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Autore: Bluemoon Desire    04/03/2017    4 recensioni
[L\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\'Allieva ]
Nel tentativo di proporre una continuazione ideale delle avventure dei protagonisti de "L'Allieva", questa storia riparte lì dove il finale della prima serie si è interrotto, con la nostra simpatica Alice divisa tra gli amori della sua vita, Claudio ed Arthur.
Forse nel suo cuore la decisione è già presa, ma riuscirà a perseguirla senza più paure ed incertezze? [ ATTENZIONE: La storyline e la caratterizzazione dei personaggi prendono spunto sia dalla fiction Rai che dai romanzi di Alessia Gazzola]
Genere: Commedia, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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                                                                  CAPITOLO 6 - SVOLTE E RIVOLTE 


“Face your life, its pain, its pleasure, leave no path untaken.”

Neil Gaiman 


Era un lunedì tipicamente autunnale, come tanti altri, intriso di quella caratteristica "apatia" da inizio di settimana e con un cielo plumbeo che sovrastava minaccioso la Città Eterna, vestendo con i freddi toni della sera il primo pomeriggio.
Risalendo velocemente i gradini della metro, ebbe come l'impressione di aver intravisto qualche timida gocciolina di pioggia farsi strada attraverso quei nuvoloni neri che sovrastavano la stazione, e così decise di affrettare un po' il passo per poter raggiungere il prima possibile l'Istituto di Medicina Legale.
Neanche a dirlo, l'infame acquazzone cominciò a scatenarsi con tutta la sua furia torrenziale proprio quando Alice aveva appena imboccato la stradina che conduceva all'ingresso principale della struttura. Poche centinaia di metri percorsi e si ritrovò bagnata fradicia da capo a piedi, il paletot talmente inzuppato d'acqua da aderirle al corpo come fosse una seconda pelle. 

Ben fatto Alice, pensò inviperita, attraversando di gran carriera l'atrio d'ingresso dell'Istituto diretta verso l'ufficio di Claudio, gli stivali con le suole di gomma elastica che stridevano rumorosamente sul pavimento bagnato, attirando su di sé l'attenzione e le risatine di scherno dei colleghi. 

« Ma che t'è successo, Alice? » sghignazzò Paolone divertito, facendo rapidamente capolino dalla sala comune degli specializzandi, seguito a ruota dall'inseparabile Lara. 

« Secondo te? » mugugnò a mezza voce Alice, irrompendo come una furia nella saletta per liberarsi in fretta e furia di quel cappotto fradicio e sostituirlo con un camice asciutto e pulito « Se non raggiungo Claudio entro i prossimi due minuti, stavolta me la fa pagare sul serio... »

« Tranquilla, anche Calligaris e Visone sono arrivati poco fa » la rassicurò Lara, dandole una mano ad abbottonare il camice « Sicura di non volerti sedere per un minuto e recuperare un po' di fiato? Sei pallida come un cencio »

« Sto bene » tagliò corto Alice, sistemandosi alla bene e meglio i capelli davanti allo specchio dell'armadietto, prima di sfrecciare di nuovo verso la porta. 

Oltrepassata la soglia dell'ufficio di Claudio, si pentì amaramente di aver sprecato quei secondi preziosi a cambiarsi d'abito nella sala comune. Lo sguardo gelido e accusatore che CC le riservò, fu molto più eloquente di qualsiasi discorso sulla responsabilità e sull'etica professionale. E ben più mortificante. 
 
« Signorina Allevi, bentrovata » esordì Calligaris, rivolgendole un rapido cenno di saluto con il capo per poi ritornare a concentrare tutta la sua attenzione su Claudio « Come ti stavo accennando, Conforti, i nostri analisti sono riusciti a recuperare un bel po' di dati dal cellulare della vittima, in particolar modo, un breve file audio inviatogli con una di queste nuove app di messaggistica istantanea...»

« Whatsapp? » s'intromise Alice d'impulso, guadagnandosi l'ennesima occhiata fulminante da parte di CC « Lo chiedo solo perché so che c'è un modo per poter recuperare i file inviati sugli account privati di Whatsapp, anche quando sono stati eliminati dalla memoria fisica del dispositivo »

« E' esattamente quel che abbiamo fatto » confermò Calligaris con un sorriso, prima d'infilare in fretta una mano nella tasca interna della giacca per estrarre un piccolo registratore a nastro magnetico - di quelli utilizzati per documentare le autopsie in sala settoria o gli interrogatori di polizia - che porse subito a Claudio affinché ne avviasse personalmente la riproduzione. 

