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Autore: Rohhh    05/03/2017    0 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Ciao  tutte!
In questo capitolo le parti in corsivo si riferiscono a eventi del passato, spero di non rendervi confusa la lettura!
Ci sono molte cose che sicuramente sembrano ancora poco chiare ma verranno spiegate mano mano!
Grazie ancora a chi sta leggendo e un bacio!

Cap. 2 Flashback

 

 

«Questa casa non è mai stata così tranquilla, la mattina! Fa quasi impressione!»

Una voce femminile roca, impastata da uno sbadiglio impertinente, si levò dal corridoio dell'appartamento e spezzò il silenzio che regnava profondo.

Ashley, in piedi in cucina davanti al frigorifero, si voltò e vide spuntare la figura di Michelle: si era appena svegliata, il suo passo lievemente strascicato e gli occhi semi chiusi lasciavano intendere che dovesse ancora del tutto riprendere il contatto con il mondo, eppure, anche in quelle condizioni disastrate, non perdeva la sua innata fierezza ed eleganza.

«Hai ragione, si sente la mancanza delle altre» commentò Ashley, decidendosi ad aprire il frigo e a versarsi del succo d'arancia in un bicchiere.

«Beh, sai che ti dico? Io non la sento più di tanto, hai già dimenticato le lotte all'ultimo sangue la mattina per accaparrarci il bagno fino quasi ad augurarci a vicenda di schiattare?» le ricordò Michelle quasi con terrore, Ashley rischiò di strozzarsi col succo, in una delle rare volte in cui si lasciava andare a una sana risata e la sua reazione buffa fece ridere a sua volta la sua coinquilina.

«Sì, in effetti non hai tutti i torti!» si arrese ad ammettere anche se, in fondo all'anima, a lei tutta quella confusione a cui aveva dovuto abituarsi in quegli ultimi due mesi non dispiaceva affatto, soprattutto se paragonata alla solitudine e al silenzio soffocante dai quali era scappata.

«Io ho sempre ragione! - scherzò, scandendo bene quelle parole e rivelando la sua natura sicura e determinata – in ogni caso finchè dura voglio godermela!» concluse sospirando e prendendo del caffè ghiacciato dal frigo.

Ashley la osservò e sorrise: dietro quella scorza all'apparenza dura e fredda, sapeva che Michelle amava fin troppo la compagnia e avere attorno le sue quattro coinquiline, era lei stessa che aveva deciso di affittare a delle ragazze, pur non avendone economicamente la necessità di farlo, le stanze della casa che i suoi genitori le avevano generosamente regalato dopo il diploma, ed era sempre grazie alla sua decisione che adesso Ashley si trovava in quella graziosa casa, circondata da visi amici, e non in chissà quale tugurio sperduto in periferia.

 

La città che aveva scelto come meta della sua fuga era grande, forse fin troppo per lei che non conosceva nessuno lì ed era totalmente sola, un puntino anonimo in mezzo a un mare di gente a cui di lei non importava un fico secco.

Le camminavano a fianco senza riuscire a leggere la sua sofferenza e il suo bisogno di aiuto e ben presto la voglia di riscatto e di ricominciare che l'aveva animata era stata sostituita dall' amara accettazione di una realtà dura e crudele in cui lei non capiva più che posto dovesse occupare.

Si chiese se non avesse fatto un enorme cazzata a voler puntare troppo in alto, a pensare di poter sfruttare delle nuove opportunità e cavare del buono dallo schifo in cui stava annegando.

Esisteva per lei una seconda occasione?

Per qualche giorno aveva alloggiato in un hotel economico di periferia, cercando disperatamente una stanza da qualche parte in un appartamento che fosse quanto meno decente.

Si era portata appresso tutti i risparmi che aveva accumulato dando lezioni private di doposcuola a dei bambini nella sua vecchia città, ma era consapevole che non sarebbero bastati per molto se non avesse trovato una sistemazione e un lavoro.

A quel punto aveva cominciato una specie di pellegrinaggio fatto di ricerche estenuanti, annunci sui giornali, telefonate infinite e ore a girare in lungo e largo per vedere alcuni degli appartamenti che riteneva alla sua portata.

Il suo budget era molto limitato e la vita cara e non le ci era voluto molto per rendersi conto che tutto ciò che poteva permettersi erano topaie non degne nemmeno lontanamente di essere considerate "case" o postacci abitati da persone poco raccomandabili.

