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Autore: Hikari_Sengoku    05/03/2017    0 recensioni
Due migliori amici, Shakespeare ed un invito a cena.
Storia senza pretese, semplice ( forse troppo). Recensioni ben accettissime
Avvertenza: Non é il mio genere. Stava nel computer da tempo e l'ho voluta mettere. Forse é un filino troppo lasciata all'immaginazione. Per chi avesse giá letto qualche mia storia, beh, se non gli piacciono le cose romantiche non legga.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Avvertenze: Storia semplice e senza pretese. Recensioni ben accettissime. Chi ha giá letto qualcosa di mio e non gli interessano le cucchiaiate di zucchero con la melassa non legga. Mi sto ancora chiedendo da dove sia uscita questa cosa.


Oh, Romeo, Romeo!


"Oh, Romeo, Romeo, perché sei tu il mio Romeo? Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome, ed io non saró piú una Capuleti, ma una Montecchi!"
"Devo ascoltare ancora, o devo rispondere a questo?"
"No, no, no, no Ethan non ci siamo, non ci siamo! É la terza volta che proviamo questa scena! E prima sussurri, poi urli, infine sembra che ti metti a parlare al muro! Insomma, pretendo impegno da parte vostra ragazzi! Elise, torna dietro la tenda, si ricomincia daccapo."
Oh mio Dio, ancora una volta no, ancora una volta no! Mannaggia a Lena e alle moine che mi ha fatto per farmi fare la recita scolastica! Da quando in quinta elementare le ho detto che mi piaceva Elise non trova pace, non fa altro che il consigliere matrimoniale! A me Elise manco piace piú!
"Ethan, tocca a te! Ti sei imbambolato?" Ecco, ci mancava solo la vecchia megera grassa come una balena! Perché a me, perché a me?!?
Imposto la voce, sistemo la postura e declamo di nuovo: "Devo ascoltare ancora, o rispondere a questo?".
"Bravo Ethan, bravo!"
Due ore dopo mi getto esausto fuori da quella stupida calzamaglia, pronto a dire le mie rimostranze alla causa di questa tortura: Lena, che mi attende fuori con il furgone scassato che Link, il mio migliore amico, deve averle prestato. É un vecchissimo furgone aperto da muratore, che forse una volta era stato celeste, mentre ora é quasi completamente color ruggine, col motore che borbotta ogni volta per accendersi.
Entro nel furgone, e mi accorgo subito che c'é qualcosa che non va. Lena mi tiene le spalle, che tremano sotto quelli che spero non siano singhiozzi. Allungo una mano sulla sua spalla, cercando di guardarla in viso, e sento al tatto la morbidezza dei suoi lunghi capelli neri... Sembrano seta. Mi perdo un attimo in questa sensazione, prima di rendermi conto che lei... Sta ridendo! Sta ridendo di me, la bastarda!
"Dovevi vedere la tua faccia all'uscita, eri sconvolto! Ha, ha, ha!" Dice girandosi verso di me, con gli occhi verde bosco luminosi dalle risate.
"Ah, si, molto divertente. Ti ricordo che é colpa tua se mi ritrovo in questa situazione!" Rispondo mettendo il broncio.
"Oh, su, ora non esagerare! E poi a te non piaceva Elise?"
"Si, in quinta elementare!" Replico seccato.
Nel frattempo siamo arrivati al nostro bar, quello dove ci vediamo sempre, un vecchio caffé dalle grandi vetrate incorniciate da legno di pino e gli arredi eleganti da anni venti, con un lungo balcone centrale in travertino.
"E dai, quanto puó essere andata male? Non é una brutta ragazza!" Dice lei mentre ci sediamo al nostro tavolo vicino alle finestre.
