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Autore: Selevia    05/03/2017    0 recensioni
« Ragazzi non mi piace molto questa storia, il proprietario di quel quaderno è morto per caso?» Chiese Alice a Derek
« si » rispose lui con uno sguardo intenso e uno strano sorriso sulle labbra. Forse voleva solo impressionare quei giovani ragazzi, o forse no.
« Allora non potete portarlo fuori, se la storia appartiene a qualcuno che ha avuto una tragica fine non penso sarebbe saggio, non li guardi i film horror? Non si spostano mai le cose dal posto in cui sono state lasciate» Disse Alice
« secondo me non vale niente, e poi non avevi detto che avevi solo iniziato a leggerlo? Ti sta prendendo in giro Alice tranquilla va tutto bene » Logan si mette a scuotere la testa come fosse esasperato « sinceramente credi che un quaderno possa ucciderti? Dai sei troppo impressionabile, è solo una storia e in ogni caso un po’ di avventura non ci guasta mai io ci sto amico»
« tu dici che non valga niente? Una presa in giro » Derek alzò un sopracciglio prima di sorridere e fare spallucce. Guardava il gruppo con un aria così concentrata da apparire lontano mille miglia da quel posto.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1: Alla casa museo Carcan
 
La casa in cui ha sempre vissuto era al secondo piano di un palazzo, balconi grandi che davano su un campo da calcio che i ragazzi del vicinato usavano tutti i fine settimana. Aveva svariati amici, era il classico ragazzo energico, che tutti adorano, bravo nello sport e criticato dagli insegnanti perché non studiava tanto quanto la sua mente gli avrebbe permesso di eccellere. La storia ha inizio in una giornata primaverile, il clima si stava riscaldando ma vi erano ancora quelle serate fredde che pizzicavano la pelle delle persone. Questa è la storia di come ho smesso di esistere in questo mondo. I. H. D. Abrahams

« ragazzi ve lo dicevo che era inquietante… »disse Alice
«No è interessante… » disse Derek. Iniziarono a leggere il quaderno a voce alta. Non era molto vecchio, scritto in una calligrafia maschile, semplice ma leggibile.
mentre la voce narrante, leggermente baritonale, ma non troppo, di Derek leggeva ciò che vi era scritto, i restanti ascoltarono, rinchiusi in una stanza vecchia e polverosa. Una camera da letto patronale ormai in disuso da tempo, che i guardiani tenevano chiusi. Avevano provato a scoprire come facesse Derek ad averne le chiavi ma con scarsi risultati.
E iniziò il racconto letto così bene che ne rimasero rapiti. LETTERALMENTE.. Non avrebbero smesso di leggere per tutto il resto del tempo. Avrebbero mangiato i panini che Alice aveva portato mentre continuavano ad ascoltare la storia…
No, voi che mi state leggendo non leggerete la storia con loro… voi… spero la vivrete.
Anni prima
« ho freddo non possiamo andare in un altro posto ? »
« ovunque tu voglia mio piccolo giglio » disse il ragazzo, alla ragazza che le sedeva accanto mentre le sfiorava una guancia prima di riprendere a baciarla « ovunque tu voglia » ridacchiando tra le sue labbra ingranò la marcia e spostò la macchina per scendere dalla collinetta… « allora dove vuoi andare » il suo sguardo diceva esattamente dove avrebbe voluto portarla e cosa desiderava farle…
« Abrahams dovresti guardare avanti…. Se ci ferma la poli… »
« non ci fermerà nessuno dai rilassati » la interruppe il ragazzo.
}………….{
« Marta finisco e vado a letto, hai per caso visto la mia crema? Ero sicura di averla presa ma non la trovo più » dissi cercando tra le lenzuola e in giro per stanza.
« lo hai lasciato di sotto Anna »
« grazie ora scendo a prenderlo ma che…. » Anna si interruppe perché aveva sentito un auto parcheggiare proprio sotto la sua finestra con le sirene accese. « la polizia? » pronunciò quelle parole con un sopracciglio alzato, incuriosita e titubante se affacciarsi alla finestra per palesare la sua presenza indagatrice. Optò per affacciarsi e stando attenda a non farsi notare sbirciò la strada.
