuke Akutagawa, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

UnderworldAU = Mondo del sottosuolo (non legato alla serie Underworld dei vampire e lupi mannari, ecc..), in queasto AU esiste una società sotterranea, conosciuta a tutti, al di sotto di quella della superficie. I Ratti a cui si fa riferimento sono una delle popolazioni che abitano nella citta del sottosuolo.



 - L'ordine diceva che dovevo portarti alla base vivo, non c'era il minimo accenno che tu debba arrivarci integro – Akutagawa fissava il verme dall'alto in basso mentre questi, terrorizzato, strisciava a terra piangendo disperato - in una maniera tanto penosa da procurargli un senso di nausea -, contorcendosi dal dolore in mezzo alla polvere e alla sporcizia che sempre occupavano i vicoli bui e stretti trai magazzini del porto di Yokohama. C'era una puzza tale d'alghe marce e salsedine che non dubitava se la sarebbe portata addosso per tutto il resto del giorno, attaccata ai vestiti e alla pelle come una cozza allo scoglio. Non che in realtà il proprio odore gli importasse più di tanto, forse solo giusto po', visto che la prospettiva di doversi fare un lungo bagno per levarsi quell'olezzo, piuttosto della solita doccia, non lo allettava per nulla.  
Un'espressione di schifo gli piegò le labbra, disgustato nel vedere il verme perdere il controllo delle proprie funzioni corporee e urinarsi addosso dalla paura, a sguazzare in una pozzanghera delle sue stesse feci. Era una scena orripilante, pensò Akutagawa, e lo aveva solo minacciato ferendolo appena, sbuffò coprendosi la bocca con la mano per coprire il solito accenno di tosse. Odiava quel genere di lavoro dove c'era un obbiettivo da recuperare per ricavarne informazioni; preferiva di gran lunga essere impiegato per missioni in cui poteva massacrare tutti indiscriminatamente.  
Purtroppo però non era lui a scegliere i propri incarichi e se, nonostante la sua indole a trucidare qualsiasi essere vivente che entrasse nel raggio d'azione di Rashomon, gli era stato affidato un compito simile, allora era probabile, almeno secondo Higuchi, che stessero verificando le sue capacità.
"Devo ancora dimostrare di essere necessario?" ecco un'altra cosa irritante, il suo valore, la sua forza non bastavano all'organizzazione? Cosa serviva metterlo costantemente alla prova con impieghi che non facevano altro che innervosirlo? E sul serio, lì c'era una puzza insopportabile! Arrivava a pensarlo persino lui, cresciuto nei bassifondi in mezzo ai ratti. L'odore era davvero pestilenziale. Cominciò a sperare che l'obbiettivo si fosse solo pisciato addosso e null'altro.
- Ti... ti posso pagare! Di-dimmi una cifra, te la darò! – cominciava a biascicare il verme balbettando, sputacchiandolo le parole al punto che qualche schizzo di saliva arrivò sulla punta delle scarpe di Akutagawa. Stava cercando di comprarlo? Solo i pusillanimi si affidavano ai soldi per salvarsi la vita.  
Più aveva di fronte quella schifezza umana, più gli cresceva l'istinto omicida, non che in realtà ci volesse molto per quello.  
– Ti darò tutto ciò che vuoi! Ma lasciami andare – si inginocchiò davanti a lui con fare pietoso, una larga macchia di bagnato sul cavallo dei pantaloni, il corpo sudaticcio nel prostrarsi a lui tutto tremante. Era una scena ripugnante, e più che un verme ad Akutagawa ricordò un lurido topo di fogna, d'altronde, chi altri poteva cercare rifugio in un vicolo puzzolente e lurido come quello? – Non sopravvivrò se venissi preso – pianse di nuovo alzando il viso, cercando lo sguardo del mafioso, e per ricevere in tutta risposta un calcio sui denti. Ryunosuke lo scaraventò indietro con il suo colpo, facendolo finire contro al muro di uno dei magazzini con una tale forza che l'obbiettivo ricadde a terra privo di sensi, una sanguinolenta ferita alla testa e qualche incisivo in meno.
- Credi che mi possa interessare della tua sopravvivenza, ratto? – gli appoggio il tacco della scarpa sulla tempia, tentato all'idea di pressarlo sino a spappolargli il cranio, ma per certi atti violenti preferiva usare Rashomon, e quel verme di certo non si meritava di sporcargli la suola delle scarpe. Ciò gli ricordò i residui di saliva che vi erano rimasti sopra, e ne approfittò per ripulirsene strofinandone la punta sulla camicia dal dubbio gusto indossata dall'uomo. Gli sembrava respirasse ancora, e alla fine non gli aveva strappato neppure un arto.  
Doveva considerarla come una cosa positiva? Non lo sapeva.
Dando le spalle a quel lurido verme privo di sensi, Akutagawa chiamò Higuchi sostando all'entrata del vicolo, così d'avere una visuale sulla strada principale e sul corpo svenuto,
- Ho finito – le annunciò freddamente quando ebbe risposto alla chiamata, - No, non l'ho ammazzato – si trovò a dover puntualizzare sbuffando, anche se già aveva immaginato che glielo avrebbe chiesto, - Porta la macchina... – ordinò evitando altre domande, - Ah, e abbiamo qualcosa per coprire il baule? – aggiunse, trovando l'efficiente sottoposta subito pronta ad accontentare le sue richieste. Conoscendo i suoi metodi, Higuchi si era premurata per evitare che l'auto in loro dotazione per quella missione potesse sporcarsi di sangue.