 

 Hai tre giorni di tempo per raccogliere i 200.000 euro che ti ho chiesto, Ricky, altrimenti ti ho detto quello che accadrà...e ti assicuro che non sarà affatto piacevole. Mi farò vivo io nelle prossime ore per comunicarti il luogo e l'orario della consegna. Cancella immediatamente questo messaggio...e niente scherzi, Sperduti, o sarà peggio per te! ❞ 


La voce del ricattatore, dai toni inequivocabilmente maschili, suonò piuttosto sprezzante e malevola alle orecchie di Alice, tanto da risvegliare in lei un gretto ed insano sentimento di disprezzo nei riguardi di quel tizio che, paradossalmente, neanche conosceva. 

« Siete riusciti a risalire al mittente? » domandò a Calligaris, pur prevedendo con netto anticipo quale sarebbe stata la sua risposta. 

« Ovviamente. E c'è di più. »

« Cioè? »

« Quando ho ascoltato il messaggio, ho riconosciuto subito quella voce...perché l'avevo già sentita prima »

« E dove?! »
esclamarono quasi in coro Alice e Claudio, facendo riaffiorare un sorrisetto beffardo sulle labbra del vicequestore. 

« Durante un interrogatorio » spiegò Calligaris, allungando la mano verso il fascicolo del caso Sperduti appoggiato sulla scrivania di Conforti « Alessio Scapece...eccolo qua. » fece, estraendo una delle fotografie contenute all'interno per mostrarla ai due medici legali « 21 anni, cresciuto in una casa famiglia in zona Ostiense, due condanne alle spalle per un paio di furtarelli di poco conto e per aver spacciato marijuana e hashish davanti alla sua scuola... »

« Alla faccia del migliore amico! » commentò Alice con genuino disgusto « Quindi aveva ragione quel tale...Alessandro Marchesi. Alessio ha soltanto approfittato del suo legame con Riccardo per estorcergli dei soldi. E' assurdo come una persona possa mostrarsi amica e confidente, solo per pugnalarti alle spalle quando meno te l'aspetti! »

Con un gesto di stizza, Claudio le strappò la fotografia del sospettato dalle mani, riponendola ordinatamente all'interno dell'apposito fascicolo investigativo. 

« Sappiamo solo che questo avanzo di galera stava ricattando la nostra vittima, nessuno ha ancora dimostrato che sia stato lui ad ucciderlo » non mancò di farle presente, con marcata severità « Quante altre volte devo ripeterti che è possibile formulare un capo d'accusa solo avendo in mano delle prove scientifiche solide e legalmente inattaccabili? » 

Alice roteò gli occhi, gonfiando le guance con disappunto. 
Dio, se lo detestava quando si dava tutte quelle arie boriose da primo della classe!

« Non sto dicendo che l'assassino debba essere per forza lui, Claudio, ma ammetterai anche tu che il suo comportamento nei riguardi della vittima è stato a dir poco spregevole! » continuò imperterrita, sostenendo con fiera determinazione lo sguardo del suo mentore.  

Claudio inarcò maligno il sopracciglio, incrociando le braccia al petto. 

« Non sta a noi giudicare le sue attitudini sociali, Allevi, siamo degli scienziati non dei preti confessori! » la riprese poi, con un cipiglio polemico che puzzava fortemente di vendetta retroattiva « E comunque, a volte l'atteggiamento delle persone può rivelarsi alquanto contraddittorio...anche se non c'è bisogno che te lo dica io, giusto? » concluse infine, scagliandole l'ennesima frecciatina allusiva.

In quel preciso istante, Alice dovette mordersi forte l'interno della guancia per riuscire a reprimere l'istinto di prenderlo a schiaffi. 
E stavolta fu particolarmente difficile riuscire a resistere.

« Comunque sia, sarà bene andare a fare al più presto due chiacchiere con questo teppistello » tentò di placare gli animi il buon Calligaris, scongiurando in maniera quasi provvidenziale quella velenosa battaglia verbale in dirittura d'arrivo « Ho già incaricato i miei uomini di indagare a fondo sullo status dei conti bancari della famiglia Sperduti. Se sono stati prelevati dei soldi nei giorni precedenti all'omicidio, lo sapremo » e così dicendo, si alzò in piedi con l'intenzione di congedarsi, ma proprio quand'era ormai giunto a pochi passi dall'uscio, Claudio lo richiamò indietro a gran voce. 