*Chi è?* si sentì dal citofono *polizia signora, abbiamo trovato suo figlio alla guida di un auto mentre scendeva dalla collina di Vixi[i] con una ragazza al seguito. * *vi apro subito *La voce che rispose al citofono era rassegnata e forse anche un pizzico arrabbiata ma era difficile per Anna capirlo… Non li vide entrare e non sentì urla o altro ma immaginava che al piano di sopra una sfuriata sarebbe stata fatta quella notte, conosceva Ian Abrahams da molti anni ormai e lo aveva sempre trovato particolarmente scapestrato, si arrampicava ovunque,  ogni tanto marinava la scuola era bravo nello sport ,non che questo fosse un difetto ma non si impegnava mai nello studio un vero asino ed era sempre circondato di belle ragazze… « aaah be forse questo non dovrebbe essere annoverato tra i difetti » disse mentre si lasciava cadere nel letto… la verità e che era gelosa dell’incredibile vitalità di quel ragazzo dagli occhi profondi e magnetici….
TOC…TOC… la ragazza sussultò leggermente nell’udire bussare alla porta per quanto era concentrata sugli occhi del ragazzo. Occhi? Ma che vado a pensare « Anna sei sveglia? »
« si Marta entra » disse smuovendo una mano davanti il volto come a tentare di scacciare i suoi pensieri dalla mente.
« non scendevi più e ti ho portato io la crema, non dimenticarti di passarla »
« certo… mamma!!!!!???. » dissi con fare esasperato prendendola in giro
« spiritosa, buona notte » SBAM , una porta al piano di sopra veniva chiusa sbattendo.
« notte» dissi senza neanche guardarla mentre se ne andava silenziosamente come temesse che ogni suo rumore fosse sentito da altri. Rimasi li a fissare il tetto della mia stanza chiedendomi cosa mai stava succedendo a Ian Abrahams al piano di sopra.
* Posso passare la notte con te ?*
Saltai giù dal letto di scatto con un « ahhh» che mi uscì di cuore dalla bocca
* Shiii* Disse un ombra fuori dal mio balcone, stava entrando in stanza, merda non la avevo chiusa. E non avevo nessun arma li con me. Potevo solo urlare
*scusa non volevo spaventarti * Ian Abrahams entrò nel cono di luce della mia stanza, con le mani alzate per farmi capire che non era pericoloso e si sedette nel letto come se tutto fosse normale.
*Ma che diamine stai facendo qui * continuai io sussurrando
*mia madre non aveva intenzione di urlare per non far sentire nulla ai vicini ma non era molto propensa a farmela passare liscia stavolta, così mi sono chiuso in camera rimanerci era un prospettiva un po’ noiosa poi l’avrei sentita sbraitare da dietro la porta. * alzò le mani, * sempre nel più possibile silenzio….*
Tutto quello che stava dicendo non aveva senso per me, però non mi sembrava strano l’idea di vederlo ignorare i rimproveri della madre e sgattaiolare al piano di sotto perché si annoiava… « Aspetta il piano di sotto,  Ian la tua stanza è sopra la mia, come diamine sei …. »
*shiiii * disse lui tappandomi la bocca con un dito * vuoi che ci scoprano?* aveva un sorriso diabolico in faccia. *stavolta non finirei solo io nei guai se ci trovassero entrambi in stanza non ti pare?* indicando prima me e poi lui
*non crederebbero mai che io ho qualcosa a che fare con un ragazzaccio come te*lo vidi alzare le spalle *è vero sono un ragazzaccio ma sei tu a conoscere il mio nome.. sai.. credo di essermi presentato solo per cognome o no?* ridacchiando ancora
Il che era dannatamente vero. Non eravamo in classe insieme, anche se frequentavamo la stessa scuola superiore. Io… be sono un tipo solitario. Lui è il classico bellissimo della scuola, decisamente incompatibili, le possibilità che lui mi notasse in mezzo a quella folla sono sempre state minime, così quando mi sono trasferita nel suo stesso palazzo due anni prima, al piano di sotto per giunta, mi sono inevitabilmente ritrovata ad osservarlo. Io sapevo quasi tutto su quel ragazzo, nessuno a scuola ignorava chi fosse. Lui lo sapeva e stava ovviamente giocando quella carta.
