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Autore: Hidemeplz    05/03/2017    0 recensioni
Questa storia é piena di difficoltà, tutti i personaggi affrontano problemi di tutti i giorni ma la protagonista ha avuto un po' più di difficoltà nella sua vita. La sua vita prende una strada completamente in discesa quando sua sorella perde la vita e crea una reazione a catena di avvenimenti che la spingeranno a conoscere la persona capace di farla incazzare e ridere come mai nessuno aveva fatto prima. Anche lui non ha una vita facile ma chi c'é l'ha? Lotta contro suo padre e lotta contro se stesso.
Spero che vi piaccia e che riusciate a vedervi in uno dei personaggi.
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate, le critiche costruttive sono le mie preferite.
Everyone has a dark corner that no one can see, we're all dark inside. Let the light in.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo 5-

 

Era la mia seconda sera alla reggia degli Hais, avevo passato la maggior parte del tempo nella stanza degli ospiti a seguire le lezioni online ed evitare la famiglia di Alex. Lui sarebbe tornato verso le sei quella sera, non uscivo da quella stanza da quando era uscito di casa e sinceramente..mi sentivo stupida.Quando bussarono alla mia porta sussultai, andai ad aprire e vidi la piccola Ashley, tra le mani teneva un orsetto polare di peluche e aveva un dolce sorriso sul viso. -Vuoi giocare con me?- chiese, una parte di me voleva avere meno contatti possibili con Alex e la sua famiglia ma il sorriso di Ashley mi fece cedere. La segui' nella sua stanza e cominciammo a giocare con le sue bambole. Erano tutte tenute bene, aveva un cassetto con i vestiti e aveva assegnato un guardaroba ad ognuna di loro. -Abbiamo ospiti, Samuel- esclamo' Harmony, la stanza dei genitori di Hais si trovava accanto a quella di Ashley ed era piuttosto difficile non sentirli. -Non me ne fotte un cazzo di quella puttana!- esclamo Samuel, tappai immediatamente le orecchie ad Ashley. -Avevi detto che avresti smesso di bere..
-Non é l'alcol il problema! Quand'é che capirai che questi vestiti non li puoi indossare? Non sei la moglie di qualche pescivendolo e non devi andare a vendere il tuo corpo..- esclamo', poi sentimmo un colpo e un tonfo. Ashley si nascose sotto al letto, andai verso di lei e le dissi che andava tutto bene e che poteva uscire. Usci' dalla stanza e vidi Samuel e Harmony nel bel mezzo del corridoio. Chiusi la porta della stanza di Ashley e andai verso Samuel. -Credo che sia meglio se..- esordi', prima di essere interrotta da un vaso. Samuel getto' il vaso verso di me, si ruppe a contatto con il muro e le scheggie finirono per ferirmi al braccio. -Non ti intromettere o la prossima volta non sbagliero' mira- disse, sorrisi e andai verso di lui, Harmony mi prese per il braccio e mi fece cenno di stare ferma. -Torna nella stanza di Ashley- disse lei, la guardai e scossi la testa. Harmony insisté e io scossi di nuovo la testa. -Perché non ci va lei con Ashley? Me ne occupo io- dissi. In quel momento sentimmo la porta d'ingresso aprirsi e da lontano vidi Alex entrare in casa. -Chi cazzo ti credi di essere puttana?- grido' Samuel, vidi Alex buttare la borsa a terra e correre verso le scale. Ci fece cenno di entrare nella stanza di Ashley non appena i nostri sguardi si incrociarono. Harmony sembrava esitante, come se avesse paura di lasciarlo da solo con lui. -Resto io con lui, vada da sua figlia- dissi, Harmony mi prese la mano e annui' prima di entrare nella stanza di Ashley. Nel frattempo Samuel gridava cose senza senso, sembrava fosse impazzito. Come fosse in preda ad una crisi. -Vai dentro, ci penso io- disse Alex, scossi la testa e andai verso Samuel. -Signor Hais- dissi, lui mi guardo' e prima che potessi difendermi mi sferro' un pugno in pieno volto. Fu in quel momento che vidi Alex placcarlo a terra, lo colpi' un paio di volte fino a che non lo fece svenire e poi continuo'. -Alex fermati!- dissi, cercando di staccarlo dal corpo incosciente di suo padre. Harmony usci' dalla stanza della figlia e cadde in ginocchio quando vide Samuel a terra e suo figlio intento a picchiarlo. Alex prese suo padre di peso e lo porto' nella loro stanza, lo mise a letto e Harmony si occupo' di medicarli le ferite. Chiuse la porta della loro stanza e venne verso di me, ero seduta sul pavimento e cercavo di riprendere fiato. -Mi dispiace- disse, porgendomi la mano. Sorrisi e l'afferai alzandomi. -Sto bene- ribattei, lui scosse la testa. Mi afferro' per il braccio e mi trascino' in bagno, prese la cassetta del pronto soccorso e verso' del disinfettante su del cotone. -Se non mi avessi fermato l'avrei ucciso- disse, mentre mi medicava il labbro. -Non credo- mormorai, lui sorrise e annui'. -Oh si, l'avrei ucciso- disse, scossi la testa. -Non sei un assassino, Alex.

