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Autore: Hi Fis    05/03/2017    2 recensioni
Breve one shot che racconta un ulteriore epilogo alle avventure del Sangue di Drago, avente come protagonista Serana.
Connessa alle mie precedenti, in special modo le Tre Spade e Dovah Qah, consiglio di leggerle per non comprendere alcuni riferimenti che possono altrimenti risultare un po' oscuri.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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E venne e passò la primavera, o ciò che per essa passa a Skyrim. E fu l’estate, e quindi l’autunno ed infine, l’inverno: questo si ripeté per molte volte, mentre le generazioni dell’uomo si consumavano nello scorrere del tempo. La macina di Aedra e Daedra continuò a girare inesorabile, così come sempre ha fatto fin dall’inizio del mondo.
Per Lady Volkihar però, direttrice del Collegio di Magia e Stregoneria di Winterhold, tutto questo non ha importanza: da tempo ha dimenticato il numero dei suoi giorni. Non solo: ha perduto perfino il loro ordine di magnitudine.  Diecimila generazioni potrebbero essere passate dall’ultimo battito del suo cuore non morto o dieci, perfino cento volte tanto, e per lei non farebbe alcuna differenza…
Eppure un cuore le è rimasto, e nella sua non vita Serana ha fatto tutto il possibile per riempirlo: ecco perché rimane ad insegnare magia ai mortali, ecco perché custodisce e diffonde il sapere che ha accumulato nelle epoche, piuttosto che ritirarsi fra le gelide nebbie del nord nel tetro maniero del suo clan, dove il sangue si spilla solo in calici d’argento. Forse è per questo che ancora Serana non riesce a far tacere un rimpianto: quello di aver abbandonato ad un ignoto destino il suo più straordinario amico, colui che i mortali onorano come Dovahkiin.
Molte volte Serana si è chiesta se questa sua debolezza meritasse di essere coltivata ancora, e se fosse giusto usarla per definire sé stessa. I rimpianti degli immortali dopotutto sono fonti di eterna sofferenza, piccoli o grandi che siano. Serana se lo è chiesto fino a quando ha compreso una verità incontestabile: rinunciarvi l’avrebbe diminuita. Lei conosce e ricorda molto bene la pazzia a cui si può giungere quando si nega il proprio passato, quando si indurisce il cuore e si tramutano i ricordi più dolci in puntali di ghiaccio…
E ha già perso troppo di insostituibile per queste e altre simili ragioni da voler percorrere quella strada.
Per questo Serana ha scelto di vivere: pur se il suo cuore non batte e il suo sangue non scorre, pur se può solo bere dalla caraffa rossa, mentre i suoi allievi e colleghi si ristorano da quella azzurra, Serana vive. Perché questa antica signora dei vampiri ha ancora speranze, gioia, sogni e ricordi: perché desidera che i mortali ancora riescano a muovere il suo animo. A questo dono, che le è stato fatto da quel suo straordinario amico, Serana non vuole rinunciare… e per quanto la sua vera giovinezza (non l’apparenza che indossa) si sia spenta ere fa, Serana non ha ancora rinunciato alle sue passioni.
 
***
 
“Nostro è il sorridere al tuo ritorno... ma si preferirebbe che in mia assenza i volumi fossero lasciati al loro posto.”
“Buonasera anche a te, Fronda che Danza.”
“Sera? È così tardi da essere ormai mattina, Serana.”
“…Non me ne ero resa conto.”
La donna rettile sospirò lentamente scuotendo la testa, rinfoderando alla cintura la mazza di verdastro oricalco che aveva brandito entrando. Un’arma quella, che i bibliotecari del Collegio si tramandavano da alcune generazioni: dai tempi del sangue di drago per essere precisi, quando lo scranno e la responsabilità di difendere il sapere accumulato in quelle sale erano stati di uno scontroso orco. Fronda che Danza non era poi molto differente da quel suo predecessore: a passo lento, l’erede della tradizione per la generazione corrente si sedette pesantemente a fianco di Serana, facendo scricchiolare un poco le vecchie e stanche ossa con uno sbuffo soddisfatto.
“Non era mia intenzione svegliarti.” si scusò la vampira, senza alzare lo sguardo dalla pergamena che stava finendo di vergare.