*mascalzone, sapevi che non avrei fatto la spia per questo sei sceso…*face il gesto della pistola e finse di spararmi..
*esattamente piccola*
*e non chiamarmi piccola*
Alzò le mani in segno di resa *va bene, va bene ora me ne vado* stava ridendo ed ero sicura che ridesse di me.
Perché ero sceso al piano di sotto rischiando l’osso del collo? Be non lo sapevo neanche io con precisione, la mia stanza mi sembrava così stretta, mia madre un lamento e la serata non mi aveva lasciato per niente soddisfatto, in compenso al piano di sotto avevo una vicina così carina che avrebbe fatto sbarellare qualsiasi ragazzo, solo che lei non sembrava averlo ancora capito. Introversa, silenziosa, un po’ taciturna, sarebbe passata perfettamente inosservato, in realtà forse non avrei mai speso un centesimo del mio tempo a pensare a lei se non l’avessi avuta come vicina. Era così ingenua e facile da leggere, ma non avevo mai potuto avvicinarla tranne il giorno in cui si era trasferita quando l’avevo vista portare dentro gli scatoloni. Mi ero presentato e avevo subito sentito che c’era qualcosa di speciale in quella riservata ragazza, sapeva il mio nome, quindi non le ero così indifferente come sembrava.
*voglio che tu te ne vada, e se pensi di potermi ricattare o sfruttare questa situazione ti sbagli*
La gattina aveva le unghie, ma non sembrava intenzionata a usarle io lo sapevo e lei lo sapeva… * va bene ecco me ne sto andando… * mi sporsi nel suo balcone per cercare di salire sulla ringhiera quando la vidi correre come una pazza verso di me per fermarmi .
*che stai facendo?*domandò lei , aveva gli occhi sbarrati ma non furono quegli occhi bellissimi e preoccupati per me a bloccarmi quanto la sua mano sul mio braccio, stretta in maniera febbrile.. era davvero terrorizzata *tranquilla l’ho fatto centinaia di volte prima che ti trasferissi qui* e qualche volta anche dopo ma non glielo dissi.
Scosse il capo *ma sei pazzo potresti cadere*
Sorrisi *si lo so, il bello è proprio questo, l’adrenalina che ti scorre nelle vene, comunque tranquilla il tuo balcone è proprio sopra la tettoia dell’ingresso, al massimo cadrei di meno di un metro e da li un altro metro e mezzo niente di * mi zittii *okay tranquilla sto scherzando vi è una scaletta dietro il rampicante… salgo e scendo da li, ma lo giuro non l’ho usata mai da quando ti sei trasferita.. bè più o meno* e mi beccai un quasi schiaffo in faccia.. mi era andata di lusso. La vidi rientrare in stanza chiudere la porta e spegnere la luce senza più guardarmi. Io ancora con un assurdo sorriso in faccia risalì la scala fino in camera mia. Stranamente quella serata era finita meglio di come era iniziata, il che non aveva alcun senso, era stato beccato mentre guidava una macchina senza avere ancora la patente, in compagnia di una ragazza più grande, bellissima, ma senza cervello.  Mi aveva annoiato quasi subito ma almeno sapeva come farmi passare il tempo. Poi era stato quasi schiaffeggiato.. no non avevo senso.
*forse lo schiaffo in realtà lo avevo preso e in un punto delicato per giunta, mandato il cervello in pappe.
}---------{
Erano passati già tre giorni dal quando  ero stato messo agli arresti domiciliari in casa… non potevo fare nulla che non fosse uscire di casa per andare a scuola e di nuovo a casa… quanto avrei resistito ancora? Era qualcosa su cui scommettere, ma decisamente poco.