La sera tornava nella sua piccola e spoglia stanza d'albergo, accaldata dalle temperature estive e stremata dopo aver camminato tutto il giorno invano. Senza voglia di mangiare, si sforzava di mandare giù qualcosa per darsi almeno la forza di mettersi sotto la doccia e buttarsi a letto, bagnando il cuscino la notte quando l'ottimismo proprio le sfuggiva dalle mani, scivolandole tra le dita come aria.

Decise di cambiare zona di ricerca quella mattina, sperando che la fortuna si decidesse per una buona volta a girare di nuovo dalla sua parte.

Si trascinò dietro la sua enorme valigia e qualche borsa a tracolla, sudata e sfinita per il troppo caldo, maledicendo persino i suoi capelli, nè troppo corti, nè troppo lunghi, che non le permettevano di legarli in modo decente, facendole accaldare il collo.

Il flusso dei suoi pensieri si interruppe quando la sua attenzione venne attirata dall'edificio di quella che aveva l'aria di essere un'università, anche piuttosto prestigiosa.

Ashley sollevò lo sguardo in alto per scrutare quella costruzione austera e massiccia, coprendosi gli occhi per il sole accecante.

Non avrebbe di sicuro trovato nulla alla sua portata in quella dimora di ricchi e figli di papà, ma era talmente disperata che la sua ragione si mise a tacere e lei entrò, sperando di recuperare qualche contatto utile per trovare casa da una di quelle bacheche di annunci che di solito si trovavano in posti del genere per agevolare gli studenti fuori sede.

O, più verosimilmente, per approfittare di un po' di ombra e dell'aria condizionata e riprendere fiato e forze per continuare la sua ricerca altrove.

Varcò l'ingresso, attirandosi numerosi sguardi incuriositi e anche un po' divertiti: non doveva essere un bello spettacolo, disordinata e piena di cose da trasportare, una disperata in mezzo a ragazzi vestiti in tiro e ragazze all'ultima moda, ma ormai ci aveva fatto il callo agli sguardi della gente.

Sulla destra riuscì a scorgere un'ampia parete, piena di foglietti tenuti sù alla bene e meglio con puntine da disegno o semplice scotch e vi si precipitò, cercando di recuperare una penna e un foglio di carta per prendere nota.

Sfortunatamente la stanchezza la rese maldestra e le fece rovesciare tutto il contenuto della sua borsa, mentre la valigia, che aveva abbandonato di colpo per tentare di frenare la caduta dei suoi oggetti, rovinava a sua volta per terra.

Era tutto un completo disastro, esattamente come lei.

Qualche risatina si levò da un gruppetto di persone lì vicino mentre Ashley si sforzò di ignorarli e si inginocchiò disperata, raccattando le sue cose con gli occhi che già le pungevano di pianto nel notare quanto non fosse poi così diversa dagli oggetti che giacevano immobili per terra, sparsi qua e là.

«Ti serve aiuto?»

Qualcuno, un ragazzo a giudicare dalla voce, parlò d'un tratto.

Ashley pensò di aver sognato, sollevò lo sguardo scettica e vide davanti a lei un giovane dagli occhi castani e luminosi, gentili, la carnagione abbronzata e i capelli castani e folti.

Le sorrideva ed Ashley, colta alla sprovvista non riuscì a rispondere ma l'istinto, o forse una buona dose di impulsività e disperazione, le suggerirono di fidarsi, di accettare quell'aiuto inaspettato.

«Va tutto bene? Tranquilla, ti aiuto io a raccogliere le tue cose!» continuò il ragazzo, per nulla scoraggiato dal suo silenzio, con un tono dolce che la convinse ancor più di quanto già non avevano fatto i suoi occhi.

Ashley lo lasciò fare e quando anche l'ultima delle sue cose tornò a posto si rimise in piedi, strofinandosi velocemente i jeans con le mani per togliere la polvere e lo stesso fece il suo provvidenziale aiutante.

Lo guardò più attentamente, era poco più alto di lei adesso che si erano alzati, sul metro e settantacinque a occhio e croce, e sembrava uno che ci teneva al suo vestiario. Portava una camicia chiara e dei pantaloni neri e la rossa pensò subito che dovesse trattarsi di uno studente in piena sessione di esami.

«Scusa se mi sono intromesso, ma mi sei sembrata piuttosto in difficoltà prima! – parlò nuovamente il ragazzo dopo quegli attimi di silenzio - se posso aiutarti in qualche modo chiedi pure, non formalizzarti» si offrì, sfoderando un altro di quei sorrisi perfetti e magnetici.