Akutagawa chiuse la comunicazione, controllando ancora una volta che il suo obbiettivo fosse nel punto in cui lo aveva lasciato. Fortunatamente per quel ratto, non si era mosso, altrimenti nulla lo avrebbe fermato da strappargli una gamba con Rashomon, così da impedirgli anche solo di pensare alla fuga.  
Un'esplosione invase di colpo le orecchie di Akutagawa con il suo boato, distraendolo da quel che stava facendo e mettendolo in allerta. Cos'era stato?  
Sollevò gli occhi verso il cielo, cercando una nube che potesse dargli qualche indicazione, se non addirittura gli fornisse le cause di quel botto. Purtroppo non gli servì, dal mare si era alzato il vento e il fumo si spargeva prima che gli potesse dare una direzione precisa.  
Per quanto avesse intuito che l'esplosione non fosse avvenuta molto lontano da dove si trovava, la sua visuale era bloccata da una serie di vecchi magazzini sfatti e abbandonati. Non gli riusciva di trovare il punto esatto.  
Si chiese persino se Higuchi fosse stata coinvolta, ma era un timore lontano, smentito quasi immediatamente dalla stessa, giunta in macchina un attimo dopo.
 
- Non va bene Atsushi, non puoi distruggere ogni cosa quando il nostro incarico è di proteggere il magazzino, dovresti attenerti alla parte - lo rimproverò Dazai con fare annoiato, seduto in cima ad una cassa mentre leggeva una rivista,
- M-ma... ma quelli erano esplosivi?! – balbettava il ragazzo, finito con il sedere per terra dopo che il contenuto di una scatola che si stava premurando di spostare, gli era esploso in mano coprendogli il viso di qualcosa simile alla fuliggine. - Co... cosa stiamo custodendo, Dazai?! – guardò il più grande con lo sguardo largo dal panico.
- Tranquillo, tranquillo Atsushi – gli sorrise lui rinunciando a leggere l'interessantissimo articolo intitolato: "Le 50 regole per commettere un doppio suicidio perfetto"; cui la rivista alla quale era abbonato "Amanti del Suicidio" aveva dedicato un ampia e dettagliata inserzione di ben cinque pagine. – Non si tratta di esplosivi, ma di petardi –
- Petardi?.. – lo fissò, non lo stava prendendo in giro come al suo solito, vero? Anche se, a ragionarci, forse avrebbe dovuto informarsi prima sull'incarico in cui era stato coinvolto, ma aveva finito per farsi trascinare da Dazai, come al solito.
- Sì, ufficialmente siamo stati incaricati di custodire un deposito di fuochi d'artificio – pareva sempre più annoiato,  
- Perché "ufficialmente"? - c'era un velato timore nella voce di Atsushi mentre, con il dorso della mano, cercava di ripulirsi da quei residui di polvere scura.
- In realtà la ditta è fallita due anni fa, e puoi intuirne il motivo visto come i loro prodotti siano fin troppo sensibili ai piccoli urti – si passo una mano trai capelli sistemandosi qualche ciuffo dietro all'orecchio destro, - Visto che è abbandonato da allora io e Ranpo abbiamo pensato fosse il posto adatto dove ricevere un'imboscata -   
- Ah... – fu l'unica esclamazione che uscì dalla bocca di Atsushi, allibito e incapace di comprendere come: un magazzino pieno di fuochi d'artificio potenzialmente pericolosi, potesse essere considerato un "luogo adatto";  
- Quale imboscata? – le spiegazioni dell'altro lo lasciavano sempre più confuso, pure quel punto suonava del tutto nuovo al suo orecchio.  
Perché finiva sempre per non sapere niente di quello che c'era d'importante?
- Quella che subiremo tra 3... 2... 1... – fece Dazai puntando l'indice verso il soffitto come se si aspettasse un segnale o qualcosa di simile, ma arrivato allo zero non accadde nulla.  
- Uhm... sono un po' in ritardo – commentò prendendo un'espressione risentita, incrociando le braccia al petto sbuffando, - Ormai non ci si può neppure più affidare alla puntualità -   
Meno di mezzo minuto dopo lo stesso boato che aveva attirato l'attenzione di Akutagawa,  invase l'aria con il suo scoppiò assordante che aveva fatto tremare le pareti, esploso in un punto non molto distante da dove i due detective si erano posizionati.  
- Oh, devono aver sbagliato indirizzo – commentò Dazai lasciando che la piega di un sorriso gli sollevasse le labbra, - Bhé... meglio così, almeno abbiamo ancora la nostra riserva di fuochi d'artificio -   
- Cos'è stato?! – l'esplosione era stata tanto vicina che Atsushi aveva potuto sentire il pavimento sotto al suo corpo scosso da violenti tremiti, quasi si fosse trattato di un qualche cataclisma, e il botto, seguito dal rumore di un crollo, gli aveva creato un senso di vuoto nello stomaco.  
- Ecco, quello era dell'esplosivo, Atsushi – si limitò a dirgli Dazai, alzando le spalle e facendo un gesto vago con la mano, per poi saltare giù dalla cassa su cui era seduto con un balzo, - Forza, dobbiamo cacciare via quei roditori prima che si facciano troppo molesti – lo incitò superandolo con la solita calma, dirigendosi all'uscita del magazzino.  
- ... - Atsushi cominciava a seccarsi di sentirsi continuamente stupito e confuso da quello che stava accadendo, quindi decise semplicemente di rassegnarsi alla situazione. Con un sospiro avvilito e nessuna idea di cosa stesse accadendo, si alzò, affrettandosi per seguire il più grande. Altri al posto suo non avrebbero accettato di essere lasciati all'oscuro sino a quel punto, ma Atsushi era una persona semplice e si fidava del compagno, quindi credeva vi fosse un buon motivo se l'altro non gli avesse detto nulla. O forse non gli andava di farlo e basta.