Scrissi su un foglio e ne feci un piccolo aeroplanino di carta… poi ci ripensai e presi una molletta e la fissai, mi sporsi quel tanto che bastava dal balcone e cercai di farla sbattere nella porta-finestra di sotto , sentii un piccolo tonfo contro il vetro.. *siii* c’ero riuscito, però non senti nessun movimento. Forse Anna stava dormendo? No non era possibile erano solo le sei di pomeriggio… tirai un'altra molletta e sentì un altro tonfo, questa volta seguito da un movimento, aveva aperto la portafinestra. *Ehi Anna…. Ehi sono io Ian* non mi rispose ma sentii il rumore del foglio che veniva aperto e attesi…
*Anna…!*
Sospirai, nel sentire la sua voce sussurrare il mio nome, sapevo che era sbagliato avvicinarmi a un ragazzo come lui, lo conoscevano tutti e io ero l’ultima persona al mondo a desiderare di essere notata, non mi piaceva essere messa in mostra, ne essere riconosciuta come avveniva a tutte le ragazze che si affacciavano nella vita di Ian Abrahams *e va bene che vuoi…*
*hai letto il messaggio*
*si l’ho letto e allora?* sentii dei movimenti dal piano di sopra e lo vidi scendere per la stessa scala da cui era risalito l’ultima volta… * i ladri, se ti vedessero, potrebbero entrare senza problemi a casa mia grazie a questa bravata…. * Gli dissi mentre notavo lo stesso sorriso furbetto di sempre sul suo volto da angelo, una t-shirt nera e dei semplici Jeans chiari, ma non stava male in quel look casual ansi, faceva risaltare i bei lineamenti. Era incredibile, e lo odiavo per questo.
*E allora? Andiamo?*
Lo guardai con sospetto… *andiamo dove…*
*te l’ho scritto è un segreto…*
Gli presi la mano con la quale mi stava già facendo vedere come scendere… *Tu non dovresti avere il divieto di uscire ? *
*Tecnicamente ma non mi piacciono molto le regole, dai sono un bravo ragazzo in fondo, solo voglio vivere la mia vita a pieno, quando sarò adulto fra meno di qualche mese non potrò più fare queste bravate… dovrò mettere la testa a posto. Fammi godere questi ultimi mesi di emm trasgressione ecco diciamo così!*  Era incredibile ma sembrava così convincente, era come se un incantesimo di convincimento lo pervadesse e facesse si che tutti eseguissero i suoi desideri. Ma chi era quel ragazzo.. l’unica cosa che sapevo era che lo avrei seguito.
*se mi scoprono …*
*non lo permetterò… fermerò anche possibili ladri se necessario e.. per la cronaca potrebbero entrare anche a casa mia dalla stessa scala ma ti giuro che non arriveranno mai da te*
*Devo tornare entro due ore chiaro?* dissi sussurrando per non l'ultima volta in quella giornata, il suo discorso, mi aveva fatto piacere in un certo senso e sperai che questa emozione non trapelasse in nessun modo.
*Promesso….* e scesi con lui…
«Sta attenta a dove metti i piedi è pericoloso» “ vedevo Anna esitare un po’ , non sembrava molto convinta di dove stesse andando, bè come darle torto era un punto non lontano da casa ma era pieno solo di erbacce, rocce appuntite, piante spinose, un buon posto per commettere un crimine senza che nessuno lo venisse a sapere per un bel pezzo, al riparo da occhi indiscreti “
«stavo pensando » la sentì dire « che questa cosa è proprio sbagliata, voglio dire, io e te non ci conosciamo affatto »
Sbuffai  « ma dai, noi non siamo solo vicini di casa, andiamo anche alla stessa scuola » mi girai nel sentire che si era fermata.
« lo sai? » sembrava sorpresa
Ora ero io ad essermi perso « lo so cosa? »
Mi guardò intensamente « che vengo nella tua stessa scuola »
Che strana e curiosa domanda « certo che lo so, come non saperlo sei una delle ragazze più carine della scuola » La vidi arrossire, ero un bugiardo perché lei era davvero bellissima, ma in un modo diverso dai canoni convenzionali, di conseguenza il termine carina non le rendeva di certo giustizia.
« lo dici a tutte le ragazze che escono con te non è vero? »
Alzo le spalle « lo ammetto ma con te sono sincero anche se non mi crederai e ti assicuro che nessuna delle ragazze con cui sono uscito è mai stata nel mio posto segreto. »
Iniziò a ridere, di una bella risata « ci credo , sembra il posto perfetto dove fare un omicidio, dubito che ti avrebbero seguito fin qui senza scappare urlando » ed afferrò la mano che le porgevo. «per la cronaca ho uno spray al peperoncino in borsa e un coltellino svizzero, se fai cose strane non esiterò a usarle contro di te».