-Non sai di cosa sono capace..

-Cerchi di farmi paura?- chiesi, non ero mai stata cosi' vicina a lui. Il suo viso non era mai stata a cosi' poca distanza dal mio, in quel momento vidi le sue labbra e un pensiero effimero mi passo per la testa. Volevo baciarlo. Mi allontanai non appena quel pensiero attraverso' la mia mente e gli diedi le spalle. -Che hai fatto al braccio?- chiese, afferrandomelo. Sanguinava ma non faceva poi cosi' male. -E' volato un vaso- risposi. -Mi dispiace davvero tanto, Sun- disse, disinfettandolo. -Mai stata meglio- risposi, mise un cerotto sul graffio. -Se succede di nuovo....nasconditi e aspetta che torni.

-Non devi preoccuparti per me- dissi, uscendo dal bagno. -So cavarmela da sola- aggiunsi, prima di inciampare e finire con il sedere a terra. -Si, lo vedo- disse, dandomi una mano ad alzarmi. -Parlo sul serio, nasconditi e aspetta che torni o chiamami. Non affrontare nessuno anche se credi di potertela cavare, almeno io sono sicuro al cento per cento di cavarmela.

-Mi spieghi perché voi ragazzi dovete sempre vantarvi di qualcosa?- chiesi, fermandomi davanti alla porta della stanza degli ospiti. -Non mi sto vantando, é vero. Sono piuttosto forte e so come vincere ad un incontro.

-E' meglio che tu vada a controllare tua sorella, sarà spaventata.
-Sarà sicuramente sotto al letto, quando ha paura si nasconde finché non torno- disse, mi fece l'occhiolino e spari' all'interno della stanza di Ashley. I suoi occhi erano la mia più grande ossessione.

Dopo cena, aspettai che andassero tutti a dormire per uscire. Avevano un giardino enorme e mi sembrava di aver visto un boschetto, cosi' infilai la giacca e presi il telefono. Camminai per qualche minuto prima di entrare ne bosco, mi sdraiai per terra e mi assicurai di poter vedere bene le stelle. Misi della musica e rimasi sdraiata a guardare le stelle, cercai di contarle, respirai l'aria fresca e pensai. -Pensavo stessi scappando- disse Alex, apri' gli occhi e lo vidi sopra di me. I suoi occhi brillavano sotto alla luce della luna. -Non saprei dove andare- replicai, lui si sdraio' accanto a me. -Fa freddo- disse, stringendosi nella giacca. -Che ci fai qui?

-Cerco di rilassarmi- risposi. -E' spettacolare, non trovi?- chiesi, mi voltai a guardarlo e vidi che era già rivolto verso di me. -E' bellissimo- rispose, senza distogliere gli occhi dai miei. -Come sta tuo padre?- chiesi, sospiro' e strinse l'erba sotto alle sue mani. -Bene, ha il viso un po' ammaccato ma tra qualche giorno sarà tutto sparito.

-Ashley?- chiesi. -Era spaventata ma sta bene- rispose. -Tua madre?- chiesi, mi guardo' e sorrise. -Anche lei sta bene, é una donna incredibilmente forte.
-Tu come stai?- chiesi, sorrise e annui'. -Sono una donna incredibilmente forte- rispose, facendomi sorridere. Gli presi la mano per vedere se avesse le nocche ammaccate o ferite e notai solo qualche piccolo graffio. -Perché eri sveglia a quest'ora?- chiese, abbassai il volume della musica e osservai la luna. -Non riuscivo a dormire..