 
Il magazzino era avvolto dalle fiamme, divorato sino al punto da essere ridotto ad un esile scheletro: le pareti e la strutture interne, fatte in legno, erano state del tutto consumate dal fuoco; i vetri alle finestre invece erano esplosi a causa dell'eccessivo calore.
A breve distanza da quello sfacelo – dall'alto di un tetto di una fabbrica costruita nell'immediato dopoguerra e fallita subito dopo -, Akutagawa assisteva alla scena, chiedendosi come potessero quei miseri resti non essere ancora crollati su se stessi. Non rimaneva quasi più nulla della struttura originale e mancava poco che l'incendio si propagasse anche verso gli edifici adiacenti, aiutato e alimentato anche dall'aria tirata dal mare.
Non sarebbe stato un bello spettacolo, pensò il corvino con aria impassibile, ma fortunatamente quella parte del porto non rientrava negli interessi della PortMafia, quindi non era un incidente che avrebbe potuto danneggiarli in qualche modo. Se Akutagawa era andato sin lì, attirato dall'esplosione, era semplicemente per verificare cosa fosse accaduto. Aveva lasciato ad Higuchi il compito di portare l'obbiettivo alla base, dopo averglielo caricato nel bagagliaio dell'auto con cui la donna era giunta. Arrivava dalla parte opposta rispetto al botto, quindi non ne sapeva nulla di cosa fosse accaduto, aveva però chiesto ad Akutagawa di non interessarsene, visto che, nonostante la loro presenza sul posto, nessuno gli aveva ordinato di andare a verificare cosa fosse accaduto. Ovviamente lui aveva ignorato la sua richiesta, avevano già concluso il loro incarico senza incidenti, quindi non c'era nulla che gli impedisse di andare a vedere quale fosse stata la causa dell'esplosione. Aveva ammesso però, anche se ne dubitava, che il tutto avrebbe potuto rivelarsi come un banale incidente, causato forse da dei fuochi d'artificio difettosi (era a conoscenza dell'esistenza di un magazzino pieno di petardi, e simili, potenzialmente pericolosi, anche se non aveva un'idea precisa di dove fosse).  
Trovandosi però di fronte a quell'incendio non dubitava la sue origine dolosa, anzi, lo riteneva abbastanza evidente visto il numero di ratti che si trovavano a pullulare la zona. Era da tanto che non ne vedeva tanti tutti assieme, si disse sporgendosi un poco dal bordo del tetto, non si preoccupava di essere visto, i ratti non alzavano mai lo sguardo da terra se non per supplicare di non ucciderli. Non c'era pericolo che lo vedessero e poi, seppur fosse successo, cosa avrebbero potuto fare? I ratti erano dei codardi, attaccavano solo quando sapevano di essere in netta maggioranza; colpivano alle spalle, approfittando dei momenti in cui il loro avversario era ferito. Per muoversi dovevano essere sicuri di affrontare il loro nemico nel momento esatto in cui fosse stato più debole, così da avere la certezza di vincerlo facilmente. Temevano troppo coloro che si dimostravano avversari forti e temibili, per questo la PortMafia aveva avuto ben pochi contatti con loro nel corso degli anni. C'era però stata una volta, qualche tempo addietro, in cui un gruppo di ratti aveva provato a chiedere di affiliarsi all'organizzazione, proponendosi come validi sottoposti e informatori. Akutagawa non sapeva esattamente come fosse andata, poiché all'epoca non era ancora entrato ufficialmente nei ranghi della PortMafia, quindi ciò che sapeva dell'accaduto erano solo i racconti di chi aveva assistito agli eventi, i quali tendevano a farsi sempre più grandiosi e stupefacenti ogni volta che la storia veniva ripetuta.
L'unica cosa di cui era certo su quei fatti era che era avvenuta una carneficina sanguinolenta, un massacro di come solo lui con Rashomon sapeva fare (era stata una persona degna di nota a fargli questo paragone quindi tendeva a considerarla una considerazione veritiera). Il gruppo di ratti era stato completamente sterminato. Represso con violenza poiché la loro offerta di affiliazione non era altro che una scusa per avvicinarsi ed eliminate ai componenti più importanti della PortMafia. Quei ratti si erano mostrati troppo arroganti e stupidi credendo che una piano tanto prevedibile potesse funzionare, le loro vere intenzioni erano state chiare fin da subito. Per questo si era deciso di usare quei ratti come monito, distruggendoli senza pietà, così che a nessuno dei loro simili venisse ancora in mente di avvicinarsi alla PortMafia con l'intento di spodestarla dal suo nero trono di dominatrice segreta di Yokohama.
I ratti avevano il pessimo vizio di essere assetati di fama e potere, per questo non era raro che nella stessa organizzazione, se non addirittura nella medesima famiglia, i componenti finissero con l'ammazzarsi vicenda. Si sentivano storie di padri che ammazzavano i loro stessi figli nel timore che, un giorno, potessero voler occupare il loro posto nel casato, ma questo tipo di voce era più vicino ai racconti popolari che alla realtà. I ratti erano avidi e si divoravano fra loro solo per desiderio di potere, non sapevano cosa fosse la dignità. E seppur Akutagawa avesse compiuto atti che in molti consideravano spregevoli e aberranti, degni di un ratto per l'appunto, c'era ancora una cosa che lo etichettava come essere umano: era fedele a qualcuno.  
