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Autore: Marge    05/03/2017    4 recensioni
Questa è una storia particolare, diversa dalle solite, un’idea che mi è venuta qualche anno fa ma solo ora ha trovato la via della luce.
L’umanità – o almeno quel che ne resta – vive in Navi organizzate in una grande Flotta spaziale. La Terra è perduta per sempre a seguito di una grande Catastrofe Naturale, e il Gran Consiglio controlla e coordina la vita delle persone, portandole alla ricerca di un nuovo pianeta dove vivere. Ma questo succede ormai da quattrocento anni, e Shui è depresso e triste di questa vita; Mahi invece sogna la terra e l’erba e il sole sulla pelle, con testarda speranza; oltre a loro una professoressa single quarantenne che forse ne sa un po’ di più degli altri, una quindicenne in piena crisi adolescenziale, navi spaziali, universo profondo, lotte di potere, e, ovviamente, i Domini. Ma che fine ha fatto l’Avatar? Come mai da secoli nessuno ne sente più parlare?
Una storia particolare per la quale serve un po’ di fiducia iniziale; non so dove arriverò, ma vi prometto un autentico stile Avatar; pubblicherò un capitolo a settimana e offro biscotti pieni d’amore a chi vorrà farmi avere il suo parere :)
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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LIBRO PRIMO: ACQUA