-Incubi?- chiese Alex, annui'. -Ho una sorta di rituale post incubo...mi aiuta a dormire ma non posso farlo qui- risposi. -Ti ho detto che devi fare come se fossi a casa tua...

-Non é una cosa che posso fare a casa tua...se qualcuno mi vedesse...- dissi, non sapevo che cosa potevo dire e che cosa dovevo tenere per me. -Puoi fidarti di me...non ho intenzione di rifare gli stessi errori.

-Ricordi quando Rebecca é venuta al bar e ha raccontato quella storia dello specchio del bagno?- chiesi, lui annui' e io gli spiegai che cosa facevo. Gli dissi che il mio incubo ricorrente era la morte di Hope e ogni volta che quell'immagine si riproduceva nella mia mente l'unico modo per fermarla era far scorrere del sangue. L'unico modo per fermare il dolore che provavo al petto era sentire quel liquido caldo uscire dal mio corpo e gocciolare sul pavimento del mio bagno. Era sorpreso all'inizio, mi ascoltava ma sembrava davvero scioccato da cio' che gli stavo spiegando. Quando fini' di parlare sul suo volto si disegno' un'espressione di preoccupazione. Mi abbassai la manica della felpa e gli mostrai le cicatrici. Spiegai ad Alex che avevo smesso di tagliarmi le braccia perché era molto più visibile al resto del mondo e che quindi preferivo farlo sulle coscie in modo da poterlo nascondere meglio. -Sappi che sto bene, non ho intenzione di uccidermi ma questo é l'unico modo per fermare le voci nella mia testa, é l'unico modo per fermare tutto. Quando vedo il sangue tutto rallenta ed é come se per qualche secondo il dolore si fermasse.

-Ci sarà un altro modo, sono sicuro che c'é un altro modo. Non puoi continuare a farti del male, Sun- disse, sorrisi e scossi la testa. -Esiste sempre un altro modo.

-E' carino da parte tua ma non puoi capire- ribattei, lui si sedette e mi guardo'. -C'é sempre un altro modo.

Parlammo per ore quella notte, mi racconto' tanti aneddoti sulla sua vita, su sua sorella, sulla sua famiglia e su quella casa. Mi aveva raccontato della volte in cui aveva sparato a Cam per sbaglio, di quando lui e sua sorella hanno trasformato le scale in uno scivolo e della battaglia di cibo che aveva fatto con sua madre dopo un litigio. Non mi ero accorta di essermi addormentata fino a quando la luce del sole illumino' il mio viso svegliandomi. Avevo la testa poggiata sulla spalla di Alex e lui sembrava perso nel mondo dei sogni. Era raggomitolato su se stesso a causa del freddo perché ero completamente coperta dalla sua giacca. Mi alzai, sistemai i capelli come potevo e infilai la sua giacca perché faceva davvero freddo quella mattina, se aveva resistito un'intera notte avrebbe potuto resistere un paio di minuti in più. -Alex- dissi, spingendolo delicatamente. -Alex- ripetei, apri' un occhio e mi guardo, sorrise e si sedette. Aveva i capelli spettinati e lo sguardo assonnato. -Ehi- disse, con voce roca. -Meglio rientrare, fa freddo e credo tu abbia altre due ore prima di dover andare al lavoro- dissi, porgendoli la mano, lui la strinse e mentre combattevo contro l'irrigidirsi del mio corpo lui si rialzava. -E' la mia giacca?

-Fa freddo e tu sei un gentiluomo- risposi, lui sorrise e annui'. -Non ho mai dormito in giardino, a novembre.

-Mi prendi in giro? Se avessi un giardino come questo passerei tutte le notti qui fuori- ribattei, rise e mi diede della pazza. Andai nella mia stanza e mi buttai sul letto, passai un ora al telefono con Lauren a parlare del più e del meno. Segui' le lezioni su internet e iniziai a lavorare per i miei saggi. Era piuttosto presto e i genitori di Alex non si erano ancora svegliati, non smettevo di pensare alla colazione e a quanto sarebbe stato imbarazzante mangiare tutti insieme. -Come stai, Cal?- dissi, dopo aver risposto alla sua chiamata. -Sun, Travis é al campus- sussurro'. -Cosa sta facendo?- chiesi. -Ha portato un mucchio di persone e stanno solo camminando in giro per il campus...credo che ti stiano cercando.