« Spiritosona, comunque no, non è questo il posto che voglio farti vedere ma quello » le indicai un punto nella sterpaglia dove si intravedeva una vecchia porta in ferro arrugginito..
« una porta? »
« mal fida…» non finì la frase che fui costretto ad afferrarla per un braccio prima che cadesse sulle rocce, si era davvero un pessimo passaggio « tutto apposto? »
« si scusa la mia gamba ogni tanto mi fa male e cede un po’ »
La strinsi di più e la aiutai, eravamo così vicini che potevo sentire il profumo che usava quando si faceva la doccia, no non era quello dei capelli sono sicuro che sia il sapone che usa per lavare il corpo…che pensieri lascivi che mi vengono in mente devo smetterla, oppure no… « non lo sapevo mi dispiace, forse è stata una cattiva idea » e lo pensavo veramente, lei era l’opposto delle ragazze con cui uscivo, riservata, tranquilla, studiosa, eppure mi intrigava, non perché era qualcosa che non avevo mai affrontato con una ragazza, capitemi ero uno che si seccava ma leggevo anche io, conosco la teoria del chi disprezza compra, la condivido in pieno, e guardandomi da un estraneo penserei,  “ hai avuto così tante ochette che adesso cerchi qualcosa di diverso” ma non è così, LEI è DIVERSA, ha un oscurità nel profondo dei suoi occhi, sembra essere così matura per la sua età, i segreti che porta con se sono come le gocce del mare, sai che sono li, che formano quell’immensa distesa di acqua, sai anche che se immergi la mano puoi avere la fortuna che qualcuna di queste ti catturi rimanendo sulla tua pelle quel poco per illuderti di poterla afferrare prima di evaporare. No lei era adrenalina allo stato puro, era passionale dietro quello sguardo spaurito, io lo sapevo e lo avrei provato.
« no… no per favore andiamo avanti, voglio, voglio conoscere questo tuo posto segreto » le sorrisi e ripresi a camminare.
La porta metallica era vecchia e arrugginita, l’avevo scostata qualche tempo prima in maniera tale che non ci si ferisse passandoci in mezzo « sta attenta » mi sentì comunque in obbligo di dirle. Una quindicina di metri più avanti muniti solo della torcia che avevo portato io, ci ritrovammo innanzi una piccola scala.
« Questo stretto corridoio porta a una stanza, questa stanza porta… » mi fermai « mi prometti che non lo dirai mai a nessuno, ne ad amico ne a nemico? » la vidi ridere, cosa avrei dato per leggerle nella mente e sapere cosa pensava.
« lo giuro » disse con fermezza.
Quel giuramento mi bastò, che situazione strana e analoga, in effetti non avevamo mai parlato ma entrambi ci eravamo osservati silenziosamente da lontano e forse per questo adesso ci sembrava così facile rimanere insieme come se ci conoscessimo da anni «ok questo corridoio porta a una delle stanze della casa dei Nobili Duca Carcan  »
« cosa? » sembrava incredula « non è possibile »
« vedrai» dissi ridacchiando
La condussi in una stanza segreta dietro la parete di quella che avevo identificato come lo studio del signore del palazzo tanto tempo prima, dovevamo muoverci con calma , silenziosamente e senza andare nel panico. Lo spiegai anche ad Anna che annuì, “ lo dicevo io che ha uno spirito avventuriero, qualche altra ragazza si sarebbe tirata già indietro, io mi sarei tirato indietro credo”.
« è questo il posto in cui volevi portarmi? »
« non è bellissimo» ribattei io?
« si ma.. non è il museo della città? »
« okay ho capito non ti piace» mi sentivo un po’ amareggiato dalla cosa.
« no non hai capito è bellissimo, ansi è qualcosa che mi regala un senso di serenità solo» Esitò « bè non sembri proprio il tipo da case antiche e nobili, ti vedrei di più in una bella discoteca o all'interno di un campo da football mentre segni all'ultimo minuto e tutta la folla esulta » prese fiato e con ancora più ardore continuò « e se devo proprio immaginarti non posso non vedere una bionda ochetta correrti incontro per un bacio appassionato, mentre le telecamere trasmettono la scena sul maxi schermo » sospirò mentre descriveva quello che ai suoi occhi sembrava essere il comportamento più insulso della storia. E lo stava solo immaginando.. non osiamo vedere che accade se realmente avviene, si sarebbe infuriata e sarebbe andata via indignata? Chi lo sa.