VI
Sulla punta dell'aeroplano



Wo decise che era ora di capire esattamente cosa stessero dicendo. Uscì dal letto, posò i piedi a terra e rabbrividì, quindi afferrò un lembo del piumino e se lo tirò dietro. Si accucciò dietro la porta socchiusa, appoggiò l’orecchio alla fessura e si avvolse in un bozzolo, rannicchiata come un cucciolo.
I suoi genitori avevano cominciato a parlare con tono normale, ma man mano il volume si era alzato e anche la concitazione. Nel tono di sua madre poteva sentir vibrare le lacrime.
“Sicuramente papà si fa un’altra” pensò e storse la bocca. Sembrava che gli adulti non potessero fare a meno di far girare le loro vite attorno all’accoppiarsi come tanti animali in gabbia. I suoi zii si erano separati da poco proprio a causa dell’irrefrenabile tendenza di sua zia a conoscere nuovi uomini, o almeno questo era quanto Wo aveva origliato, anche se la versione ufficiale era stata edulcorata da sua madre. Perfino la cugina Min, che da anni aveva una relazione stabile con una donna che lavorava nella squadra di pilotaggio di una delle navi della loro flotta, proprio quando avevano finalmente ottenuto un alloggio insieme sulla stessa Nave, aveva cominciato a correr dietro alle grazie di una semplice addetta alle pulizie; Min aveva affermato di non poter resistere ai suoi occhi blu, ma Wo proprio non aveva capito in che senso. A lei nessuno mai aveva fatto quell’effetto; avrebbe potuto vivere benissimo persino senza i suoi genitori, figuriamoci senza gli occhi blu di una semisconosciuta.
Min era la sua cugina preferita e da bambina avrebbe voluto diventare come lei, ma ora non ne era più tanto sicura. Wo aveva deciso da tempo che lei non avrebbe mai permesso a nessuno, uomo o donna, di toccarla mai nella vita. Sarebbe stata libera e la sua mente avrebbe avuto la sufficiente lucidità per capire. Quando ne aveva parlato con la sua amica Deka, questa le aveva chiesto: “Capire cosa?”
Wo non aveva risposto, ma qualcosa doveva pur esserci, no? Possibile che la vita fosse solo mangiare, dormire, studiare ciò che insegnavano a scuola, trovarsi un impiego utile alle comunità di Navi, vivere fra quattro mura di metallo, accoppiarsi e poi ammalarsi e morire? Doveva esserci qualcosa di più. Deka ammiccava dicendo che quel qualcosa in più era appunto il sesso e sembrava non veder l’ora di buttarsi nella mischia; Wo aveva pronosticato che entro pochi mesi Deka avrebbe cominciato la sua carriera. Era schifata anche da questo e, proprio per ciò, da un po’ declinava i suoi inviti e passava più tempo da sola. “Ha tutti i requisiti” stava dicendo suo padre. Le sembrò una frase bizzarra da dire a proposito di un’amante.
“Ma ha solo quindici anni! È una bambina!”
Suo padre si faceva una della sua età? L’idea le sembrò tanto riprovevole quando assurda.
“Non lo è. Alla sua età nell’antichità le donne formavano famiglie. E inoltre, lo sai, per… quella cosa, Wo è persino in ritardo. Prima si comincia, meglio è.”
Wo inorridì. Parlavano di lei! E quella cosa… cosa?
Sua madre singhiozzò. Lei non resistette e cercò di sbirciare con un occhio nella stanza attigua. Mamma era sicuramente seduta sul divano; i piedi di suo padre le erano davanti, forse nel tentativo di consolarla con un abbraccio. Ma lui non era un tipo affettuoso: si trattava di uno dei suoi abbracci a distanza, senza alcun dubbio.
“Ma perché proprio Wo?” tentò ancora sua madre, la voce rotta.
“Te l’ho spiegato. L’abbiamo osservata a lungo e abbiamo il forte sospetto che sia… dotata.”
A Wo non sfuggì il secondo tentativo di suo padre di cercare di dire qualcosa senza nominarla direttamente. D’un tratto sentì lo stomaco contrarsi in uno spasmo e un sapore acido risalirle fino in bocca. Non voleva sapere per cosa era dotata e cosa i suoi genitori volevano che facesse (sua madre avrebbe presto capitolato, da sempre era papà a decidere ogni cosa, in famiglia, per tutti).
Strisciò fino nel letto per non farsi sentire e si raggomitolò sotto le coperte, testa compresa. Si accorse di tremare.
Cosa volevano che lei facesse? Non potevano aver intuito che aveva deciso di rimanere sola tutta la vita e di certo non potevano costringerla ad accoppiarsi con nessuno. Conosceva personalmente una marea di persone così, che non avevano né moglie né marito né figli e non era affatto vietato. Certo, magari avrebbe dovuto studiare o trovarsi un lavoro utile alle Flotte, ma era disposta a farlo. In qualche modo avrebbe dovuto sopravvivere, no? Ma di sicuro l’avrebbe fatto da sola.
Sospirò forte e si ingiunse di calmarsi. Non riusciva a riflettere in quello stato d’agitazione. Chiuse gli occhi e immaginò, come faceva spesso, di trovarsi seduta sulla punta di un vecchio aeroplano terrestre e di avere i capelli scompigliati dal vento. Wo non sapeva cosa fosse, il vento vero, perché nelle Navi al massimo si poteva creare qualche corrente artificiale, come facevano sulle Navi Orto per favorire l’inseminazione delle piante, e aveva anche studiato che fuori, nell’universo, non c’era aria, ma solo il vuoto. Una volta, durante una gita scolastica al Museo della Terra, avevano proiettato per i bambini un vecchio filmato che si era salvato non si sa bene come: c’era questo vecchio aeroplano aperto, un paio di piloti con enormi occhialoni e il loro viso era completamente deformato dall’aria che vi si infrangeva contro; per rendere la spiegazione più realistica le maestre avevano persino utilizzato un ventilatore. Wo aveva chiuso gli occhi e aveva immaginato, per la prima volta, di trovarsi lì su quella punta scura, in piedi, con il vento a spostarle i capelli neri e sollevarle i lembi della giacca. Se avesse potuto esprimere un desiderio una sola volta a un qualche essere magico, avrebbe chiesto di poter provare quella sensazione davvero, con vero vento. E così era diventato il suo metodo per scacciare l’agitazione: sentiva sempre una sensazione di benessere pervaderla dalla testa ai piedi, dopo aver immaginato, per un po’, la sensazione di aria attorno a sé. Respirò ancora, immaginò una forte folata far volare via il piumino, poi tutte gli oggetti appoggiati sul comodino e sulla superficie del suo tavolo d’angolo, spazzare via ogni cosa e far rimanere solo lei, avvolta in un bozzolo d’aria tiepida, la pelle sollevata in piccoli brividi di piacere.
Suo padre aveva detto che l’avevano osservata a lungo. Chi poteva averlo fatto? Con quale scopo? C’entrava forse il fatto che papà lavorasse per il Gran Consiglio?
Decise che avrebbe indagato e poi ne avrebbe parlato con Min, la quale, anche se era caduta nell’ossessione dell’accoppiamento come tutti gli adulti, era sempre stata molto intelligente e l’avrebbe aiutata. E poi Min adorava l’idea del vento nei capelli, proprio come lei: quando erano ancora bambine andavano entrambe a mettersi davanti qualche grata dell’aria circolante e condividevano il sogno di essere sulla punta di un vecchio aeroplano. Min avrebbe capito, come aveva sempre fatto.




***
In questo capitolo appare un personaggio che adoro, l'adolescente Wo che, come tutti i ragazzi della sua età, è piena di domande, confusione e granitiche certezze nella testa. Lei sarà molto importante per lo sviluppo futuro della trama. Inoltre il suo interesse per gli aerei e il vento mi ha dato l'occasione di rivedere capolavori come Si alza il vento e PorcoRosso, che personalmente reputo tra i più belli di Miyazaki-san.
Al prossimo capitolo, fatemi sapere se questo vi è piaciuto!
  
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