-Vattene, ora- dissi, senti' dei strani rumori e poi il nulla. -Sunshine Evans, dove ti sei cacciata?- chiese Travis. -Lascialo in pace, Trav..

-Dove sei, bimba?- chiese, quel nomignolo mi fece rabbrividire. Un mucchio di flash back mi attraversarono la mente facendomi venire la nausea. -Non sono affari tuoi...- dissi, senti' Callum gridare ed ebbi una stretta al cuore. -Travis!- esclamai. -Scegli Sunshine, vuoi che il tuo amato Callum si faccia male o vuoi che faccia male a Lauren?- disse, senti' Lauren gridare a Travis di lasciare stare Callum e iniziai a temere il peggio. -Faccio tutto quello che vuoi ma lasciali in pace. Travis..per favore.

-Ti aspetto, sta sera- disse, prima di riattaccare. Richiamai subito dopo e sentii la voce di Callum, mi disse che stava bene e passo' il telefono a Lauren. Non le dissi che Travis mi aveva chiesto di incontrarlo perché sicuramente mi avrebbe fermata e io non avevo intenzione di rischiare la sua vita per salvare la mia. Sarei andata da lui.

Dopo cena chiamai un taxi e gli chiesi di aspettarmi fuori dalla residenza intorno alle nove. Lasciai la mia roba nella stanza e usci' dalla finestra, non era molto alto cosi' mi limitai a saltare. Corsi fino al cancello e sali' sul taxi. Non volevo che Alex scoprisse cio' che avevo fatto, il mio obbiettivo era limitare il numero di vittime. Diedi l'indirizzo del mio appartamento per andare a prendere la pistola, la infilai nel jeans e tornai sul taxi diretta alla discoteca in cui si sarebbe trovato Travis. Il posto era davvero pieno, mi feci spazio tra la gente e andai verso l'area vip. Vidi Brad e Luke, i migliori amici di Travis e due delle persone che odiavo di più al mondo. -E' venuta davvero- disse Brad, rivolgendosi a Travis che stava sniffando cocaina dal tavolo. Alzo' lo sguardo e incrocio' il mio, per un attimo il mio cuore si fermo' e milioni di immagini e ricordi legati a lui attraversarono la mia mente. -Siediti- disse Travis, strinsi i pugni e mi sedetti sul divano rosso accanto a lui. La prima cosa che fece fu afferrarmi per i fianchi e avvicinarmi a lui. Il mio corpo divenne di legno, sentire le sue mani ruvide sul mio corpo mi fece rabbrividire. -Mi sei mancata, bimba- disse, prendendomi il mento tra le dita e avvicinandolo al suo viso. Le sue labbra sfiorarono le mie, il mio stomaco si rivolto' e la cena inizio' a tornare su. Volevo sparargli. Volevo ucciderlo. Quando le sue mani afferrarono i miei seni, la sua lingua entro' nella mia bocca e sentii che cosa il suo corpo volesse fare ebbi dei flash back. Ricordai ogni singola cosa che le droghe mi avevano fatto dimenticare, ricordai gli stupri e gli abusi ripetitivi. Cercai di liberarmi, feci quanto potevo per liberarmi dalla sua presa ma era dannatamente forte e mi faceva sentire cosi' fottutamente debole e indifesa. Sentivo la pistola fredda contro la mia schiena e non potevo afferrarla. Non potevo sparargli. Per la prima volta mi stava succedendo da sobria, per la prima volta dopo tanto tempo speravo di essere cosi' fatta da non sapere nemmeno il mio nome. Chiusi gli occhi e sperai che tutto finisse. Emisi un sospiro di sollievo quando non senti' più la sua presenza sul mio corpo, apri' gli occhi e vidi un ragazzo incappucciato sopra a Travis intento a colpirlo. Mi allontanai e solo quando Brad e Luke vennero a liberare Travis vidi il suo volto. -Alex- bisbigliai, mentre Brad e Luke lo tenevano Travis lo colpiva nello stomaco. Non ero mai stata cosi' confusa e impaurita, non sapevo che cosa fare per aiutarlo. Continuavo a chiedermi come fosse arrivato o perché fosse venuto. Sputo' sangue dopo il sesto pugno e i nostri sguardi si incrociarono. Sorrise.