«wow non mi sarei mai aspettato tanto accanimento nei miei confronti... che ti ho fatto? » non rispose alla domanda... così continuai io, sentivo una certa tensione nell’aria e volevo spezzarla « vabbè in ogni caso sfatato il mito del campione di football o di basket o di quello che vuoi e ti lascio scoprire invece il mio lato romantico» mi sposto verso la libreria « questi libri sono incredibili, questa è una delle aree non visitabili della casa quindi non ci sono allarmi o telecamere qui, però la sera fanno un giro di ispezione, e ogni tanto aprono la porta per posare qualche documento o prendere qualche cosa» alzo le spalle «  altre volte solo per dare una leggera spolverata, quando vengono ospiti importanti la fanno vedere in via del tutto eccezionale ma la vera chicca è qui guarda… » le indicai una grande tenda sulla parete, celava una cavità a forma di arco profonda un metro e mezzo che si affacciava su un'altra tenda, questa dava su di un'altra stanza.  « vieni ma fa attenzione » scostai la tenda leggermente e poi la aprì del tutto quando vidi che al suo interno niente era cambiato. Era una bellissima stanza, ma a differenza della prima la polvere li regnava sovrana. « è una camera da letto, non la patronale ma credo fosse comunque di qualche nobile ospite, nell’opuscolo che rilasciano all’ingresso ti dice che fanno visitare anche le stanze degli ospiti, questa però non è menzionata…
« pensi che non la conoscano? Mi sembra improbabile » la vidi guardare meravigliata ma anche con qualcosa di diverso che non saprei distinguere
« no, ovviamente no, la conoscono ma non la fanno visitare, il soffitto non è stabile vedi ? » indicai dei ponteggi e delle travi messe sul soffitto come sostegno « però io ho visto tutte le altre stanze, è un vero peccato che questa non sia stata ristrutturata è bellissima »
« ho sentito che non hanno i fondi per ristrutturare tutto il palazzo, però hai ragione Ian è un vero peccato» La osservo muoversi cautamente in quella stanza, sicuro che non crolli imprigionandoci qui per sempre vero? » non aveva per nulla l’aria spaventata e al mio annuire continuò la sua ispezione, sposta piccoli oggetti, muove le dita impolverate per pulirle, poi disse qualcosa che mi sorprese.
« e se la pulissimo? Solo un po’ solo un pezzetto ? » era quasi raggiante, entusiasta, completamente diversa da prima « potrebbe.. si insomma diventare anche, il mio posto segreto? »
Ero confuso. « si certo però rimarrai delusa ho già ripulito una parte di questa stanza solo che non è la scrivania ne la sedia per le letture  » la vidi guardarsi intorno
« non ci credo, hai pulito il letto  »
Si voltò verso di me con le guance in fiamme e non potei fare altro che alzare le mani al cielo « non è come pensi te lo giuro, non ci ho portato nessuna ragazza in questo posto e non avevo intenzione di fare niente con te su quel  letto »
« stai dicendo che avevi intenzione di farl…. »  si zittì qualche attimo e si passo una mano fra i capelli, solo che questo mi fece sorridere perché aveva fatto una coda di cavallo e adesso era tutta scombinata, si adattava perfettamente all’ambiente in cui eravamo
«bellissima ma trasandata »  e continuai a ridacchiare.
« dovrei sentirmi offesa lo sai vero? »  ribattei mentre mi risistemava i capelli, « anche per quello che hai detto poco f.. »  fui costretta a zittirmi in un attimo era su di me con una mano che mi copriva la bocca, istintivamente cercai di divincolarmi e di urlare ma lui serrò ancora di più la stretta e si guardava alle spalle, mi fermai ad ascoltare, vi era qualcuno nell’altra stanza.
«Dovremmo rifare i conti stanotte»  
«mi secca in una maniera incredibile, ma sempre meglio di ri-catalogare tutti gli oggetti»
«non è così male, basta solo spuntarli dalla lista, se usi il tablet farai in un attimo»
«allora perché non lo fai tu? »
Le voci si affievolirono, sentii il rumore di una porta che si chiudeva e delle chiavi che scattavano nella toppa.