La fedeltà verso "qualcosa" era l'unica vera distinzione che separava uomini e topi, ma ciò che distingueva la porta mafia dai ratti era la struttura stessa dell'organizzazione.
- Oh, Akutagawa... da quanto tempo – la voce di Dazai lo distolse d'improvviso dai suoi pensieri e dal disgusto che provava, facendolo sussultare interiormente, come al solito l'ex-mentore rimaneva sin troppo abile a coglierlo di sorpresa alle spalle. Se non ne fosse stato in grado, non lo avrebbe ammirato tanto.
- Dazai… è causa sua? - domandò voltando appena il capo verso di lui, osservandolo con la coda dell'occhio prima di riportare lo sguardo sull'incendio, finalmente la struttura era crollata, vinta dal proprio stesso peso, consumata dal fuoco, e per un momento Ryunosuke avvertì una ventata d'aria calda arrivargli in faccia che gli fece assottigliare lo sguardo dal fastidio. Il vento aveva cambiato il suo giro, e presto il punto in cui si trovava si sarebbe riempito di fumo.
- Può darsi - alzò le spalle Dazai, parlando in tono superficiale mentre si avvicinava all'ex allievo, - Ma sai non è che io abbia qualche interesse per quei ratti...- gli confidò appoggiandogli una mano sulla spalla, prendendo un tono rassegnato e melodrammatico,
- Sono loro che hanno qualche interesse per lei? - ne completò il pensiero, voltando finalmente il capo verso di lui, consapevole che gli era venuto vicino solo per annullare la sua capacità.
- Esattamente – confermò Dazai, chiocciando con quell'aria allegra con cui gli era così facile ingannare gli altri, - Ed è una seccatura ricevere simili attenzioni non richieste - sospirò affranto,
- Perché è venuto a parlarmi? - gli domandò tagliando corto sull'atteggiamento tanto artefatto dell'altro, le labbra a piegarsi in una smorfia irritata,  
- Non voglio che tu dia di matto – spiegò indicandogli poi con un cenno del capo la figura di Atsushi, che nella sua forma antropomorfa combatteva contro una serie di ratti che gli si erano scagliati contro.
- Jinko! - reagì nell'immediato Akutagawa, finendo però per essere trattenuto da Dazai quando già tentava di buttarsi nella mischia, gettandosi addirittura da quel tetto,
- Tranquillo, tranquillo – gli intimò stringendo la presa sulla sua spalla, - Ve la vedrete un'altra volta, che ne dici? - gli sorrise, ma in cambio ricevette uno sguardo carico di furia, quello che si aspettava di vedere. Per Akutagawa fu fin troppo facile liberarsi di lui, ma Dazai sapeva che non avrebbe dato troppo peso a questo, difatti saltò giù senza alcuna esitazione. Chissà, se non gli avesse parlato forse il corvino avrebbe deciso di non intromettersi, andandosene semplicemente, ma rivolgendogli la parola e "vietandogli di partecipare" Dazai aveva ottenuto l'effetto contrario, ovvero l'aveva spinto ad agire. Anche se erano passati anni, sapeva ancora come muovere a piacimento il suo ex sottoposto, manipolandolo come preferiva, aveva ancora una grossa influenza su di lui.  
 
"Ma dov'è finito Dazai?" pensava intanto Atsushi, preda di un leggero panico che gli premeva alla gola, "Glielo avevo detto che erano troppi per me..." piagnucolava giusto un po', trovandosi, pur destreggiandosi egregiamente nella sua forma antropomorfa, con un numero di nemici decisamente superiore a quelli che poteva affrontare tutti assieme.  
Era finito nuovamente accerchiato, i ratti si scaraventavano su di lui tutti assieme, una decina per volta, e nonostante ne respingesse la maggior parte, un paio degli attacchi che tentavano di infliggergli andavano a segno. La guancia gli bruciava lì dove uno dei coltelli lo aveva ferito, il graffio era profondo e sanguinava copiosamente. Altri tagli lo coprivano poi qui e là su tutto il corpo, strappandogli carni e vestiti, in realtà quelle ferite sarebbero state nulla per lui e il suo sistema rigenerativo, il problema stava nelle lame con cui gli erano state inferte, erano ricoperte di qualche tipo tossina. Atsushi l'avvertiva agire sul proprio sistema nervoso, e reagire o pensare lucidamente diveniva sempre un poco più difficile man mano che il veleno entrava in circolo nel suo corpo.  
"Aveva detto che mi avrebbe fornito un aiuto" si diceva ancora mentre osservava i propri avversari, pronti con una nuova orda. La vista periferica gli era diminuita parecchio a causa di un occhio pesto che non riusciva più ad aprire, doveva continuamente voltarsi per evitare attacchi alle spalle, ma non era facile, essendo completamente accerchiato. La sensazione di essere come un animale in trappola cominciò a paralizzargli le gambe, le quali sembravano essersi tramutate in due blocchi di granito. O forse era solo un effetto del veleno?
Quel senso di pesantezza agli arti finì con il rallentarlo, abbastanza perché non si accorgesse che, dietro di lui, un ratto si stesse muovendo pronto ad assaltarlo, la lama del suo coltello pronta a lacerare la carne morbida del collo di Atsushi.  
Se tagliargli arti non serviva, allora staccargli la testa sarebbe servito.  
Vivendo nelle fogne i ratti erano abile a carpire informazioni da tutta la città, e Atsushi era stato per molto tempo il centro di alcune voci che raggiungevano i bassifondi cittadini, essendo il ragazzo-tigre di cui tutti parevano volersi impossessare.