Fu in quel momento che capi' che cosa dovevo fare, estrassi la pistola e la puntai contro di loro. Erano di spalle e non si accorsero di me. -Travis!- esclamai, lacrime rigavano il mio viso. Lui mi guardo' e torno' a colpire Alex come se non gli facessi la minima paura. -Lasciatelo andare!- esclamai, mi ignoro'. Sparai un colpo sfiorando Travis di qualche centimetro e attirando cosi' la loro attenzione. -Sei sicura di quello che fai, bimba? Non c'é via di ritorno...solo l'inferno dritto davanti a te- disse Travis, deglutii mentre i suoi occhi penetranti mi attraversavano l'anima. -Lascialo andare- dissi, digrignando i denti. Brad e Luke lasciarono Alex cadere a terra, non riusciva nemmeno a tenersi in piedi. Andai verso di lui senza smettere di puntare la pistola contro Travis, cercai di far alzare Alex e mi buttai in mezzo alla folla sperando di sparire dalla loro vista. Una volta lontani dal locale chiesi ad Alex dove avesse parcheggiato. Mi indico' la sua auto e dopo averlo messo sul sedile posteriore mi misi al volante e misi in moto. Per andare via da li' dovetti passare davanti alla discoteca, Travis, Brad e Luke erano fuori con le loro pistole puntate contro la strada. Andai a tavoletta mentre loro sparavano contro la sua auto.

Quando fui abbastanza lontana accostai e scesi dall'auto, mi girava la testa e sentivo il forte bisogno di vomitare. Il mio stomaco si svuoto' e l'unica cosa che restava era la rabbia diretta verso Alex. Era piuttosto ridotto male ed era tutta colpa mia. -Che cosa ci facevi li?- chiesi, aprendo la portiera dell'auto. Aveva appena ripreso conoscenza, si era tolto la felpa e si stava asciugando il viso. -Tu devi solo stare zitta- mormoro', lo guardai confusa. -Non devi parlare o altrimenti rischio davvero di perdere la testa- disse, sembrava nervoso, tremava e non smetteva di muovere le gambe. -Avrebbero potuto ucciderti- dissi, in un sospiro cercando di mantenere la calma per non piangere. L'ultima cosa che volevo era che qualcun'altro sapesse quanto debole e vulnerabile fossi in realtà. Alex usci' dall'auto e sbatté la portiera. -Avrebbero potuto uccidere me? Che mi dici di te, Sun? Che cazzo ti é passato per la testa? Cosa credevi che sarebbe successo se ci fossi andata? Parla!- grido', sembrava che le vene sul suo collo stessero per scoppiare. Diede un pugno all'auto facendomi sussultare, feci un passo indietro perché temevo davvero che potesse farmi qualcosa per un attimo. -Qual é il tuo fottuto obbiettivo, Sunshine? Farti uccidere? Stuprare fino alla morte? Spiegami che cosa cazzo pensavi di ottenere andando da lui?

-Sono affari miei, non saresti dovuto venire. Travis McCoy é un mio problema, io devo risolverlo e tu devi smettere di immischiarti nella mia vita, Alex!- esclamai, non l'avrei lasciato urlarmi contro senza reagire. -Affari tuoi? Fottiti Sunshine! Non sono fottuti affari tuoi, sono affari miei, sono affari di Lauren e affari di chiunque tiene alla tua cazzo di vita! Qualcuno dovrà pur farlo visto che tu sembri voler morire di una morte lenta e dolorosa- grido', avevo il cuore a mille e ero a secondi dallo scoppiare in lacrime. -Come sapevi dove trovarmi?- mormorai, evitando il suo sguardo. Mi sentivo cosi' colpevole, Alex era davvero messo male e la colpa era solo mia. -Qual'era il tuo piano?- chiese, abbassando la voce. -E il tuo?- ribattei. -Hai rischiato la vita quanto me li' dentro, cosa credevi? Di vincere contro di lui?

-Sali' in auto- disse, andando alla guida. -Sunshine sali sulla fottuta auto- ripeté, mi sedetti sul sedile del passeggero.