Respiravo a fatica e il mio cuore batteva all’impazzata, non avevo capito quanto fossimo esposti fino a quel momento, era come essere dentro una casa del tutto abbandonata, un posto tutto nostro, poi ricordai che la stanza adibita a studio era al primo piano accanto allo stand dei souvenir e che quindi non era difficile che ci sentissero, soprattutto in orari come quello dove quasi nessuno era ancora in giro per il museo.
«Scusami io…»  lo vidi esitare, quasi balbettando mentre mi toglieva lentamente la mano dalla bocca. Ero ancora stretta a lui, avrebbe potuto uccidermi, o possedermi su quel letto pulito, no ma che vado a pensare, non so perché ma mi sentivo dentro uno di quei romanzi rosa, con tutti quei cliché scontati, ci voleva solo un bel bacio adesso e una notte di passione nel letto con il belloccio di turno che si sarebbe innamorato di me alla barba delle sciacquette che frequentava e che gli giravano in torno, poi sarebbe successo qualcosa che avrebbe incrinato il rapporto e infine saremmo tornati insieme felici e contenti, fine!.
«An… An mi senti? An tutto a posto? »
mi risvegliai dai miei pensieri, « si io, scusami ero distratta cosa dicevi ? »
« dovremmo andare, prima che ci scoprano, non siamo stati rumorosi ma evitiamo di farci notare, se piove o se ha piovuto non potremo venire perché sporcheremmo l’ingresso ma in altri gironi si, e si mi piacerebbe dividere questo posto con te, o non ti avrei portata qui »
« per la pioggia potremmo usare dei copri scarpe ma forse si è meglio evitare i rischi, anche se, bè  questo sembra proprio il posto da visitare in un giorno di pioggia » gli dissi senza neanche aver pensato mentre parlavo. La verità difficile da ammettere era che già amavo quel posto e pregustavo l’idea di passare li ogni attimo della mia vita..
Per un attimo vidi il suo sguardo lontano, osservava qualcosa dietro di me «mi chiedo solo come mai hai scelto me »  Mi sorrise mentre mi lasciva andare e mi strinse la mano conducendomi lontano da quel posto, istintivamente mi voltai cercando di capire cosa stava osservando ma non lo capii, vi era il letto, la toletta con lo specchio, un separé probabilmente non d’epoca e il vecchio balcone chiuso con le tende tirate… bah. Questo ragazzo era per me un vero mistero.
« di che parli ?»gli chiesi… non ebbi risposta solo un sorriso nostalgico e un inclinatura leggera della sua testa. La nostra uscita era finita. L’avventura per ora conclusa e una risposta non data.
 
 
PLIN PLON OGNI NOME, FATTO, SCENARIO, CONTESTO, DIALOGO, LUOGO È TOTALMENTE UNA MIA INVENZIONE, SE PER CASO TROVATE QUALCOSA DI FAMIGLIARE È UNA MERA COINCIDENZA DETTO Ciò

LE COLLINE VIXI, HO CHIAMATO COSÌ QUESTE COLLINE SOLO PERCHÈ IN LATINO è IL PERFETTO INDICATIVO DEL VERBO VIVERE, POTREMMO TRADURLO COME “VISSI”, MA ANCORA MEGLIO COME “HO VISSUTO”. DIFATTI ANAGRAMMANDOLO VIXI DIVIENE XVII CIOÈ IL NUMERO 17 CHE SECONDO I LATINI PORTAVA MALE.
INSOMMA È UNA COLLINA ALQUANTO INQUETANTE, UN POSTO PERFETTO DA CUI INIZIARE LA NOSTRA STORIA.

CASA MUSEO CARCAN, ANCHE QUI STO BELLAMENTE INVENTANDO CARCAN è SOLO IL DIMINUITIVO DEL COGNOME DI MIA MADRE CON UNA LETTERA IN PIÙ  XD
NON CREDO ESISTA NESSUNA CASA MUSEO NEL MONDO CON QUESTO NOME NE NESSUN TITOLONO NOBILIARE ASSOCIATO

PS SPERO CHE LA STORIA VI INTRIGHI ANCHE SOLO UN PO' DOMANI IL TERZO CAPITOLO.
 
  
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