La brutta copia di un testo su cui Serana doveva aver speso diverso tempo, come testimoniavano le numerose cancellature e note ai margini, così come le macchie di inchiostro che si erano accumulate sulla punta delle sue pallide dita. Ancora però la vampira non sembrava capace di concluderlo e il passo che stava cercando di finire in quel momento in particolare doveva essere davvero difficile, perché dalla mano di Serana la piuma stillava il suo inchiostro sulla pergamena senza che nulla fosse scritto. Uno spreco davvero poco comune tra le mura del Collegio:
“Agli Hist piacendo, presto verrà il tempo di dormire più a lungo.” disse semplicemente Fronda che Danza, accendendo una fiamma nella sua mano e con quella un lucignolo sul tavolo.
I vampiri vedono nella tenebra, ma Fronda che Danza conosce così bene la sua biblioteca da poter trovare ogni tomo al buio semplicemente sfiorandone le coste: là, orientarsi è semplice per lei.
Serana sbatté le palpebre un paio di volte alla luce di quella candela, di quegli occhi che avevano l’intensità di un incendio: caratteristica che aveva permesso a Fronda che Danza di riconoscerla anche nella luce delle stelle che filtrava dall’alto rosone, posto subito fuori l’ingresso dalla sua amata biblioteca.
“...Come è stato il viaggio nelle terre del sud?” chiese l’argoniana, osservando distrattamente i titoli dei volumi che Serana aveva impilato sul tavolo.
“Lungo e monotono: Cyrodiil è fin troppo piena di sole, perché riesca a piacermi quanto Skyrim.”
“Eppure è durato un mese più di quanto si sperasse.”
“…Non potrei essere stata trattenuta?” chiese Serana posando la penna.
L’argoniana rise sibilando roca di gola, buttando indietro la testa e scoprendo i suoi bianchi denti da coccodrillo.
“Tu?” chiese tossendo e ridendo allo stesso tempo: “…E da chi lady Volkihar potrebbe mai essere trattenuta contro la sua volontà? Più facile sarebbe catturare il vento.”
Serana si concesse un piccolo sorriso:
“L’accoglienza di sua maestà imperiale è difficile da rifiutare…” specie quando si portano in dono rari volumi mistici ed ermetici misteri: “…e potrebbe essere stata chiesta l’assistenza della direttrice del Collegio di Magia e Stregoneria di Winterhold. In via non ufficiale, ovviamente.”
“Ah! Gli intrighi del sud.” comprese Fronda che Danza, scuotendo la testa ancora adornata di piume color fiamma nonostante l’età.
Per quanto il verde delle sue scaglie fosse infatti ormai sbiadito, tanti erano gli anni che le erano trascorsi addosso, le piume di Fronda che Danza restavano quasi dello stesso colore degli occhi di Serana: una rara caratteristica tra gli Argoniani, che poco aveva a che fare col loro sesso. Era certo comunque che l’avesse aiutata nel suo incarico di bibliotecaria: a memoria d’uomo e d’elfo, nessuno allievo del Collegio aveva mai osato contrariare una seconda volta la donna rettile … e molti nemmeno una prima.
“Già… il Sinodo resta fedele al suo nome. Se solo non fossero così invischiati nella politica di corte...”
“Si intende invidiosi, si immagina.” sospirò Fronda che Danza, richiamando a sé una bottiglia e un bicchiere con la magia.
“…Non è un po’ presto per mettersi a bere, mia vecchia amica?”
“Non è per me.” rispose l’Argoniana con una smorfia, stappando la bottiglia coi denti e riempiendo il bicchiere che spinse verso Serana.
Il troppo ricco bouquet ferroso lasciò pochi dubbi sul suo contenuto:
“Che cos’è?” chiese Serana dopo aver aspirato delicatamente: Fronda che Danza si dedicava all’alchimia come ad un passatempo, ma le interessavano più i distillati che i filtri veri e propri.
Nonostante questo, al Collegio c’era la diceria, infondata per quanto ne sapesse Serana, che tingesse i suoi libri più preziosi col veleno per impedire a qualcuno di consultarli senza il suo permesso.. ma d’altro canto Serana, come tutti i non morti, era pur sempre immune a quasi tutti i veleni. Così come Fronda che Danza del resto, essendo Argoniana:
“Due decimi di vino di gigante, uno di linfa di spriggan e il resto vino di uomo.”
“Sangue, Fronda: io bevo sangue.” la bibliotecaria però le rispose facendo spallucce:
“L’acino spremuto si fa vino con abbastanza cura. L’uomo spremuto ne richiede solo molta di più.”
“E quale acino hai… spremuto per riempire questa bottiglia?” chiese Serana, osservando il colore di quel rosso in trasparenza.