« Prima che mi passi di mente, Roberto...questi sono i risultati delle analisi di laboratorio che Anceschi ha effettuato sugli abiti della vittima » lo informò brevemente, piazzandogli a forza tra le mani un fascicolo ben carico di documenti « L'ho studiato personalmente proprio questa mattina, non appena Anceschi me lo ha fatto recapitare in ufficio, e ho subito notato un paio di cose che credo potrebbero interessarti. La prima riguarda alcune tracce di terriccio rinvenute sotto le suole delle scarpe da ginnastica del ragazzo, che differiscono per composizione chimica dal terriccio rinvenuto sul luogo del ritrovamento e che dunque confermano la nostra teoria sul trasporto secondario del corpo dal luogo dell'omicidio. Per quanto concerne l'altra cosa, invece...beh, diciamo che qui la questione è un po' più...inusuale... »

« In che senso? »

« Tra le altre tracce biologiche ricavate dall campione di stoffa prelevato dalla porzione anteriore della felpa del ragazzo, abbiano rinvenuto anche un composto ad elevata reazione alcalina...acqua, cloruro di sodio, albumina, tracce saline con residui di sostanze grasse... »


Calligaris aggrottò la fronte senza capire, mentre - al contrario - il volto di Alice s'illuminò di un'astuta consapevolezza. 

« Lacrime » esclamò d'istinto, agganciando al volo lo sguardo d'approvazione di Claudio.

Dunque c'aveva visto giusto fin dall'inizio in quella storia. 
Chiunque avesse ucciso quel povero ragazzo, doveva aver nutrito un forte attaccamento emotivo nei suoi confronti e quelle lacrime rappresentavano proprio la conferma che stava aspettando.  

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« NONNINA, DOV'E' CHE HAI DETTO DI AVER MESSO LE TUE MEDICINE? NON RIESCO A TROVARLE! »
   
Non ricevendo alcuna risposta, Alice si affrettò a raggiungerla di nuovo in camera da letto, lì dove l'aveva lasciata alle prese con i suoi amati cruciverba serali. Nonostante fossero trascorsi alcuni mesi da quando aveva ricevuto quella terribile telefonata, ritrovandosi in un istante catapultata al capezzale della sua adorata nonnina - senza neppure sapere con certezza se avrebbe potuto riabbracciarla oppure no - ancora non era riuscita a liberarsi di quell'orribile "ansia da separazione" che continuava a tormentarle il cuore, giorno e notte. Il solo pensiero di come sarebbe potuta diventare vuota e spenta la sua vita senza la saggia guida e l'onnipresente affetto di nonna Amalia, era semplicemente inaccettabile per lei.

« Nonnina, hai sentito quello che ti ho chiesto? » la apostrofò ad alta voce, facendo capolino dalla porta della sua camera da letto.

« Cosa dicevi, bella di nonna? » le rispose distrattamente sua nonna, distogliendo quasi con disincanto lo sguardo dai suoi adorati cruciverba, per rivolgerle un vago sorriso.

Alice scosse la testa, divertita. 
E pensare che, per anni ed anni, si era domandata da chi mai avesse ereditato quella testa da sognatrice, sempre persa tra le nuvole!

« Le tue medicine...dove sono? » ripeté ancora. 

« Secondo cassetto del comodino » rispose finalmente nonna Amalia, indicandoglielo con la mano « Gioia, te l'ho già detto tante volte...non c'è bisogno che tu venga a trovarmi ogni giorno! Io sto bene. »

« Ma lo so che stai bene, però a me fa comunque piacere venire a trovarti »
replicò Alice, sedendosi sul bordo del letto « E poi Sacrofano è vicinissimo a Roma, perciò non impiego molto tempo per ritornare a casa la sera, stai tranquilla! » aggiunse poi con un caldo sorriso, porgendole un paio di grosse pillole bianche e un bicchiere colmo d'acqua. 

Nonna Amalia si raddrizzò piano con la schiena contro l'alta muraglia di cuscini accuratamente eretta alle sue spalle e, dopo aver inghiottito in un sol colpo entrambe le pillole, accompagnandole ad una generosa quantità d'acqua, puntò i suoi occhietti vispi e furbetti sul viso di sua nipote, pronta a sferrare il suo "attacco". 

« A proposito di Roma... » buttò lì con un ben poco credibile tono vago, come se non avesse già programmato per filo e per segno ogni singola parola di quella conversazione « ...come sta il tuo reporter...Arturo? »

« Si chiama Arthur, nonna » la corresse pazientemente Alice, e poi, una volta riposto il bicchiere vuoto sul comodino aggiunse « E comunque non è più "mio" già da un po'. Ci siamo lasciati. »

Un lungo ed assordante silenzio seguì queste parole, neanche le avesse appena rivelato chissà quale pericoloso ed oscuro segreto di stato. Ma Alice conosceva fin troppo bene sua nonna e quell'atteggiamento tanto distaccato e "sulle sue" non le apparteneva affatto.
Quando mai nella vita nonna Amalia si era mostrata tanto misurata e composta di fronte ad una notizia di gossip così succosa?  
Chiaramente si stava sforzando in modo sovraumano per riuscire ad apparire discreta ai suoi occhi, evitando di invadere la sua privacy.