Andammo al suo appartamento perché probabilmente non voleva che i suoi genitori lo vedessero in quello stato e non voleva che io tornassi a casa mia. Arrivati all'appartamento mi limitai a sedermi sul divano a pensare a quante cose sarebbero andate storte da quel momento in poi. Mi chiedevo cosa potessi fare per comprare il perdono di Travis e farli lasciare la mia famiglia in pace. Alex prese la cassetta del pronto soccorso e la apri'. Sembrava soffrisse davvero tanto cosi' mi alzai e andai verso di lui nonostante sapessi che era davvero arrabbiato con me. Presi la cassetta e lo guardai. -Faccio io- dissi, andando verso il divano. Lo feci sdraiare e poggiare la testa sulle mie gambe. Versai del disinfettante sul cotone e lo applicai delicatamente sul suo viso. -Volevo ucciderlo- bisbiglio', mi fermai e lo guardai, stava ancora tremando e le sue gambe continuavano a muoversi. -Potrebbe farlo lui- ribattei. -Perché Sun?

-Avrebbe fatto del male a Callum o a Lauren...oppure a te. Non potevo..non posso permetterglielo. Tu non sai quanto sia difficile vederti in queste condizioni e sapere che l'unica causa sono io. Se Travis mi chiamasse ora e mi chiedesse di tornare a lavorare per lui promettendomi di non farvi nulla accetterei senza esitare un attimo, se questo volesse dire proteggere te..e Lauren. Tornerei a drogarmi per dimenticare gli abusi e farei la vita che Travis vuole per me- dissi, disinfettando i graffi che aveva sul volto. Mi ritrovai a pensare ad alta voce, quello che usciva dalla mia bocca erano solo pensieri che non volevo condividere con Alex ma ero cosi' fragile in quel momento che non potei trattenermi. Gli presi la mano per pulire le sue nocche praticamente distrutte. -Perderei la testa se vi succedesse qualcosa, probabilmente mi toglierei la vita...Non riuscirei a sopportarlo- dissi, lui mi strinse la mano. -Non farlo mai più....- mormorai guardandolo, lui annui'.

 

Me ne andai via presto il mattino dopo, presi un taxi e arrivai al mio appartamento dove per mia sorpresa c'era Lauren ad aspettarmi. -Vuoi spiegarmi che cosa ti é preso?- chiese, notai subito quanto infuriata fosse e sapevo perché. -Volevi morire? Era questo il tuo obbiettivo?

-Lauren...sto bene e voglio solo smettere di parlare di questa storia.
-Devi smetterla di fare la martire Sunshine! La tua vita non é meno importante di quella di qualcun'altro- disse. -Lo é, lo sarà sempre. Mettero' sempre te prima di me stessa e non devi nemmeno provare a dissuadermi perché é inutile. Come faceva Alex a sapere dov'ero?

-Gli ho detto cio' che ho sentito e gli ho chiesto di tenerti d'occhio. Non ti ha trovata nella stanza e gli ho detto dove trovarti.

-Avrebbe potuto ucciderlo, Lauren!!

-Tu saresti potuta morire! Ho fatto una scelta e ho scelto te come tu hai scelto me- ribatté, eravamo entrambe arrabbiate perché entrambe ci volevamo fin troppo bene. Ero pronta a morire per quella ragazza e lei era pronta a farlo per me. Ci urlammo contro per qualche minuto e finimmo per ritrovarci sul letto a mangiare gelato. Alex mi chiese dove fossi e li spiegai che ero tornata al mio appartamento e che stavo bene. Lauren mi fece qualche domanda su quello che era successo la sera prima.

Ripresi le lezioni con un po' di paura, temevo che Travis si presentasse e che mi uccidesse. Era cosi' strano per me temere per la mia stessa vita, credevo di essere arrivata al punto di non avere più paura della morte. Passai molto tempo con Callum semplicemente perché volevo assicurarmi che fosse sempre al sicuro. Eravamo in caffetteria quando mi ha chiesto di uscire con lui, ero davvero confusa e non mi sentivo pronta a tuffarmi in una relazione con tutti i problemi che avevo. Per qualche strana ragione quando me lo chiese pensai ad Alex. Non sapevo se provavo ancora qualcosa per Callum, sapevo che forse in passato l'avevo davvero amato ed ero certa che l'amore non si potesse cancellare in cosi' poco tempo. Forse avrei dovuto dargli una seconda occasione, il destino l'aveva messo in mezzo alla mia strada e forse avrei dovuto ascoltarlo. -Ok ma niente di stupido...- dissi, sorrise e annui', mi diede un bacio sulla guancia e corse via. Il mio corpo si contrasse e un brivido freddo mi attraverso' il corpo. Non ero pronta ad avere contatti fisici con lui.