“Uno condannato al Gelo.” rispose l’Argoniana senza vergogna: la prigione per i criminali del feudo, amministrata per tradizione dal Collegio attraverso l’impiego di mistici atronach.
Ed essendo gli atronach demoni evocati dall’Oblivion, risultavano piuttosto incorruttibili e spietati verso i detenuti. Non che gli ospiti non lo meritassero, s’intende:
“…Delizioso.” ammise con un sospiro Serana dopo aver vuotato il calice: “Il sangue di gigante gli dona corpo, mentre la linfa di Spriggan dolcezza.”
 “Si stava parlando degli intrighi del sud, e dei loro litigiosi partecipanti.” suggerì l’Argoniana dopo aver fatto riposare il silenzio, versando altro rosso alla sua più vecchia amica: la prima volta che si erano viste, Fronda che Danza non parlava ancora la lingua degli uomini.
Ne avevano fatta davvero molta di strada da allora:
“…L’antica accusa è ancora insinuata?”
“Ovvero che ai tempi del Sangue di Drago, in una rovina Dwemer dei membri del nostro Collegio abbiano ucciso degli inviati del Sinodo, per impossessarsi delle loro ricerche?”
“Sì. O si è almeno aggiunta l’originalità, alle loro menzogne?”
“In effetti no.”
“Tsk.”
“ Puoi biasimarli?”
“…Non per le loro mire: per i loro mezzi.” ammise seccata l’Argoniana.
 
La collaborazione e la rivalità tra le istituzioni magiche erano cresciute in egual misura dalla fine della Seconda Guerra Elfica. In particolar modo, il Sinodo, una delle due istituzioni nata a Cyrodiil dopo lo scioglimento della Gilda dei Maghi, si era legata con ancor più forza alla corte imperiale, cercando di escludere il Collegio dei Sussurri, suo diretto rivale. La loro impostazione dogmatica sullo studio della magia però, e l’arroganza che da questa deriva, avevano accordato ben poche simpatie al Sinodo da parte dell’ambiente accademico. Al punto, che il suo nome era poco rispettato al di fuori di Cyrodiil, schernendola più come un’istituzione politica che accademica.
Il Collegio di Winterhold, che invece poteva vantarsi della sua totale indipendenza fin dalla sua lontana fondazione, rappresentava quindi il naturale opposto del Sinodo: sia perché non c’era branca della magia che non venisse studiata tra le sue mura, negromanzia compresa, sia perché il Collegio promuoveva lo scambio, lo studio e la conservazione della conoscenza attraverso l’insegnamento. La rivalità restava molto accesa, sconfinando a volte in vera e propria acrimonia: non era un caso che molte copie dei tomi conservati nella biblioteca di Winterhold venissero ormai liberamente scambiate con quelle del Collegio dei Sussurri, mentre il più delle volte il Sinodo dovesse chiederle in prestito alla biblioteca imperiale.
Era opinione comune, sia nel Collegio di Winterhold che in quello dei Sussurri, che non ci fossero bassezze a cui il Sinodo potesse abbassarsi nella sua brama di maggior prestigio. A questo, il Sinodo ribatteva che la protervia dei due Collegi nell’indagare i misteri più oscuri dell’Oblivion e dell’architettura tonale Dwemer era folle almeno quanto le accuse che venivano mosse contro di esso. E a questo dibattito si aggiungeva spesso la voce dei Pilastri, ovvero il grande circolo di magia di Morrowind: nato dopo la Seconda guerra Elfica, questa giovane istituzione aveva come mandato quello di promuovere la collaborazione e lo scambio di idee tra i litigiosi circoli di maghi Dunmer più piccoli, che esistevano solitamente come “appendici” delle quattro grandi famiglie Dunmer, troppo spesso in faida tra loro. Per quanto però i Pilastri accogliessero tra le loro schiere anche membri di razze diverse da quella degli elfi scuri, condividevano con il Sinodo sia un’impostazione più elitaria nell’insegnamento della magia, sia un profondo legame con la politica tra regni: di conseguenza, due volte su tre concordavano con la posizione del Sinodo.