« E' inutile che ti trattieni, nonna, sappiamo entrambe quello che pensavi di lui e della nostra relazione » la incoraggiò Alice con un tono vagamente beffardo, guardandola dritto negli occhi « Che ti devo dire? Avevi ragione tu fin dall'inizio...come sempre. Arthur non era il tipo giusto per me. Peccato che io l'abbia capito troppo tardi, e dopo aver sofferto così tanto. » 

Lasciandosi avvolgere dal caldo e rassicurante abbraccio di sua nonna, Alice rimase a lungo così, immobile su quel letto, le narici invase da quell'indefinita fragranza floreale che sapeva di casa...e d'amore. 

« Mi dispiace tanto che tu abbia dovuto soffrire così, bella di nonna, ma sono sicura che quando troverai la persona giusta, lo capirai » le sussurrò dolcemente sua nonna, accarezzandole piano i capelli con una mano come faceva sempre quand'era ancora una bambina « Forse tu ancora non te ne rendi conto, ma tutta questa storia con Arthur ti ha cambiata molto...ti ha fatta crescere. Magari non avrai trovato il "vero amore", ma di certo hai scoperto qualcosa d'importante su te stessa... »

« ...che m'innamoro sempre delle persone sbagliate? » commentò Alice con amara ironia. 

« No, tesoro mio... » ribatté sua nonna, dandole un lieve buffetto sulla guancia « ...che il rispetto verso noi stessi è la forma più importante ed appagante d'amore che esista al mondo, e che dovremmo imparare a tenercelo ben stretto. Non dimenticarlo mai. »

« Te l'ho già detto quanto ti voglio bene, nonnina? » replicò a quel punto Alice, prendendole la mano e stringendola forte nella sua. 

« Ohi, signorina, smettila di fare tanto la sentimentale con me che non sono ancora sul letto di morte, sai?! » la riprese bonariamente nonna Amalia, stampandole un rapido bacio sulla fronte « Piuttosto, visto che abbiamo archiviato la questione "reporter"...che mi dici del bel dottorino? »

« Nonna! »

« Ho capito, ho capito...mi faccio i fatti miei. »     

      
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« Ve l'ho già detto, sbirri...io non ho ucciso Riccardo! » ribadì Alessio Scapece con spiazzante sfrontatezza, senza risentire minimamente della presenza di ben due agenti di polizia - e altrettanti medici legali - nella sala interrogatori del commissariato.

« Non è quello che ti abbiamo chiesto » insistette imperterrito Calligaris, l'espressione indurita e visibilmente infastidita dall'atteggiamento arrogante di quel teppistello.

Il ragazzetto schioccò scettico le labbra, incurvandole in un provocatorio sorrisetto sghembo che avrebbe fatto saltare i nervi perfino alla persona più paziente del mondo. 

« Tanto lo so che avete già deciso che sono io l'assassino » ribattè poi, con tono amaramente sarcastico « State solo cercando qualcosa per incastrarmi e ficcarmi dietro le sbarre...perché, in fondo, chi altri potrebbe aver ammazzato il prezioso rampollo degli Sperduti se non un avanzo di galera come me? Beh, state facendo una cazzata! » 

« E allora perché non ci spieghi una volta per tutte questa storia del ricatto? »
cercò di farlo ragionare Calligaris, sforzandosi di mantenere la calma. 

Claudio, al contrario, sembrava quasi sul punto di esplodere. 
Quella mattina, Calligaris aveva richiesto la presenza in commissariato di entrambi i medici legali responsabili delle indagini sul caso Sperduti e, per quanto questa richiesta non gli avesse fatto fare esattamente i salti di gioia, alla fine CC aveva acconsentito.
Ma era evidente che avrebbe preferito scavare un buco nel pavimento sottostante e sparirci dentro, piuttosto che trascorrere altri cinque minuti in quella stanza, al cospetto dell'arroganza indispettita di quel teppistello di strada.
E Alice sapeva perfettamente quale disagio profondo si celasse dietro quel suo modo di fare freddo e distaccato, e quanto quel ragazzino sfacciato gli ricordasse se stesso e il suo doloroso passato.
Una gioventù difficile e complicata, vissuta ai margini della società, tra gli "invisibili", lottando giorno dopo giorno contro gli insuperabili pregiudizi della gente per poter riuscire a ritagliarsi il proprio posto nel mondo. 