L'appuntamento non fu ecezzionale, era semplice, un film, dei popcorn e un ragazzo fin troppo dolce per stare con me. Eravamo seduti sul divano e lui cercava di avvicinarsi il più possibile a me, avvolse il braccio attorno alle mie spalle e mi bacio'. Il mio corpo divenne di legno e ebbi l'impulso di correre ma cercai di controllarmi. Era cosi' da fin troppo tempo. Quando tento' di baciarmi lo lasciai fare, chiusi gli occhi e cercai di cancellare le immagini che mi attraversavano la mente. Sentivo l'odore di Travis, avevo il gusto di tabacco sulle labbra mentre Callum mi baciava, sentivo le mani ruvide di Travis accarezzarmi il viso. Sapevo che lui non era li', sapevo che non era lui a baciarmi, volevo uscire da quella situazione ma non avevo intenzione di ferire Callum. Cosi' cercai di non pensarci troppo e lasciai che mi baciasse.

Mi riaccompagno' a casa e mi diede un bacio sulla guancia. Stavo per aprire la porta quando notai che era già aperta, entrai silenziosamente nell'appartamento e presi la pistola da sotto al letto incamminandomi verso la cucina da dove provenivano dei rumori. Ero quasi sicura che fosse Travis, ero davvero pronta a sparargli o a farmi sparare. Un ragazzo incappucciato mi dava le spalle e frugava nel mio frigo. -Chi cazzo sei?- esclamai, il ragazzo si volto' e riconobbi Alex. -La pistola é scarica- disse, tornando al mio frigo. -Mi hai fatto prendere un colpo, Hais!- esclamai, lanciando la pistola sul letto. -Cosa ci fai qui? Chi ti ha fatto entrare?- chiesi, prese la bottiglia di succo d'arancia che avevo in frigo e ando' verso il divano bevendo a mie spese. -Mi prendi in giro? Ho utilizzato una carta di credito per entrare nel tuo appartamento, é stato più facile di quanto credessi- disse, roteai gli occhi e mi sedetti sul letto. -Dov'eri?- chiese. -Non sono affari tuoi, tu che ci fai qui?- chiesi. -Non sono affari tuoi.

-E' casa mia!

-Considerato il tuo sistema di sicurezza é casa di tutti- disse, sbuffai e mi arresi. -Hai trovato lavoro in un bar?

-Perché me lo chiedi?

-Sono le due del mattino....é l'unica ragione plausibile- rispose, mi guardai intorno evitando la domanda. -Ero da Callum- dissi, Alex tossi' e mi sembro' davvero sorpreso. -Cosa facevi dal tuo ex?

-Ci stiamo riprovando- mormorai. -Ti ha riaccompagnata a casa alle due del mattino? Secondo me lui voleva il biscottino....

-Chi ti dice che non l'ha avuto?

-Sono le due del mattino e hai preferito tornare a casa piuttosto che passare la notte con lui- rispose, mi portai le coperte al naso nascondendo cosi' le mie espressioni facciali. -Quindi ti sei rimessa con il tuo ex....- disse. Gli chiesi come andasse la relazione con Debbie e mi racconto' di quanto fosse gelosa e insicura. Mi confesso' che odiava le ragazze dipendenti da lui incapaci di fidarsi o di credere il loro stesse. -Perché stai con lei se ci sono cosi' tante cose che non ti piacciono?

-Ci sono cose che mi piacciono davvero tanto di lei. Rappresenta la mia normalità, mi ricorda che sono una persona normale e che posso avere una vita normale.

-Che cosa ti fa credere di non poterlo essere? Perché ti serve una ragazza per ricordartelo?- chiesi, lui sospiro' e si sdraio' sul divano. -Forse un giorno te lo diro'- disse. -Perché sei venuto?- chiesi, sospiro' e guardo' il soffitto. -Volevo vederti...posso restare per sta notte?- chiese. -Certo- dissi, lanciandoli un cuscino.

 

 

 

 

 

 

 

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