«Ti ringrazio, ma stavo solo dando un'occhiata agli annunci degli affitti, mi sono trasferita qui da poco e stavo cercando una sistemazione più stabile, diciamo» mormorò Ashley, chiedendosi subito dopo se fosse stato giusto rivelare quel particolare ad un perfetto estraneo, per quanto sembrasse affidabile. Non era mai stata un tipo molto espansivo e tendeva ad essere diffidente con chi non conosceva ma, evidentemente, la disperazione aveva attenuato i suoi normali freni inibitori.

«Beh, ma che coincidenza! - esclamò il misterioso giovane, lasciandola attonita, poi si voltò e cominciò a sventolare il braccio per attirare l'attenzione di una ragazza dai lunghi e foltissimi capelli castani scuri, che si trovava poco distante a chiacchierare con un'amica, mentre Ashley boccheggiava senza capirci più nulla.

«Michelle! Vieni un attimo qua, sbrigati!» chiamò il ragazzo, dopo che il suo tentativo di farsi notare coi gesti era fallito. Il tono con cui lo fece era molto confidenziale ed Ashley pensò dovesse trattarsi della sua fidanzata.

La sua ipotesi però crollò quando la ragazza finalmente si avvicinò, rivelando una incredibile somiglianza con il giovane ed Ashley non ebbe quasi dubbi: doveva per forza essere sua sorella.

«Lei è mia sorella Michelle! – proseguì infatti il ragazzo, introducendola – ah, ma che imbecille, io non mi sono nemmeno presentato, sono Terence!»

Entrambi le porsero le mani per stringere la sua ed Ashley, di fronte a quella gentilezza, non si potè più tirare indietro.

«Io... mi chiamo.. Ashley» si presentò, esitando fino all'ultimo e afferrò quelle mani calde.

Terence poi si voltò di nuovo verso la sorella, che sfoggiava un'espressione sempre più confusa e si affrettò a darle spiegazioni.

«Questa ragazza sta cercando una stanza in città e così ho pensato che potesse fare al caso tuo!» e le indicò una altrettanto confusa Ashley.

Michelle a quel punto si illuminò in volto e prese a fissarla come se volesse studiarla e lo stesse fece Ashley con lei.

Notò lo stesso taglio degli occhi un po' arrotondato del fratello ma quelli di Michelle erano di un castano più scuro, così come i capelli, che portava lunghi, lisci e fluenti fino a metà della schiena e le cui punte, nel ricadere, formavano una leggera curva verso l'interno che li faceva sembrare ancora più morbidi.

Non le sfuggì il suo modo elegante di stare in piedi, con le braccia adagiate sul ventre, sprizzava raffinatezza da tutti i pori e il delizioso vestitino verde chiaro che indossava, e che sembrava anche piuttosto costoso, non faceva altro che enfatizzare quella impressione.

Ashley non potè fare a meno di pensare a quanto invece patetica dovesse apparire lei di fronte a loro e quel pensiero e gli occhi pungenti di Michelle che continuavano a indagare la fecero arrossire violentemente.

«Oh, che colpo di fortuna! - esclamò la mora, smettendo di esaminarla con grande sollievo di Ashley, come se fosse già soddifsfatta dell'impressione che avesse avuto - Ero venuta qui proprio per attaccare questo annuncio in bacheca, ho una stanza libera nel mio appartamento, oltre a me ci vivono altre due ragazze ed ero alla ricerca di una nuova coinquilina!» la informò, sorridendo esattamente come il fratello. Erano davvero molto simili e sembravano anche affiatati.

Ashley parve per un attimo intravedere la luce alla fine del tunnel, una ragazza gentile ed educata che le offriva la sua casa, di sicuro decente e in una zona non malfamata, visto che ci viveva lei stessa. Era tutto stupendo, forse anche fin troppo ed Ashley tornò presto coi piedi per terra.

Una sistemazione del genere chissà quanto le sarebbe costata e lei di certo non poteva permetterselo. Come aveva anche solo osato pensare di potercela fare? Lei non c'entrava niente con loro nè con quel posto raffinato e si sentì terribilmente stupida per esserci entrata e dover subire ora quell'amara delusione.

Prima ancora che Michelle potesse parlare scosse la testa.