« Tutto bene? » gli domandò Alice d'un tratto, pungolandogli leggermente un fianco con il gomito per attirare la sua attenzione.

Claudio abbozzò un mezzo sorriso, annuendo. 
Difficilmente Alice avrebbe potuto sperare in qualcosa di ben più gratificante da parte sua. 
Dopotutto si trattava pur sempre di Claudio Conforti. 

« Senta, commissario... »

« Vicequestore, sono un VICEQUESTORE! »


Il brusìo delle voci di Calligaris, Visone e Scapece si fece improvvisamente più concitato ed intenso, mescolandosi confusamente ai suoi sfuggenti pensieri e costringendola a prestare di nuovo attenzione alla conversazione per non perdere nessuna informazione utile ai fini delle indagini. C'era tempo per pensare a come poter rimediare con Claudio...o almeno lo sperava.

« Quindi, secondo te, io dovrei bermi la storia dello scherzo e credere al fatto che tu non volessi davvero rubare quei soldi al tuo amico...ma con chi credi di avere a che fare, ragazzino?! » tuonò Calligaris, ormai del tutto fuori dalla grazia di Dio. 

« Lo vede che avevo ragione? Per voi sono io il colpevole! » reagì bruscamente il giovane, scattando sulla difensiva.

« Qui non stiamo parlando dell'omicidio, Scapece, ma dell'estorsione di ben 200 mila euro che TU hai operato ai danni della vittima! » puntualizzò Visone, sventolandogli sotto il naso il registratore a nastro che conteneva il messaggio audio incriminato.

« Ve l'ho già detto e ripetuto...non avrei mai preso quei soldi da Riccardo! » ribadì Scapece con così tanta ostinazione, che Alice iniziò quasi a sospettare che potesse essere sincero. 

Magari si era trattato davvero - solo - di uno scherzo. 
Seppur di cattivo gusto.

« Senti, dicci la verità e facciamola finita » tagliò corto Calligaris, la cui scorta di pazienza si stava rapidamente esaurendo dietro i capricci di quel teppistello « Sperduti era ricco sfondato e possedeva tutto quel che a te era sempre mancato, forse anche di più. Così hai pensato bene di sfruttare la sua amicizia per mettere da parte un bel gruzzoletto e prenderti una rivincita su tutte le persone come lui, che per anni si erano presi gioco di te a causa del tuo status sociale e della tua fama di "criminale"...e chissà, magari saresti anche riuscito a farla franca se solo qualcuno non avesse pensato bene di far fuori il povero Riccardo! »

« E va bene, magari all'inizio avevo pensato davvero di prendere quei soldi, ma... » cominciò a dire il ragazzo, la cui indomita arroganza stava pian piano lasciando il posto ad un senso di colpa sempre più evidente ed accentuato. 

« Cosa? Un'illuminazione divina sulla via di Damasco ti ha fatto cambiare idea? » incalzò Calligaris con una viva punta di sarcasmo.

« No, ho solo capito di non poterlo fregare in un modo tanto stronzo...non lui. » rispose Scapece, abbassando lo sguardo.

« E quindi, una volta scaduto il tempo prefissato, che cosa avresti fatto? » domandò ancora Calligaris, senza abbandonare il suo tono scettico.

« Gli avrei detto che quei soldi poteva anche tenerseli » rispose il ragazzo, agganciando con determinazione lo sguardo del vicequestore « Senta, io lo so di aver fatto una cazzata, ma non ho mai voluto fare del male a Riccardo...volevo solo che quell'altro, il suo amichetto fighetto, si prendesse un bello spavento ed iniziasse ad abbassare un po' la cresta! »

Da un angolo all'altro della sala, gli sguardi interrogativi di Calligaris, Claudio ed Alice s'incontrarono a mezz'aria, rispecchiando l'uno la confusione dell'altro. 

« A quale amico ti stai riferendo, scusa? » esordì Alice, senza neppure preoccuparsi delle possibili reazioni di Calligaris o Claudio davanti a quella sua prepotente presa di posizione. 

« Non ho detto che era un suo "amico", ho detto che era il suo "amichetto" » ci tenne a puntualizzare Scapece con tono quasi sprezzante.

« Stai dicendo che lui e Riccardo avevano una relazione? » insistette Alice, nel tentativo di fare un po' di chiarezza in quella situazione via via sempre più confusionaria.