"Non é brutta, é una piattola! Non ha fatto altro che farmi moine per tutto il pomeriggio. Alla scena del balcone ha esposto le tette manco fosse una fruttivendola! E poi quelle trecce peldicarota alla Pippi Calzelunghe, ne vogliamo parlare? Fra un po' a forza di sporgersi avrebbe fatto crollare il balcone! Mi tirava baci e mi chiamava come un'assatanata." Al solo pensiero mi sento soffocare! Deglutisco e mi allargo il colletto.
"Esagerato! Dai che non é tanto male! Vedrai che poi ti piacerá" Gesticola distratta per chiamare il cameriere. I suoi occhi grandi sono dolcemente socchiusi, mentre morde le labbra piccole e carnose, labbra da baciare... Cosa? Che diavolo stavo pensando?! Baciare Lena?!?
"A meno che non le venga una malattia che duri fino alla recita, ne dubito fortemente." Sbuffo annoiato fissando il panorama fuori dal locale. Manichini pallidi mi fissano dalle vetrine nei loro abiti all'ultima moda, illuminati dalla luce radente del tramonto. Baciare Lena, non so... Sarebbe strano, innaturale. É come una sorella per me, no? Che diavolo mi sta succedendo?!?
“Ehi, Ethan, ci sei?” mi richiama lei, sventolandomi la mano minuta e pallida davanti al naso.
“Oh, si si, ci sono, ci sono” dico risvegliandomi dai miei strani pensieri.
“Ti stavo dicendo che più tardi ho un appuntamento con Brian, ricordi il ragazzo della quinta, quello biondo, alto, e quindi non potrò tornare con te a casa stasera…” continua a parlare, ma io mi perdo in una strana rabbia. Più la guardo e più non posso fare a meno di notare alcuni particolari: Il lucidalabbra alla fragola (il mio preferito), il vestito corto, elegante, di uno slendido verde scuro, le decolleté lucide, lo smalto alle unghie… Non ha mai fatto niente del genere per me. Mai, mai, mai, da che la conosco! Vorrei tanto vedere chi é quel Brian, per meritarsi tutto questo.
Perso nelle mie malinconiche elucubrazioni, mi rendo conto solo all’ultimo che Lena ha di nuovo finito di parlare ed io non l’ho minimamente ascoltata. Non é una cosa che mi accade di rado ultimamente. Il suo viso porta un’espressione delusa, triste.
“Non ti interessa proprio niente di quello che ti sto dicendo?” mi chiede con i suoi occhioni brillanti.
“Cosa dovrei dirti? Auguri per il tuo appuntamento!” mi esce involontariamente, più acido di quanto avrei voluto essere. “Eccolo, é arrivato” sussurra alzandosi di botto e fuggendo via. La vedo attraversare la strada, superare il furgone di Link, e salutare con un bacio sulla guancia un ragazzo alto e biondo. Scommetto che ha pure gli occhi azzurri. E io rimango lí, a fissarla come un cretino. Che diavolo sto facendo? Che mi importa se lei sta con un altro? Niente, assolutamente niente! Sbotto, alzandomi anch’io in tutta fretta. Pago il conto per entrambi e corro via. Salgo al volo sul furgone e me ne vado via di corsa. Non voglio vederli, lí sul bordo della strada, insieme.


Quando scendo dal furgone é giá notte, e I Iampioni sbadigliano indolenti la loro luce sul fango. Ha appena piovuto, é normale, mi dico, mentre mi ritrovo a strisciare le scarpe nel pantano. Ma devono capitare tutte a me? Prima la recita, poi Lena, e alla fine questo! Lancio un grugnito di saluto a mia madre, che tanto non mi ascolta, un cenno con la mano a mio padre, e mi chiudo in camera. Sfogo tutta la mia frustrazione picchiando il cuscino, mentre penso che adesso quei due si stanno baciando davanti alla loro cenetta e io sto qui, a piagnucolare per una stupidaggine.


Com’é andato l’appuntamento?

Non tanto bene

Perché?

Perché non eri tu

E allora perché ci sei andata?

Speravo che tu mi fermassi

Ma non l’ho fatto

Anche per questo non é andata bene

E ora che si fa?

Si sta insieme








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