«Ah, ti ringrazio davvero tanto per l'offerta ma vedi...- abbassò la testa lievemente imbarazzata per ciò che stava per dire – non credo di avere le risorse sufficienti per potermi permettere di stare a casa tua.. devo ancora trovare un lavoro e..» mormorò, ma venne interrotta dalla risata cristallina di Michelle.

«Ma dai, non è mica un problema! Non affitto casa mia per lucrarci sopra, i miei mi aiutano con gli studi e il resto, mi piace avere compagnia e i soldi degli affitti mi servono solo per rientrarci con le spese e cominciare ad essere un poco indipendente! Non chiedo la luna tranquilla, possiamo metterci d'accordo, poi mi sembri una ragazza tranquilla e affidabile e sono sicura ci troveremmo bene!» la smentì Michelle, entusiasta.

Ok, dov'era l'inganno?

Ashley sgranò gli occhi, onestamente doveva ancora realizzare cosa le stesse succedendo.

Aveva forse trovato casa? Una casa dignitosa e in un bel quartiere ad un prezzo fattibile?

Non conosceva bene Michelle nè le sue future coinquiline ma qualcosa dentro le disse che doveva rischiare, che probabilmente quello era il meglio che le potesse capitare.

«Allora, che ne dici? Ti va di vedere la casa? Così se ti piace puoi anche trasferirti oggi stesso!» la esortò Michelle, risvegliandola dalla catalessi in cui era piombata di colpo.

«Sssi... certo che mi va!» balbettò senza controllo, con l'emozione che quasi le serrava la gola.

«Allora andiamo, non perdiamo tempo!» Michelle le cinse i fianchi esortandola a seguirla, appallottolò il foglietto di carta che avrebbe dovuto appendere in bacheca e lo gettò in un cestino, come se avesse già dato per scontato che Ashley fosse diventata la sua nuova coinquilina.

Lei si lasciò trascinare, ormai in balia di quel sogno ad occhi aperti, era successo quando ormai si credeva senza speranza e stentava ancora a crederci, quando Terence le si avvicinò all'orecchio.

«Tranquilla, mia sorella a volte sembra una despota e una gran rompipalle, ma non è così male quando ci fai l'abitudine!» le sussurrò, facendo attenzione a non farsi sentire dalla diretta interessata, poi le sfilò dalle mani la valigia e si offrì di portargliela.

Ashley si avviò verso l'uscita, la luce le invase gli occhi: forse non era così impossibile, forse ce l'avrebbe fatta.

 

Michelle si riempì una tazza di caffè, poi scivolò morbidamente sopra una sedia, il suo costoso pigiama estivo, formato da un top e dei cortissimi pantaloncini di seta color rosa antico, emise un frusciò soave al contatto con la stoffa del cuscino, il pizzo bianco svolazzò allo spostamento dell'aria.

Ashley la imitò, non ottendendo però lo stesso risultato quanto a leggiadria e classe, ma in fondo non era colpa sua, lei aveva indosso solo degli shorts e una canotta di cotone di un grigio smorto.

Michelle sospirò rilassata, si sgranchì le braccia, spostò sulla spalla sinistra la sua lunga treccia color cioccolato e si gustò la bevenda fredda.

Ashley sorseggiò il suo succo e lo accompagnò a una brioche di quelle confezionate, non molto sane ma le uniche che potesse permettersi.

Era Domenica e finalmente poteva godersi una giornata intera di riposo, visto anche le ore piccole che aveva fatto la sera prima con i suoi amici.

«Beth come sta?» domandò a Michelle dopo qualche sorso.

«Non ne ho idea, ma l'abbiamo lasciata con Dean, credo che se ne stia prendendo cura lui a sufficienza!» la rassicurò, strizzandole un occhio.

La sera prima la biondina aveva alzato un po' il gomito, non eccessivamente in realtà, ma per una come lei che non reggeva l'alcool era stato abbastanza. Quando aveva cominciato a parlare con delle creature inesistenti avevano tutti convenuto che fosse arrivato il momento di portarla a casa e il suo ragazzo si era offerto di occuparsene lui stesso ed evitare che Ashley e Michelle fossero costrette a tenerle la testa mentre vomitava l'anima e così l'aveva portata da lui.

Ashley annuì piano, in quel periodo di vacanza la casa si era svuotata e a breve sarebbe rimasta da sola.

«Non vedo l'ora di partire per le vacanze, sono stufa di questi libri e non ho intenzione di aprirli per tutta la fine di Agosto!» sbraitò Michelle, poco dopo, sbuffando.