Da tutte queste rivalità invece, l’ordine degli Psijic era riuscito fino a quel momento a restare lontano: di certo però il lontano ovest doveva essersi chiesto più di una volta se il suo isolamento favorisse davvero i suoi studi più teoretici. I loro equivalenti del nord, dell’est e del sud (dopo la Seconda Guerra Elfica, il Collegio dei Sussurri si era stanziato da qualche parte lungo il confine tra Cyrodiil ed Elsweyr) davano prova di una sincera vitalità che sembrava mancare al loro ordine: forse era anche per quello che gli Psijic avevano deciso di indire degli incontri tra tutte le quattro istituzioni di magia una volta ogni decade, con la funzione di ospite svolta a turno. Una tradizione che era stata rapidamente e felicemente adottata: è difficile che un mago si lasci scappare la possibilità di mettersi in mostra di fronte ai propri pari. Restano tradizionalmente una categoria orgogliosa, non importa la razza dalla quale provengano...
 
“…E dunque?” chiese Fronda che Danza.
Serana decise di soddisfare la curiosità della sua vecchia amica:
“Credevano di aver trovato un manoscritto originale del tempo, con descritti gli eventi così come il Sinodo li ha sempre ricostruiti. Sua Maestà Imperiale ha dovuto richiedere il mio parere in qualità di esperta sull’autenticità del testo in questione...”
“Si dica pure in qualità di più esperta sui testi dell’epoca del Sangue di Drago.” la interruppe l’Argoniana.
“Solo seconda dopo di te, amica mia.” le rispose Serana, mentre Fronda le riempiva nuovamente il bicchiere: non una vuota lode quella, se si pensa che la vampira aveva vissuto quegli anni.
“Più esperta a disposizione, allora… E come si è potuta garantire l’imparzialità del tuo giudizio?” far esaminare da un membro del Collegio un testo che potenzialmente accusava la scuola di magia del nord era stata sicuramente una situazione molto delicata da risolvere, soprattutto per l’Imperatore, chiamato ad arbitrare quella scomoda contesa dal Sinodo.
L’esperienza e la conoscenza diretta di lady Volkihar sull’argomento erano però altrettanto riconosciute: impossibile pensare di escluderla… o di non darle l’occasione di difendere il Collegio di cui era la direttrice.
“Mi hanno fatto esaminare tutto il testo meno la parte incriminata. E con grande dispiacere, ho dovuto ammettere dopo molte ricerche che il testo era senza dubbio autentico.”
“Mmhh… strano che sia sfuggito alla nostra biblioteca. Non che questo sia garanzia della verità del contenuto.”
“Vero… con grande piacere però, sono riuscita a identificare con altrettanta certezza l’autore e presentarne l’identità a sua maestà Imperiale, di fronte alla delegazione del Sinodo e del Concilio Anziano.”
“Ovvero?”
“…M’aiq il Bugiardo.”
Questa rivelazione provocò uno scoppio di risa sibilanti da parte della Argoniana, la somma della sua età e della sua origine, che non ebbe fine se non quando Fronda che Danza fu ridotta al pianto.
“Sha sha sha… oh, l’umiliazione di cui si sono resi artefici…”
“Il ritardo nel mio ritorno è stato dovuto all’invito di sua maestà a partecipare al funerale del mio equivalente al Sinodo, come rappresentante ufficiale del Collegio di Winterhold.”
“Il decrepito Sethius Amladaris è morto?”
“…Suicidato.” ammise con tono grave Serana, lasciando che un istante di silenzio si allungasse tra loro.
E poi le due amiche scoppiarono a ridere di nuovo.
 
***
 
Fronda che Danza e Serana avevano continuato a parlare a lungo: abbastanza, da permettere alla luce del giorno di riempire il rosone e illuminare la biblioteca. Ormai non doveva mancare molto prima che anche il resto del Collegio finisse di svegliarsi:
“…Comunque, cosa si stava scrivendo nel buio della notte nella mia biblioteca?”
La non risposta di Serana, il suo prendere un lungo sorso di sangue dal calice, fu rivelatore per l’Argoniana di fronte a lei: al punto che dopo aver sbocconcellato un po’ delle sue acciughe salate, la colazione che Fronda che Danza aveva razziato dalle cucine assieme ad una tisana amara, l’Argoniana provò ancora.
“Molti libri sono conservati in questa biblioteca: le voci di molti autori. Alcuni non sono nemmeno di questo mondo, come per la nostra Antica Pergamena. O come i neri tomi del Giardiniere degli Uomini, assieme al suo Oghma Infinium, tutti troppo pericolosi per non essere nascosti al mondo. In altri non si tratta nemmeno di questo mondo: la copia del Mysterium Xarses, o il De Peregrina Oblivion. Altri, benché di autori di questo mondo, posseggono un mistico potere e si direbbe quasi una volontà:  L’illuminazione di Shalidor ad esempio, che sempre prova ad uccidere quando è letto.