Il ragazzo si limitò ad annuire.

« Quindi, giusto per essere chiari...i soldi che hai chiesto a Sperduti servivano a nascondere qualcosa che li riguardava entrambi? » insinuò Calligaris, fissandolo con un cipiglio alquanto inquisitorio.

« Li ho visti insieme sotto casa di Riccardo » confessò a quel punto il giovane, ormai inchiodato all'angolo « Sospettavo già che ci fosse qualcosa tra loro da quando quell'imbecille era venuto al parco per parlare con Ricky ed erano quasi venuti alle mani, ma quel giorno li ho visti mentre si baciavano...ed è stato allora che mi è venuta in mente l'idea dell'estorsione. Ho pensato che avrei potuto sfruttare quella situazione per guadagnare un po' di soldi facili, e che Riccardo avrebbe fatto di tutto pur di mantenere la sua famiglia all'oscuro di quel segreto così scomodo e compromettente. Così, il pomeriggio seguente, l'ho preso da parte, gli ho confessato di aver scoperto la sua tresca con quel tizio e poi ho aggiunto che, se non voleva che suo padre venisse a scoprire con chi se la faceva il suo perfetto figliolo, avrebbe dovuto consegnarmi 200 mila euro in contanti. Volevo solo che quel cretino del suo amichetto snob se la facesse un po' sotto per la paura...ogni volta che lo incrociavo nel quartiere, mi guardava come se fossi un enorme scarafaggio ambulante e, Dio solo sa, quante volte avrei voluto spaccargli la faccia! Ma non l'ho mai fatto...perché non sono un assassino! »    
 
« No, infatti, sei solo un ricattatore » commentò Calligaris sarcastico, lanciandogli un'occhiataccia « In conclusione...Riccardo ti aveva detto che avrebbe consegnato il denaro, oppure no? » 

Scapece esitò a lungo prima di rispondere.
Sembrava quasi volersi trattenere dallo svelare tutta la verità su quella faccenda, forse per paura che questo potesse peggiorare ulteriormente la sua posizione.

« All'inizio Ricky pensava che io stessi scherzando... » rivelò infine, visibilmente a disagio « ...ma quando ha capito che ero serio e che avevo intenzione di andare fino in fondo, si è imbestialito. Giuro, non l'avevo mai visto tanto incazzato prima! Mi ha detto che ero solo un approfittatore pezzo di merda senza spina dorsale e che non avrebbe sganciato un solo euro per comprare il mio silenzio. Poi ha aggiunto che non aveva paura di affrontare la sua famiglia e i loro pregiudizi e ha minacciato di denunciarmi per estorsione se avessi continuato ad insistere! »

« A me sembra proprio un ottimo movente...voi che ne dite? » commentò Calligaris voltandosi verso Claudio ed Alice, il volto di nuovo illuminato da quella sua solita aria di bonarietà sorniona. 

Sentendosi messo all'angolo, Scapece scattò in piedi, battendo con veemenza entrambi i palmi delle mani sul tavolo in un chiaro segno di ribellione.

« NON SONO STATO IO! NON L'HO AMMAZZATO, NON L'HO AMMAZZATO! » urlò ancora e ancora, il volto paonazzo e deformato dalla rabbia. 

E mentre il povero Visone tentava con pacatezza di venire a patti con la riottosità d'animo del giovane, Alice se ne rimase in disparte ad osservare in silenzio la scena. Probabilmente Alessio Scapece incarnava tutto quello che più si distanziava da uno stinco di santo...ma nei panni dell'assassino? Non ce lo vedeva proprio. 
Inoltre, c'era sempre da considerare la questione cardine di quel supposto legame affettivo esistente tra Sperduti e il suo assassino.
Un legame che, in tutta sincerità, non sembrava trapelare affatto dalle parole di Scapece.

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« Vuoi un passaggio fino a casa? »

La voce piatta e strascicata di Claudio la raggiunse alle spalle, mentre si affrettava verso la lunga e ripida scalinata del commissariato per raggiungere la stazione metro più vicina.
L'interrogatorio di Scapece aveva esaurito ogni singola riserva d'energia accumulata nel weekend e ora, l'unica cosa che voleva fare, era correre di filato a casa e affondare la testa nel cuscino fino a soffocare ogni minima traccia di stanchezza. 

Fu principalmente per questo motivo che Alice decise di accettare l'offerta di Claudio senza star lì a sindacare se fosse vantaggioso o meno, anche se - in tutta onestà - l'idea di poter trascorrere finalmente qualche minuto da sola con lui la stuzzicava parecchio. 
Quei silenzi prolungati e tesi iniziavano davvero a darle sui nervi!
Detestava litigare con lui, ma più di ogni altra cosa, detestava sentirne così tanto la mancanza. 