Akutagawa giunse in quel momento dall'alto, atterrando con uno schianto dopo essersi gettato dal tetto di un edificio. Aveva usato le braccia di Rashomon per attutire la caduta ma, deciso a vedersela lui stesso con Jinko, non aveva potuto trattenersi dal usare la propria abilità per infilzare come un puntaspilli il ratto che stava per attaccarlo di soppiatto. In piedi sul suo cadavere Akutagawa era già pronto ad avventarsi sul ragazzo, il quale lo fissava con uno sguardo colmo di meraviglia, chiedendosi se fosse lui "l'aiuto" che Dazai aveva voluto inviargli.
- Fai pena, Jinko – lo salutò il corvino prima di coprirsi la bocca con la mano in un eccesso di tosse, - Come puoi esserti fatto mettere in difficoltà da dei miseri ratti? – gli domandò retoricamente mentre il suo volto prendeva quella piega grottesca di quando si stava per dare al massacro. Non era quello il momento di attaccare Jinko e non perché fosse ferito, Akutagawa non conosceva una simile pietà, ma per i ratti di cui ora pullulava la zona. Se sé ne fosse liberato avrebbe dimostrato a Dazai di essere migliore di quel moccioso che puzzava ancora di latte e non faceva altro che piangersi addosso per il proprio passato.
- N.. non sono affari tuoi! – puntualizzò Atsushi punto nel vivo, trovandosi a dover stringere il peso morto del braccio sinistro al petto. La tossina era forse un po' più forte di quanto credesse, e ora quel arto era divenuto inutilizzabile. – E comunque, cosa ci fai qui, Akutagawa? – domandò notando che non erano più sotto attacco, con l'arrivo dell'altro i ratti parevano essere diventati insicuri, se prima si gettavano su Atsushi senza lasciargli un attimo di respiro, ora erano esitanti. Probabilmente erano rimasti destabilizzati dalla morte improvvisa di un loro compagno, così fulminea e del tutto inaspettata visto che parevano essere ad un passo dal vincere il ragazzo-tigre. O forse erano incerti se sfidare apertamente un membro della PortMafia, chiedendosi, come faceva lo stesso Atsushi, cosa ci facesse lì. Non era certo nelle intenzioni dei ratti mettersi contro, per il momento, contro un'organizzazione che li aveva già schiacciati in passato.
- Allora?! – proruppe Akutagawa, il volto deformato dalla stizza, seccato di quell'esitazione, si era gettato nella mischia per dimostrare il proprio valore, non per fare la bella statuina. – Cosa volete fare roditori?! Vi decidete a muovermi o... – attivò le braccia di Rashomon che simili alle zampe di un ragno minacciavano di rubare la vita di chiunque si avvicinasse troppo, - Devo venire io da voi? –  
Normalmente non era che lo divertisse uccidere le persone, lo considerava come un semplice lavoro e non gli faceva né caldo, né freddo; ma quel giorno aveva voglia di dar sfogo a tutto il disgusto che aveva accumulato quella mattina nel dover risparmiare la vita di quella spazzatura del proprio obbiettivo. Gli serviva una carneficina tanto per star bene con se stesso.
Atsushi si obbligò a non chiudere gli occhi quando Akutagawa cominciò ad attaccare, Rashomon saetto in avanti al suo minimo cenno e per i ratti che ancora non erano scappati, non ci fu nulla da fare. Le loro urla strozzate si perdevano in suoni gutturali e scricchiolii di ossa frantumate, riempendo l'aria rendendo per un momento le orecchie di Atsushi sorde a tutto il resto, mozzandogli il fiato dall'orrore.  
Il tessuto d'ombra di Rashomon si scuriva ulteriormente, tinto del sangue delle proprie vittime, straziate dalle sue fauci. Era uno spettacolo terrificante, e Atsushi non riusciva a non rimanerne pietrificato. Sentiva il proprio spirito tremare di fronte ad una simile atrocità, e non gli riusciva di non odiarne il suo esecutore, seppur sapesse di dover probabilmente la vita ad Akutagawa.
Per quanto si trattasse di semplici ratti, gli era impossibile non avvertire un malessere quasi fisico nell'assistere al crudele destino che gli era toccato. Avevano cercato di ucciderlo fino ad un attimo prima, ma per loro ora non provava altro che pena.
- A... A cosa serve ucciderli?! – sbottò cercando di fermare la carneficina dell'altro, il quale finì per bloccarsi per davvero, come infastidito dalle sue parole o semplicemente non sopportando di essere stato ripreso da lui. Odiava come Jinko facesse tanto il superiore con la sua bontà d'animo. L'animale che quel moccioso nascondeva dentro di sé non era certo inferiore al suo demone.
- Sono ratti! A cosa serve lasciarli in vita? – obbiettò voltando appena il capo verso di lui, mentre Rashomon si occupava ad infilzare un altro di quei parassiti, il quale si era buttato a terra nella speranza di nascondersi in mezzo alle interiora e al sangue dei suoi compagni. Si era finto morto, ma appena aveva cercato di svignarsela, i neri artigli della veste lo avevano accalappiato, attirati dal suo movimento.
- Smettila Akutagawa! Non è necessario! – insistette Atsushi, incapace di assistere ancora a quei atti di violenza senza fare nulla per fermarlo, - Non dev..!- un improvviso spostamento d'aria vicino alla sua guancia però lo interruppe, gelandolo sul posto e impedendogli di fare alcunché.  
Una delle braccia di Rashomon era stata diretta contro di lui.  