Sia lei che Terence erano iscritti in Economia, provenivano da una famiglia molto agiata che possedeva un'azienda conosciuta in città e stavano mettendo le basi per diventare i futuri manager dell'attività di famiglia. Fin da bambini erano cresciuti con quell'idea e con quell'obiettivo e adesso tutto ciò si stava concretizzando.

Michelle era determinata e sicura, una ragazza forte e indipendente che lottava per raggiungere i suoi obiettivi ed Ashley spesso la ammirava: aveva solo un anno più di lei e già la prospettiva di un futuro roseo e pieno di successi da donna in carriera, ben organizzato e nitido all'orizzonte, mentre lei aveva la testa tra le nuvole la maggior parte del tempo, piena di sogni senza speranza, persa nei libri che tanto adorava leggere e tormentata dai fantasmi del suo passato, che ancora non volevano saperne di lasciarla stare. Chissà se l'avrebbero mai fatto, un giorno.

«Sei stata bravissima, te lo meriti davvero un po' di riposo!» le sorrise sincera.

«Grazie tesoro, tu piuttosto...guarda che l'offerta di trascorrere le vacanze con noi è ancora valida! Puoi sempre ripensarci, è un po' triste saperti qui sola mentre tutti sono a divertirsi!» disse Michelle, alzandosi e mettendo a lavare la sua tazza.

Ashley abbassò lo sguardo e stritolò nel suo pugno un tovagliolo. Erano giorni che Michelle, ma soprattutto Terence, le proponevano di prendersi le ferie e andare nella loro casa sul mare ma lei non ne aveva voluto sapere.

Era lì da poco e non se la sentiva di chiedere già dei giorni liberi da lavoro dopo nemmeno due mesi e in più aveva ancora da informarsi per l'università, così aveva rifiutato categoricamente.

Ma forse il motivo vero, quello che cercava di non ammettere nemmeno a sè stessa, era un altro. Non avrebbe potuto sopportare di vedere una famiglia unita e felice come quella dei due fratelli, quella che lei non aveva più e forse non aveva mai avuto, dopo gli ultimi sviluppi che l'avevano portata là. Era ancora tutto troppo fresco e sapeva che ne avrebbe sofferto e non se la sentiva. Dopotutto nessuno le aveva chiesto nient' altro e lei non aveva dato che la prima spiegazione, quella più semplice e meno problematica da spiegare. Per ora preferiva scappare dal suo dolore.

«Ti ringrazio Michelle, non sai quanto mi farebbe piacere venire ma non mi va di lasciare il lavoro, starò bene qui, non preoccuparti e poi dieci giorni passano in fretta!» si sforzò di sembrare felice e serena e Michelle, dopo un primo momento di perplessità parve crederle.

«Come vuoi, in ogni caso ci teniamo in contatto per qualunque cosa! - la confortò come faceva sempre – e invece, oggi pomeriggio verrai a vedere il discorso di Terence? Sai lui ci tiene molto che tu sia presente!» precisò, enfatizzando l'ultima frase.

Quel pomeriggio un amico di famiglia avrebbe presentato un suo saggio e aveva chiesto a Terence di tenere la presentazione iniziale, una vetrina molto importante anche per lui e per il suo futuro professionale.

Ashley provò un brivido, Terence era sempre stato premuroso e gentile con lei ma ultimamente sentiva circolare troppe battute sull'esistenza da parte del ragazzo di sentimenti nei suoi confronti. Lei però aveva la testa piena di confusione, aveva dovuto affrontare una tempesta da sola e di certo l'amore non era il suo pensiero prioritario al momento e non voleva dover interrogarsi su ciò che provava, non era abbastanza lucida per farlo e temeva di combinare un pasticcio.

«Certo, ci sarò!» rispose con un velo di incertezza nella voce, Michelle non se ne accorse e le sorrise.

«Bene! Adesso scappo a vestirmi, ho appuntamento con delle colleghe più tardi, ci becchiamo dopo, ok?» strillò Michelle, scattando in piedi e catapultandosi di corsa verso la sua camera.

Ashley rimase a fissare il vuoto per qualche minuto, sola.