« Ce l'hai ancora con me? » lo interpellò d'un tratto, a mezza voce, mentre percorrevano a velocità moderata la sordida e silenziosa periferia romana con l'aria che fischiava in sordina attraverso il finestrino socchiuso dell'auto.

« E perché dovrei? » replicò Claudio, senza staccare gli occhi dalla strada.

Alice tirò un lungo sospiro.

« Lascia stare. Comunque mi dispiace...per l'altra mattina, intendo » seguitò poi a dire, il tono improvvisamente più dolce « Non volevo che te ne andassi via in quel modo, anzi, non volevo affatto che te ne andassi »

« Che posso dire, Sacrofano? Il tuo appartamento era diventato un po' troppo affollato per i miei gusti! » controbattè Claudio in uno slancio d'amara ironia che però Alice non gradì affatto. 

« Riesci a non fare l'odioso per due minuti?! » lo zittì innervosita, approfittando di un semaforo rosso per scagliargli la mano sinistra dritta sullo stomaco « Ho chiuso. Con Arthur, voglio dire. Quella mattina, dopo che te ne sei andato, abbiamo parlato a lungo...è finita.» 

A quel punto, spinta dalla curiosità come una bambina, cercò rapida lo sguardo di Claudio per studiarne la reazione di fronte a quella confessione, e l'accenno di un sorriso le affiorò timido sulle labbra quando notò che a stento riusciva a contenere la sua soddisfazione. 

« Buon per te, Sacrofano! » commentò infine Claudio, accostando l'auto a ridosso del portone d'ingresso della palazzina dove Alice risiedeva ormai da più di un anno « Guarda il lato positivo...ora che il caro Malcomess si è tolto finalmente dai piedi, magari riuscirai a concentrarti di più sugli studi e a smetterla di collezionare un disastro dopo l'altro! La Boschi ne sarebbe lieta...e a dirla tutta anche io! »

Quelle stupide frecciatine arroganti fecero talmente innervosire Alice che sollevò la mano per colpirlo di nuovo. 
Claudio, però, fu più rapido di lei a reagire e le bloccò il polso a mezz'aria, immobilizzandolo tra le dita con una presa dolce ma decisa.

« Santo cielo, Allevi, hai i riflessi di una nonnina di 80 anni! » la prese bonariamente in giro, scrollando la testa con espressione divertita.

Dispettoso come una scimmia. 
Alice arricciò appena il naso con fare indispettito, tentando inutilmente di divincolare il polso dalla sua stretta. 

« Ti dispiacerebbe lasciarmi andare, adesso? » lo apostrofò piccata, puntandogli contro uno sguardo imperioso e ben poco conciliante. 

Ma Claudio non accennò affatto a voler abbassare la guardia, al contrario, si fece di colpo più serio, fissandola dritto negli occhi con una tale intensità che Alice sentì le guance andarle a fuoco per l'imbarazzo. 

« Ti ho già lasciata andare una volta, non commetterò di nuovo lo stesso errore » affermò poi con una gravità spiazzante, rinsaldando un poco la presa attorno al polso di Alice, come a voler rimarcare ulteriormente il concetto appena espresso. 

Alice lo fissò, attonita. 
Non riusciva a capire se stavolta stesse parlando sul serio, oppure se fosse solo l'ennesima tattica furbastra estratta dal suo ben nutrito repertorio d'aggancio. Di certo, era un vero maestro nel far perdere preziosi battiti al suo povero cuore. 
Possibile che riuscisse sempre a trovare nuovi modi per spiazzarla ed annientare quelle poche certezze che ancora - nonostante tutto - sentiva di possedere? Anche se, a pensarci bene, quello di Claudio era un comportamento perfettamente in linea con l'innato rigore scientifico che lo aveva sempre caratterizzato: ad ogni azione stronza ed egoista ne corrispondeva un'altra carica di insperata e disarmante dolcezza. Magari era proprio quello il segreto del suo leggendario ed intramontabile fascino, chissà!

« Vogliamo restare bloccati qui dentro per il resto della nottata, oppure...? » esordì infine Alice, interrompendo con prepotenza quel teso e prolungato silenzio che sapeva quasi di tortura.

Claudio parve scuotersi di colpo da un profondo pensiero e, con la stessa rapidità con cui aveva agito in precedenza, lasciò andare il polso di Alice. Sembrava quasi imbarazzato, come se si fosse reso conto all'improvviso di essersi spinto un po' troppo in là con le sue dichiarazioni.