Negli anni, tutti i loro titoli sono stati impressi nella mia memoria: se qualcosa di importante è stata scritta, ed è meritevole di essere tramandata, prima o poi finisce tra questi scaffali, in attesa che la responsabilità di custodirli passi al mio successore. In questo luogo, di ogni autore si tramanda la voce senza pregiudizi… ogni voce sì, tranne che la tua.”
Di nuovo, Serana non rispose, limitandosi ad un minuto sorriso:
“…Anche la prima volta che ci incontrammo si stava scrivendo una pagina. Eppure, non un singolo frammento, non un foglio o un testo, nemmeno una nota di tuo pugno è conservata in questa biblioteca. Si sa, perché sono stati tutti controllati a proposito. Viene da chiedersi perché dunque è stato nascosto il libro che la tua mano continua a scrivere da secoli?”
“Una volta non avresti avuto il coraggio di fare questa domanda.”
“Si sta diventando troppo vecchi per essere ancora timidi.”
E Serana dovette ammettere, osservando Fronda che Danza, che era dolorosamente vero: anche questa volta però, la vampira non avrebbe rivelato a quella bibliotecaria che non era la prima a farle quella domanda.
 “…Ci sono libri che non sono fatti per essere letti, Fronda.”
“Eresie!” sibilò la donna rettile.
“Si dice che l’ignoranza sia una benedizione, amica mia. Ma non si racconta mai quanto grave e terribile sia il peso della conoscenza: quale terribile dannazione possa diventare. E quale responsabilità. Se fossi davvero immortale Fronda…  ma anche se la mia vita, o meglio non vita, non conoscerà mai una fine naturale, io so di poter ancora morire. Per questo io ho trascritto e continuo a trascrivere ogni evento di cui sono e sono stata testimone e partecipe: per il rispetto che entrambe nutriamo verso la verità. Compresa quella che ho vissuto ai tempi del Sangue di Drago. Ma ciò che conosco, la Verità di quegli eventi, così come l’ho udita e vissuta, è in grado di consegnare alla pazzia perfino la mente più coraggiosa: perché quasi mai si vuole conoscere davvero i sacrifici che sono stati necessari per forgiare il presente. Solo imporvi un giudizio.”
“I draghi…”
“Ai draghi non importa: loro ricordano, ma senza giudicare. Che una cosa si prenda con la forza o la si conquisti con saggezza, per loro è la stessa cosa. L’unico elemento che cattura la loro attenzione è la volontà di riuscire. E anche il mio vecchio amico era così, in più di un modo. Siamo solo noi Fronda, che ci arroghiamo in diritto di distogliere lo sguardo di fronte ai limiti a cui la disperazione, o la necessità, possono condurre.”
“…Si deve riconoscere la fondatezza dell’argomento.”
“E molto di più. Quanto sei pronta ad accettare l’insignificanza che tutto può avere? O la transitorietà del valore che è dato agli imperi e ai popoli? Io conosco questo perché l’ho visto accadere. Insegnarlo è impossibile. E si deve viverlo per accettarlo.”
“…Ha almeno un titolo ciò che la tua mano ha scritto?”
“È il libro proibito: la mia più terribile creazione. Ma non è mai stato scritto: incido ogni pagina scritta su fogli d’ebano, così che sopravviva alla prova del tempo. Non cercarlo Fronda, perché non lo troverai: l’ho ben nascosto. Non cercarlo, perché se lo dovessi leggere, poi dovrei berti fino a lasciare di te una bottiglia vuota.”
E lo sguardo che Fronda le rivolse, confermò a Serana che aveva fatto la scelta giusta tutte quelle generazioni fa, quando cominciò a scrivere e nascondere quelle pagine: a cosa serve la verità, quando porta solo disperazione a coloro che condividono con noi il cammino? La conoscenza e l’adorazione possono davvero sostituire l’amicizia?
Ancora una volta, Serana fu certa di no.




Ben arrivati alla fine: spero che questa one shot, pur nella sua brevità vi sia piaciuta:  d'altro canto però, continuare ad immaginare piccole scene come questa  successive alla fine della storia di Skyrim è qualcosa di irrinunciabile per me. Non solo mi diverte, ma da un senso di completezza ad un'avventura che altrimenti non ha mai una "vera" fine.  So bene però quanto questa one shot e l'universo in cui è ambientata possa essere "personale": fatemi sapere cosa ne pensate. :)
  
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