 

«Tu non saresti nemmeno dovuta nascere! Avrei dovuto abortire ai tempi, non dovevo farmi convicere da tuo padre! E invece no, lui ti ha sempre amata fortemente, fin dal primo momento, fin da quando ho scoperto di essere incinta! Ho rinunciato a tutto per te solo per amore di tuo padre, ma adesso lui è morto e non ho più intenzione di farlo! Sei adulta, è ora che tu vada per la tua strada, non ti voglio più qui, non ti voglio più nella mia vita!»

Ashley impallidì e smise di percepire il suo corpo.

Doveva essere di sicuro morta o forse non era mai esistita.

Tutto quello che era stata la sua vita fino a quel momento era stato spazzato via da poche dure parole.

Il problema era che, nonostante avesse desiderato morire e che la sua vita potesse finire in quell'attimo, un dolore asfissiante la invase e capì di essere viva più che mai, fragile, vulnerabile ma viva.

Sua madre le aveva appena detto che non sarebbe dovuta mai nascere, uno scarto della natura ecco cos'era, ma esisteva.

Come diavolo aveva fatto a non accorgersi mai che quella donna la odiasse così dal profondo delle sue viscere?

Forse perché quando si è riscaldati da un sole così forte e picchiante come era l'amore di suo padre è difficile accorgersi del gelo che si ha intorno. Ma la notte era giunta cinque anni prima insieme alla folle auto che si era portata via suo padre e quel freddo si era fatto sempre più presente, sempre più insopportabile.

Era sbagliata, era un errore e adesso doveva andare via se voleva avere una chance di dare un senso a quella vita che suo padre aveva voluto fortemente.

Per lui l'avrebbe fatto e per sè stessa, adesso non contava nient'altro che quello.

 

«Dovresti stare attenta a non perderti nei tuoi dolori quando cammini per strada. Potresti farti male sul serio.»

Ashley venne risvegliata da uno strattone al braccio, la presa di una mano serrata sulla sua pelle scoperta e una voce maschile che aveva avuto già modo di sentire prima ma che non avrebbe mai voluto accanto in quell'istante.

Sollevò gli occhi per incrociare quelli azzurri di Matt che la fissavano intensi e capì che la mano che la stringeva apparteneva a lui. Con un moto di orrore si divincolò dalla sua presa, il ragazzo non fece resistenza e le sue dita si allentarono senza difficoltà, liberandola.

Ashley prese a respirare affannosamente per quell'incontro sgradito che per di più l'aveva colta mentre si sentiva più nuda e indifesa, quando ripensava a 'quei momenti'.

«Stavi andando a sbattere contro quel palo – le indicò Matt con un movimento veloce del capo, poi si mise le mani in tasca e le si affiancò, così vicino che Ashley riuscì a sentire il suo odore misto al fumo delle sigarette che fumava spesso – non devi lasciare che i tuoi mostri ti assalgano in questo modo, o almeno accertati che ci sia qualcuno a coprirti le spalle, io lo so bene, io so com'è.» le sussurrò all'orecchio, sporgendosi verso di lei e sfiorandole col naso la guancia.

Ashley, frastornata dalle sue parole e dai brividi che i suoi capelli biondi contro il viso le avevano provocato, si allontanò da lui come scottata e lo fissò con sconcerto.

Il viso di Matt era calmo e bello, era chiaro e il sole glielo illuminava appena ma c'erano delle ombre in lui che la innervosivano e la attraevano allo stesso tempo pericolosamente, come se le sue angosce trovassero per un attimo sollievo nel tuffarsi in quelle di qualcun altro, in quelle di lui.

A tratti si sentiva capita da quegli occhi che parevano non volerla lasciare in pace, parevano avere bisogno di annegare in lei così come lei si sforzava di non fare con lui.

«Tu non sai proprio niente di me! - gli ribattè con forza, stringendo i pugni e avvampando, lottando con sè stessa e con la voglia di chiedergli come avesse fatto in pochi sguardi a capire quello che i suoi amici non riuscivano a fare da due mesi ormai – e ora lasciami in pace, ho da fare!»

Perchè semplicemente non la lasciava in pace?

 

Ashley camminava sotto il sole di Giugno, aveva appena finito il turno in negozio e non vedeva l'ora di rintanarsi a casa ad assaporare un po' di riposo. Le piaceva avere a che fare con i libri, la sua grande passione e non avrebbe mai smesso di ringraziare Michelle per averle trovato non solo un lavoro, ma anche uno che fosse in linea con i suoi interessi, ma quella mattina si era svegliata con il mal di testa e non era stato facile reggere i ritmi lavorativi.