« Ci vediamo domani » tagliò corto, seccamente, sbloccando all'istante le portiere dell'auto per lasciarla uscire. 

Alice spalancò lo sportello dal lato del passeggero e, con cautela, mise fuori un piede, agganciandolo saldamente al marciapiede sottostante per riuscire a mantenere l'equilibrio ed evitare d'incappare in una delle sue cadute spettacolari. 
Chiunque la conoscesse bene, sapeva quanto il suo rapporto con i tacchi fosse complicato. 
Meglio non rischiare.

Una volta raggiunto il portone di casa, estrasse in fretta le chiavi dalla borsetta e fece per infilarle nella serratura, ma proprio quando stava per aprire, qualcosa la bloccò. 
Alle sue spalle sentiva il rombo del motore acceso della preziosa BMW di Claudio ruggire con fierezza, segno che lui si trovava ancora lì, immobile, in attesa di vederla sparire oltre la soglia. 
E fu allora che realizzò come stavano le cose. 
Non voleva che lui se ne andasse. 

« CLAUDIO! » lo richiamò ad alta voce, voltandosi appena in tempo per vedere il suo volto sorpreso fare rapidamente capolino dal finestrino mezzo aperto.

« Qualcosa non va? » chiese lui, incuriosito.

« No, è solo che--non ho molta voglia di rimanere da sola in quell'appartamento vuoto. Mio fratello e la mia coinquilina non torneranno prima di mercoledì mattina e... »

« Non lo so, Alice, forse sarebbe meglio lasciare le cose così come sono tra noi... »
ribattè Claudio, incerto.

« Ma io non voglio! » sputò fuori Alice tutto d'un fiato, enormemente sorpresa dall'appassionante intensità con cui quelle parole le erano uscite di bocca.  

Perfino Claudio ne parve vagamente spiazzato, tanto che si lasciò sfuggire un leggero sorriso.
Fortuna che lì dentro era praticamente immerso nella penombra. 

« E sentiamo, Sacrofano » incalzò con rinvigorito humor, inarcando il sopracciglio destro in un cipiglio malandrino « Cos'è che avresti in mente? »

« Pizza e film? » propose Alice, chinandosi verso il finestrino aperto per guardarlo dritto negli occhi « Forse lo hai dimenticato, ma il mio divano è comodissimo...e Paolone mi ha passato una tale collezione di film d'autore e classici del cinema Hollywoodiano da riempirci un anno intero! Inoltre, la pizzeria qui all'angolo è davvero ottima e con un colpo di telefono anche la cena è sistemata... »

« Hai pensato proprio a tutto, eh? »

« Sono una ragazza previdente, cosa credi? »

« Sì, quando ti fa comodo... »


Alice incrociò serafica le braccia al petto.

« Allora? » insistette, imprimendo a quell'ultimatum una certa nota d'ufficialità.

Dopo aver indugiato per una manciata di secondi che ad Alice parvero racchiudere un'eternità, il sadico gran visir della Perfidia si decise finalmente a spegnere quel motore e a scendere dall'auto.

« Che sia chiaro, Allevi, accetto solo perché sto morendo di fame! » le sussurrò malefico a pochi centimetri dal volto, sfilandole con abile maestria le chiavi dalla mano per poi fiondarsi ad aprire il portone « E datti una mossa, o ti lascio qui fuori a fare la guardia alla mia macchina... »

Alice scoppiò a ridere, ma - conoscendolo - era certa che Claudio ne sarebbe stato capace. 
Fu solo quando lo vide scomparire oltre la soglia d'ingresso della palazzina che trovò il coraggio di seguirlo. 
Riusciva a percepirlo chiaramente dentro di sé.
La sua vita stava per compiere una svolta decisiva...in quel preciso momento e in quel preciso luogo.
Sperava solo di aver imboccato la strada giusta. Almeno per una volta.  





Note dell'autore: E anche il sesto capitolo è andato! 
Che dire? Le investigazioni della squadra si fanno ancor più misteriose ed ingarbugliate, soprattutto ora che è spuntata questa fantomatica figura dell'"amante"...voi che ne dite?
Questo Scapece è colpevole, oppure no? VEDREMO.
Per il resto...beh, il finale lascia ben sperare per il futuro, che dite?
Chissà se finalmente questi due inizieranno a navigare in acque più tranquille...
Un ringraziamento speciale è rivolto soprattutto a VOI che state seguendo e recensendo con affetto questa storia...siete i migliori!
ALLA PROSSIMA! ;) 

 
   
 
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