L'ennesimo suono umidiccio di un corpo che finiva infilzato, lacerato dall'abilità di Akutagawa, occupò ancora l'aria e sta volta Atsushi non trovò fiato per ammonirlo e rimproverarlo. Un ratto aveva appena provato ad attaccarlo di nuovo alle spalle, approfittando della sua distrazione nel discutere con l'altro, e Akutagawa lo aveva appena eliminato.  
Atsushi non si era minimamente accorto del pericolo, i sensi e i muscoli atrofizzati dal veleno, e se il corvino non avesse avuto la prontezza di eliminarlo, probabilmente sarebbe finito ucciso.  
Un senso d'umiliazione mista ad imbarazzo gli invase il petto del ragazzo, poteva davvero permettersi di riprendere e giudicare Akutagawa? Non gli aveva appena salvato la vita per la seconda volta e, cosa ben più importante, non era l'aiuto di cui aveva bisogno? Da solo non sarebbe mai riuscito a tener a bada tutti quei ratti.
- Potrai dirmi cosa sia necessario o meno quando sarai in grado di fare qualcosa da solo, Jinko – lo freddò lui, rivolgendogli appena un'occhiata, guardandolo dall'alto in basso ma senza godere dell'umiliazione che gli aveva inferto. Normalmente erano lontano anni luce dal comprendersi l'un l'altro ma Akutagawa un tempo si era trovato spesso nella posizione in cui al momento si trovava Atsushi, con quella fastidiosa irritazione a riempire il petto senza aver modo di sfogarla perché troppo debole per poter chiedere una rivalsa; quindi non gli riusciva di bearsi della propria posizione di vantaggio.
Un oggetto non ben identificabile fu lanciato in mezzo a loro mentre erano ancora intenti a discutere. Una sfera di piccole dimensioni, non più grande di una pallina da tennis rotolò ai loro piedi e non ebbero neppure il tempo di chiedersi cosa fosse effettivamente. I loro sguardi finirono con l'essere attratti simultaneamente da quel movimento imprevisto quando uno scoppio e un lampo di luce finirono per colpirli, lasciandoli accecati e intontiti a causa del rumore che gli fece fischiare le orecchie. "Una granata stordente?" si domandò Akutagawa confuso, trovandosi a coprirsi la bocca per soffocare un attacco di tosse provocato dal fumo pungente che aveva preso ad uscire dalla piccola bomba, il quale probabilmente si era già insinuato nei suoi polmoni e che oltre a provocargli uno spiacevole pizzico alle narici gli faceva lacrimare gli occhi.
Incapace di sfruttare al meglio Rashomon in quelle condizioni e di difendersi, Akutagawa si trovò investito da qualcosa di cui non comprese subito la natura, ma che poi comprese essere Atsushi. Il ragazzo-tigre era stato colpito da un nemico che approfittava del fumo e della loro momentanea cecità, il quale, con una forza notevole, lo aveva sollevato e scaraventato contro il corvino.  
Atsushi non aveva potuto far nulla per evitare l'aggressione, una mano era spuntata dal fumo afferrandolo per la gola, senza dargli modo di reagire.
L'urto fra loro fu forte, entrambi si trovarono privi di fiato, i polmoni che si svuotavano a causa del contraccolpo. La forza del loro nemico era tale da sbalzarli a terra, scaraventandoli a qualche metro di distanza, facendoli schiantare contro una serie di casse di legno marcio, abbandonate sul fianco di un edificio, le quali finirono per frantumarsi in una pioggia di schegge e polvere.
- Merd... – si trovò ad imprecare Akutagawa, una fitta alla schiena e ai reni a causa dello schianto, trovandosi disteso di schiena su una catasta di frammenti di legno. A fatica si trovò a rotolare su un fianco per mettersi carponi. Per un momento le braccia gli furono attraversate da un sussulto, nel usarle come sostegno per sollevarsi in piedi, e la bocca gli si riempì del familiare sapore rameico del sangue, in qualche modo però riuscì a ritrovare il proprio equilibrio, pronto ad affrontare il successivo attacco. Seppur il dolore non fosse stato poco, era nulla rispetto a ciò a cui era stato abituato, le ginocchia gli tremavano appena, mentre cercava con lo sguardo, ancora un po' annebbiato dalle lacrime provocate dal fumo, il suo nemico. Era un ratto dalla forza incredibile, ma aveva sentito dire che la loro specie aveva sviluppato una qualche tipo di droga che ne aumentava le capacità fisiche. Purtroppo era peggio di un veleno per gli essere umani e non provocava lo stesso mutamento, quindi la PortMafia non l'aveva mai smerciata o fabbricata e rimaneva solo una delle tante leggende subculturali sui ratti. Adesso che l'aveva provata sulla propria pelle però Akutagawa non dubitava più fosse ben più di una voce.  
"Dov'è?.." si chiedeva mentre l'irritazione e l'esigenza di far a pezzi chi l'aveva attaccato in maniera tanto subdola crescevano. Si guardava attorno cercando di mettere a fuoco meglio che poteva l'ambiente, ma con scarsi risultati. Il fumo provocato dalla piccola bomba si era diradato ma i suoi effetti tardavano a svanire dagli occhi di Akutagawa. Di nuovo venne colpito alle spalle, ma sta volta era pronto e riuscì a difendersi. Avverti nelle orecchie il familiare scricchiolio delle ossa rotte mentre Rashomon faceva uno scempio dell'arto. Il ratto urlò dal dolore mentre la mano gli veniva strappata e il sangue cominciava ad uscire a fiotti. Se non avesse fatto qualcosa per fermare l'emorragia sarebbe  morto dissanguato vista la larga pozza rossa che già aveva preso a formarsi ai suoi piedi. Akutagawa lo lasciò ad agonizzare, schiacciandolo a terra.  