In fondo era solo una settimana che la sua vita pareva aver svoltato nella direzione giusta.

Uno scricchiolio dall'alto le fece arrestare il passo, alzò automaticamente il viso e notò con sgomento un ragazzo appollaiato in una posizione precaria sopra l'impalcatura di alcuni lavori in corso su un palazzo vecchio e malandato.

Ashley sobbalzò a quella visione, soffriva di vertigini e spesso non riusciva a stare affacciata per più di dieci secondi neppure dal balcone di case che superassero il terzo piano e si bloccò guardando con terrore quell'incosciente e temendo di vederselo cadere giù da un momento all'altro davanti agli occhi.

Fu così che lentamente lo mise a fuoco: aveva i capelli chiari che risplendevano al sole, portava al collo una grossa macchina fotografica nera che probabilmente era il motivo per cui si trovava appeso tra la vita e la morte sopra quei legni pericolanti, dato che stava accovacciato con quell'aggeggio premuto sull'occhio, nel tentativo di cogliere chissà quale immagine o prospettiva da lassù.

Era Matt, il ragazzo dal quale Terence, Michelle e gli altri l'avevano messa bene in guardia dall'evitare.

Non fece in tempo a dileguarsi che il ragazzò la notò e osò persino farle un sorriso sbilenco che gli fece perdere l'equilibrio per un attimo nonchè un paio di battiti ad Ashley che si portò per riflesso una mano sul petto, con gli occhi spalancati.

«Tranquilla, me la cavo!» gli urlò da sopra Matt, come se avesse intuito le paure della rossa che, per tutta risposta e colta nell'osservarlo, si indispettì e avanzò veloce.

Evidentemente aveva fatto male a pensare che Matt fosse uno sprovveduto ad arrampicarsi in quel modo, perché in un batter d'occhio il biondo era sceso giù e le si era parato davanti, dimostrando l'agilità di chi ha già fatto spericolatezze del genere pur di acchiappare e fermare un istante irripetibile con la sua macchina fotografica.

«Sei nuova, non è vero? - le domandò senza troppi giri di parole, allontanandosi con un gesto rapido della mano i ciuffi di capelli lunghi che gli erano ricaduti sulla fronte per il trambusto – intendo nel gruppo di Terence, non ti ho mai vista prima» precisò, mentre abbandonava la macchina fotografica sul collo e sfilava una sigaretta per poi accendersela.

Ashley si riprese dallo spavento che le aveva fatto prendere la sua comparsa improvvisa, poi senza rispondergli lo scansò abilmente e proseguì il suo cammino.

Matt era da evitare e odiare, così le avevano detto e così avrebbe fatto.

«Immagino che tu sappia chi sono, le tue amichette avranno già ampiamente tessuto le mie lodi, non è così?» domandò ironico, ma anche questa volta Ashley lasciò cadere nel nulla la sua provocazione e avanzò imperterrita.

«Non sembri come loro – continuò Matt ostinato, Ashley stavolta si arrestò sgranando gli occhi, non si voltò ma rimase immobile, senza sapere perché, come in attesa – sei..non so... diversa» disse lui a bassa voce, non sembrava più il ragazzo sfrontato di prima, al contrario pareva di colpo portarsi addosso un peso, una sofferenza.

Ashley accennò a voltarsi senza farlo davvero del tutto, incuriosita da quelle parole.

«Diversa? Come fai a dirlo? Nemmeno mi conosci!» gli ribattè, avrebbe dovuto sentirsi infastidita dalla presunzione con cui quel perfetto sconosciuto pretendeva di capirla e ignorarlo e invece lo chiese quasi con curiosità e voglia di scoprire.

Matt sorrise, il suo viso si illuminò per un secondo, poi aspirò dalla sigaretta.

«Il tuo sguardo – disse, mentre il fumo fuoriusciva languido dalle sue labbra dischiuse – è diverso.. loro non possono capirlo, non è vero? Sono troppo perfetti per farlo» asserì solenne, mentre le si era ormai avvicinato per ammirarla da vicino adesso che gli era stata regalata la possibilità di farlo e rivide quegli occhi castano chiaro che l'avevano colpito da quando quella ragazza misteriosa era comparsa in mezzo al gruppo di Terence.

Da vicino erano ancora più trasparenti da leggere e si chiese quanto fossero idioti gli altri a non accorgersene, a lasciarla sola a precipitare.

Ashley rabbrividì. 'E invece tu puoi capirlo?Che ne sai di me?' fu tentata dal chiedergli, ma Matt era il male, così le avevano insegnato e senza ripensarci si allontanò da lui a passi svelti e sparì.

 

E anche in quel momento riprovó quella sensazione, il voler capire perché quel ragazzo sembrava spogliarla da tutte le sue corazze con una sola occhiata e farla sentire nuda davanti a lui.

Avrebbe dovuto fuggirne eppure era bloccata, guardò i suoi occhi belli ma tormentati e quel suo ghigno provocatore e triste allo stesso tempo. Si sentì sprofondare senza via d'uscita.

Perchè all' improvviso provò il desiderio di smarrirsi con lui, la sua anima si stava nutrendo della sua inquietudine come se avesse trovato un suo simile con cui dividere gli affanni o solo riversarne un po' per sentirsi più leggera, anche solo per un attimo.

Una presa amichevole ma salda alle spalle le impedì di cedere al nemico, il profumo dolce di Michelle sbucò al suo fianco e l' amica la spinse via bruscamente, tanto che Ashley fece quasi per inciampare.

«Che cazzo le stai facendo, lurido verme? - ringhiò a Matt, guardandolo con odio e allontanandola da lui – lasciala in pace, ok?» gli intimò, assottigliando gli occhi.

Lasciarla in pace, esattamente quello che gli aveva chiesto Ashley prima, scoprendo però dentro di sè di volere esattamente il contrario.

«Non le ho fatto niente, l'ho solo aiutata e comunque non credo che abbia bisogno che tu le faccia da guardia del corpo» dichiarò imperturbabile, portando lo sguardo dritto davanti a sè.

«Ashley, non senti anche tu tutto questo viscido rumore? Non sarà forse che abbiamo una serpe schifosa che ci striscia affianco?» rinforzò il colpo Michelle che aveva preso la mano di Ashley e la tirava nervosa.

Matt sghignazzò a quella provocazione, facendola imbestialire di più sotto gli occhi di una Ashley sempre più confusa che non capiva perché Michelle si alterasse così tanto quando quel biondo sfacciato faceva la sua comparsa.

«Razza di idiota, ringrazia che non ti abbia beccato mio fratello o non l'avresti passata così liscia!» continuò a sbraitare, senza trovare pace.

Matt si fece serio, aveva capito che Terence doveva tenere molto a quella ragazza, le voci facevano presto a girare e Luke era segretamente amico di Melissa e così certi pettegolezzi giungevano anche a lui.

«Va tutto bene Michelle, davvero! Non mi ha infastidita, ha detto la verità, stavo solo cadendo e mi ha aiutata, tutto qui» parlò finalmente Ashley, rivolgendosi con tono dolce alla sua amica per farla calmare. Per quanto avrebbe fatto meglio a considerare Matt suo nemico, non riusciva più a stare zitta mentre veniva accusato di falsità, così si ritrovò suo malgrado a difenderlo.

Matt le lanciò un'occhiata curiosa che lei sostenne e ricambiò dando vita a qualcosa che sembrò una tacita intesa tra i due, poi lo vide sorridere e il cuore inspiegabilmente le accelerò.

«Non difenderlo Ashley, non se lo merita! – ribattè fredda Michelle, distruggendo quella strana sensazione – e tu vuoi smetterla di starci alle calcagna o tra poco mi metto a urlare!»

«Rilassati Michelle, non mi interessa dove stai andando, sono solo costretto a fare la tua stessa strada ma per fortuna al prossimo angolo devo svoltare, così la smetterai di farmi passare per uno psicopatico» le rispose il ragazzo, poi accelerò e svoltò, non prima di puntare gli occhi sul viso di Ashley che rimase ad osservarlo, senza riuscire più a staccare lo sguardo da lui. C' era una sfumatura dietro l'azzurro dei suoi occhi così cupa che quasi le sembrò malinconica e le fece venire un nodo alla gola senza che riuscisse a spiegarsi perché.

«É insopportabile, devi stare lontana da quel cretino, capito Ashley?» le raccomandò per l'ennesima volta Michelle.

Ashley annuì senza fiatare ma deglutì a fatica e sudò freddo perché gli occhi di Matt le erano rimasti impressi nella mente e la chiamavano come una musica ipnotica e lei ne ebbe paura perché, irrazionalmente, avrebbe voluto vederli ancora e ancora e buttarci dentro tutto il suo dolore.

 

  
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