Gli altri ratti parevano essere già scappati, ma non poteva esserne sicuro, e rimase in allerta, attento a ciò che lo circondava. Gli occhi faticavano ancora a vedere ma l'udito era tornato nella norma. Fu in quel momento che se ne accorse, Jinko non si era ancora mosso, era rimasto disteso su un fianco in mezzo ai frammenti delle casse distrutte, "Dev'essere svenuto" pensò ricordando di come avesse battuto malamente la testa nell'urto. Durante queste considerazioni però la sua attenzione si era distolta dal ratto che ancora teneva schiacciato da una delle braccia di Rashomon. Il roditore, con l'unica mano che gli era rimasta, e nonostante tremasse dal dolore e dalla fatica, estrasse dalla tasca della giacca un piccolo boccino, poco più grande di una biglia.  
Tardi Akutagawa si accorse dei suoi movimenti e quando, aumentando la pressione di Rashomon su di lui, gli spezzo la schiena togliendogli la vita, la piccola sfera metallica era già stata attivata.  
Un qualche tipo di gas scuro prese ad uscire dal boccino, arrivando presto al viso del corvino, il quale non riuscì ad impedirsi di respirarlo. Il ragazzo cominciò tossire in maniera convulsa, incapace di riprendere fiato e di cacciare il raschio in gola che gli bloccava il normale afflusso d'ossigeno. "Porc..." Imprecò tra se e se furioso con se stesso e la propria stupidità, si era fatto fregare in maniera talmente ingenua da vergognarsene. Forse solo Jinko avrebbe potuto far una figura tanto misera come la sua.
- Uhuh... – una risata odiosa gli raggiunse le orecchie mentre si trovava a cadere in ginocchio, annaspando per un po' d'aria, le mani che si afferravano alla giugulare quasi tentasse di liberarsi di una corda invisibile con cui stavano cercando di strangolarlo.  
In una mossa disperata Akutagawa riuscì ad attivare Rashomon perché attaccasse il proprietario di quella voce. Era certo che non si trattasse di un alleato, anzi, se uno dei ratti era arrivato a compiere un'attacca suicida per permettere la sua apparizione doveva essere qualcuno di importante. Al momento però Ryunosuke si trovava a soffocare e non era in grado di fare simili considerazioni. Attaccava alla cieca nel vano tentativo di difendersi mentre l'effetto del gas gli sottraeva prezioso ossigeno, lasciandogli la testa pesante, privandolo della capacità di ragionare e di comprendere cosa gli accadesse attorno.
Privo di forze e di fiato, ansimante come un uomo abbandonato nel pieno del deserto, Akutagawa si trovò e perdere Rashomon, incapace di mantenerne il potere, avendo consumato l'ultima energia rimastagli sprecandola in maniera tanto inutile. L'ombra del demone creata dal suo abito scomparve, e rimase solo, privo di difese. Eppure, ancora reggeva. Aveva perso l'unica cosa che, in quel momento, avrebbe potuto garantirgli la sopravvivenza, ma ancora non demordeva.
Sorreggendosi su un unico braccio e con gli occhi incapaci di mettere bene a fuoco, sfidava ancora il proprio nemico invisibile ai suoi sensi. Quel dolore non era nulla per lui, poteva sopportare. Poteva sopportare e combattere.
Un colpo alla nuca, il tacco di una scarpa, lo gettò però definitivamente a terra, - Ti si addice proprio questa posa – chioccio la voce che aveva udito poco prima, - ... come vedi alla fine il tuo destino ti porta sempre a riempirti la bocca di terra, Akutagawa – gli parlava con familiarità, come se lo conoscesse, ma il ragazzo non seppe riconoscerla. Adirato però dal suo tono si trovò a rispondergli con un sottile ringhio, non riuscendo ad articolare alcuna parola, poiché non incamerava abbastanza aria per pronunciare una sola frase. La sua ostinazione però non parve piacere all'ultimo arrivato - che agli occhi ciechi di Akutagawa appariva come una sagoma grigia indistinta -, il quale aumento la pressione della propria suola sulla tempia del giovane, impedendogli gli rialzarsi, ancorandolo al suolo.
 
Atsushi mugolò dal dolore, la testa che scoppiava come se avesse ricevuto una martellata sulla fronte e il corpo pesante, quasi si fosse legato dei pesi ai polsi e alle caviglie. Si trovava disteso su un fianco, circondato da frammenti di legno di cui non conosceva la provenienza, non ricordava di essere stato sbalzato contro Akutagawa e dello schianto. Aveva perso conoscenza a causa di un brutto colpo alla testa e non aveva idea di cosa fosse accaduto successivamente all'esplosione del piccolo ordigno che aveva accecato entrambi. Avvertiva solo il sole splendendere sopra di lui, il cielo limpido e i gabbiani ululare in lontananza.  
Era proprio una bella giornata, perfetta da coronare con un pranzo sostanzioso. Il pensiero del cibo gli fece gorgogliare lo stomaco mentre, le sue capacità rigenerative, portavano il suo corpo a riprendersi velocemente. La tossina che gli aveva pietrificato i muscoli sembrava essere già stata eliminata dal suo sangue oppure il dolore lo aveva portato a reagire più in fretta al veleno.
Solo successivamente Atsushi si ricordò dei ratti e della battaglia che avrebbe dovuto essere in corso tra lui e loro. "AKUTAGAWA!" pensò rizzandosi subito su a sedere. Non che fosse preoccupato per il corvino, anzi, doveva temere per il destino dei loro nemici non certo per il suo.
Si stupì però di non trovare alcuna traccia dello scontro se non qualche macchia di sangue sul terreno, i cadaveri lasciati da Rashomon dovevano essere stati spostati e questo fece temere ad Atsushi di essere svenuto ben più di qualche minuto. Probabilmente Akutagawa aveva finito il suo sterminio, cosa che in realtà non gli competeva, e lo aveva lasciato lì. Non si aspettasse qualcosa si diverso da parte sua, erano nemici, sarebbe stato ben più strano se avesse deciso di prestargli delle cure o di riportarlo alla sede dell'agenzia. Ai corpi, invece, doveva averci pensato Dazai, era il genere di mansioni che, viste le sue specifiche e conoscenze, più gli si addicevano.
Una serie di colpi di tosse lo fece sussultare, facendogli comprendere di non essere da solo e, quando volse il capo verso il punto dove proveniva il rumore, fu sorpreso di trovare Akutagawa disteso a pancia in giù sul terreno, ancora svenuto e che sembrava stentare a riprendersi. In un primo momento non lo aveva notato per via dei resti delle casse da cui era circondato, le quali nascondevano in parte il corpo del corvino. Era forse svenuto come lui a causa dell'impatto? E se sì, cos'era accaduto ai ratti? Erano scappati o qualcuno li aveva sconfitti per loro? Cominciò a domandarsi Atsushi confuso, incapace di comprendere gli avvenimenti che dovevano essersi susseguiti mentre era privo di sensi.  
Quatto quatto, temendo una sua reazione aggressiva, Atsushi si avvicinò ad Akutagawa tenendosi carponi, non avendo ancora troppa fiducia nelle proprie gambe, per quanto si stesse riprendendo velocemente.
"Dov'è la sua giacca?" fu la prima cosa che si chiese quando si fu avvicinato, il corvino era stato spogliato della sua inseparabile giacca scura, e per Atsushi fu abbastanza strano vederlo vestito di bianco, non per qualche motivo in particolare, lo trovava semplicemente curioso.
- Akutagawa?.. Akutagawa – cercò di svegliarlo chiamandolo e afferrandogli una spalla, agitandolo un poco. Non sapeva bene come doveva sentirsi in quel momento: preoccupato per lui? No, infondo erano nemici e una volta lo aveva persino spedito in coma quindi sarebbe stato ridicolo da parte propria; doveva semplicemente fregarsene e lasciarlo lì? Avrebbe potuto farlo, ma non poteva dimenticare che, pur senza averne motivo, Akutagawa gli aveva prestato il suo aiuto e pure salvato la vita. Non poteva semplicemente ignorare le sue condizioni come se nulla fosse.
- Akutagawa - insistette, notando qualche reazione sul suo volto, la fronte che cominciava a corrucciarsi, probabilmente infastidito dai modi di Atsushi e una leggera ruga a formarsi tra le sopracciglia aggrottate.
- Uhm..? – aprì finalmente gli occhi il corvino, l'espressione intontita di chi è stato appena sbalzato fuori da un sogno,  
- Finalmente! – stava per aggiungere un "stavo cominciando a preoccuparmi" ma si rese conto che sarebbe suonato al quanto stupido, comunque notò che, in quelle condizioni da mezzo addormentato, Akutagawa aveva delle movenze simili a quelle di un gatto. Infatti prese a stiracchiarsi, allungando il braccio che era rimasto scompostamente schiacciato sotto il suo corpo, sino a quel punto, e la schiena. Sembrava il tipo di persona che la mattina soffriva di pressione bassa perché sembrò volerci un po' perché notasse la sua presenza, nonostante gli fosse affianco. – Mi sai dire cosa è successo? – gli chiese Atsushi cercando di tenere un'espressione calma e cordiale, seppur faticasse a mantenersi tranquillo, cominciava a sentire una certa pressione schiacciargli il petto, come se si aspettasse che qualcosa di brutto potesse accadere.
- E tu sei..? – gli domandò Akutagawa inclinando il capo da una parte, l'aria confusa.
Sì, l'istinto di Atsushi non sbagliava mai.  
- Non ti ricordi di me, Akutagawa? – gli domandò spalancando gli occhi dalla meraviglia, sperava stesse scherzando, anche se non gli era mai sembrato che il corvino fosse il tipo da scherzi simili.
- Akutagawa..? E' il mio nome? – pareva ancora più confuso lui, sul volto un'espressione ben più meravigliata di quella di Atsushi e forse pure vagamente dispiaciuta, sentimento che normalmente mai l'altro avrebbe mostrato nei suoi confronti.
Capendo non fosse uno scherzo, Atsushi andò nel panico, mentre un sorriso si gelava sul suo volto e il cuore gli sprofondava nello stomaco.  
- Da... Dazai! - chiamò a gran voce, il più grande non poteva essere troppo lontano, si diceva sentendo la propria voce che suonava piagnucolosa e un tantino disperata,  
- Dazai? – pareva sempre più confuso ed incerto Akutagawa, e forse per osmosi un po' del panico di Atsushi aveva contagiato anche lui.  
"Forse lui è meglio se non te lo ricordi" si disse Atsushi fissandolo come se fosse stato un t-rex appena uscito dall'uovo.


___
Vi ringrazio di essere arrivati a leggere sino a qui, sono un po' arrugginita, ma prevedo di migliorare (^3^)/


  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bungou Stray Dogs / Vai alla pagina dell'autore: Yumeji